giovedì 30 dicembre 2010

Del lavoro natalizio e di Palazzo Pitti

Questi giorni di festa dopo la tempesta stanno volando via velocissimi. Le due settimane prima di natale, lavorativamente parlando invece sono state un discreto incubo. 
Il mio più grande errore di valutazione è stato pensare che occuparsi del customer care di un'azienda che vende biglietti di spettacoli su internet, fosse la stessa cosa di occuparsi del customer care di un'azienda che vende abbigliamento su internet. Nel primo caso, si assiste il cliente fino all'acquisto, e con la mail di conferma d'ordine con cui gli si inviano i biglietti è tutto finito. Nel secondo caso bisogna fare i conti con le spedizioni e quindi con gli eventuali ritardi dei corrieri, con le taglie dell'abbigliamento che non sempre vanno bene, con gli eventuali prodotti fallati, con i clienti che cambiano idea, e che quando si tratta di avere dei soldi indietro diventano improvvisamente maleducati. Senza contare che se un cliente decide di rendere c'è di nuovo da fornire l'assistenza alle spedizioni di reso, e poi la successiva restituzione del denaro che hanno speso. 
Durante le due settimane che precedono il natale tutti questi ordinari problemi che già erano il doppio del lavoro dei biglietti, vanno moltiplicati un'altra volta per due. Perciò se X è il carico di lavoro che nel 2009 contribuì a farmi  esplodere e poi volare 8 mesi in america per riprendermi, provate ad immaginare cosa possa essere per me X moltiplicato 4.
Se non fosse che vivo in una casa meravigliosa e sto con un sant'uomo il cui sport preferito è rimettermi al mondo, a questo giro un paio di annetti in Australia non me li levava nessuno. 
E poi c'è Firenze che sto imparando a conoscere piano piano. A volte passeggio per la città e scopro angoli nuovi e mi si riempie il cuore. Ne vale davvero la pena vivere qui, questo posto lo sento veramente casa.
L'altra sera ho approfittato di una iniziativa del ministero dei beni culturali, che apriva gratis i musei della città per quattro ore. "Andiamo a vedere il David all'accademia!", ci siamo detti. Ma poi la fila chilometrica ci ha fatto desistere. Poi tanto per scrupolo siamo passati davanti agli Uffizi, e la fila era ancora più lunga. Stavamo quasi per rinunciare, però poi abbiamo deciso di passare a vedere com'era la situazione a Palazzo Pitti, e sorpresa, non c'era già più fila.
Palazzo Pitti è un palazzo costruito con pietre così grosse che se nel 2012 verrà veramente l'apocalisse quello sarà uno dei pochi edifici al mondo che rimarrà in piedi. Si tratta di una reggia bellissima, che è stata anche residenza della famiglia Medici. Ovviamente da buona ignorantona non avevo la minima idea di quanto valesse la pena una visita, e da buona tirchiona non avevo mai speso i soldi del biglietto d'ingresso. Ben vengano queste iniziative ordunque! Dopo due ore passate fra dipinti meravigliosi, lampadari immensi, carta da parati da sogno, mobilia sfarzosa, affreschi da capogiro, si esce di lì veramente sazi di arte e di storia. Quando ero stata di fretta a Firenze da turista andai solo agli Uffizi, a santa maria novella e al duomo e feci molto male. Presto ritenterò comunque la visita all'accademia, anche se ci sono passata oggi e c'era ancora la stessa fila...

mercoledì 1 dicembre 2010

La grande G

Ogni giorno, quando vado al lavoro, passo davanti all'azienda della grande G. Praticamente si tratta di uno dei tre marchi più influenti nella moda al mondo, quasi un'entità astratta, che a volte ti chiedi se esiste veramente un posto fisico da dove escono tutte quelle belle borse. Qualsiasi fashion blogger sarebbe disposto a sacrificare la propria madre per lavorare dentro a quel grande edificio tirato a lucido. I loro dipendenti, appena entri nella tramvia li riconosci perché sono ricoperti dalla testa ai piedi del loro marchio. Praticamente ti vedi queste ragazze in tacco dodici, che sfoggiano scarpe, borse, portachiavi, foulard e qualcuna anche l'elastico per capelli. Uno dei miei colleghi un giorno ha chiesto ad una di loro se la roba gliela regalano, e la risposta è stata "no, però ci è stato caldamente imposto di vestire così". Che dire, avranno sicuramente degli ottimi stipendi, ho pensato sul momento. Poi qualche tempo fa, sbirciando le offerte di lavoro online ho visto un annuncio le cui caratteristiche gridavano "cerchiamo una persona per il customer care dell'azienda della grande G", anche se non c'era scritto da nessuna parte ed era stato pubblicato da un'agenzia di selezione del personale. Visto lo stipendio promesso, ho pensato che valeva la pena di tentare anche solo per farsi un giro dentro quel maestoso palazzo. Ho inviato il curriculum e sono stata subito chiamata per il colloquio in agenzia. La neolaureata che faceva le selezioni me la sono sciroppata come niente, e due giorni dopo mi ha richiamato per dirmi che avevo ottenuto un colloquio per l'indomani alla sede della grande G. A quel punto ci sono stati cinque minuti di panico, perché non essendo una fashion victim, avevo paura che se mi presentavo come mi vesto di solito non mi facessero nemmeno entrare. Appena uscita dal lavoro infatti mi sono fiondata a fare spese, che tanto ne avevo bisogno comunque. Non è scritto da nessuna parte, ma è risaputo che quando si va a fare un colloquio alla sede di un'azienda del genere il tailleur è d'obbligo. Siccome io invece sono fatta a modo mio e un tailleur non me lo voglio mettere neanche per scherzo, ho ben pensato che non ci vorrei mai lavorare per un'azienda che impone canoni di abbigliamento così rigidi ai propri dipendenti. Quindi, per andare a fare il mio tour curiosone dell'interno azienda della grande G, ho optato per la giacca del tailleur sopra a un paio di jeans stilosi, perché secondo me le persone senza giacca lì vengono uccise da un cecchino sul vialetto di ingresso. Non mi sono sbagliata di molto. Appena varcato il cancello una guardia giurata con la pistola bene in vista mi ha chiesto i documenti e mi ha rilasciato il pass, poi mi ha indicato l'entrata per la prima reception. Una volta dentro ho realizzato quanto fosse tutto perfetto. Soffitti altissimi, piante enormi, e receptionist in tailleur nero. La signorina mi vede a mezzo busto ed è gentilissima, poi aggira il bancone per indirizzarmi alla seconda reception e guarda sdegnata i miei jeans mentre mi dice di andare in fondo al corridoio e poi girare a sinistra e poi a destra. Alla fine del labirinto sono arrivata nel palazzo attiguo, bianchissimo, dove c'era una seconda reception. Era tutto talmente immacolato che sembrava di essere sulla luna. Si accomodi sul divano bianco, la responsabile e-commerce sarà subito da lei. Venti minuti dopo ero ancora su quel divano, quando è arrivata un'altra candidata al posto, in rigoroso tailleur nero, e si è seduta nel divano di fronte al mio. Dopo altri venti minuti di sguardi di sfida tra me e l'altra pretendente sono stata chiamata al piano superiore. La signora responsabile vestiva un tubino smanicato corto e l'immancabile tacco dodici. Come si dice, mettersi comodi per andare in ufficio. Mi ha dato la mano e mi ha squadrato da capo a piedi, poi parlando e vedendo che ero una persona competente, si è profusa in chiacchiere da addetti ai lavori. Alla fine mi ha detto che la mia specifica esperienza nel settore abbigliamento era ancora troppo breve e perciò non mi avrebbe assunto subito, che però mi avrebbe tenuto sicuramente presente per il futuro. Sono uscita da lì quaranta minuti dopo e l'altra poveretta ormai era diventata un soprammobile perfetto. Spero che le abbiano dato il lavoro, anche se dubito perché uscendo ho intravisto un logo enorme di un'azienda concorrente sulla sua borsa.


lunedì 29 novembre 2010

Wikileaks

Il mio ultimo post è capitato a fagiuolo a proposito di ciò che sta succedendo nel mondo. Come tutti sapete wikileaks, e quindi internet, ha permesso la pubblicazione di file segreti, contenenti gli affari privati dei governi del mondo. Molti sostengono che è inutile, perché tanto nel breve periodo non cambierà niente, e probabilmente avranno ragione. Io invece ho pazienza e sono una fan del lungo periodo. La storia ci insegna che alla fine chi doveva pagare ha pagato (in alcuni casi anche chi non doveva, ma questo è un altro discorso, perché uno può anche decidere di morire per un'idea). Oggi la domanda etica principale è: il popolo è rimasto all'oscuro dei traffici loschi dei governi fin dai tempi degli antichi greci, non era meglio che continuasse a vivere tranquillo anche adesso? Io a questa domanda rispondo no, perché in questo periodo storico non si vive tranquilli proprio per niente. I nuovi media hanno un tale raggio d'azione che perfino l'ultimo abitante della Patagonia ha le paturnie riguardo al proprio futuro. Nel 2010 ormai è impensabile anche per un bambino di rubare le caramelle e poi nascondere la mano, fare un sorriso e poi fare finta di niente. Tutte le nostre vite ormai sono loggate da scambi continui di mail, sms, chat e messaggi privati nei social network. E dove non arrivano le comunicazioni private, ci pensiamo noi a pubblicare contenuti pubblici su facebook, twitter e blog. Oramai è impossibile tenere nascosto qualcosa, addirittura c'è chi segnala costantemente la propria posizione su foursquare e simili. La trasparenza è ormai un obbligo involontario. Le persone hanno anche imparato a comunicare di più tra di loro utilizzando le varie forme a loro disposizione evitando così di subire ingiustizie in silenzio. Se dio vuole presdelcons e i suoi simili hanno le ore contate.

sabato 27 novembre 2010

Benigni a vieni via con me

Se proprio non siete delle capre disinformate, avrete sicuramente già visto o sentito parlare del monologo di Benigni a vieni via con me. Se vi è sfuggito vi consiglio di guardarlo, perché è un pezzo di storia d'Italia. 
Io credo che in questo periodo storico, internet sia la salvezza del popolo. Il più potente di tutti continuerà sempre a fare quello che gli pare senza la minima vergogna, e a restare attaccato alla sua poltrona con le unghie e con i denti. Lui continuerà comunque a rigirare le frittate secondo il suo tornaconto, e a raccontare a chiunque gli si presenta davanti che lui è un santo. In realtà è uno di quei santi capaci di ridere il giorno in cui tutti gli altri piangono. Ma internet dicevo, è la salvezza. Internet è l'unico posto talmente vasto dove la verità non può essere nascosta a chi sa cercare bene, dove tutti sanno che il re è nudo anche se non hanno il coraggio di dirlo in pubblico. Poverino  il re, che fatica che deve essere per lui sostenere lo sguardo di chi sa. Io non me ne intendo, ma la coscienza sporca  di uno che fa pagare all'ignaro popolo i suoi sbagli deve essere effettivamente molto difficile da sopportare.


venerdì 26 novembre 2010

L'incubo

Ho fatto un brutto sogno. Ho sognato che vivevo in un'isola felice, dove gli abitanti convivevano in pace, consapevoli delle guerre che c'erano fuori dall'isola. Poi i potenti del mondo se ne sono accorti  all'improvviso e l'hanno invasa per giudicare dall'alto lo stile di vita del posto, senza conoscere le singole persone. Sull'isola purtroppo ci viveva anche Giuda, l'unica persona veramente cattiva, che ha fatto i nomi degli abitanti che secondo lui meritavano di morire. Gli abitanti sono stati messi tutti in fila, e io ero l'ultima. Hanno chiamato il primo della fila e gli hanno sparato un colpo in testa. Panico, ansia, pianti e urli fra i restanti candidati al patibolo. Il secondo ha fatto l'occhiolino a Giuda, e infatti è stato risparmiato. Da quando hanno ucciso il primo fino a quando è venuto il mio turno, sono passate le tre ore più lunghe della mia vita. Io assistevo impotente alle fucilazioni, e mentre accadeva sentivo i potenti discutere su cosa fare con me. "Lei merita di morire", urlava a gran voce Giuda, "lei va salvata" controbatteva il saggio dell'isola che è stato risparmiato per rispetto.  Giuda mi voleva morta perché mentre tutti lo vedevano sotto forma di agnellino io avevo capito  (anche se non del tutto) con che razza di persona avevo a che fare.  Io sudavo freddo e i potenti non sapevano cosa farne di me, e nel frattempo avevano ucciso metà dei miei amici. Poi quando il mio turno è arrivato ho chiuso gli occhi e la pistola ha fatto click perché si è inceppata:  solo a quel punto mi hanno detto che per il momento ero stata graziata.
Sogni come questo non li auguro al mio peggiore nemico, però a quel Giuda sì. Spero che venga un giorno in cui io potrò sognare lo spettacolo della sua pubblica esecuzione, anche se si tratta di un personaggio immaginario sepolto nell'inconscio dei miei incubi.

lunedì 22 novembre 2010

Il precariato è una piaga sociale

Vi racconto una storia inventata. C'era una volta una persona che quando è rientrata dagli Stati Uniti si è ritrovata alla ricerca urgentissima di un lavoro, e avendo pure avuto il lusso di trovarne uno che le piaceva e pure dove voleva, si è accontentata del contratto che le è stato proposto, anche se la retribuzione è inferiore alle sue reali capacità.
All'inizio credeva che sarebbe bastato farsi conoscere, e che se lo stipendio era basso poteva comunque lavorare meno rispetto ai suoi standard e prenderla alla leggera. Addirittura per farsi andare bene il famigerato contratto a progetto, ha pure pensato che un po' di elasticità in più le avrebbe dato l'opportunità di fare più cose e con meno pensieri.
Invece no. Il demone della frustrazione per una carriera decennale mandata a puttane ha iniziato ad insinuarsi nel suo cervello, ponendole come unico obiettivo l'agognato riconoscimento professionale. 
La paura che questo contratto precario non le venga rinnovato quando scadrà a Giugno prossimo l'ha spinta a lavorare fino a dodici ore al giorno, passando ogni singola pausa pranzo davanti al pc. Questo lavoro le sta succhiando l'anima, sta assorbendo ogni sua più piccola parte perché disgraziatamente quello che fa le piace tantissimo. Oggi non si sentiva bene di salute, e ha passato l'intera giornata a rispondere a mail di clienti direttamente dal letto. Tutti i suoi colleghi e capi continuano a dirle che è brava e che fa bene il suo lavoro, ma tutto finisce lì. Generazioni di persone sono morte per le lotte sindacali e tutto è stato cancellato da un colpo di spugna. La persona guarda le foto dei suoi viaggi e si chiede se ritornerà un giorno in cui avrà 5 settimane all'anno retribuite da utilizzare come ferie. Ormai ci ha perso le speranze. Anche il sogno di avere un giorno una casa sua, sta lentamente evaporando. Pensa al santo che la sopporta che dopo essere tornato dagli Stati Uniti si è licenziato da due lavori, prima di trovare quello giusto per lui con un contratto degno di questo nome, e si sente una codarda se non trova il coraggio di fare lo stesso. A volte spera di poter realizzare qualcosa di suo e mettersi in proprio, ma in quel caso poi la controindicazione è che non potrebbe mai prendere e andarsene, perché lei è fatta così, si alza una mattina e decide di andare a vedere com'è il Giappone, un'altra si trasferisce in America e chissà cosa combinerà domani. Lavorare intensamente e viaggiare spesso per ricaricarsi costituiscono la sua ricetta personale di antidepressivo contro quel mal di vivere che ormai è radicato nel profondo. La prossima meta per la cronaca sarà Valencia a Gennaio. Natale invece lo trascorrerà lavorando. Su ciò che verrà dopo ci sta ancora riflettendo, perché ha una morale che rema contro tutto questo. Ha un tarlo in testa che non capisce perché quasi tutte le aziende italiane devono far fare la fame a persone interne che si fanno il culo ogni giorno, per poi dare tutti quei soldi che li farebbero stare meglio a pochi stronzi vestiti bene, che differiscono dagli altri solo perché hanno avuto il coraggio di aprire una partita iva, e sanno parlare bene in pubblico. Riguardo alle effettive capacità della gran parte di questi signora mia non mi faccia parlare che è meglio, e la mia in realtà è tutta invidia perché vorrei essere come loro ma madre natura non mi l'ha fatta abbastanza falsa. Fine della storia.


martedì 2 novembre 2010

Week-end a Napoli

Tutto è iniziato un mesetto fa.
kay: per il ponte dei santi tutti voli economici sono pieni. o spendiamo tanto o stiamo a casa.
socio: no a casa no. semmai andiamo via in treno.
kay: e dove potremmo andare in treno?
socio: a Napoli per esempio.
kay: ma a Napoli c'è la monnezza.
socio: quella è solo spazzatura mediatica, il centro sono sicuro che è pulito.
kay: scommettiamo che non è così?

Purtroppo ho vinto la scommessa, ma sono comunque contenta di essere andata. Sabato pomeriggio abbiamo fatto tappa alla Reggia di Caserta, che non ha niente da invidiare a tanti altri famosi palazzi reali. Le stanze e il giardino sono davvero belli. Poi abbiamo proseguito per Napoli, e siamo stati accolti da un viale Umberto I° veramente stracolmo di spazzatura. Lì per lì mi stava prendendo male. Gli abitanti sembrano assuefatti, ma lungo certi tratti l'odore è davvero fastidioso. In serata abbiamo fatto un giro romantico sul lungomare che invece era pulito. Domenica mattina sveglia presto per andare a Pompei con la circumvesuviana. Meraviglia delle meraviglie: io pensavo fosse un sitarello piccolo ed invece c'è più roba che ai fori romani. L'antica cittadina è ancora molto ben conservata, ci sono anche tre anfiteatri. Le strisce pedonali di pietra proprio non te le aspetti. Ho trovato molto interessanti i dipinti dentro alle case, e sconvolgenti i calchi di gesso delle persone morte sotto l'eruzione. L'area è infatti dominata dall'imponente vesuvio, che sovrasta tutto e incute ancora timore. Mentre in tutta Italia diluviava, lì c'erano venti gradi e un bel sole, non potevamo trovare clima migliore. Nel pomeriggio siamo tornati a Napoli e ci siamo tuffati nel centro storico, nella zona chiamata spaccanapoli. Il tempo sembra si sia fermato almeno a quarant'anni fa. Le signore calano i cesti dal terrazzo e il fornaio gli mette dentro il pane. I panni sono stesi col filo girevole che va da un palazzo all'altro. Tutti sono sorridenti e spensierati, e purtroppo hanno la mano pesante sui clacson. Le pasticcerie vendono babà e sfogliatelle. I negozietti hanno già iniziato a vendere le statue del presepe. Alla fine del giro arriviamo in via Toledo, e dopo aver passeggiato fra i negozi, sbuchiamo in piazza del Plebiscito: sì, è davvero bella come dicono. Lunedì mattina invece siamo saliti al Vomero con la funiculì funiculà, e abbiamo potuto ammirare il panorama mozzafiato di Napoli vista dall'alto. A pranzo ci siamo regalati un'ottima pizza da Di Matteo, un pizzaiolo famoso della città. Al pomeriggio ci siamo rimessi in viaggio per tornare a Firenze. Napoli alla fine mi è piaciuta, e sono comunque contenta di essere andata. Mi ha ricordato un po' Genova e un po' Madrid però condite con tanto chiasso in più.

venerdì 15 ottobre 2010

Glue Firenze

In queste giornate di lavoro intenso per avere voglia di uscire la sera di un giorno infrasettimanale bisogna veramente imporselo. Ieri sera c'è stata l'inaugurazione del Glue, un nuovo spazio artistico-musicale a Firenze. Il locale è ricavato da un vecchio circolo le cui pareti sono state ridipinte, tipo il Bronson. La fauna che popola questo genere di locali è più o meno sempre la stessa in tutta Italia, e perciò mi sono sentita a casa, anche senza le solite facce note. Sul palco c'erano Fiumani che ha cantato in versione solista e Baronciani che disegnava in tempo reale visi che venivano proiettati ingigantiti sulla parete. E' stata una serata carina, peccato solo che siamo dovuti andare via presto per prendere l'ultimo autobus utile a tornare a casa ad un ora decente. Mi sembra di essere tornata adolescente a fare le corse per i mezzi pubblici, però questa vita "a piedi" inizia a piacermi. Fino a qualche anno fa non avrei mai immaginato di dirlo, ma si può vivere bene anche senza automobile.


mercoledì 13 ottobre 2010

Work work work

Il sito per cui lavoro ha aperto da poco, e dopo un primo periodo di assestamento è finalmente andato a pieno regime. Dopo i primi due mesi passati a studiare intensivamente il marketing della moda dall'interno, è finalmente giunto il momento di applicare la teoria alla pratica. 
Dicevamo, questo sito ora è pronto per essere preso d'assalto da tutti i fashion victim del pianeta, e io pure sono pronta per accoglierli tutti a braccia aperte attraverso il customer care. Questa che a prima vista sembra la parte più brutta e difficile del lavoro, è in realtà l'unica che presume una continuità di contratto (altrimenti chi risponde ai clienti?), e per questo mi ci sono buttata a capofitto, togliendo l'incombenza a chi preferisce fare altro. Il mio contratto però recita "customer care e social media", e siccome dopo il salato bisogna che ci sia sempre qualcosa di dolce, ieri ho aperto la relativa pagina di twitter e ho iniziato a sperimentarne l'utilizzo in ambito lavorativo. Racimolare nuovi followers per una startup aziendale è dura, ma piano piano si può fare. Un altro aspetto del lavoro sarà il monitoraggio della brand reputation, cioè cosa si dice di noi in giro per la rete, per intervenire prontamente a rispondere costruttivamente in caso di critiche. Insomma, sarà una sorta di servizio clienti propositivo e con le orecchie aperte. Per il resto ogni tanto scrivo qualcosa sul magazine e le giornate scivolano via così, tra una mail e un post.


martedì 28 settembre 2010

Le ultime parole famose

Proprio ieri scrivevo qui che gli abitanti del mio stabile non erano ancora pervenuti, e mentre rientravo a casa dopo il lavoro ho fatto uno strano incontro.
Stavo camminando nella mia via, e ho visto da lontano il portone di casa richiudersi. Quando l'ho aperto per entrare ho visto una strana tizia che prendeva a calci la porta dell'ascensore imprecando contro "quegli imbecilli e quegli stronzi". Non me l'aspettavo e perciò sono rimasta ferma davanti all'entrata per tre/quattro secondi a fissarla con la bocca aperta fino a quando non ha specificato "quegli imbecilli e quegli stronzi che si dimenticano la porta dell'ascensore aperta, che quando lo chiamo non viene giù". Poi quella che d'ora in poi su questo blog sarà chiamata la VicinaPazzoide si è incamminata a piedi su per le scale, e io non potendo fare altro l'ho seguita. Dopo tre piani di silenzi miei e di imprecazioni sue, si è fermata davanti alla porta di casa sua e io ho cercato di proseguire mentre lei mi ha rivolto la parola. 
VicinaPazzoide: AH!! Lei va pure di sopra!! Dove è rimasto fermo l'ascensore!!
Kay: sì, ma io sono uscita di casa stamattina presto e quindi non può essere colpa mia, oltretutto vivo da sola.
VicinaPazzoide: allora è colpa di quegli imbecilli, quegli stronzi suoi dirimpettai a cui gliel'ho già detto due volte che la porta va richiusa.
Kay: boh. Probabilmente sì.
VP: scusi ma lei chi è che non l'ho mai vista??
K: vivo qui da poco più di una settimana.
VP: ma si ferma poco per turismo o ha intenzione di stare qui?
K: lavoro a Firenze, avrei in previsione di stare finché dura.
VP: allora un giorno mi farà entrare in casa sua. Sa, io vivo in questo palazzo da tanti anni e ho visitato quasi tutti gli appartamenti. Il suo ancora mi manca.
K: ah, ok, vedremo, mi scusi ma ora devo proprio andare perché devo fare una telefonata urgente...
VP: davvero sa, lì accanto una volta ci abitavano due ragazze messicane così gentili, il loro appartamento era arredato come una favola. Andavo spesso a trovarle per prendere un te.
K pensa: oddio questo suona come una minaccia. 
K dice: lei è molto fortunata a vivere nel centro di questa bella città da così tanto tempo sa?
VP: insomma, non vedo mai gli alberi e i prati, solo palazzi cemento e case, capito? niente verde! solo cemento!
K pensa: eh forse una gita in campagna non le farebbe male...
K dice: ora devo andare, buona serata!
VP: a presto!
K pensa: anche no.

lunedì 27 settembre 2010

Sopra ai tetti come i gatti.

Utilizzando principalmente il blog come valvola di sfogo, può verificarsi l'effetto collaterale per cui quando si sta bene non si scrive nulla. La mia microcasa fortunatamente non ha rivelato difetti insostenibili. In america ho imparato che abitando vicino ad una buona lavanderia a gettoni si può vivere anche senza lavatrice. Quando penso che sarebbe stato meglio disporre di un armadio più grande, poi ripenso a tutti quei mesi vissuti con una sola (enorme) valigia, ma pur sempre una sola.
In casa mi ritrovo a passare ore affacciata alla finestra guardando i tetti. E' la prima volta nella mia vita che vivo ai piani alti di un centro storico e ciò che vedo dal terrazzino è pura bellezza, sia la casa scalcinata dei primi novecento dove vivono gli studenti con i loro vestiti ammassati, sia la casa recentemente ristrutturata ed  arredata con antiquariato doc. Nei primi giorni ho subito realizzato che avere una tenda è di vitale importanza. La famiglia della finestra di fronte invece dev'essere di origine olandese. Non ho mai visto quella finestra chiusa, nemmeno durante le giornate di pioggia. Da quello che vedo si tratta di un salotto che viene utilizzato anche come sala da pranzo. La famiglia cena alle otto tutte le sere quando madre, padre, figlio e le due figlie si riuniscono. Alle sette di mattina allo stesso tavolo c'è il padre che legge il giornale. Alle sette e mezza si affaccia una delle figlie per fumare una  sigaretta. Una notte mi sono svegliata alle quattro e c'era il figlio al buio, con il volto illuminato dalla luce del pc portatile. No, non sto tutto il tempo a guardare loro, però insomma, sono lì davanti e se guardo fuori sono la prima cosa che vedo. Gli abitanti del mio condominio invece non risultano pervenuti. Non ne ho ancora incontrato nemmeno uno, però ho appurato che esistono perché l'ascensore si muove. Davanti ad una porta del secondo piano ogni tanto c'è una bicicletta, che scompare quando il proprietario la usa. Al primo piano invece c'è un cagnolino che piange sempre, lo sento quando passo per le scale. Fortunatamente i suoi guaiti non giungono fino all'ultimo piano, altrimenti avrei sicuramente conosciuto il proprietario. 
Queste giornate le ho passate a localizzare i negozi di prima necessità nelle vicinanze. Ho già individuato il forno, il supermercato, il frutta e verdura, il ferramenta e come vi dicevo prima, la lavanderia a gettoni. Avere un ipercoop a portata di tramvia poi fa sempre comodo, nel caso la persona che dovrebbe offrirsi volontaria per accompagnarvi all'ikea manifestasse la sua ritrosia nei confronti del ciarpame svedese (cit.). 
Insomma, come si può capire, in questo periodo vorrei fermare il tempo. I primi giorni in questa casa nuova avevo, come dire, "paura di sentirmi troppo sola", ed invece è tutto il contrario. Forse per questo devo ringraziare il fatto di essere figlia unica.  Quando arrivo lì dentro e mi chiudo la porta alle spalle dopo una luuunga giornata di lavoro, mi sento al sicuro. Indosso le mie pantofole, accendo lo stereo, mi cucino le cose che mi piacciono e ancora non ho sentito nemmeno la mancanza di internet, visto che comunque ce l'ho a disposizione tutto il giorno in ufficio. Ogni tanto un po' di disintossicazione ci vuole.

lunedì 13 settembre 2010

Casa dolce casa

A causa di un imprevisto, la visione del bilocalino in centro è stata rimandata a domenica. 
Domenica, ieri, era il dodici. Questo significa che mancavano solo tre giorni alla data di scadenza delle chiavi di quella che ormai sarà tramandata ai posteri come la casa del karma negativo. Vi potete immaginare tutta l'ansia e la paura di non trovare un posto in tempo. E poi invece tutto è bene quel che finisce bene, chiusa una porta si apre un portone, la crisi ha generato l'opportunità, e altre trentasette di queste ovvietà.
Alla veneranda età di trentun anni posso finalmente dire che vivo da sola. Considerato che avrei avuto questa esigenza dai venticinque, posso solo aggiungere un'altra scontatezza: meglio tardi che mai.
Appena sono entrata ho avuto un colpo di fulmine, per me era più che perfetto. Il bagno la camera e il cucinotto sono microscopici, però ho il parquet e le travi a vista.
Ho detto solo due parole: lo voglio. 
Uscire da lì e ritrovarsi in centro nel flusso dei turisti è stato poi straniante, niente più periferia desolata e palazzoni popolari. Di sicuro non mi mancheranno, perché ci passerò davanti con la tramvia ogni giorno per andare al lavoro, ma va benissimo così. 
Due ore dopo mi ci ero già trasferita. Io e il socio abbiamo fatto una spedizione in versione muli da soma con zaini e valigie, e quell'appartamento psycoforno si è subito trasformato in un brutto ricordo.
Quando siamo ritornati, mi sono seduta sul divano e ho realizzato. "Io vivo qui, ho uno spazio tutto mio".
Un bel momento, decisamente.
Dopo essere tornata dall'america facevo fatica a trovare una ragione per andare in ufficio ogni giorno. Avendo passato nove mesi senza lavorare, mi si era instillata un inusuale vocazione alla libertà, e in questi ultimi tempi mi sono davvero dovuta costringere per portare il mio culone sull'autobus.
Siore e siori, da oggi ho un motivo.


giovedì 9 settembre 2010

Packing

Vi aggiorno, altrimenti state in pensiero. Pdc ieri sera ha cambiato idea e invece di venire di persona le ha telefonato. Per il momento ha vinto lei, che continua ad impestare la cucina con i suoi odori di fritto e non accenna a mettere in valigia nulla. Io invece inizierò a fare le valigie stasera, felice di farlo. Vivere in centro sarà sicuramente meglio, di sicuro ci saranno meno facce tristi in giro. L'altra ragazza invece è sparita da tre giorni, e a casa c'è ancora tutta la sua roba. Che gente strana. Uno di voi ieri mi ha detto che dovrei rimanere lì, perché il mio blog così ritornerebbe ad essere interessante. Ma stiamo scherzando? La vita ti presenta da sola grandi difficoltà anche senza andarsele a cercare. Potrei capire l'idea di fare un viaggio per arricchire i contenuti, ma per il resto... anche no. Il blog può sopravvivere anche senza coinquilini psicopatici. A proposito, non vedo l'ora che sia sabato.

mercoledì 8 settembre 2010

Addio. Non è stato bello.

Al 99% dovrei aver trovato una nuova sistemazione. Un santo mi salverebbe dal dormire sotto a uno dei tanti ponti fiorentini, affittandomi il suo appartamento sfitto in centro a un buon prezzo. Uno dei miei ex-coinquilini bolognesi di cui mi fido ciecamente, c'è stato e dice che il posto è molto bello. Purtroppo potrò vederlo solo sabato.
Nel frattempo, suspance.
pdc: pronto? ti chiamavo per dirti che mi sono rotto le palle di quelle due.
kay: che coincidenza, anch'io.
pdc: no, forse non mi sono spiegato. lo so che tu non hai nessuna colpa, ma io avevo deciso di sbatterle fuori entrambe.
kay: bene. avevi?
pdc: sì, solo che una delle due si è barricata nella stanza e dice che di lì non se ne va. per stanarla ho deciso che dal quindici staccherò le utenze, così vediamo quanto ci resiste senza luce e gas.
kay: che soggettino.
pdc: già, perciò anche tu dal quindici sei fuori casa.
kay: ma oggi è il sette.
pdc: infatti ti restituisco metà dell'affitto.
kay: bene, tanto avevo già deciso di andarmene. se mio padre viene a sapere di quella situazione, tre minuti dopo arriva sotto casa e mi riporta al paesello senza passare dal via. Non avrebbe tutti i torti.
pdc: perfetto, allora siamo tutti contenti. stasera comunque torno lì e faccio un casino.
kay: ancora?? 
Quasi quasi stasera invece di stare fuori tutto il tempo passo dal supermercato e compro i pop corn. Però ascolto da dentro la stanza con la porta chiusa a chiave.


martedì 7 settembre 2010

Si salvi chi può

Padronedicasa: pronto? che è successo sabato?
kay: eh?? che è successo sabato? io ero al mio paesello, non so nulla.
pdc: ah non c'eri? e quindi non sai chi ha cominciato?
kay: no ma...
pdc: non le hai nemmeno incontrate in corridoio? non hanno dei segni sulla faccia?
kay: ohmadonna fermati. mi spieghi cosa cavolo è successo?
pdc: eh presente che le tue coinquiline non andavano d'accordo fra di loro perché una aveva fatto la spia per quella faccenda scomoda e l'altra non gliel'ha mai perdonata?
kay: e chi se lo dimentica, ogni volta che si incrociano in cucina si mandano a quel paese.
pdc: ecco, pare che sabato siano venute alle mani.
kay: oddio.
pdc: oddio lo dico io, perché una ha denunciato l'altra e io non voglio problemi. stasera vengo lì e faccio un casino.
kay: ok, stasera sto fuori di casa, addio.

Già da un paio di settimane visto il clima praticamente tornavo a casa soltanto per dormire, ma mi sa che ora è giunto il momento di cercarsi un'altra sistemazione con urgenza. In questi giorni vedo case, faccio cose, vedo stanze, vedo gente. Vi aggiorno.

venerdì 27 agosto 2010

Social asocial

In questi ultimi tempi ho rilevato che l'immaginario collettivo per quanto riguarda chi fa il mio genere di lavoro spesso commette un grande errore di valutazione.
Più o meno l'iter dell'aspettativa che si crea è questo: lavori nel marketing = in sostanza fai la pr di qualcosa = sei sicuramente una persona più che socievole nella vita reale. Questo è indubbiamente vero per chi si occupa di marketing tradizionale. Quando invece l'effettiva occupazione è il social media marketing le cose cambiano, eccome.
Elena Franco su BuzzTrainers giusto ieri sottolineava che non si diventa esperti di promozione on-line in due giorni: è infatti necessario un lungo tempo di studio e monitoraggio delle dinamiche sociali sul web.
Da qui, applicando la logica si arriva alla conclusione.
Salvo rari casi, chi si è ritrovato a fare questo lavoro, lo fa anche perché negli ultimi 5 o più anni, ha trascorso davanti al pc dalle 8 alle 12 ore quotidiane, ogni singolo giorno (periodi di ferie esclusi). Ora, se fate due più due, potrete anche voi capire che una persona che dopo aver lavorato otto ore in ufficio davanti a un pc, molto spesso torna a casa e ci passa contenta le successive quattro ore a chiacchierare con le persone attraverso un monitor, non è esattamente ciò che definirei un party animal. Poi ovviamente ci sono i giorni in cui la luna gira bene, e anche gli orsi escono dalle tane e danno il meglio di sé, ma ciò avviene di rado. Tipo ieri sera alla cena aziendale c'è chi giura di avermi visto ridere e scherzare, ma non esistono foto e non ci sono prove, a parte una bottiglia vuota di amaro del capo che ora probabilmente si trova dentro a un cassonetto di fronte a uno dei tanti pizzaman fiorentini.

mercoledì 25 agosto 2010

Critiche costruttive

Chi mi segue su twitter già sa che per lavoro, tra le altre cose sto monitorando la fashion blogosfera. Dopo un paio di mesi di letture non riesco a non fare un'analisi antropologica a confronto con la blogosfera a cui sono sempre stata abituata io.
Nella fashion blogosfera non esistono critiche, nemmeno quelle costruttive. Io sono stata abituata con lettori che se vedono un piccolo errore ortografico dovuto ad una svista me lo segnalano immediatamente, e pensavo che trattandosi comunque di blog, la platea dei lettori non differisse così tanto.
E invece no. Questi fashion blog sono in buona parte ricettacolo di errori-orrori, specialmente quando chi scrive azzarda traduzioni in inglese, e nessuno gli dice niente. Una tizia sta scrivendo "cancellarò" invece di "cancellerò" da più o meno venti post e nessuno gliel'ha ancora fatto notare. Un'altra in occasione di una vacanza a New York continuava a scrivere ogni giorno saluti da new YOK, fino a quando sono sbottata e gliel'ho scritto. Si è offesa. Forse sono io che esagero per quanto riguarda la grammatica (qualcuno ha detto congiuntivo?), ma non è l'unico problema.
A queste fashion blogger sembra che tutto sia concesso. Pare che pubblicare le tue foto su internet ti renda a pieno titolo un'esperta di nuove tendenze. Non riesco a togliermi dalla mente colei che si è fatta fotografare con un paio di pantaloni a vita alta e cavallo basso che pur essendo una bella ragazza la facevano sembrare un'anaconda. Il punto non è lei però, perché a vent'anni le cantonate le abbiamo prese tutti. Il problema sono i suoi commentatori. Su 40 commenti non ce n'era uno realista. Tutti le sbrodolavano addosso dei "coooome staaai beeeene" più falsi dell'ottone. Con quaranta commenti così chi non si convincerebbe di essere veramente cool?? La nuova netiquette sta mettendo in ombra il concetto di critica costruttiva, e questo non va bene. L'unica persona sincera in mezzo a tanti leccaculo che sperano solo in un link o in una citazione, rischia di fare la figura del troll acido. Forse dovrei solo stare zitta davanti a tutto questo, perché costoro sono leve reali dell'economia, fanno girare una quantità di soldi enorme, e se tutto va bene finirà che pagheranno lo stipendio pure a me. Purtroppo per loro però, queste ventenni un giorno diverranno trentenni e si renderanno bruscamente conto che la vita non è tutta rose, fiori, bambagia, e vestitini rosa di chanel. 
Ma chi se ne importa di loro fondamentalmente? Tornando a me, che non riesco a non scrivere un post come questo che va totalmente contro ai miei interessi per una pura questione di coerenza e di etica, in questi giorni sono stata veramente combattuta e mi sono chiesta se davvero sarò in grado di fare il lavoro per cui sono stata assunta. Per quanto riguarda l'aspetto di customer care so già che non avrò problemi, perché questo tipo di compito l'ho già svolto ampiamente con successo. Per il resto ci proverò, anche perché sembra abbastanza chiaro che il mio account twitter personale e il mio blog personale sono e resteranno slegati da tutto il resto. Il lavoro è lavoro, e sono sempre stata abituata a prenderlo molto seriamente. Il mio blog invece è fuffa coerente, ma pur sempre fuffa.
Detto questo, ora posso ringraziare Manuel Agnelli per essere andato a Sanremo.

martedì 24 agosto 2010

Itinerario toscano

Forse i miei post in stile national geographic non vi sono mancati, ma vi posso assicurare che a me invece sono mancati tanto. Anche se cerco di riabituarmi gradualmente alla staticità, vedere posti nuovi è sempre stimolante. La italian society è partita in gita sabato mattina, per dimostrare alla sottoscritta che la toscana non è solo Firenze, e ci è riuscita benissimo.
Sabato l'abbiamo dedicato tutto all'esplorazione di Siena. Piazza del campo toglie veramente il fiato. Perdersi in tutti i vicoletti con la macchina fotografica è stato davvero bello. La serata è stata invece dedicata ad omaggiare un vino locale. Le foto della giornata sono qui
Domenica mattina ci siamo alzati di buon ora con lo scopo di visitare Pitigliano, un antico borgo etrusco. Purtroppo (o per fortuna) abbiamo mancato l'uscita della superstrada, e siamo arrivati fino ad Orvieto, che abbiamo deciso di visitare anche se non era in programma. La cittadina è stata costruita arroccata su una rupe, e vista da sotto è veramente spettacolare. Anche il borghetto è molto ben conservato. Le foto qui.
Da lì siamo ripartiti quasi all'ora di pranzo. Poco dopo ci siamo fermati in un ristorantino le cui pappardelle al cinghiale resteranno per sempre nella storia. A Pitigliano il tempo sembrava essersi fermato, e valeva la pena tutta la fatica fatta per arrivarci. La tappa successiva dopo avere attraversato tutta la maremma con Suburbs nell'autoradio era la vetta del monte Amiata. Durante questi giorni caldissimi un po' di fresco era veramente necessario. Poi siamo passati da Chianciano, dove siamo rimasti dieci minuti giusto per renderci conto che non c'era molto da vedere, e poco dopo abbiamo parcheggiato l'auto a Montepulciano che io credevo essere famosa solo per le rane dei Baustelle, e invece ho scoperto che lo è perché ci hanno girato un episodio di Twilight. In effetti non ci abbiamo trovato nessuna rana. La cittadina, nonostante twilight e Bianconi, è molto bella e caratteristica. Sulla via del ritorno siamo passati da Pienza, città nota per il famoso pecorino, ma non ci siamo fermati a scattare foto perché dovevamo rientrare a Siena per il concerto di Brunori Sas alla festa dell'umidità. Il concerto ha soddisfatto le aspettative, la pizzeria della festa no. Un'ora e mezza per una pizza cattiva è davvero troppo.
Lunedì mattina siamo ci siamo diretti subito all'abbazia di San Galgano, che è quel posto per cui è stata sicuramente creata la definizione di "cattedrale nel deserto". Questa costruzione imponente in mezzo al niente lascia veramente senza parole. Tutto intorno solo girasoli e cipressi. Sulla collina accanto c'è un'altra chiesa più piccola dove c'è conficcata una spada nella roccia dal 1180. Dopo essere sopravvissuti alla temperatura infernale raggiunta all'interno dell'auto parcheggiata al sole, abbiamo percorso una strada lunghissima dove in tutto abbiamo visto meno di venti case, colline di terra rossa e uno zilione di alberi, siamo giunti a Monteriggioni. In questo luogo dove pure il tempo si è fermato, c'è una cittadina chiusa dentro mura inespugnabili. Lì davanti c'è l'indicazione per percorrere la via Francigena, così se un giorno impazzisco e decido di andare a piedi in Inghilterra, so anche da dove partire. Dopo un ghiacciolo salvavita ci siamo diretti verso San Gimignano, che è stata l'ultima degna tappa della gita. Il borgo medioevale è un vero gioiellino, ed è invaso dai turisti da ogni parte del mondo. Ad un certo punto volevo prendere un muro a testate perché pur avendo visitato mezzo mondo, non ero mai stata in questo posto meraviglioso a sole tre ore da casa. Tutte le foto residue sono qui. Sospiro.

mercoledì 18 agosto 2010

Twittiquette

In questo grande minestrone a crescita esponenziale che sta diventando twitter, ognuno fa quello che gli pare, ed inizia ad emergere fortemente il bisogno di una netiquette personalizzata, una twittiquette scritta nero su bianco.

I sette comandamenti di twitter

- Regola n.1 (Valida per tutti i sn)
Non linkare i feed di un altro social network su twitter. Se lo fate infastidirete tutti. Chi è interessato e vi segue su entrambi i siti sarà costretto a leggere due volte il contenuto, chi non vi segue sull'altro social non è evidentemente  interessato a quel tipo di contenuti.
Traduzione: in particolare avete rotto le scatole con foursquare, gowalla, blip, e la madonna. 

- Regola n.2
Twitter non è una chat. Alla gente non importa di leggere le vostre conversazioni private.
Traduzione: se dovete fare più di tre reply a una persona, scrivetegli una mail o contattatelo in gtalk, messenger, facebook e sticazzi.

- Regola n.3
Non twittate in quantità industriali. Cercate di non invadere le timeline altrui. 
Traduzione: va bene le manie di protagonismo, ma superare i 30-40 twit al giorno è eccessivo. Se hai così tante cose da dire apriti un tumblr e vomita lì.

- Regola n.4
Bestemmiare è consentito.
Traduzione: questa è per i veneti, altrimenti non scriverebbero più niente.

- Regola n.5 
Non postate il link a ogni singolo post del vostro blog. Se lo fate sistematicamente la gente smetterà di cliccarci. Fatelo solo quando lo ritenete veramente interessante.
Traduzione: il feed automatico del blog su twitter ha logorato il logorabile.

- Regola n.6
Non abusare del follow friday. 
Traduzione: se ogni venerdì consigli di followare ogni singolo tuo contatto, non ti stupire se questi si dimezzeranno nel giro di tre settimane.

- Regola n.7
Defolloware senza pietà chi se ne sbatte e non rispetta le precedenti sei regole è sacrosanto.
Traduzione: se non capisci che rompi, puoi andartene a quel paese senza passare dal via.

Ps. se non siete ancora iscritti a twitter non fa niente. Se siete iscritti e non mi followate, non avete capito nulla.


martedì 17 agosto 2010

Luoghi comuni da sfatare

Quando sento dire certe cose mi si impenna la divergenza che poi non resisto più e da qualche parte devo sfogarmi.
Questa volta parlo di un paio di risposte relative a una domanda facente parte di un sondaggio sul commercio elettronico.
Domanda: compreresti mai on-line?
Risposta1: no perché non mi fido a usare la carta di credito su internet.
Risposta2: no perché gli oggetti li voglio toccare con mano.
Mia divergenza su risposta1:
ma porcaccia la miseriaccia o popolo stolto e ignorante, lo volete capire che sono mille milioni di volte più sicure le transazioni su internet che avvengono attraverso server sicuro, rispetto alle transazioni che avvengono in negozio col pos??? Lo sapete che i vostri stramaledetti numerini viaggiano cifrati e che nessun operatore del sito può vederli??? Lo sapete che in negozio il commesso può invece trascriversi i numeri?? Allargate un po' i vostri orizzonti e lo potrete comprendere meglio anche voi. Se un sito dovesse per ipotesi "rubare" i numeri di una carta (precisato che è impossibile) smetterebbe di lavorare il giorno dopo perché la notizia si diffonderebbe in tre secondi. Siti aperti da anni sono più sicuri dei soldi sul conto corrente ormai.
Mia divergenza su risposta2:
è dagli anni sessanta che milioni di casalinghe comprano da catalogo sul postalmarket, su dmail e sulla bottega verde e nel duemiladieci all'improvviso gli prende voglia di toccare le cose con mano?? Lo so io cosa dovrebbero toccare con mano più spesso costoro!
Perdonatemi lo sfogo, ma ci stava tutto.

mercoledì 11 agosto 2010

Dualismi.

No, non scrivo niente sulle mie coinquiline perché sarebbe come sparare sulla crocerossa e non farebbe nemmeno ridere. La coinquilina "cacciata" alla fine ha supplicato padronedicasa che le ha concesso di rimanere purché faccia la brava. Vedremo quanto dura. Nel frattempo a tempo perso continuo a leggere gli annunci di affitti in preda a un tumulto interiore. Sento le due vocine che si scontrano.
voce1: monolocale! monolocale!
voce2: pagare un affitto alto è come buttare i soldi dalla finestra.
v1: privacy! privacy!
v2: ma se sei sempre fuori casa. quando sei in casa chiudi la porta della stanza e buonanotte.
v1: niente più lavatrici fatte partire dalla coinquilina alle sei del mattino!
v2: beh sai che non hai tutti i torti?
v1: niente più odori forti di fritto in cucina!
v2: ok, mi hai convinto. è da pazzi accendere un mutuo di questi tempi avendo un contratto precario?
v1: però forse la tua sistemazione attuale non è così male... è una casa pulita, è vicina al lavoro...
v2: eh lo so!
v1: certo che però l'indipendenza...
v2: ti odio.

giovedì 5 agosto 2010

Curriculum 2.0, aka tu non sai chi sono io.

Mi rendo perfettamente conto che arrivando in una azienda nuova sia necessario rifare la gavetta da capo, nonostante l'età. In effetti avevo già messo in preventivo di tutto, perché si sa, le persone necessitano di tempo per imparare a conoscersi a vicenda.
Poco tempo fa, sia io che la mia collega, abbiamo avuto un paio di problemi con il pc che ci era stato fornito nuovo di pacca. Niente di che, capita, ma forse ci è scappato un commento di troppo in merito, e la risposta è stata "cosa gli fate a quei poveri pc".
Questo giovincello non mi conosce, e non posso colpevolizzarlo più di tanto, però per prevenire ulteriori divergenze future, vorrei rovesciare su questo post un po' di orgoglio ombelicale che dalla chiusura del precedente blog è andato perduto.
Ho iniziato ad usare il pc ed il relativo pacchetto office nel lontano 1997. Nel 1999 ho insegnato alle mie colleghe di lavoro come si faceva ad inviare un allegato in una mail. A fine 2001 ho installato da sola a casa il modem adsl. Nel 2003 quei pazzi dei miei colleghi della web agency mi incaricarono di aiutarli a moderare la chat ufficiale irc di vasco rossi (ognuno ha i suoi scheletri nell'armadio). Nel 2004 ho aperto il mio vecchio blog, il cui picco di visitatori unici giornalieri in un paio di occasioni superò quota mille (grazie a link da blog illustri), e nei due anni più attivi faceva intorno alle 350 pagine viste al giorno (che per un blog diaristico non sono così poche). Durante le prime settimane di vita di blogbabel (la classifica italiana dei blog) il mio si piazzava nei primi cento, poi quando gli smanettatori capirono come fare per salire in classifica scivolai più indietro perché ancora non avevo la dimestichezza necessaria con alexa e feedburner. Nel 2005 ho pubblicato un post da un boeing 737 in volo da New York a Francoforte, dopo aver fatto il live blogging della vacanza americana postando quotidianamente tutte le foto sulla mia gallery online (sono cose che oggi fanno tutti, ma nel 2005 no). Nel 2006 ho rifatto la stessa cosa per il viaggio in Giappone. Sempre nel 2006 venni contattata dalla redazione di splinder per curare il blog vitadablogger, dal quale poi è stato tratto un libro. A fine 2006 il mio capo viste le mie skill decise di propormi lo spostamento dall'amministrazione alla gestione web di boxol.it. Nel 2007 grazie a un post su uno dei tanti miei viaggi solitari venni contattata dalla redazione della Tui (leader mondiale dei tour operator) per collaborare alla realizzazione di una guida viaggi online. Nel 2009 sono partita da sola per l'america e ho documentato tutto in questo blog e su picasa. Non mi sono volutamente sbattuta per promuovere questo blog a dovere, perché preferisco dedicare più tempo alla mia vita privata. Nel 2010 ho trovato il mio attuale lavoro grazie a un link su twitter.
Non sono grandi cose, ma spero che almeno tolgano qualsiasi dubbio sulla mia capacità di accendere un pc ;)




sabato 31 luglio 2010

Vivi ancora in provincia, ci pensi ogni tanto ai prezzi fuori?

Oggi al paesello ho incontrato una conoscente coetanea che in vita sua è raramente uscita dalla provincia di Ravenna.
cc: ehi ciao, mi hanno detto che sei a Firenze, com'è?
k: eh è una città molto bella, di sera ci vado spesso.
cc: ma non vivi in centro?
k: eh no, ho scelto di affittare una stanza vicino a dove lavoro.
cc: una stanza?? e nell'appartamento ci vivono altre persone??
k: sì due ragazze (sorvolo sulla nazionalità altrimenti costei inizia a correre scandalizzata)
cc: io proprio non ti capisco, alla tua età non hai voglia di vivere da sola?
k: no guarda sono masochista e sto bene solo se aspetto un'ora alla mattina per andare in bagno.
cc: io invece sto così bene nel mio bilocale...
k: ma certo che piacerebbe anche a me il bilocale, che ti credi, mica ho bisogno che me lo dici tu.
cc: e quindi? cosa aspetti?
k: quanto paghi di affitto nel tuo bilocale in centro al paesello?
cc: eh abbastanza, 400 euro
k: "abbastanza", te possino. Sai che in centro a firenze un bilocale costa anche mille euro? Dove vivo io magari si può pure trovare con 700, ma insomma è tanto comunque.
cc: che cifre folli, non capisco tutta questa differenza.
k: non lo capisci eh? sai, le città d'arte, i turisti, quando c'è molta domanda il prezzo aumenta...
cc: ah già. Ma sai che a Firenze non ci sono mai stata? Sono stata solo a Roma e a Venezia.
k: avevo questo sospetto... Ma almeno le vedi ogni tanto le rane?
cc: ehhh?
k: niente :p

venerdì 30 luglio 2010

Se si gioca, io sto in porta.

Negli ultimi mesi ho bramato una routine e ora è arrivata. Le giornate scorrono velocissime, oggi è già un mese che lavoro qui, e davvero mi sembra di aver suonato il campanello ieri per venire al colloquio. Mi dispiace molto non potere parlare più di tanto di questo lavoro (almeno per il momento) ma quando l'altro giorno una di voi mi ha chiesto "ma l'azienda è di quella ragazza che ti ha fatto il colloquio" ho capito che forse qui sul blog non ho descritto molto bene le dimensioni di questo posto. Vi metto un paio di foto per rendere l'idea. Nonostante si sia deciso di scendere in campo su internet soltanto adesso, l'ambaradan è in piedi da trent'anni. Oggi ci hanno chiamato fuori per fare la foto aziendale di gruppo, e con l'occasione ho scoperto che proprio qui accanto abbiamo un campo da calcio privato, che abbiamo calpestato in massa per lo scatto. Purtroppo non ci avevano avvisato prima, e casualmente ce l'hanno fatta proprio l'unico giorno in cui ho azzardato le converse ai piedi. In ogni caso mi sono messa dietro, così non esistono prove. Finalmente le temperature fiorentine sono in calo e così questa settimana sono uscita soltanto Mercoledì per presenziare al concerto del teatro degli orrori. Musicalmente mi sono piaciuti proprio tanto, voto otto. Voto quattro ai discorsi gggiovanilistici del cantante (sà ormai ho una certa età), voto zero ai tecnici della fortezza che quando è saltata la luce all'inizio dei bis non sono stati in grado di ripristinarla prima di venti minuti. Voto nove al cantante che non sapendo più cosa fare per ammazzare il tempo sul palco buio si è buttato all'improvviso sul pubblico per fare crowd surfing. Voto cinque a me che dopo dieci minuti di black out mi sono stufata e sono tornata a prendere la tramvia.

lunedì 26 luglio 2010

Piovono rane?

La settimana scorsa ho voluto provare groupon, un sito già molto diffuso negli Stati Uniti, e che sta muovendo i primi passi in Italia. Praticamente costoro vendono un buono sconto al giorno, usufruibile nella città selezionata. Per la maggioranza i buoni riguardano ristoranti e centri benessere. Siccome una delle mie colleghe l'aveva già provato, mi ha incuriosito e ho voluto provare pure io. Ho comprato due coupon validi 20 euro di spesa ciascuno, da spendere in un ristorante giapponese in zona san frediano, e li ho pagati dieci euro ognuno. Sabato siamo andati a sperimentare. Dopo essere stata in Giappone non sono più riuscita ad andare a mangiare giapponese perché mi sembrava tutto cattivo, praticamente è come passare dai tortellini fatti in casa dalla nonna a quelli di giovanni rana. Questa volta invece sono rimasta contenta, forse perché è passato abbastanza tempo per farmi dimenticare certi particolari sapori. Il mangiare con le bacchette invece è come l'andare in bicicletta, una volta imparato per necessità, non si dimentica più.
Domenica invece siamo andati in gita ad Arezzo in occasione del Play Festival. La città è molto bella e mi ha ricordato parecchio Urbino (forse anche perché ci ero andata in una circostanza simile). La pioggia sembrava voler fare dei brutti scherzi, ma poi alla fine è stata clemente. Vedere Bianconi dei Baustelle che canta "vivi ancora in provincia ci pensi ogni tanto alle rane?" è qualcosa di esilarante, ma quando canta i pezzi dei primi due album io a quell'uomo riesco ancora a perdonargli tutto, perfino quei baffi orrendi. Un quarto del pubblico cantava i pezzi dei primi tre album, le ragazzine quegli degli ultimi due saltando e pogando, e l'altra metà li ha pressoché ignorati perché erano lì per i Belle and Sebastian, musicisti di tutt'altro spessore.
La toscana mi piace sempre di più.

venerdì 23 luglio 2010

Vivere Firenze

Sto continuando ad uscire tutte le sere e probabilmente non è solo colpa del caldo. Dopo avere passato 7 mesi in libertà, quando di sera esco dall'ufficio dopo 9 ore, il mio fisico grida vendetta. Addirittura pretende che io mi faccia i malefici sei piani a piedi, senza l'ascensore. Ogni centimetro di muscolo grida muo-vi-mi. Così salgo in casa, mi doccio, mangio e ritorno giù, rigorosamente scendendo ogni gradino a piedi. La tramvia con la sua aria condizionata è come un'oasi nel deserto, e non mi dispiace per niente passarci una ventina di minuti per arrivare in centro. Mercoledì siamo tornati alla fortezza a vedere il concerto di Benvegnù con tutta la band al seguito, in aggiunta ai soliti c'erano pure i fiati. Tutti dei signori musicisti. L'arena era pienotta e lui si è pure tirato fuori una voce che oserei definire quasi da stadio. Niente a che vedere con questo massacro della sua canzone più bella. Ieri invece ho costretto il socio ad un improvvisato tour gelato-fotografico per le stradine più nascoste del centro. Gente, musica e artisti di strada, ovunque e a qualsiasi ora. E' veramente viva questa città. Peccato che io avessi dimenticato la mia macchina fotografica, ma voglio rifarmi presto, con tanto di cartina alla mano. I giapponesi mi fanno un baffo quando mi ci metto.


giovedì 22 luglio 2010

Antropologia internettiana spicciola.

Amanda Palmer ha pubblicato un disco istantaneo su internet. Il disco fa schifo. Il disco e il relativo merchandising hanno venduto per quindicimila dollari in tre minuti. Come è possibile? Ci siamo rincretiniti tutti?
Ho scritto "ci siamo", perché anche io che non regalo mai niente a nessuno le ho dato un dollaro, dopo aver letto questo post sul suo blog.
Nel post non scrive niente di particolarmente nuovo (se siete ricchi regalatemi uno zilione così mi compro un isola per fare festa con gli amici o se non avete soldi scaricatelo gratis ma non ignoratelo), però ciò che scrive lo confeziona in un modo che chi legge (capendo cosa legge, senza essere prevenuto a prescindere) fatica a trattenersi dall'aderire all'iniziativa. Personalmente il dollaro gliel'ho dato perché ha incitato le persone a scaricarlo gratis, alla faccia delle case discografiche che passano tutto il loro tempo a contrastare gli m-blog. Mi andava di sostenere la sua causa.
Gli altri suoi dischi mi piacciono, qui il massacro di canzoni dei Radiohead con stridolii e ukulele non si può sentire. Nonostante questo non rimpiango di averle dato il dollaro.
Il mio obiettivo lavorativo è imparare a scrivere come lei. L'obiettivo di questo blog invece è di non cambiare di una virgola. Viste le mie personalità contrastanti non dovrebbe essere difficile.


mercoledì 21 luglio 2010

Passeggiata serale.

Ieri sera dopo cena, sono andata in centro con la tramvia. Dopo una lunga passeggiata per sgranchirmi dopo la lunga giornata a sedere davanti al pc, mi sono premiata con un bel gelato.
L'atmosfera era uguale a quelle già vissute tante volte durante le vacanze estive nelle capitali europee. In giro c'erano tanti stranieri e artisti di strada, e per un attimo mi è sembrato di essere veramente in vacanza.
Poi sono entrata da Mel Bookstore a curiosare fra i libri usati. Toh, quello lì assieme a quella tizia assomiglia a Federico Fiumani, mi dico. Poi vado alla cassa e i due sono davanti a me. La cassiera ride, lui la fulmina.
c: no scusi, sorrido perché l'ho riconosciuta.
f: ah, ok. ci speravo.
Non ci sono dubbi, era lui. Firenze è un paesone, dove ti incontri dappertutto i personaggi locali. Due anni fa avevo Piero Pelù accanto alla Flog per il concerto dei Dinosaur Jr, e c'è chi si è incontrato Paolo Vallesi a fare la spesa. D'altra parte è così dappertutto, a Bologna c'erano Dalla e Guccini e a Boston ti potevi incontrare Matt Damon, la Palmer e Steven Tyler. Alla fine non è importante dove sei, quello che conta è come ti senti. Io, adesso, mi sento bene.


martedì 20 luglio 2010

Si viene e si va

pdc: pronto ciao, sono padronedicasa
k: oh ciao, buongiorno, dimmi tutto
pdc: niente, ti volevo informare che "quella" l'ho cacciata di casa.
k: chi?
pdc: la tua coinquilina rumorosa.
k: ah!
pdc: ho provato a parlarle ma lei ha detto che avrebbe continuato a fare i suoi comodi, e allora le ho dato dieci giorni di tempo per sloggiare.
k: maremma, non si scherza mica con te ehhh?
pdc: no ma tu non ne hai idea di che cosa è quella.
k: cioè???
pdc: il vicino di sotto ha protestato con una lettera scritta all'assemblea condominiale, perché tutte le notti verso l'una doveva sorbirsi un'ora di pesanti scricchiolii del letto e urla senza ritegno.
k: apperò...
pdc: e l'altra coinquilina un paio di volte mi ha detto che l'ha vista entrare in stanza con un collega di lavoro 45enne che non era il suo fidanzato.
k: olè!
pdc: insomma, te lo volevo dire, perché se la vedi che distrugge mezza casa perché è arrabbiata che la mando via, vorrei che mi avvertissi.
k: annàmo bene. Buono a sapersi, la mia stanza quando esco la chiudo a chiave allora!

L'altra ragazza invece per fortuna è a posto. Ci ho fatto una lunga chiacchierata ieri commentando l'accaduto e mi ha raccontato la sua vita. Mi ha detto che è felice perché lavorando sodo come infermiera ha ottenuto il permesso di soggiorno per due anni. Ha tre sorelle in Albania che saluta tutte le sere collegandosi con skype e facendo ciao con la manina. Il suo fidanzato è qui in Italia da sedici anni e il suo sogno è di sposarlo presto. Mi guarda mentre cucino la pasta perché dice che non è brava a fare il sugo e vuole imparare. Le chiedo come sono organizzate per le pulizie e mi spiega che ci sono turni di una volta alla settimana. Poi mi racconta che una volta la rumorosa ha preso la scopa alla ragazza che ho sostituito io e gliel'ha sbattuta in terra gridandole che non si pulisce così. Oh, come mi dispiace che se ne vada.

lunedì 19 luglio 2010

Ambientamento eseguito con successo.

E' lunedì mattina e dopo un week end intensissimo sono fresca come una rosa. La mia sveglia è suonata alle otto, mi sono fatta una bella doccia e sono uscita di casa alle otto e mezza. Alle otto e trentacinque è passato un autobus nuovo, pulito, vuoto e con aria condizionata. Alle otto e cinquanta ho varcato il cancello dell'azienda. I cinquanta minuti di viaggio sauna del treno pendolari&zingari vecchio lercio e puzzone verso Bologna sono ormai un ricordo (anche se non troppo sbiadito perché certe cose non si dimenticano facilmente).
Venerdì sono tornata in romagna per una notte, e sono andata al concerto di Dente all'Hana-bi, tanto per rivedere un po' di vecchi amici. Le canzonette di Dente sono carine, ma quando lui parla fra una canzone e l'altra è talmente antipatico che l'avrei preso a badilate nel sedere. E' così spocchioso che si è anche fumato una sigaretta un paio di volte mentre la gente accaldata attendeva la canzone successiva.
Sabato sono tornata a Firenze per andare alla fortezza da basso a vedere i Calibro 35. Non credo che mi comprerei mai un loro cd, ma l'idea che hanno avuto è molto bella. Nel maxischermo proiettavano "Milano odia" un film poliziesco degli anni settanta, dove le alfette della polizia venivano ancora chiamate madame e rincorrevano i malfattori per tutta la città. I Calibro 35 eseguivano in diretta la colonna sonora, e devo dire che ne è uscita fuori una bella cosa. La fortezza per come è organizzata all'interno mi ricorda molto il fu "made in bo", e credo che ci ritornerò ancora quest'estate, perché ho visto altre cosette interessanti nel calendario concerti.
Domenica l'ho passata a sguazzare in piscina. Poi passeggiata serale in centro e pizza con amici. Sono rientrata a casa con la tramvia a mezzanotte e mezza, e cinque minuti dopo ero a letto.
Strategicamente la posizione di dove vivo è perfetta. I problemi sonori di cui vi parlavo qualche post fa non si sono presentati, perché la mia stanza è dall'altra parte della casa, e quindi non mi riguardano. Se il caldo dà un pochino di tregua, fino a maggio mi sa che non mi muovo di lì.

venerdì 16 luglio 2010

Concerto imprevisto.

k: pronto?
p: ciao! senti, ti chiamo perché volevo chiederti se stasera venivi a s.......
k: vengo.
p: ma non ho nemmeno finito la frase!
k: non importa. sono solo le otto e se devo stare dentro questo forno tutta la sera domattina le coinquiline trovano un pollo allo spiedo gigante nel mio letto. dov'è che si va?
p: a san salvi, al fresco.
k: bene, c'è qualcosa di particolare?
p: ci suona un gruppo sconosciuto, però nel manifesto dice "ospite Paolo Benvegnù"
k: dai che se ci va bene magari suona un paio di pezzi.
p: e se va male suona solo la chitarra con quelli.
k: sempre pessimista tu.
Quando siamo arrivati, in prima fila c'erano ancora due sedie libere laterali. Il gruppo sconosciuto inizia a suonare sul palco e trenta secondi dopo inizio a sbadigliare, non li nomino perché se si cercano su google potrebbero rimanerci male. Dal secondo pezzo dormo senza ritegno. Dopo il quarto il cantante dice che lasceranno il posto a Benvegnù per suonare qualche sua canzone, e poi loro torneranno dopo. Mi sveglio di colpo.
k: appena ha finito lui andiamo via vero???
p: assolutamente sì.
E poi arriva lui con una sedia in una mano e la chitarra nell'altra, si piazza a venti centimetri dalla prima fila e inizia a cantare una delle sue tristissime canzoni strappalacrime. Altro che sbadigliare, a momenti non sbatto nemmeno le ciglia per non perdermi neanche una frazione di secondo. Fra un pezzo e l'altro parla tantissimo e risponde alle domande del pubblico. Un ragazzo gli chiede se la canzone che ha appena suonato è inventata o se si basa su fatti reali. Lui resta spiazzato e guarda nel vuoto e dice che purtroppo è reale. Poi, visto che san salvi è l'edificio di un ex manicomio, fa una digressione sul tema. Dice che se fosse stato ancora aperto probabilmente lui ora sarebbe stato lì dentro e che bisogna ringraziare Basaglia per la legge 180. In quegli anni chi aveva il sapere deteneva anche il potere, e quella è stata l'ultima legge etica che secondo lui è stata fatta. I malati da quel momento iniziarono ad essere trattati come persone. Poi sospira e dice che il nano fa quasi rimpiangere il gobbo. Come dargli torto. A questo punto però ci promette che suonerà pezzi più allegri e così fa nei successivi due. Poi chiude con la sua canzone più triste.
Il gruppo soporifero ricomincia, dopo mezza canzone stiamo già camminando verso l'uscita.

giovedì 15 luglio 2010

Vita sociale

La seconda notte nella casa nuova è andata molto meglio. Ieri sera la italian society si è recata in missione concerto degli A Toys Orchestra a Borgo San Lorenzo. La vita sociale è ufficialmente ricominciata in jeans corti e maglietta, e sinceramente se ne sentiva il bisogno. Questo gruppo ce l'ho sempre avuto nel cuore fin da quando mossero i loro primissimi passi, e ieri non si sono smentiti, anche se mi hanno fatto arrabbiare perché non hanno suonato la mia canzone preferita. Oltretutto divergo fortemente dalla copertina del loro ultimo disco perché la ritengo una delle più brutte di sempre, ma va bene così perché il lavoro di una band è allietare le orecchie e non gli occhi. Il concerto si è svolto in un micro palco secondario della festa dell'unità, e insieme al pubblico tipico si sono fermati tanti curiosi che li hanno apprezzati. Sono rientrata a casa all'una. Trenta secondi dopo aver toccato il letto mi sono addormentata e non mi sono più svegliata fino alle otto del mattino. Devo uscire più spesso.

mercoledì 14 luglio 2010

Casa nuova

Sono le quattro del mattino e non riesco a dormire. Come ogni "prima notte in un posto nuovo" l'insonnia è venuta a bussare alla mia porta. Ieri sera infatti è avvenuta la consegna delle chiavi e mi trovo nella stanza nuova.
L'appartamento è all'ultimo piano e per fronteggiare le temperature improbabili che si raggiungono qui dentro mi rigiro a trecentosessanta gradi nel lettone matrimoniale che al momento è senza cuscini perché nessuno ha pensato di dirmi che dovevo portarmi i miei. Il ventilatore gira imperterrito dal primo minuto in cui sono entrata in casa. Nel giro di sei mesi e mezzo sono passata dagli artici -20 °c dell'inverno Bostoniano ai +40°c della conca fiorentina. Voi direte che mi lamento sempre del tempo e avete ragione, ma sessanta gradi di escursione termica credo che frullerebbero chiunque.
Il padrone di casa ha fatto un po' l'italiano. Sinceramente me lo aspettavo, ma quando ho verificato che le foto che aveva messo su internet corrispondevano a realtà, mi sono fidata, anche perché non c'erano valide scelte alternative.
kay: c'è internet vero?
pdc: cerrrto, vai tranquilla!
kay: mi raccomando, perché mi serve per lavoro
pdc: sì sì che c'è, non ti preoccupare.
"Internet" secondo lui è una schedina della 3 da condividere fra tre coinquiline, la cui connessione va talmente lenta da non riuscire ad aprire nemmeno la chat di gmail.
kay: qui va lentissimo, io credevo che ci fosse l'adsl...
pdc: mai parlato di adsl. Però sei fortunata, nella tua stanza si prende una rete wireless a scrocco da un vicino.
kay: come sono fortunata, sìsì.
La rete wireless da cui vi sto scrivendo ora, è più veloce della sua chiavetta, ma da quando ho iniziato questo post si è già disconnessa tre volte.
kay: le coinquiline non ci sono?
pdc: arrivano fra poco credo, sai fanno le infermiere.
kay: ah già si me l'avevi detto. di dov'è che sono loro?
pdc: ah sì, ti avevo detto che erano straniere, beh sono una rumena e una albanese, ma tanto tu non è che ti fai problemi vero?
kay: fortunatamente no, a Boston ho pure convissuto con due russi, però visto che magari a tanta gente potrebbe dare fastidio sarebbe stato giusto dirlo prima per conoscenza no?
pdc: ma tanto sono bravissime ragazze! garantisco io per loro!
Durante questa conversazione si è aperta la porta di casa. E' entrata una delle due. In effetti mi è sembrata veramente tranquilla, faticheresti a dire che non è italiana.
coinquilina1: ciao, piacere. senti pdc, io e te dobbiamo parlare.
pdc: sì? dimmi tutto.
c1: io quell'altra non la sopporto più. Ha il fidanzato che dorme qui tipo cinque sere a settimana, e nelle poche sere che non c'è lui viene a trovarla un altro. Come se non bastasse sono pure molto rumorosi quando fanno le loro cose.
kay: coff coff!
pdc: non vi preoccupate, tra due giorni devo tornare per riscuotere l'affitto. Le parlerò e se non si dimostrerà ragionevole io la caccio di casa! Questo non è un porto di mare!
Iniziamo bene.
La seconda coinquilina è rientrata con il fidanzato un paio d'ore dopo, quando pdc era già andato via. Anche lei sembra italiana, ma al contrario dell'altra è un po' tipo vamp appariscente. Per questa notte lei e il fidanzato si sono trattenuti dal fare acrobazie sonore. Che gentili.
Mi consolerò domani quando andrò a prendere l'autobus che ferma qui di fronte e mi scaricherà davanti all'azienda dieci minuti dopo. Vero?

martedì 13 luglio 2010

Coerenze stilistiche.

Passare la giornata a documentarsi sui siti cosiddetti fashion sta iniziando a diventare una tortura. Non ho un soldo da spendere, almeno fino a quando non mi arriverà il primo stipendio. Ho la posta elettronica intasata di offertissime imperdibili e oltretutto mi rifiuto di finanziare la concorrenza.
Non me ne è mai fregato niente di apparire, e tuttora non me ne importa: mi piace pensare a me come l'orso asociale rintanato nella stanza bostoniana al riparo dal resto del mondo. Però cosa volete che vi dica, evidentemente è vero che la tentazione fa l'uomo ladro. Se io vedo delle Converse a 25 euro diventa proprio più forte di me resistere all'acquisto. Eppure dovrò imparare a controllarmi, perché ne possiedo già tre paia e in questo ufficio non le posso più mettere. Per fortuna è estate e rimedio con i sandali, ma per l'inverno non potrò di certo presentarmi qui con gli anfibi. Qui nessuno impone niente, ma le altre sono sempre tutte perfette e la competizione in un'azienda prettamente femminile raggiunge livelli infiniti. Dove lavoravo prima d'estate si andava in ufficio in pantaloni corti e ciabatte e l'atmosfera era molto più chill. Dopo aver passato sei anni in un posto del genere è dura riabituarsi al malefico pantalone con la piega.
Comunque fino a che questa fase di adattamento resterà il mio problema più grande potrò ritenermi fortunata. Avercene di questi problemi, signora mia.

lunedì 12 luglio 2010

A piece of cake?

Proprio dopo aver ribadito con forza che questo blog sono io, sto meditando di dare una svolta editoriale a questo blog. Non ho ancora bene le idee chiare però. Ci devo pensare.
Tutto questo perché sabato sera sono ritornata al paesello e sono uscita a bere una birra con un'amica.
"Ti scoccia se invito anche questa ragazza che ho conosciuto da poco?"
"Figurati, a me piace conoscere gente nuova".
Ecco io questa ve la vorrei davvero raccontare, perché la tizia in questione ha avuto una vita così disastrata da farmi restare a bocca aperta. Io credevo di averle già sentite tutte e invece al peggio non c'è mai fine. C'è anche da dire che vedendola così bella e fine non lo diresti mai, ma ha talmente bisogno di confidarsi che mi ha raccontato la sua vita anche se ci conoscevamo solo da un'ora.
Fossi stata in america avrei già spiattellato tutto qui sopra, perché la sua storia è veramente incredibile, ma si sa che l'Italia è un paese piccolo e mi tocca trattenermi.
Come se non bastasse probabilmente almeno fino a natale non ci saranno altri viaggi in programma, e pure la sezione che qualcuno ha definito national geographic subirà una lunga pausa.
Se mi mettessi a scrivere di moda so già che qualcuno mi prenderebbe giustamente a pomodorate, perciò evito.
Quindi che faccio?
Posto la ricetta del tiramisù?
Uno di voi mi ha scritto che forse per il blog era meglio che restassi all'estero, e credo che abbia ragione. Per quanto riguarda la mia vita privata però no. Col senno di poi rifarei tutto quello che ho fatto per ritrovarmi qui ora. Anche gli sbagli, perché senza di essi non avrei avuto il coraggio di ripartire da zero.
Forse la torta di mele mi riesce meglio. La mia preferita però è la torta di riso.



giovedì 8 luglio 2010

Work in progress

Il bilancio dopo la prima settimana fiorentina è che io questo tipo di lavoro mi sono resa conto di amarlo.
Quando secoli fa vidi "what the women want" e i protagonisti erano seduti attorno a un tavolo per tirarsi fuori idee creative da utilizzare in uno spot pubblicitario, io pensai che era un lavoro da sogno. Sorvoliamo sulla faccenda che per capire le donne lui si fosse messo i collant. Giuro che se continuo ad occuparmi di queste cose non penserò mai di indossare un paio di boxer per capire cosa vogliono gli uomini dalla moda!
Ritornando al qui e ora, stiamo facendo un lavoro enorme di ricerca sul settore, però capita spesso che ci si ritrova tutti in sala riunioni e ognuno spara le sue nuove idee di marketing.
"E se facessimo questo?"
"E se facessimo quello?"
"Fermi tutti, io non voglio essere uno fra i tanti, io voglio essere qualcuno. Voglio L'IDEA"
Lavorando così il tempo vola e ci si appassiona. Io questo bambino internettiano che presto nascerà me lo sto già prendendo a cuore. Non si tratta più di un lavoro, ma di una sfida. Poi magari non andrà come sperato, ma non si potrà dire che non ci abbiamo provato.
Di certo costoro non hanno bisogno di questo blogghetto per riuscirci. Anzi, se mai vedrete qui sopra un link con scritto compra questo o compra quello, vi autorizzo a sputarmi in un occhio quando mi vedete in giro.

mercoledì 7 luglio 2010

Sfogo da sindrome premestruale

Ho già ricevuto la mia prima infamata per il post precedente perché ha a che fare con il mio nuovo lavoro, e a cui ho risposto senza mezzi termini. Chiariamo subito come stanno le cose: questo blog sono IO.
La categoria io, se non ve ne siete ancora accorti, da quando è stata istituita comprende: me, la zona dove abito, il posto dove lavoro, le persone strane che incontro, le città che visito, e il santo che mi sopporta (detto volgarmente italian society, nel caso non ci foste arrivati).
Io parlo delle cose che succedono nella mia quotidianità.
Se prima vi faceva figo leggere storie dall'america e adesso vi risulto noiosa e scontata solo perché vivo nella vostra stessa PENisola, siete liberi di aggiornare i vostri blogroll. IO sono sempre IO e non cambio solo perché sono salita su un aereo con una valigia grossa. IO ero IO anche prima di partire, quando molti di voi non mi conoscevano.
Continuerò anche senza il vostro permesso a scrivere le cose che mi succedono, e a parlare delle cose che mi hanno fatto riflettere divergendo dalle mie opinioni. Nel caso preciso, la MIA divergenza dall'acquisto di abbigliamento su internet è stata superata, la tua è libera di stare dove sta.
Buon proseguimento per chi rimane.
Auguri e figlie femmine a chi va.

martedì 6 luglio 2010

Acquisti on-line

Nel 2002 effettuai il mio primo acquisto on-line per comprare il biglietto di un concerto. Le mie amiche si domandavano se fossi pazza a comunicare a qualcuno i numeretti magici. Da quel giorno ho sempre comprato di tutto su internet, perfino l'aspirapolvere. A Boston ci ho addirittura ordinato la pizza, seguendo il tracking delle fasi di preparazione. Per ironia della sorte, l'unica cosa su cui ho sempre avuto dubbi, è stato l'acquisto di abbigliamento. Ho effettuato il primo soltanto quindici giorni fa, per iniziare a studiare questo mondo, per ragioni lavorative.
Il mio dubbio più grande era ovviamente "e se dopo non mi va bene? come si fa a comprare un capo di abbigliamento senza misurarlo?"
Dopo aver analizzato il tutto in profondità mi sono mangiata le mani per tutte le buone occasioni che posso aver perso.
Per prima cosa, tutti i siti di questo tipo dopo averti mostrato il prodotto da tutte le angolazioni possibili e averti dato indicazioni sulla vestibilità, accettano il reso gratuito. Per quanto riguarda i soldi si può scegliere se lasciarli lì a credito per futuri acquisti, o se farsi fare un bonifico di rimborso.
Poi, tutti questi siti vendono cose della stagione precedente ad almeno il 50% di sconto. Essendoci molta competizione, a volte distribuiscono coupon con ulteriori sconti.
Un'altra obiezione comune fra gli alternativi medi è: a me di avere un capo "firmato" non me ne importa niente, posso vivere anche senza. Questo lo posso capire, ma bisogna esaminare anche l'altro lato della medaglia. Quando gli imprenditori italiani chiudono le fabbriche perché non ci stanno dentro con i costi, noi tutti ci indignamo. Buona parte delle persone che si indignano, quando acquistano non fanno nemmeno caso all'etichetta made in Italy, e finanziano economie straniere, la Cina in primis. Acquistando abbigliamento di marca italiano a prezzi stracciati invece abbiamo la garanzia della qualità, paghiamo poco comunque, e aiutiamo le aziende italiane a non chiudere.
Il mio primo acquisto è stato una cintura di vera pelle di una stilista emergente, pagata solo 28 euro. Al mercato roba che una cintura di plastica cinese la paghi uguale, se non di più.
Meditate gente, meditate!

venerdì 2 luglio 2010

Al lavoro!

Ieri ho iniziato il nuovo lavoro, insieme alla mia nuova collega. E' stata una giornata impegnativa, ma ne sono uscita entusiasta. Abbiamo preso possesso delle nostre scrivanie nell'ufficio marketing e dei nostri nuovi portatili. Ci hanno presentato tutti, e abbiamo partecipato a un paio di riunioni introduttive per darci una prima infarinata sulle strategie che andremo a mettere in atto. Praticamente dobbiamo lanciare un nuovo sito di e-commerce che andrà on-line a settembre, e sarà una bella sfida.
L'unico lato negativo della giornata è che l'ostello in cui volevo stare fino alla consegna della stanza a metà mese, è assolutamente da bocciare. Fortunatamente ho già trovato un'altra sistemazione provvisoria, dove passerò la settimana prossima.
Purtroppo quell'ostello ospita tre soggetti da me molto divergenti, nella stanza accanto. La stanza accanto è la mia stessa stanza, divisa da una parete di cartongesso alta solo fino a tre quarti del muro. Si sente tutto. Praticamente una fila interminabile di prott e burp, nonostante l'alto volume della loro tv portatile accesa fino a mezzanotte e mezza. Una volta spenta iniziano le loro chiacchiere sulle speranze che il comune gli dia una casa, e sul sussidio di disoccupazione. Poveretti, sicuramente nella loro vita sono stati sfortunati, ma io in due notti ho dormito 6 ore totali e al secondo giorno di lavoro non avevo in programma di andare in giro con una flebo di caffé. Pazienza, mica poteva essere tutto perfetto da subito, no?

lunedì 28 giugno 2010

Roma

Siccome lo scorso week-end è stato il mio ultimo da donna libera priva di vincoli lavorativi, con la italian society si è deciso di sfruttare l'occasione per andare a Roma. Sulla città eterna non ho niente da dire che non sia già stato detto, e magari lascio parlare le foto.
A proposito di divergenze culturali, voi non avete idea di che cosa può succedere quando la titolare di un buon bed & breakfast che non spiccica una parola di inglese si ritrova di colpo parecchi turisti americani perché per farsi pubblicità si è fatta iscrivere dal figlio a hostelworld.com. La signora Olga, è la classica signora settantenne romana a cui piace fare le cose per bene. Appena entrati ci ha subito snocciolato le regole del posto e dopo averci dato le chiavi della stanza ci ha congedati con un sorriso. Le sue recensioni sul sito sono tutte positive a parte una di un americano che era furioso perché non capiva come mai lei gli avesse nascosto il telecomando del condizionatore. Prima di andare via gliel'ho chiesto e lei mi ha spiegato che lui dormiva con la finestra aperta e il condizionatore acceso e non lo spegneva nemmeno quando usciva. Ad uno statunitense è già difficile spiegargli il concetto di spreco nella sua lingua, figuriamoci in un inglese stentato come quello della signora che quando suonano il campanello legge direttamente dal foglio degli appunti: ueit ai cam daun tu open ze dor.
La scenetta a cui abbiamo assistito durante la colazione però è stata a dir poco esilarante. Nel tavolo accanto al nostro c'erano tre biondine americane ventenni. Sapendo che loro preferiscono fare colazione con cibi salati, la premurosa Olga aveva preparato loro l'uovo alla coque.
O: ecco, milc e coffi
3a: thank you madam
O: ecco bbella tieni anche l'ovo. uonderful egg.
3a: how can I open this without breaking it too much?
O: che ha detto questa?
kay: ha chiesto come può aprirlo senza romperlo, sa nel suo paese glieli servono solo sodi già sgusciati.
Olga prende il cucchiaio e glielo rompe in cima, toccandolo pure con le sue mani. La tipa resta perplessa. Olga pensa che non gli piaccia l'uovo.
O: du iu laik cock?
Le ragazze diventano rosse paonazze e non rispondono. Io capisco cosa in realtà ha chiesto loro e scoppio a ridere.
O: Non capisco, ies?? du iu laik cock?? è bbono l'ovetto alla coque ehhh?
Silenzio e sguardi imbarazzati. Guance rosse.
K: signora Olga mi scusi, ma coque così come lo pronuncia lei in inglese è una brutta parola, si dice in un altro modo.
O: ahahahah è una brutta parola ahahah e che significa cock??
K: ehm è l'attributo maschile...
O: ahahahahah odddio ahahahah cock ahahah!!
Poi indica l'unico maschio presente in sala e continua a ripetere cock cock cock spanciandosi dalle risate. Le tipe se solo avessero il numero chiamerebbero la neuro. Alla fine gli spiego il malinteso e si fanno una risata pure loro. Avrei voluto avere una telecamera, giuro.

lunedì 21 giugno 2010

E casa fu.

Una sera della settimana scorsa ho passato quattro ore a leggere qualsiasi annuncio immobiliare pubblicato sulla zona che mi interessava e dopo essermi fatta una cultura enorme sui paesini limitrofi, sul costo al metro quadro, e sulla rete di trasporti pubblici, ho trovato la stanza che fa per me. Santo google maps mi ha permesso di capire che la fermata dell'autobus che passa anche davanti alla ditta è a trenta passi dal portone. Il supermercato è nella strada parallela. La fermata della tramvia che arriva in centro a Firenze è a cinque minuti. Sulla carta la stanza era praticamente perfetta, perciò sabato sono andata a vederla. Il padrone di casa è il tipico fiorentino con la parlantina sciolta, e invece di imprecare contro il cattivo tempo mi ha fatto i complimenti per il colore viola del mio ombrello, dicendomi che è proprio il colore giusto da queste parti, per omaggiare la squadra di casa. Lui non abita lì, ed è venuto apposta per mostrarmi l'appartamento. Le mie coinquiline saranno due ragazze che fanno le infermiere, e che molto probabilmente avranno turni di lavoro diversi dai miei, perciò non ci si incontrerà molto spesso. Io prenderò il posto di una ragazza cinese che ha studiato al polimoda, e che in un inglese stentato mi ha detto che ha comprato il biglietto aereo per tornare in cina il tredici luglio. Come facesse a seguire le lezioni resta un mistero. Il fatto che proprio lei se ne vada un po' mi solleva, perché da queste parti sappiamo che le condivisioni di spazi abitativi con persone orientali possono essere alquanto "insolite". L'unico difetto dell'appartamento è che si trova al sesto piano. Sì, c'è l'ascensore, ma so già che per questi due mesi sarà un forno. Dopo il frigorifero Bostoniano non mi dispiace nemmeno. Sapere che il prossimo inverno non sperimenterò nuovamente i venti gradi sottozero mi conforta. Mi resta il problema del dove dormire dall'uno al tredici, ma sembra che in zona ci sia un ostello decente. Dopo questo lungo periodo di "vacanza", non vedo letteralmente l'ora di iniziare a lavorare, chi l'avrebbe mai detto!

martedì 15 giugno 2010

Firenze arrivo!

Ve lo dico senza troppi preamboli: mi hanno assunto e si inizia il primo luglio.
Ringrazio tutti voi che mi avete aiutato. Siete stati tantissimi e purtroppo non posso offrire da bere a tutti, ma sappiate che se in futuro avrete bisogno di un click potrete bussare a questa porta.
E ora, il post che speravo di scrivere da un anno a questa parte.
Un anno fa per tutta una serie di congiunzioni astrali e karma negativi, come ben sapete ho messo da parte tutto e tutti e ho deciso di licenziarmi per poi partire per gli stati uniti a settembre. Quando si fa una cosa del genere si sa benissimo cosa si perde, ma non si sa cosa si troverà. Questo è uno dei maggiori motivi per cui tante persone non hanno il coraggio di fare un salto nel buio e preferiscono sopportare situazioni umanamente insostenibili, nascondendosi dietro alle più svariate scuse:
- "la mia vita fa schifo ma ho il gomito che mi fa contatto col ginocchio";
- "il mio lavoro mi uccide. potrei permettermi di stare a casa qualche mese ma non lo faccio perché poi ho paura di annoiarmi" (?!?!?);
- "sono proprietario di casa qui e non mi va di affittarla perché gli inquilini potrebbero rovinarmi il mobile della nonna";
- "l'Italia è un posto di merda però se abbandono la mamma poi nessuno mi cucina le sue tagliatelle";
- "potrei anche arrangiarmi con i 4 salti in padella, ma poi chi stira?";
- "la Svezia sì che è un posto fico, ma poi d'inverno fa freddo e d'estate non si va al mare";
- eccetera, eccetera, eccetera.
Gente, se non ce la fate veramente più, prendetevi una pausa e buttatevi, è un ordine!
Io che non sono di certo superman a poco più di un mese dal mio ritorno ho ricevuto la comunicazione di assunzione: sono la dimostrazione vivente che anche in Italia ci possono ancora essere buone opportunità per chi le sa cogliere. E non sono l'unica, tanto per farvi un esempio anche l'esponente fiorentino della italian society ha trovato lavoro una settimana fa, prima di me.
A quanto pare a posteriori ho avuto ragione su chi mi consigliava di restare a Boston a fare la cameriera perché la situazione politica italiana è sempre più ridicola. A conti fatti i personaggi politici sono persone infami dappertutto (anche se alcuni sono più bravi a nasconderlo), ma il vantaggio che ti dà essere madrelingua quando cerchi un lavoro è incolmabile.
Dette tutte queste belle parole, faccio presente che magari fra cinque anni mi alzerò una mattina e deciderò di aprire una baracchina della piadina alle Fiji. Ormai mi conoscete e non credo che vi stupireste ;)

domenica 13 giugno 2010

Girl geek dinner toscana

Ieri la vostra antropologa da strapazzo ha presenziato alla girl geek dinner a Firenze, dove era presente la crema della "scena" internettiana femminile toscana. C'era lei, la blogstar fiorentina spontanea, sorridente e gentile. Poi lei (la donna che potrebbe cambiare la mia vita lavorativa) ci ha esposto un'ottima presentazione sulle donne e i new media che conteneva fra gli altri anche il link a questo blog. Lei, lei, lei, lei hanno fatto un ottimo lavoro organizzando il tutto insieme ad altre ragazze che ancora non conosco. Il buffet era veramente galattico, e sempre siano lodate le tre bottiglie di vino che ho vinto alla lotteria. Lei è una delle mie concorrenti per quel posto di lavoro e non l'ho uccisa perché ha una faccia super simpatica e spero veramente di potermela ritrovare come collega. Lui è l'uomo più paziente del mondo ed è stato perfetto, anche se mi piacerebbe che iniziasse ad usare twitter. Lui, uno dei pochi esponenti fiorentini del "bloggare alla vecchia maniera" che conosco, è passato a trovarmi.
E qui, sul bloggare alla vecchia maniera, apro la mia parentesi preferita a proposito delle divergenze "culturali" rilevate.
Quando aprii il mio primo blog nel 2004 mi ritrovai in mezzo alla scena blogger bolognese che era nel pieno del suo fermento. Alcuni dei protagonisti di quel periodo sono oggi scrittori, giornalisti, redattori. Io purtroppo ho avuto l'idea di sprecare nove anni della mia vita a fare la contabilità perché lo consideravo un lavoro sicuro, ma se tornassi indietro mi ribellerei molto prima a quel tipo di situazione. Ma torniamo a noi. Le caratteristiche peculiari del blogger bolognese del 2004 erano ascoltare musica alternativa di qualità e scrivere di pancia. Mi ricordo che ci si appassionava veramente al personaggio che raccontava le sue esperienze sulla paginetta internet. Quasi tutti erano privi delle competenze informatiche necessarie e davano sfogo ai loro ego sui blog preconfezionati di splinder. Ieri invece, le blogger toscane del 2010 mi hanno dato un'impressione completamente diversa. Loro di comunicazione e marketing ne sanno a pacchi e si vede anche da come si presentano. Quasi tutte fanno lavori inerenti, e quando utilizzano termini come seo sanno benissimo di che cosa stanno parlando.
Fondamentalmente a mio parere il perfetto blogger sta nel mezzo. Se uno non capisce come uscire primo su google perde tantissime opportunità di essere letto, ma se uno arriva primo e non scrive cose che riescono a fare breccia nel cuore del lettore, costui la volta successiva sul suo sito non ci entra più.
Bene, appurato che rientro in pieno nelle caratteristiche sopracitate, tenete le dita incrociate per me ancora qualche giorno? Oh, se non ci riesco almeno potrò dire di averci provato e non avrò rimpianti. I lavori da ragioniera non scappano di sicuro (purtroppo).