sabato 26 dicembre 2009

Conto alla rovescia

Fra 4 giorni riparto, o almeno ci provo.
Oggi ho letto sul giornale di un tentativo di attentato, su un aereo che da Amsterdam va negli Stati Uniti. Ovviamente, il biglietto che ho in tasca io fa scalo ad Amsterdam. Non bastava il maltempo per farmi temere ritardi, ora bisogna mettere in conto anche l'aumentata paranoia dei dipendenti aeroportuali. Sarebbe carino arrivare in tempo per festeggiare il capodanno. Fortunatamente, per i controlli ho almeno 4 ore di tempo fra un volo e l'altro, e dovrebbero bastare. Devo ricordarmi di non mettere cose strane nel bagaglio a mano, e niente calzino bucato!

mercoledì 23 dicembre 2009

Diamo un nome al responsabile.

Ieri sono andata in ufficio a Bologna a trovare gli ex colleghi, e ho avuto modo di ricordarmi bene la causa scatenante del mio licenziamento e conseguente inizio dell'avventura Bostoniana: TRENITALIA. Ho lavorato a Bologna 6 anni, e ho resistito così tanto solo perché mi piaceva il mio posto di lavoro, e perché avendo lavorato precedentemente in un altro paio di posti, sapevo bene com'è quando il titolare non viene incontro alle tue esigenze. Insomma, è uno di quei rari posti in cui puoi dire che "si sta bene". Dopo tre anni di pendolarismo, passati trascorrendo fuori casa 11,x ore al giorno (1 ora di viaggio di andata, 8 ore di lavoro, 1 ora di pausa pranzo, 1 ora di viaggio di ritorno, x minuti/ore di ritardo del treno), ho deciso che così non potevo andare avanti e mi sono trasferita a Bologna per due anni. Poi siccome ero riuscita ad ottenere il part time, e siccome gli esseri umani hanno la memoria molto corta, sono tornata all'ovile e ho pendolato un altro anno prima di scoppiare.
Ieri, il mio treno di ritorno, partito in ritardo di 45 minuti, si è fermato per altri 15 minuti alla stazione successiva per raccogliere dei disperati fermi da un'ora su un treno rotto in mezzo alla campagna, senza riscaldamento. Entrambi i treni erano pieni, e dopo aver caricato queste persone si è creato un non proprio piacevole effetto "le sardine in scatola stanno più comode", anche chiamato "scusi, può spostare la sua ascella dal mio naso?".
L'amministratore delegato di trenitalia Mauro Moretti, invece di scusarsi per la manutenzione carente, dà la colpa al tempo. In Russia (che non è proprio una nazione famosa per la sua efficienza come lo è la Finlandia), ieri i vecchi treni della Transiberiana filavano lisci come l'olio alla simpatica temperatura di meno trentadue gradi centigradi.
E poi ha detto quell'altra frase, con cui probabilmente ha segnato il suo destino lavorativo. Qualcosa che a me è suonato come "se hanno freddo che si portino le coperte".
Signor Amministratore, si ricorda cosa è successo a Maria Antonietta quando ha detto "se non hanno il pane che mangino le brioches?".

giovedì 17 dicembre 2009

Per fortuna che riparto presto

Dopo l'assalto a Berlusconi, il nostro presidente del senato ha definito Facebook più pericoloso dei terroristi degli anni '70. In un certo senso ha ragione, ma non nel senso che intende lui. Facebook può istigare alla violenza come qualsiasi muro per la strada, a causa di una scritta spruzzata con vernice spray. Tanto più che l'assalitore del primo ministro, non era nemmeno iscritto. Io credo che internet in generale sia più pericoloso per le loro poltrone, a cui i vecchi politici italiani sono saldamente ancorati e non sembrano intenzionati a mollare la presa. Per la prima volta nella storia del mondo esiste una piazza virtuale dove il popolo si può confrontare, e questo spaventa i potenti mille volte di più di dieci sfigati che piazzano bombe in giro. Il ministro dell'interno vuole predisporre una legge per "mettere ordine nel web" seguendo il brutto esempio di Cina e Iran. Non sono belle cose da leggere nel 2009 in un paese che si definisce "libero". Nei tanto criticati Stati Uniti, nessuno si sarebbe mai sognato anche solo di pensare una cosa del genere. La libertà di parola è espressa alla massima potenza lì. Non sopporti qualcuno? Sei libero di prendere un microfono, andare in tv e lavare i suoi panni sporchi in pubblico, purché tu dica sempre la verità. Santoro, Biagi e Luttazzi non avrebbero avuto nessun problema a svolgere il loro lavoro. In America Dave Chappelle è uno che ne dice di tutti i colori su tutti, le sue comedy su youtube sono imperdibili. Grazie a tutto ciò, tanto per fare un esempio qualsiasi, se Nancy dovesse capitare sul mio blog non mi denuncerebbe mai. Spero. (Non si sa mai, ultimamente il blog ha rilevato diverse visite provenienti da Boston, dopo essere passati dal traduttore automatico di google... Hi folks!)

sabato 12 dicembre 2009

Casa, cara casa.

Sono a casa. Appena scesa dall'aereo intorno a mezzogiorno, ho sentito il calore del sole sul viso, e ho capito che nemmeno questa è una cosa che va mai data per scontata. Ho capito che chi ha scritto "O sole mio" probabilmente era stato via dall'Italia per un po' e quando è tornato si è reso conto che qui è diverso. Dicevamo no more Nancy. Il giorno prima di partire sono andata a vedere un paio di stanze che si liberano dal primo gennaio. "Non ti preoccupare, fino a quando non trovi puoi stare da me", mi ha detto la solita persona disinteressata. La prima stanza era senza mobili, nell'annuncio si erano dimenticati di scriverlo, e quindi l'ho bocciata a priori. Nella seconda, la padrona di casa potrebbe essere una papabile nuova Nancy. Questo blog non può perdere tutti i suoi "personaggi", senza acquisirne di nuovi, che diamine. L'unico problema è che non si sa il suo nome. La signora cinquantenne è un'artista, negli anni d'oro vendeva le sue bizzarre sculture per un sacco di soldi. Ora che il boom è finito, è rimasta a piedi con una mega casa in zona semi-centrale, e per campare oltre a lavorare in biblioteca, affitta le stanze di casa sua. Dicevo, non si sa il nome perché sul suo sito internet c'è scritto A.E. Cognome, e lei mi si è presentata dicendo "piacere, AE" che pronunciato all'americana diventa "piacere, ei i". Questi artisti a volte sono eccentrici. Ho scelto di andare a vedere la casa di ei i perché mi ha colpito il suo annuncio, che conteneva due frasi interessanti:
1) nella mia casa si respira un'atmosfera indipendente, calma, amica, funky e letterata.
2) non rispondete all'annuncio se fascisti o stupidoni invertebrati.
Nancy se fosse cresciuta in Italia sarebbe stata fascista. Quando vede Obama alla tv dice "such a jerk". Ei i sembra molto più rock n' roll. Tipo una ex hippie. Abbiamo parlato molto di arte italiana, dice che ha fatto molti viaggi dalle nostre parti. Anche lei ha un boyfriend come Nancy, che la viene a trovare ogni tanto. Ho cercato di capire perché questa gente alla loro età, non vanno a vivere insieme. Ci ho riflettuto pensando anche a Nancy, e sono giunta alla conclusione che il loro problema più grande è la casa in questione. A Boston i condomini appena esci dal centro non esistono più. Sono tutte mega case indipendenti. Ho guardato i prezzi nella vetrina di un'agenzia immobiliare, e mediamente si aggirano intorno al milione e mezzo di dollari. Nella lussuosa Beacon street a Newton arrivano anche a tre milioni di dollari. Eh, quando hai cinque camere da letto il prezzo sale, non importa se la casa è di legno e non l'hai ridipinta di fresco. Quindi ora questi americani si ritrovano in queste enormi case ereditate (Nancy) o comprate quando erano straricchi (ei i), e devono fare i conti con gli alti costi di manutenzione, rapportati alla loro natura sprecona. Io non ho resistito e gliel'ho chiesto.
k: ma perché lei e il suo fidanzato non vendete entrambi le vostre grandi case e non andate a vivere insieme?
eii: perché il mercato è pieno di case in vendita come questa e non c'è nessuno che le compra, quindi siamo costretti a tenerci le nostre due case e a mandarle avanti come possiamo.
Ecco perché Nancy fa tre lavori per pagare le bollette.
k: nel prezzo dell'affitto della stanza sono comprese anche le spese, giusto?
ei i: sì, c'è l'acqua, la luce, il gas, internet.
k: e non c'è da pagare nient'altro vero?
ei i: veramente ci sarebbe un'altra cosa. Quando compro la carta igienica divido il costo fra me e gli inquilini.
k: ah.
ei i: e poi ci sono alcune regole della casa, che ho scritto qui in questi due fogli.
k: vediamo... fare docce corte per risparmiare energia, no animali domestici, vietato fumare in casa, pulire la cucina e il bagno a turno, ricordarsi sempre di tirare giù la tavoletta del water...
ei i: quella è per gli uomini, è una cosa che proprio non sopporto.
k: lasciare le bici fuori di casa...
ei i: quella è perché una volta ha vissuto qui un tizio che si portava la bici dentro la camera.
k: spalare la neve d'inverno e passare il rastrello d'estate...
ei i: quella è perché io ho mal di schiena e devono farlo gli inquilini.
k: ok, ci penso un paio di giorni e le faccio sapere.
No, non è che mi ha spaventato lo spalare il metro di neve davanti a casa. Però insomma, chiedi un affitto tutto incluso e poi ci aggiungi tipo due dollari al mese di carta igienica? Ma per favore. La tengo in sospeso e vedo se trovo di meglio. Però peccato perché sono convinta che per il blog sarebbe stata interessante.

venerdì 11 dicembre 2009

Goodbye Nancy

Ultima cena con Nancy. Tre mesi passano in fretta. "Domani sera cucino io!" le sue parole del giorno precedente. Sono stata fortunata, era busyyyy e' arrivata a casa tardiiii e non aveva voglia di cucinare. Ha ordinato due pizze. Qualcuno mi deve spiegare perche' se in america ordini una pizza pepperoni ti arriva una pizza con la salsiccia tipo salame. Dovrebbero tipo scrivertelo sul libretto delle istruzioni per l'uso sull'aereo, non so, una cosa tipo "attenzione i pepperoni non sono quello che pensi tu". Per la cronaca, se vuoi la salsiccia di carne devi chiedere sausage, se vuoi i peperoni devi chiedere peppers.
Ieri mattina non sono andata a scuola, mea culpa. Era il penultimo giorno, ed in programma non c'era niente di importante. Mi sono alzata, ho guardato fuori dalla finestra, ho scattato una foto e sono tornata a letto. Questo e' quello che ho visto:
Per la seconda parte del corso alla fine ho confermato Boston. Sto davvero bene qui, non c'e' motivo di cambiare. Alla fine ho pure scoperto che mi piace la neve. O forse mi piace murarmi in casa con un metro di neve fuori. Insomma, domani parto e non sono triste solo perche' so che ritornero'. Pero' no more Nancy house, questo e' sicuro.
Quindi le prossime due settimane saro' in Italia. Per quando ritorno a Boston, sono indecisa fra il riempire la valigia di vestiti pesanti o di cibo buono. Entrambe le cose sono necessarie per la sopravvivenza. Magari il giorno prima di lasciare il paesello mi spedisco un pacco di cibo tipo quelli pro terzo mondo.
Ora forse lo so perche' la gente va a vivere in posti cosi' freddi.

lunedì 7 dicembre 2009

Stai sotto la neve.

Ieri sera. La prima nevicata seria della stagione. Intensa. Guardo fuori dalla finestra con perplessità. E' un eufemismo. Esco fuori per andare a una festa a casa di amici. Ragazzi che passeggiano con i pantaloni corti. Ho sempre immaginato così San Pietroburgo. Dentro la casa fa caldo. Cabernet sauvignon. Si festeggia il ritorno della neve. Mi isolo due minuti, penso a me sei mesi fa. Ora sono qui con gente che proviene da tutto il mondo. Tutti hanno alle spalle una lunga storia da raccontare. Ho imparato a misurare le inches. Ho mangiato l'hummus. Memorie del sottosuolo di Dostoevskij sulla libreria. Un disco di Sibelius. La chitarra e il violino. I saluti. Esco fuori. E' tutto bianco. Per terra ci sono circa 18 cm di neve: 7 inches. E' bellissimo. La mia reazione positiva stupisce anche me. Questa mattina. C'è un sole accecante che si riflette sulla neve bianca. Bevo l'ice coffee come i veri Bostonian. Quelli che Boston la pronunciano Bàshton. Vado in centro. Cammino attraverso il parco da sola. Neve, sole, scoiattoli, alberi, emozioni. A tear was almost rolling down because I was feeling happy. I'm not done with this city. Omg. Torno verso casa. Il paesaggio attorno ai boschi della campagna è perfino più bello di quello autunnale. Il vialetto di casa è innevato. Nancy mi ha lasciato la pala da neve appoggiata alla porta. Tzè.

venerdì 4 dicembre 2009

Non si smentiscono mai

Ogni tanto mi capita di trovare qualcuno di voi in chat. Le vostre domande preferite sono: e Nancy? E Jin? Come stanno? Che combinano?

Ieri mattina l'omino della tv via cavo è venuto a casa di Nancy. Ieri pomeriggio quando sono tornata a casa non funzionava più il wireless.
k: Nancy non mi funziona internet.
n: sul mio pc fisso funziona.
k: strano, deve essere colpa del router.
Nancy si arma di torcia elettrica e va in spedizione fra i cumuli di polvere sotto al tavolo del suo pc. Il contenuto che segue non lo traduco perché è vietato ai minori.
n: I'm busyyyyy, I don't have the time to do this fuckin shit, come on fuckin router, it must be fault of that fuckin jerk of the cable tv, such a pain in the ass. Simona, ora funziona?
k: no, non va ancora.
n: what a jerk. damn. do you know I'm busy, I have to go.
Prende la porta ed esce.
Io nel frattempo mi metto a leggere i fogli lasciati dall'omino e trovo la nuova password del router. Nancy torna a casa un'ora dopo.
k: l'ho sistemato, il tizio aveva scritto la password su un foglio
n: e non me l'ha detto? What a stupid jerk. Che sia parente di Jin?


Oggi ho visto Jin a scuola durante l'intervallo, era triste. Io stavo controllando la mia mail sul pc.
Jin: last day. Ultimo giorno e poi torno in Corea.
k: oh, mi dispiace.
Jin: aspetta ho una cosa per te.
k: ho paura. Fortuna che qui non ci sono fornelli per riscaldare le lattine.
Corre nella sua classe e poi torna tenendo in mano un bombolone al cioccolato (senza reggerlo con un fazzoletto) e me lo deposita sulla pulitissima tastiera del pc.
k: e questo cos'è?
Jin: mia compagna di classe al pomeriggio lavora da Dunkin Donuts e la mattina ci porta le paste del giorno prima. Tu mangiare.
k: ah. Grazie. Fai buon viaggio.
Ecco io anche se mi concentro non riesco ad immaginare nulla al mondo meno sano dei bomboloni di Dunkin Donuts. Forse l'unica cosa peggiore sono i bomboloni di Dunkin Donuts del giorno prima, lasciati fuori frigo, trasportati a mano e depositati sulla tastiera.

Strategia della tensione

Alcuni annunci che vengono trasmessi con l'altoparlante nelle stazioni della metropolitana sono degni di nota.

C'è quello che ricorda "gentilmente" alle persone di comprare il biglietto:
- gentili clienti, è il direttore dell'azienda dei trasporti di Boston che vi parla. Il mancato acquisto del biglietto è una violazione della legge generale del Massachusetts. Se non lo acquistate siete dei criminali brutti e cattivi e vi possiamo appendere al muro e vi meritate di essere presi a pomodorate in pubblico. (Non dice proprio così, ma il tono è esattamente quello)

C'è quello che fa presente la stramba iniziativa popolare di turno:
- gentili clienti, vi ricordiamo che domani 14 novembre è la giornata nazionale della sicurezza sulla scala mobile. Vi preghiamo di utilizzare le scale mobili domani stando particolarmente attenti. (Chiaramente gli altri giorni anche se qualcuno si ammazza perché inciampa non gliene importa niente a nessuno).

C'è quello contenente il messaggio subliminale compreso nel kit del bravo cittadino:
- gentile cliente, è lo sceriffo capo che ti parla. La sicurezza della città dipende anche da te. Tieni gli occhi aperti e comunicaci gli avvenimenti insoliti allo 617-xxx-xxxx. If you see something, say something! (Se vedi qualcosa, dì qualcosa).
Qui se penso all'italianissimo "io non c'ero e se c'ero dormivo", mi scappa da ridere. Poi invece se penso che l'altro giorno una mia compagna di classe sentendo pronunciare la parola something durante la lezione è uscita fuori come ipnotizzata dicendo ad alta volce "if you see something, say something", ecco non rido più.

Infine c'è quello per i fan di Chuck Palahniuk:
- 123 prova addetti alle tubature, 47, 15, 27, 95, 123 prova, pronti, 35, 22, 63.
Quando l'ho sentito ho pensato a lui che diceva che quando in luoghi pubblici devono allertare le guardie per attentati, catastrofi, incendi, alluvioni, madonne, trasmettono messaggi in codice per non spaventare la gente. Il mio secondo pensiero è stato "bullshit". Un minuto dopo ho sentito scattare l'allarme incendio e ho cambiato idea. Ho camminato fino alla fermata successiva, che non si sa mai. Nei romanzi c'è sempre un fondo di verità.

giovedì 3 dicembre 2009

vuoi un kabob?

Ho visto questa scritta "kabob" su diverse insegne giu' in Downtown. Sulle prime non ci ho nemmeno fatto caso, ho pensato che fosse tipo una marca di qualcosa. Che ne so, tipo: caffe' kabob.
k: ti piace il kebab?
j: si, certo adoro il kebab
k: ma esiste qui a Boston? non ne ho ancora visto uno.
j: come no, e' pieno, ce n'e' uno anche li'
k: il kabob?? ma non esiste che gli cambiano le vocali, tu mi hai appena detto kebab.
j: -_- prova a pronunciare kabob con accento americano...
k: ops.

domenica 29 novembre 2009

Le ultime parole famose

Il giorno dopo, a Montreal c'era un vento che soffiava a 50 km/h.
L'unica cosa fattibile durante una giornata così è passeggiare fra i negozi della città sotterranea, che è stata creata per permettere alla popolazione di sopravvivere anche in questi casi.
Perché la gente va a vivere in posti così freddi?

sabato 28 novembre 2009

Montreal

Questa è una di quelle cose che fai per poterle raccontare. Tipo: ti ho mai detto di quella volta che sono andata in Canada per il week-end spendendo solo 8o euro?
Il cambio euro/dollaro è superconveniente, e il cambio euro/dollarocanadese lo è ancora di più. 80 dollari americani di autobus, e 40 dollari canadesi di ostello fanno circa 80 euro per l'appunto.
Montréal è meravigliosa. Potete constatarlo guardando le foto qui. Le sette ore di autobus sono state intervallate da una pausa pranzo di mezz'ora, e praticamente non ce ne siamo nemmeno accorti. Siamo? Ah già, sì, perché qualcuno ha comprato il mio stesso biglietto all'ultimo minuto. Avevate dubbi??
La temperatura è più bassa rispetto a Boston, giusto un paio di gradi sopra lo zero, ma il freddo percepito è molto meno perché qui non c'è umidità, e soprattutto non c'è quel venticello bastardissimo che ti entra nelle ossa. In compenso qui c'è molto più traffico. Mi fa strano che le auto non abbiano la targa davanti e in quella dietro sotto ai numeri c'è scritto "mi ricordo". In america ogni stato scrive una frase nelle targhe. Personalmente preferisco la frase scritta sotto la targa del New Hampshire "live free or die". Montréal si trova nel Quebec, e io adoro parlare francese. Purtroppo non pratico, e quindi incespico parecchio, però ci provo. Quando la gente non mi capisce non è un problema perché qui sanno tutti anche l'inglese.
La cattedrale di Notre Dame è meno imponente della cugina parigina, ma merita comunque. Altre cose degne di nota sono la città vecchia, i dolci che vendono nella enorme Chinatown, il mercato della petite Italie (la little Italy), la scalata del Mont Royal e rue Sainte Catherine.

mercoledì 25 novembre 2009

La fidanzata perfetta

L'ho trovata. Come chi? La fidanzata perfetta per Jin!
Premessa: un mese fa, l'altra ragazza italiana della scuola mi ha raccontato della sua nuova compagna di stanza Taiwanese.
r: la mia nuova compagna di stanza è strana.
k: che fa?
r: ma tipo che non cena a tavola, impacchetta tutto e si porta i pacchetti in stanza e mangia sul letto.
k: certo che questi asiatici a volte è difficile capirli.
r: e poi quando vuole qualcosa te lo chiede cento volte finché non lo ottiene.
k: che stress.
Giovedì scorso stavo telefonando a mio padre dal voip presente sul mio portatile. Appena metto giù sento un toc toc sulla spalla.
m: sei italiana vero?
k: sì
m: mia compagna di stanza quando parlava telefono diceva sìsì come te, per questo io capire.
k: che culo.
m: posso chiederti un favore?
k: ma veramente stavo andando via.
m: ho prenotato albergo in Italia e non mi hanno mandato conferma prenotazione. Tu chiama.
k: io chiamo. ok. che sfortuna ho finito i soldi nel mio skype....
m: usare mio skype. dare me pc e io fare login.
E insomma, colta da un impeto di generosità chiamo per levarmela dalle scatole il più presto possibile. Il tizio dell'albergo mi promette che manda la conferma la sera stessa.
Il giorno dopo nell'intervallo resto in classe a rispondere ad alcune mail. Arriva lei e si avventa sul mio pc.
m: tizio non manda conferma. tu chiamare ancora.
k: magari la sta per mandare, aspettiamo la pausa pranzo?
m: ma io fretta. mi serve conferma per chiedere visto.
Impreco in turco e richiamo. Il tipo mi dice che ha avuto problemi col pc e io lo supplico di risolverli il più presto possibile.
Passa il week end. Maggie, la nostra eroina, si fionda dentro la mia classe di lunedì mattina mentre mi sto ancora svegliando.
m: tizio mandato conferma.
k: oh bene. così magari ti levi dalle palle, penso.
m: tu fare altro favore.
k: cosa??
m: tu trovare interprete per me e mio amico. noi fare fiera di scarpe a Garda.
k: sento da una mia amica che fa quel lavoro e ti so dire.
Tutta questa gentilezza non è da me. Chiedo alla mia amica interprete che mi da l'indirizzo mail di una compagna di scuola che abita da quelle parti. Giro la mail a Maggie, la quale scrive immediatamente una mail piena di domande del tipo quante volte al giorno vai al bagno, quanto è il tuo reddito, e vieni a prendermi all'aereoporto a Verona vero?
Il giorno dopo me la ritrovo addosso.
m: tua amica ha risposto che non può.
k: e ti stupisci? questa poveretta deve avere pensato che sei una psicopatica(penso). scusa ma io questa nemmeno la conosco (dico).
m: tu "gentilmente" trovare altra.
Io gentilmente è già molto se non le tiro il collo.
[mode bastarda dentro= "on"] Senti, perche' non scrivi una mail alla tua ex compagna di stanza, mi sembra di ricordare che lei sia proprio di Verona [mode bastarda dentro="off"]
E' o non è la donna perfetta per Jin? Io ce la vedrei bene con le cuffiette a papera.

domenica 22 novembre 2009

Tailgate party

In uno dei post precedenti vi ho già parlato dei tifosi dei Red Sox, la squadra di baseball di Boston. A quanto pare da queste parti i ragazzi sono tutti appassionati di sport e il baseball non è l'unica religione. Sono tutti incollati alla tv anche durante le partite di basket dei Celtics, e se si recano al palazzetto indossano la maglietta verde d'ordinanza. Non dimentichiamo il football americano e le magliette rosse e blu dei Patriots. Qui con il merchandising ci fanno un sacco di soldi. Indossare ovunque la maglietta del proprio team, o della propria scuola, è cool e ti fa sentire parte di qualcosa. I Boston College Eagles, sono la squadra di football dell'università di John. Le loro magliette sono gialle. Ieri hanno giocato l'ultima partita della stagione di campionato. Cosa ci trovano gli americani in questo sport zozzo e violento proprio non lo capisco. John mi ha invitato alla seconda parte del tailgate party dopo la partita. A quanto pare non puoi capire a fondo l'america se non hai mai presenziato ad un tailgate. Io l'unica cosa che ho capito è che qui ogni occasione è buona per fare dei party.
Comunque, tanto per rendere l'idea di come se la spassano nel tempo libero e aggiungere materiale al mio studio antropologico, provo a spiegarvi di che cosa si tratta. Il giorno della partita di football i vari gruppi di amici e alcuni dei loro genitori si accampano negli spazi verdi intorno allo stadio alle nove di mattina, con l'attrezzatura da pic nic professionale, tipo tavolini, sedie e mezzo supermercato. Poi, iniziano a fare fuori tutte le birre, i biscotti e le patatine e tutto il junk food che vi può venire in mente, fino a mezzogiorno. A questo punto si trascinano come possono dentro allo stadio, sbraitano urlano e ruttano l'impossibile per tifare la loro squadra, per le tre ore seguenti. Sì, lo fanno anche le madri. Alle tre finisce la partita, si ritorna tutti al proprio tailgate, e ha inizio il barbeque. A questo punto sono arrivata io con il mio cappottino, invitata da un sms di John che diceva "vieni al posto X alle 3, per il bbq". Senza spiegarmi niente di tutto ciò. Ero l'unica senza maglietta gialla, e senza infradito ai piedi. Per fortuna lo spirito di adattamento e di immedesimazione non mi manca. Mi sono bevuta immediatamente una birra per calarmi nell'atmosfera e mi sono chiesta perché con tutte le birre che ci sono al mondo questi si stanno bevendo della schifosissima Coors che sa di acqua tonica. Sul tavolo c'è anche del pessimo vino rosé della California. Il barbeque viene usato esclusivamente per cuocere hamburger che rapportati a quelli del Mac Donald sono anche molto buoni. Fiorentina? Qualcuno di voi lettori ha detto fiorentina salsiccia e castrato? Zitti per favore, zitti. ZITTI. Nella zona intorno allo stadio vedo qualcosa come tipo non lo so, forse quattrocento microassembramenti. Tutti allegri e spensierati. Ad un certo punto ho visto passare una birra Hoegaarden in mano a uno dei genitori e chiedo a John: dove l'ha presa lui quella? Non lo sa. Poi passa la moglie, con un bicchiere di vino rosso come dio comanda. Eh no eh, qui c'è qualcosa che non va. Attacco immediatamente discorso con la signora, perché io devo capire.
k: bella giornata eh?
s: oh sì. sai, questo tavolo di barbeque l'ho organizzato io per gli amici di mio figlio. ma tu da dove vieni?
k: io sono italiana, sono qui per qualche mese, per studiare inglese.
s: ah ma dai, anche mio marito è di origini italiane. E' per questo che noi preferiamo mangiare e bere le cose buone. Sai, gli americani sono talmente abituati a mangiare spazzatura, che loro non percepiscono la differenza.
k: eh infatti vedo che tutti quanti bevono la birra Coors, io non capisco come facciano.
s: ti racconto un segreto. All'inizio portavamo le birre buone e il vino buono, e altre birracce più economiche di scorta. Poi tutti bevevano prima le birracce e lasciavano quelle buone, allora abbiamo deciso di adeguarci.
k: però per voi portate ancora le cose buone, vero??
s: beh, certo, guarda questa bottiglia qui sotto il tavolo. Cabernet Sauvignon delle venezie. Vuoi sentirlo?
Bava indecorosa. Mi sono trattenuta a fatica dall'inginocchiarmi a terra per ringraziarla, erano oltre due mesi che non toccavo un goccio di vino.
s: buono eh? Vacci piano che io all'ultimo Tailgate mi ci sono sbronzata con questo!
Oh ma riuscireste a immaginarvi i vostri genitori che presenziano ad un party del genere, imboscandosi gli alcolici e raccontando la loro ultima sbronza? Io no.
Poi quando siamo andati via la signora ha messo in diversi sacchetti gli ultimi muffin rimasti e li ha distribuiti ai ragazzi per la colazione del giorno dopo. Nel mio sacchetto c'era la bottiglia di Cabernet ancora a metà. Sempre sia lodata.

sabato 21 novembre 2009

You should marry this man

John si è messo in testa di volermi conquistare sul serio. Non vorrei essere nei suoi panni.
J: posso invitarti a cena una sera di queste?
K: mmh, non so, vediamo, dipende.
J: daai. Ti porto nella migliore pizzeria italiana del North End. La pizzeria regina.
K: domani alle sette?
J: ok.
Dopo due mesi di cibo spazzatura, le parole pizzeria italiana suonano come il giardino dell'eden, capitemi.
Il giorno seguente alle sette aspetto John alla fermata della metro, ben avvolta nel mio cappotto, sciarpa, berretto. Arriva lui in jeans e maglietta.
J: non avrai mica freddo? Così vestita mi sembri una turista.
K: siete voi bostoniani che non siete normali, tzè.
J: no davvero, guarda le persone. Distingui quelli che sono nati qui perché hanno gli infradito a novembre, dagli altri che indossano gli stivali.
K: ora mi spiego questa schizofrenia nell'abbigliamento. Proprio non riuscivo a capire come mai queste differenze. In Italia quando fa freddo siamo tutti vestiti pesante.
Trenta minuti di metropolitana dopo, arriviamo alla pizzeria. Ci mettiamo fuori in fila. Un tizio si bulla con l'amico. Ha tutta l'aria di essare un maven.
Maven= tizi americani che si vantano di conoscere i locali più "in" del posto, e quando ne parlano nei loro blog, poi i loro amici ci si dirigono in massa. Un po' come Inkiostro in italia per i locali musicali.
T: staremo a vedere se questa è la migliore pizzeria del mondo, dice. Perché la migliore è vicino a casa mia.
J: per curiosità, dove vivi?
T: a Brooklyn, New York.
K: guarda, io quasi quasi mi sentirei di scommettere che tutte quelle che ci sono vicino a casa mia sono migliori di questa.
T: è impossibile. Da dove vieni?
K: ehm. Italy.
T: oh.
Il tizio si è zittito. Di nuovo uno a zero per noi.
La pizza che fanno lì, rapportata al cibo di queste parti è una manna dal cielo. Però il chiosco di Salvatore vicino a casa mia è ancora dieci gradini sopra.
Usciamo dalla pizzeria.
J: devo assolutamente portarti a vedere il mio posto preferito di Boston. Casualmente è a pochi passi da qui.
K: casualmente. Vabbè vediamo.
Passando attraverso un paio di vicoli nella zona del porto di lusso si arriva in questa banchina che ha una vista spettacolare. Davanti c'è il mare, i gabbiani, in lontananza si vedono gli yacht posteggiati e dietro le luci dell'aeroporto con gli aerei che atterrano e decollano. Dietro, c'è la vetrina di un locale che viene noleggiato per le feste chic. In quel momento era pieno di gente in abito di gala, che stavano danzando per una festa di matrimonio. Quindi se ti giri a guardare il mare e le luci, e ascolti la musica dietro, il posto è qualcosa di perfetto.
J: oh, un lento. Vuoi ballare?
K: ballare? Qui? Sulla banchina?
J: come on!
K: ok.
A metà della canzone lui si ferma e tenta di avvicinarsi.
In quell'esatto momento si sente una voce.
d: Oh my god! You should marry this man!
(oh mio dio, questo ragazzo lo dovresti sposare)
Mi giro e la guardo. Donna sessantenne in tutona rosa con le labbra rifatte e i capelli cotonati, con barboncino bianco al seguito.
Rumore di unghie sulla lavagna.
Se avessi visto ET passeggiare in tenuta da spiaggia gridando "telefono casa," probabilmente l'avrei percepito come meno assurdo.
Mi sposto un metro più in là. E' che quella parola mi fa venire l'orticaria. Lui ride.
J: la signora ha ragione, dovresti pensarci.
K: non ti ci mettere anche tu. Io non mi sposerò mai.
J: ora è presto per dirlo, ma veh che quando voglio so essere molto convincente.
K: ci conosciamo solo da due settimane e tu sei più giovane di me.
J: quindi?
K: oh che mal di testa, andiamo a riprendere la metro?

venerdì 20 novembre 2009

Welcome to my blog!

Ne ho combinata una delle mie. Avete presente che qualche giorno fa ho incollato il mio tema in inglese su questo blog perché ne ero orgogliosa? Beh, ieri pomeriggio Ralph mentre lo leggeva, ha googlato un paio di frasi perché gli suonava troppo perfetto ed è arrivato su questo blog. Lui ha subito forwardato il link a un collega che ha studiato italiano e insieme si sono fatti due risate. Gli insegnanti americani sono molto più svegli degli italiani, e hanno anche un ottimo senso dell'umorismo, a quanto pare. Quando me l'ha detto mi sono sentita sprofondare. Per fortuna che ho sempre parlato bene di lui. Anzi, l'ho già detto che è uno dei migliori insegnanti che io abbia mai avuto?
Hello Ralph, welcome to my blog!!

giovedì 19 novembre 2009

he was?

Vi manca Jin? A me no. La casa ora è finalmente tranquilla, non c'è più nessuno che sale e scende le scale ogni quindici minuti per andare fuori a fumare, e al mattino la cucina non puzza più di fritto. Lui è tuttora l'argomento preferito di conversazione di Nancy, e lo statement ricorrente che prima era "you know, he is a jerk", ora è diventato "you know, he was a jerk".
Anche se ha cambiato casa, ogni tanto mi capita di vederlo a scuola. Proprio ieri durante la pausa ho assistito ad un'altra delle sue performances di misunderstanding (incomprensione).
Jin: ehi, tu cosa ci fai qui? Non avevi cambiato scuola?
Ex studente giapponese: sì, sono qui per salutare alcuni amici
Jin: sei venuto a trovarmi?
Ex s.g.: veramente mi ero dimenticato di farmi lasciare il numero di (studente spagnolo) e sono tornato qui per chiederglielo
Jin: vuoi il mio numero di telefono?
Ex s.g.: no, dicevo che sono qui per chiedere il suo
Jin: ma ce l'hai il mio numero di telefono?
Ex s.g.: no, non ce l'ho
Jin: tieni te lo do
Ex s.g.: no, non lo voglio perché non mi serve (i giapponesi quando si sentono "invasi" rispondono molto seccamente)
Jin: otto-uno-sette...
Ex s.g.: scusa non ho da scrivere e stavo andando via
Jin: u-huu

martedì 17 novembre 2009

Big brother is watching you!

La lezione di oggi a scuola è stata interessante. Abbiamo aperto un dibattito riguardo alla legittimità della telesorveglianza sul luogo di lavoro. Ralph (l'insegnante) ci ha mostrato un filmato tratto dal film su 1984 di Orwell e poi col ghigno malefico ci diceva "Big Brother is watching you, hahaha". Non mi stupirei se la scuola fosse piena di telecamere. Io ovviamente ho letto il libro, ma non sapevo del film. Mi appunto qui il link perché su youtube c'è tutto intero e lo voglio vedere. Le giapponesi che di solito stanno sempre zitte e composte oggi si sono scatenate.
Giapponesi: privacy is important!!
Pare che nella loro cultura sia fondamentale. Io non posso che essere d'accordo.
Ralph: anche la produttività è importante, perché se le persone non sono tenute sotto controllo poi tutti cazzeggiano su internet.
Ragazza coreana: io preferisco lavorare in un posto sotto sorveglianza perché c'è più sicurezza.
Kay[pensa]: eppure dev'essere per forza qualcosa nel latte di quelle parti.
Kay [dice]: quella della sicurezza è una scusa.
Ralph: è vero, in verità ai datori di lavoro qui in america non gliene frega niente della sicurezza dei proprio dipendenti. They don't care.
Kay: e allora perché è così diffusa la telesorveglianza?
Ralph: per risparmiare soldi.
Kay: non capisco.
Ralph: perché se un dipendente viene picchiato/rapinato/violentato sul posto di lavoro, può intentare una causa contro l'azienda che non rende sicuro l'ambiente lavorativo e farci un sacco di soldi. Le aziende qui si preoccupano della sicurezza solo per evitare le cause. Se il dipendente viene massacrato nel suo giardino non gliene frega niente a nessuno.
Questa strana mancanza di umanità da parte di questo popolo mi atterrisce. O siamo noi che siamo troppo buoni?

Wave essay

Devo dire che la prima volta che ho aperto google wave non ci ho capito un gran che e ho pensato: come, tutto qui? Poi ieri mi è venuto in mente un modo per usarlo in maniera utile e costruttiva. A scuola ci hanno assegnato un tema (qui lo chiamano essay ed è sostanzialmente più corto) dal titolo: preferite seguire una religione o vi identificate in una filosofia? Spiegate perché.
Questo è il classico tema che gli americani ti danno per capire se da grande vuoi fare il kamikaze a casa loro. Anyway, io ho scelto di scrivere di filosofia. John studia filosofia.
k: Joooohn, mi correggi il tema vero?
j: oggi sarò a lezione tutto il giorno, cosa dici se proviamo a usare google wave, così ci guardo quando ho tempo?
k: genio. il latte che ti davano a te da piccolo non è certo lo stesso che davano a Jin.
E insomma ho copiato e incollato il mio tema su una nuova wave, e lui quando ha avuto tempo lo ha editato, ma senza modificare il significato. Io ho guardato le correzioni quando mi sono collegata utilizzando la funzione playback, e poi ho evidenziato in giallo quelle che non capivo. Poi lui quando si è ricollegato ha aperto le finestrelle sotto alle righe evidenziate e mi ha scritto perché la mia sintassi non era corretta. Oh my geekness.
Sono orgogliosa del mio essay, magari non ve ne frega niente o magari non sapete l'inglese, però mi va di postarlo qui, perché è tipo il risultato di un paio d'anni di libri letti e di sofferenze varie, e mi va di condividerlo.


Tired to feel like to be in a rut? Do you think that religion cannot help you? Human beings are similar, we all need our answers about life. Happiness can't be achieved without knowing ourselves very well. I found help reading books about Epicureanism and Existentialism.
Epicureanism is the philosophy which come from Epicurus, a wise ancient Greek. Lucretius was his main follower, and he wrote a poem called "On the Nature of Things," which is the most important document about this philosophy. At the base of Epicureanism there is the belief that the universe is moved by the interaction of atoms in empty space, in a kind of equilibrium among forces. That's why happiness and serenity can be reached only if you try to be content with the simple little things. If you reach the highest point of joy, soon you will reach the highest point of pain. People shouldn't be scared of death, because death is only a change of atoms place which stops sensations. When death will happens you will not feel any pain.
Existentialism is the philosophy that better understood the soul. Heidegger, Kierkegaard, Nietzsche, Dostoevskij, Kafka, Camus, Pascal, and Sartre are the most important exponents. The predominant elements in their writings are individuality, the uniqueness of each human being, loneliness, the attitude to fail, and the absurdity of the precariousness existence. The best methaphor about human life is in The Myth of Sisyphus, an essay written by Albert Camus that describes the feelings of a man who was condemned to repeat the same hard task of pushing a rock on top of a mountain forever, only to see it roll down again.
Epicureanism and Existentialism gave me a good explanation about life. The first helped me understand our world, and the second helped me understand how to live in this world. Kierkegaard said, "The thing is to find a truth which is true for me, to find the idea for which I can live and die ." I agree.

lunedì 16 novembre 2009

This is america, baby

Ora che il coreano è andato via, si spera che questo blog tornerà ad avere una connotazione più o meno seria.
Dieci giorni fa la scuola mi ha assegnato un language partner: uno studente americano che studia italiano. Praticamente ci si incontra e si parla per metà del tempo in italiano, e per l'altra metà in inglese, e ci si correggono gli errori a vicenda. Ovviamente è del tutto gratuito. Purtroppo durante le lezioni a scuola scrivi e ascolti, ma esercitare il parlato è difficile perché in classe siamo 15 e non ci sarebbe tempo per tutti. Con il language partner si acquisisce fluenza rapidamente, e si impara come portare avanti una conversazione con un native speaker. Eh già, perché parlare con un giapponese lento, non è di certo uguale a parlare in slang velocemente con un giovane americano. Il mio language partner si chiama John, e volendo dirlo in slang italiano "spacca", in slang inglese "he rocks". Il ragazzo è intelligente e abbiamo subito raggiunto un accordo all'italiana: io lo aiuto nel suo compito, e lui mi aiuta nei miei assignments. I suoi nonni erano italiani, e quindi parte avvantaggiato. Dopo questa full immersion di conversazione, ho iniziato a pensare in inglese. Fa stranissimo. John mi ha spiegato un sacco di cose relative alla cultura americana, ed è riuscito a correggermi la parte peggiore del mio accento italiano. Gran parte degli inglesi non riesce a capire perché gli italiani, quando parlano la loro lingua ogni tanto "cantano". Io non riuscivo a capire dove sbagliavo, eppure ci stavo attenta. Lui che conosce entrambe le lingue mi ha spiegato che assolutamente quando faccio una domanda non devo dare il tono interrogativo che darei in italiano, perché a loro suona come uno che canta. E allora come capiscono che è una domanda? Esclusivamente dall'inversione del soggetto col verbo. Easy. Peccato che a scuola non te lo dice nessuno che devi mantenere il tono di un elettroencefalogramma piatto. Anche quando ti scusi con qualcuno, non è che puoi dire soooorryy come diresti scuuuusi in italiano. Un sorry secco e imperturbabile è più che sufficiente, they don't care. Non gliene importa niente se ti hanno pestato un piede e ti hanno fatto male.
Ieri John ha ricevuto l'invito a google wave, e quando si è collegato aveva solo 4 amici che ce l'avevano già. A questo punto io ho iniziato a bullarmi che ce l'ho già da tre settimane, e che ho almeno 30 amici che ce l'hanno e che l'Italia è più avanti dell'America. Mi ha zittito subito, dicendo che probabilmente hanno iniziato a testarlo prima lì perché sia perfetto quando gli americani iniziano a usarlo, come fanno con le medicine. Ah. Ok. Wow.
Poi l'altro giorno John mi ha portato a visitare il Boston College, e in questo momento proprio non mi viene una parola che calzi meglio di amazing. Se un domani vinco alla lotteria giuro che mi ci iscrivo. Architettura gotica, statue, biblioteca aperta 24 ore su 24, enormi aule dotate di innumerevoli Mac nuovissimi. Tutti studiano seriamente, giorno e notte. Gli ho spiegato che in Italia la scuola non funziona esattamente così, purtroppo. Un'altra cosa che funziona in maniera opposta è il sistema bancario. Gli ho chiesto come mai gli studenti squattrinati hanno tutti la carta di credito platino, che in Italia molta gente ricca arriva solo fino alla oro e non me ne capacitavo. Qui danno la carta platino gratis e con plafond pressoché illimitato a tutti gli studenti che la richiedono, per responsabilizzarli. Ho pensato che mi prendesse in giro, poi ho verificato sul sito della bank of america ed è verissimo. This is America baby, mi ha detto. "Et capì?" direbbe mia nonna. Qui se vuoi aprire un'attività la apri facilmente, e poi restituisci i soldi alla banca quando ce li hai. Noi non abbiamo la vostra burocracia. Burocrazia, John, burocrazia. Inizio a capirci qualcosa di questo paese. Incuriosita dall'argomento ci ho studiato un po' sopra. Per saldare il conto della carta di credito hai tipo 15 mesi di tempo, e ti applicano un tasso del 14% circa. Non importa se non hai i soldi, tu compra tutto quello che vuoi, fai girare l'economia e poi se alla fine non ce li hai richiedi un'altra carta ad un'altra banca e con quella saldi la prima e giochi alle scatole cinesi fino alla fine dei tuoi giorni. Dal loro punto di vista questa vita non è affatto male. Quello che mi chiedo è: ma se tutti ragionano così, chi paga questi debiti che crescono in maniera esponenziale? Tu. Voi. Gli stronzi che vivono in altre nazioni che hanno la cultura del risparmio. Cercando su google ho trovato questo post che spiega molto bene la situazione. Quando il debito cresce troppo, impacchettano tutto e vendono sui mercati finanziari esteri i famosi pacchetti strutturati che suonano come la donna di picche quando giochi a hearts sul computer. Tu stronzo italiano che lavori e ti fai un culo così dalla mattina alla sera per vivere una vita modesta, vai in banca e chiedi che ti aiutino a mantenere i tuoi risparmi, e quelli te li buttano là per coprire le perdite di quegli altri stronzi americani che si fanno il culo anche loro, ma almeno vivono nella grande casa con camino, vanno al lavoro in suv e tagliano il prato con una motofalciatrice che consuma come una ferrari. Chiamali scemi.

domenica 15 novembre 2009

Happy birthday

Ieri era il compleanno di Nancy. La vicina le ha telefonato e le ha detto di passare a prendersi il regalo, magari prendendosi su Ron e me. E che sarà mai questo regalo, che c'è bisogno di tre persone per portarlo a casa? Surprise. La vicina è la classica americana schifosamente ricca. La villa in cui vive batte di gran lunga tutte le copertine di "brava casa" che potreste avere letto nella vostra vita. Dopo essere entrata ho capito a chi appartiene la piscina nella nostra via, che avevo visto guardando la foto di google maps dal satellite. Lei fa l'architetto, e a giudicare dall'arredamento deve essere molto brava nel suo lavoro. Se io avessi una cucina come la sua, non vorrei mai uscire di lì. Solo il frigo è grande come casa mia. Quando siamo entrati c'erano le luci spente. Tre secondi dopo le luci si sono accese ed è spuntato fuori tutto il vicinato. Tutti cantavano "happy birthday" e Nancy si è quasi commossa di felicità, prendendo quasi un aspetto umano. Ha immediatamente ripreso le sue solite sembianze quando ha visto il 60 disegnato sulla torta. Io quando l'ho visto ho dovuto fingere uno starnuto per non scoppiare a ridere. L'argomento preferito di conversazione della serata sono state le imprese di Jin. Poveretto, a momenti ridono di lui fino a New York. Ieri mattina sulla metropolitana abbiamo avuto un interessante dialogo:
J: hai sentito Alicia?
K: sì mi ha scritto una mail il giorno dopo il suo ritorno
J: u-huu
K: che c'è?
J: ha scritto anche a Nancy e anche ad un altra ragazza della scuola, ma a me no. Non riesco a capire perché.
K: io un'idea del perché ce l'avrei.
J: ma io le ho scritto una lettera in cui le dicevo che è l'amore della mia vita.
K: appunto!
J: u-huu
K: senti, l'hai rincorsa ovunque per due mesi (tanto che il vicinato l'ha soprannominato lo stalker), non ti viene il dubbio che se non ti ha dato neanche un bacio sulla guancia forse non le piaci? devo farti un disegnino per farti capire meglio?
J: in corea le donne ci mettono tanto tempo per dare il primo bacio
E insomma, ho cercato di spiegargli le differenze culturali, che qui non funziona proprio così, e lui triste e desolato mi ha risposto che ha capito.
Ieri Alicia gli ha scritto una mail. Lei è una persona buona e gentile e quindi ha fatto lo sforzo di scrivergli come stai e bla bla. Di certo non gli ha scritto "anche tu sei l'amore della mia vita". Dopo averla letta, lui bussa alla mia porta.
J: tu ti sei sbagliata, non hai capito niente
K: perché, che è successo?
J: lei mi ha scritto una mail. io felice. probabilmente mi ama ed è solo timida.
K: di un po', vi mettono qualcosa di strano nel latte da piccoli al tuo paese?
J: u-huuu
Questa mattina ha fatto la sua microvaligia ed è andato via. Siccome Alicia non vive più qui, ha deciso che adesso può andare a vivere con i suoi amici. Nancy appena lui ha girato l'angolo ha iniziato a ballare la tarantella.

giovedì 12 novembre 2009

Il riciclaggio

Quando ho visto con quanta cura Nancy tiene da parte tutte le bottiglie e le lattine per il riciclaggio mi sono stupita. Mi chiedevo da dove venisse tutto questo senso civico, da parte di una persona abituata a sprecare su tutto.
Oggi, durante una istruttiva gita al supermercato con lei ho imparato molte cose.
Appena scesa dall'auto ha preso due borsoni pieni di roba e si è diretta verso l'ingresso. Subito fuori dall'entrata ci sono tre enormi box, tipo i nostri bidoni gialli e verdi, dove mettere dentro lattine e bottiglie di plastica o di vetro. C'è un contatore che segna ogni pezzo che infili e alla fine moltiplica il totale per cinque centesimi, e te lo stampa su uno scontrino da consegnare alla cassa come buono sconto.
Mentre infilava le bottiglie Nancy mi diceva: you know, money is nice, right??
Of course Nancy, of course.
Senso civico di 'sto paio di balle. Questi se non li paghi non alzano un dito neanche se li prendi a calci nel sedere.
Poi dentro abbiamo incontrato una sua compagna di scuola, che ha rischiato la vita.
c: ohhh Nancy non ci posso credere, da quanto tempo non ci vediamo, l'ultima volta è stato alle scuole superiori
n: eh già vent'anni fa
c: ma cosa dici, è stato 42 anni fa
n: lo so, ma ora lo sa anche lei (indicando me) e io non le avevo detto la mia età!!!
k: come Nancy? scusa ma non stavo ascoltando, stavo guardando le marmellate
n: smart girl.
Gliene avrei dati almeno dieci in più dei suoi sessanta, ma non diteglielo. Ho già rischiato la vita ieri quando a cena ha visto i miei calzini diversi. Ha iniziato una frase con un WHY e poi si è zittita ed è scesa giù per le scale tum tum tum scossando la testa, per andare a guardare dentro la lavatrice.
E' tornata su con uno dei due. Meglio che niente. Secondo me quell'altro se l'è mangiato per la rabbia.

martedì 10 novembre 2009

baby shower party?

Questo blog voleva essere una seria analisi della società americana contemporanea e invece sta diventando un'accozzaglia di racconti insensati. Direi che non vi poteva andare meglio.
Dopo le difficoltà di adattamento dei primi tempi, ora che mi sono completamente ambientata inizio a sentire Boston come "casa". Lascerò la Nancy house fra un mese esatto, e probabilmente quel giorno piangerò. Se me l'avessero detto quando sono arrivata non ci avrei creduto. Alicia è partita domenica, ed ha lasciato un bel vuoto in casa. Io e Nancy l'abbiamo accompagnata all'aeroporto con l'auto. Nancy ha detto a Jin che l'auto era piena e che per lui non c'era posto. Dispettosa la signora, eh! Lui preso dal panico di non riuscire a salutare la sua bella, ha imboccato la porta di casa correndo come una lepre in direzione della metropolitana per l'aeroporto. Senza chiedere il terminal, e senza salutarla prima in caso che non riuscissero a beccarsi. Forse pensava di recarsi alla stazione delle corriere di Canicattì. La zona partenze dell'aeroporto di Boston è grande come un paese. Ogni compagnia aerea ha un PALAZZO diverso contenente i propri banchi di check-in. Poteva il nostro eroe pensare di chiedere prima di partire? Nonee. Alla fine però si sono beccati. Avete presente quando ogni tanto in spiaggia si sente un altoparlante che dice: si è perso un bambino, ha gli occhi a mandorla, la madre può venire a recuperarlo al banco informazioni.
Al ritorno dall'aeroporto Nancy mi ha invitato al baby shower party dei vicini. Sono andata per fare un po' di analisi antroposociologica delle usanze del vicinato. Praticamente quando una donna è incinta, un mese prima della nascita del bambino si fa una festa dove tutti mangiano a sbafo l'impossibile e lei viene sommersa di regali per il nascituro. Quando il pargolo nasce, altro giro altri regali. Avrei un paio di obiezioni in merito a questa usanza.
1) Se devi organizzare un buffet da matrimonio per farti regalare 40 tutine che non le usi tutte neanche se gliene cambi una al giorno perché poi cresce, non fai prima a usare gli stessi soldi per comprare tu quello che ti serve?
2) Ma porca miseria, un po' di scaramanzia no?? No. Non esiste proprio il concetto, non sanno cosa sia. Il dizionario lo traduce con superstizione, ma noi lo sappiamo che è una cosa ben diversa. Insomma, ho raccolto nuove conferme sul fatto che siamo davanti a un popolo di ottimisti e di spreconi. Ora che la corrente sta cambiando, in molti si stanno ritrovando con il culo per terra perché non sono pronti. Loro sono sempre stati ricchi, loro non lo sanno come ci si sente quando non hai un soldo in tasca. Oltretutto sui loro scontrini del supermercato non si paga la tassa (la nostra iva) (e qui potrei aprire una lunga parentesi dovuta alla mia deformazione ex-professionale ma proprio non mi va). Per il resto, a parte il pranzo pantagruelico e lo scartamento dei regali, la festa dei vicini è noiosa come ce la si può immaginare. Bambini che corrono e vecchi che parlano di ricordi passati.

Vicino: ehhh Nancy gli anni passano...
Nancy: you know
Vicino: ti ricordi la nevicata del gennaio 1978? (1985 nella versione italiana)
Nancy: si, non si riusciva ad aprire la porta perché la neve era più alta della porta
Vicino: e non siamo andati a lavorare per una settimana, che relax
Io: Nancy, io vado a casa a ricontrollare a che ora parte il mio aereo.
Nancy: ma è fra un mese!
Io: lo so, ma voglio essere sicura di salirci.
(sei ore dopo stavo già pensando che sarebbe bello ritornare passata la tempesta ma questa è un'altra storia)

Ah, dimenticavo di parlarvi del regalo che ha portato Nancy. Quando me l'ha fatto vedere, era dentro una scatola di cartone colorato tutta stilosa, con un grande fiocco sopra.
Nancy: guarda il regalo che ho preso.
Io: una tutina, ma che idea originale.
Nancy: ho comprato anche la scatola, così non ho dovuto perdere tempo per fare il pacchetto. you know, EASY.
Io: ah, quanto costa la scatola per curiosità?
Nancy: 20 dollari.
Praticamente ha speso più nel pacco che nella tutina per non sprecare 4 minuti. Incommentabile. Sarebbe meglio che prendesse un attimo di respiro nelle sue cose, specialmente quando fa la lavatrice. Ad esempio, questo post è stato scritto indossando un calzino rosa e uno azzurro, perché Nancy oltre alla maglietta di Jin sembra avere perso anche due miei calzini, ovviamente di colore diverso fra loro. Per farglielo notare invece di puntarle il dito contro e urlarle tu hai perso il mio calzino (cit.), ho deciso di indossarli per casa aspettando che lei mi prenda in giro per poi risponderle "zitta che è colpa tua!" Magari funziona. Se non mi lancia dentro la lavatrice tutta intera.

domenica 8 novembre 2009

Tu ne hai prese cinque.

Io negli ultimi giorni vivendo in questa gabbia di matti ho riso più che negli ultimi due anni.

Scena 1 - il giorno dopo halloween
Nancy: se volete potete mangiare le cioccolate che sono avanzate da ieri (quelle usate per spaventare i bambini).
Guardo il cesto e vedo tipo 50 mini kit kat che dicono mangiami. Mi stupisco perché di solito Nancy non offre mai niente.
K: grazie Nancy, molto gentile.
Mentre lei non guarda ne prendo cinque e me li nascondo in camera. Alicia (la ragazza spagnola) fa lo stesso. Oh, conoscendo Nancy non si sa mai che dopo cinque minuti ci ripensa e cambia idea.
La mattina dopo, infatti cesto vuoto. Eccola, ha già cambiato idea ho pensato. Poi il nostro Jin va a fare la doccia e lascia la porta della camera aperta. Sulla scrivania c'è una MONTAGNA di cartine di kit kat. Conto fino a trentamiladuecentocinquantatre per farmi sbollire un po' e poi lo affronto.
k: hai mangiato tu tutte le cioccolate?
J: no!
k: come no, e cosa sono tutte quelle cartine nella tua camera?
J: non sono tutte, tu ne hai prese cinque.
Fulmini e saette.
k: ma dovevamo prenderne un po' per uno, tu ne hai prese QUARANTA.
J: Nancy ha detto di prenderne quante ne volevamo, io ne volevo così.
k: perché non sei esploso, perché????
J: u-huu

Scena 2 - scontro fra titani
J: Nancy, dove è la mia t-shirt rossa?
N: I'm busy, you know, non vedi che sto lavorando? Torna dopo.
Dopo quarantanove secondi ritorna. Se dici dopo e non specifichi quanto dopo, questo torna subito dopo.
J: Nancy, non riesco a trovare la mia t-shirt rossa.
N: you are such a pain in the ass.
J: what?
N: vado a vedere se è rimasta dentro la lavatrice o dentro l'asciugatore.
tum tum tum nancy scende le scale. tum tum tum nancy torna su.
N: io la tua maglietta non ce l'ho, non c'è.
J: e quindi dov'è la mia maglietta?
N: ma io che ne so?
tum tum tum Jin sale le scale. sbarabombarabambarabum rivolta tutti i cassetti barambombom. tum tum tum Jin torna giù.
J: non riesco a trovare la mia t-shirt
K: e io cosa ci posso fare?
a questo punto lui diventa nero, si trasforma in ufo robot, punta il dito contro nancy e le urla contro.
J: tu hai perso la mia t-shirt.
Ometto la restante sequenza di insulti di Nancy poiché è irripetibile.
J: u-huuu.

Scena 3 - l'interprete
Oggi pomeriggio Jin è andato a fare compere. Subito ho pensato che forse ha capito che se hai una valigia con 5 paia di mutande per tre mesi, perché "le mutande costano troppo" (wtf?), e poi ogni sera che esci lasci 25 dollari di birre al pub, forse almeno altre due paia per finire i giorni della settimana te le puoi permettere. Poi ho saputo che Alicia andava per comprare gli ultimi regali da portare a casa e lui l'ha seguita senza chiedere il permesso.
[digressione] Io non ero con loro perché oggi era previsto uno showcase dei "Girls" nel più famoso negozio di dischi della città. Arrivo con mezz'ora di anticipo e vedo tipo mezzo km di coda fuori dal negozio. Alla faccia dell'hype. Roba che neanche nel 2004 fuori dal covo per i franz ferdinand. Il negozio è piccolo e fuori fa freddo. Ok, faccio l'italiana, chi se ne strafotte. Ciao, sono una turista, non so per cosa sia questa fila, io posso entrare per comprare un cd? Sì. Ciondolo per una ventina di minuti fra un disco e l'altro, pronta a volare in prima fila una volta aperte le porte. A questo punto danno l'annuncio che la band è in ritardo, rompete le righe tutti a casa, lo showcase non si fa, cavoli vostri se avete aspettato un'ora al freddo. Olè. Poi ascoltando un parlottio fra due commessi ho capito che c'era talmente tanta gente inaspettata che avevano paura che gli travolgessero il negozio, e in ogni caso non ci sarebbe stato tempo di far fare gli autografi a tutti. Vabbè, chi se ne strafotte.
[/digressione]
Il nostro eroe si reca al bancomat e preleva con la carta di credito. Prende i soldi e si dimentica la carta. Se ne accorge venti minuti dopo, ma non vuole lasciare la sua bella da sola (anche se lei vorrebbe tanto scrollarselo) e non torna alla banca a chiedere se l'hanno trovata, perché la sua missione è accompagnare lei a casa sana e salva.
J: Nancy, ho perso la carta di credito.
N: Io di sotto a vedere dentro la lavatrice non ci vado più!!
J: No l'ho persa nel bancomat.
N: Tu il giorno che hanno distribuito i cervelli l'hai perso, di la verità!
J: what?
N: Chiama il numero verde e disattivala.
Non chiedetemi perché per stare qui tre mesi costui si è aperto un conto in una banca americana. Vi potete immaginare la gag fra lui che non capisce una parola di inglese e la povera operatrice di turno che deve capire cosa lui gli dice?
Per identificarti, quando sottoscrivi una carta di credito nuova, devi scegliere una domanda segreta e compilare la risposta. Lui ci ha scritto il nome del suo cane. La ragazza gli chiede il nome del suo pet (animale domestico). L'unica parola che lui associa al cane è dog.
What pet? pet pat pot? u-huuu.
Io nel frattempo mi stavo rotolando sul pavimento per le risate.
Nancy che è più buona di me prende il telefono e spiega la situazione all'operatrice: you know, he is a jerk. La tipa ci rinuncia, però dice di stare in casa e di aspettare una sua telefonata. Pare che dovessero tirare giù dal letto l'unica dipendente figlia di coreani immigrati. Quando il telefono risuona, lui ci muggisce dentro per un quarto d'ora e alla fine dice che è tutto ok.


Scena 4 - il regalo di addio
Questa cosa è successa tipo un'ora fa e ho ancora i lacrimoni. Stasera a casa abbiamo cenato tutti insieme per salutare Alicia che parte domani, e fatto un po' di foto, tra cui quella qui in alto. Dopo siamo andate in camera e mentre la aiutavo a fare la valigia lui ha bussato alla porta. GIFT, regalo. Non mi volto e penso che se è ancora un caffè in lattina glielo tiro su un piede. Però, le dice, non aprirlo adesso, aprilo quando sei a casa. Poi lui si chiude nella sua camera a disperarsi. Ovviamente appena chiusa la nostra porta abbiamo scartato il pacco. Ho dovuto mettere la musica a tutto volume per coprire le risate. Se andate qui e cliccate sull'ultima foto potete vedere anche voi.
Elenco degli oggetti rinvenuti all'interno del pacchetto:
- un libro di poesie sul mare
- un guanto da forno rosso pieno di caramelle
- quattro penne a forma di bambola folk
- un'aragosta di cioccolato bianco
- un'aragosta di cioccolato nero
- una lettera
- il pezzo forte.
Il pezzo forte, ha quasi provocato l'isteria. Un paio di cuffie per ascoltare la musica, con le cuffie a forma di paperella gialla da bagno. Non esattamente il tipo che sfoggeresti in metropolitana davanti a tutti. Magari sono impermeabili e si possono utilizzare veramente nella vasca da bagno? Who knows.
Chi è quello che ha detto che tutto il mondo è paese??

venerdì 6 novembre 2009

Remember the fifth of November.

Questa mattina ho avuto un dibattito politico con Ralph.

R: ragazzi, non fatemi parlare di Obama. Credete che io l'abbia votato??
K: perché? cos'ha che non va?
R: per prima cosa è troppo giovane per governare.
K: bullshit.
R: cosa?
K: no dicevo, questione di punti di vista.
R: ah. seconda cosa, si preoccupa troppo di come l'america è vista dal resto del mondo.
K: beh dopo il periodo Bush, direi che pensare di ristabilire una credibilità internazionale è il minimo.
R: sì ma lui non si preoccupa di come gli americani vedono l'america oggi.
K: in che senso?
R: lasciamo perdere e andiamo avanti con la lezione.

Poi quando sono arrivata a casa e ho visto il telegiornale ho inteso cosa voleva dire. In questi giorni in California l'opposizione ha organizzato una mega manifestazione contro le promesse di Obama. La riforma sanitaria in primis.
Ci ho messo un po' a capire. Questi hanno un sistema sanitario che fa vomitare e protestano perché lui lo vuole sistemare? Ma che razza di idee hanno in testa? Poi quando hanno intervistato le singole persone ho capito.
"Obama vuole fare diventare socialista l'america"
"Io ho settantadue anni e ancora lavoro in nome della mia libertà. Sono LIBERO di comprarmi la mia assicurazione sanitaria"
Freedom, freedom, freedom questa la parola abusata in tutte le interviste.
Io sapevo che qui non esiste la mutua, ma nella mia ignoranza credevo che almeno uno straccio di pensione ce l'avessero. Ecco perché Nancy che ha già oltrepassato i sessanta da un bel pezzo è ancora così busy!!
Qualcuno per favore può spiegare (con il dovuto tatto) a questa gente che se sei costretto ad andare a lavorare a settantadue anni, dopo che ne hai già lavorati cinquantaquattro, solo per poterti pagare un sempre più probabile bisogno di pronto soccorso, non sei libero proprio per niente?

mercoledì 4 novembre 2009

Thanksgiving day

Ralph, il nostro insegnante ci ha annunciato che siccome Giovedì 26 Novembre è il giorno del ringraziamento, si farà il ponte. Dopo i primi cinque minuti di esultanze, ho pensato "ma io cosa faccio 4 giorni a casa da sola con Nancy"? Urge trovare un diversivo, altrimenti mi tocca mangiare il tacchino ripieno surgelato e cotto nel microonde!
Già, perché la ragazza spagnola torna a casa domenica, e il coreano va via pochi giorni dopo. Per il momento non sono previsti rimpiazzi, perché la gente è più furba di me e sa che qui a fine novembre inizia il freddo vero. A dire la verità il coreano sarebbe iscritto alla scuola fino alla fine di dicembre, ma siccome il suo oggetto del desiderio parte, ha deciso di farsi spostare in un'altra casa perché tanto Nancy lo odia. Forse non è così stupido.
Anyway, in quattro giorni c'è tutto il tempo di farsi un viaggetto. Ho consultato tutti i siti possibili per trovare un volo a un prezzo umano, ma ho scoperto che qui in america non esistono i voli low cost. Gli americani preferiscono viaggiare passando le giornate nelle loro grandi auto, tanto la benzina gli costa un terzo. I giovani viaggiatori che non possiedono un mezzo proprio invece passano le loro giornate sui Greyound bus, che sono talmente confortevoli che a bordo hanno pure il wi-fi. Ho deciso di immedesimarmi fino in fondo nel mio studio antropologico e di sperimentare questo viaggio in bus. Esaminando le mete appetibili, a distanza umana, ne ho trovate due. New York: cellò. Montreal: mi manca. Ci ho pensato bene eh perché New York varrebbe il bis, ma mi hanno parlato benissimo di Montreal, e il Canada mi ha sempre ispirato un mucchio. Ho trovato un biglietto di andata e ritorno per 80 dollari, 50 euro. Come si può dire di no? Non si può. Preparo i vestiti da pinguino e parto. Nancy la lascio a casa a mangiare il tacchino.

domenica 1 novembre 2009

Trick or treat?

Ieri è stata una delle giornate più divertenti della mia vita. Salem, come vi dicevo, è famosa per essere la città delle streghe, e si trova ad un'ora di bus da Boston. Ieri mattina noi tre occupanti della caaasa siamo partiti per tempo, adeguatamente vestiti di nero da capo a piedi per andare a festeggiare Halloween. Nancy l'abbiamo lasciata a casa a spaventare i bambini che suonavano il campanello per chiedere "trick or treat?". Questo è il video che mi ha convinto ad andare, e questo è quello che ho girato io sul posto (ammazza quant'è brutta l'ultima strega!!;)
Con soli cinque dollari abbiamo comprato sul posto i cappelli da strega e il trucco necessario. Abbiamo scoperto che il coreano ha una buona qualità: è un ottimo fotografo. Praticamente ci ha fatto il reportage fotografico della giornata. Ma veniamo al vero scopo di questo blog, l'analisi antropologica. L'altro giorno in tv due persone discutevano del loro costume, e uno insisteva che non ti puoi vestire da biancaneve, il costume di Halloween DEVE fare paura. E' la festa dei cattivi, delle streghe, dei morti viventi, è il sabba infernale. Il 90% delle persone a Salem ha chiaro il concetto. Poi c'è quel 9% di indipendenti tra cui alcuni vestiti da mago di oz, super mario bros, la banda degli spermatozoi, o da foglia di marijuana che sono talmente divertenti che vanno bene lo stesso. Ma la missione di questo blog è parlarvi del restante uno per cento. Quei quattro cinque imbecilli ricoperti di scritte tipo halloween è il male, il signore ti salverà, jesus is lord, prega con me. Questi si mettono ai lati delle strade sopra una cassa di legno e urlano le loro prediche. Non è una cosa da film, loro esistono, e ci credono veramente. Uno di questi era davvero incredibile. Era vestito da metallaro, ma reggeva un cartello che diceva una roba tipo "ladri, adulteri, omosessuali, ebrei, picchiatori, senzadio, assassini, divorziati, donne abortiste, tremate perché OGGI è il giorno del giudizio". Era serissimo. "Dio vi ama tutti, pregate con me". Davvero, tutti? E perché quelli della lista no? Intorno aveva un branco di gente incazzata nera (tra cui la sottoscritta), che gli urlava contro di tutto: "benvenuti nel medioevo", "nella lista ci mancano i preti pedofili", e tutta una serie di insulti slang irripetibili che Marylin Manson sarebbe stato invidioso. Mentre lo guardavo pensavo che noi siamo fortunati perché in Italia almeno questi soggetti fanatici non ci sono. Uno a zero. Poi mi è venuto in mente il tizio che ogni tanto si affaccia a Piazza San Pietro, che nessuno ha il coraggio di insultare e che viene mandato in diretta nei telegiornali nazionali. Uno a dieci. Questa volta vincono loro.

sabato 31 ottobre 2009

U-huu.

Le gag casalinghe proseguono. Io lo so che è tutta una candid camera. Dai ditemi dov'è nascosto lo sceneggiatore.

Nancy l'altro giorno è tornata a casa arrabbiatissima con una collega.
k: che c'è Nancy?
n: quella, mi rende la vita impossibile, ma adesso la metto a posto io.
k: cosa stai facendo Nancy?
n: guarda bene, è un antico rito vodoo. e lo sai cosa? funziona!
k: spero di non litigare mai con te Nancy.
Nancy prende un foglio, ci scrive sopra il nome della tizia, poi prende un bicchiere di plastica, lo riempie d'acqua, ci immerge il foglio e poi mette tutto l'ambaradan nel congelatore, mentre io la guardo con li occhi spalancati e la bocca aperta.
n: e lo sai cosa? funziona! HA HA HA (ghigno malefico)
ora ho capito tutto, probabilmente quando hanno bruciato le streghe di Salem, la sua antenata si è salvata ed è scappata qui.

No, ma volete sapere come cucina le patate? Le mette intere con la buccia dentro al microonde e poi le serve in tavola così. Bisognerebbe arrestarla solo per questo crimine.

A proposito, ho scoperto cos'è lo spray giallo "Pam" che compare in una delle foto che ho postato i primi giorni. Praticamente è olio di mais che per farlo diventare spray lo riempiono di addittivi e ogni volta che lei cucina ci cosparge la padella per non fare attaccare il cibo. Quando Nancy vede che io uso l'olio di oliva scossa la testa perché secondo lei è puro grasso e fa male. Mi ha anche detto che allora è meglio il burro, che è meno grasso perché viene dal latte.
Io a questa le farei rifare la seconda elementare a bastonate.

E il coreano che combina?

Ieri sera non mi sentivo tanto bene (no, non vi preoccupate non ho la suina, qui a Boston la suina non ce l'ha NESSUNO, è tutta un invenzione dei media). Insomma, avevo mal di testa e sono andata a letto presto ignara di quello che stava avvenendo al piano di sotto. Il coreano ha chiesto dov'ero, e siccome non conosceva la parola headache (mal di testa) per tagliare corto gli è stato detto Simona is sick (malata). U-huuu. Corre in camera. Torna di sotto con un caffé in lattina. Prende una pentola e la riempie di acqua, poi ci immerge la lattina chiusa. Ron, il fidanzato di Nancy ha osservato la scena stando zitto e ridendo come se fosse al circo. Per fortuna che Nancy non ha visto niente, altrimenti gli tirava la cosa bollente sul muso. Dopo due minuti, il coreano si infila i guanti da forno, prende la lattina bollente e sale le scale. Bussa, io mi alzo e lui mi porge sta cosa che io randello immediatamente sul tavolo fra una madonna e l'altra. What the hell is this? Caffé alle undici di sera??
Tu malata, bere qualcosa di caldo.
Tu idiota, fare trapianto di cervello.

mercoledì 28 ottobre 2009

Il mondo è bello perché è vario

Nancy nella sua grande casa ospita tre studenti alla volta. Fino a due settimane fa eravamo io, una ragazza di Madrid, e una ragazza di Città del Messico. Diciamo che la casa aveva trovato un suo equilibrio. E' facile, io non rompo le scatole a te e tu non le rompi a me. Abbiamo imparato subito che quando il disco di Nancy si incaglia e lei inizia con la sua tarantella preferita "sono stanca - you know- i'm busy - troppo lavoro", basta salire le scale e chiudere la porta. Easy. Purtroppo due settimane fa la ragazza messicana è tornata a casa, e al suo posto è arrivato un ragazzo sudcoreano. Tralasciando il fatto che Nancy lo chiama stalker perché segue come un ombra la ragazza spagnola, da quando è arrivato è una comica continua.
Lui e Nancy sono come Stanlio e Ollio, anzi forse calza meglio la definizione di Ale & Franz. Di seguito alcune gag:

C: Nancy, posso fare 4 docce al giorno?
N: dì un po' hai intenzione di prosciugare l'universo?
C: what?
N: questa casa non è un albergo.
C: what? (lei parla a randello e il poveretto fa fatica a capirla)
N fa il segno due con le dita della mano, lui accenna un mezzo inchino con la testa dicendo u-huu.


C: Nancy, posso mangiare tre uova per colazione?
N: Se ti compri una gallina
C la guarda perplesso, forse sta pensando dove può trovarne una.

C: Nancy, puoi fare la lavatrice dei miei panni sporchi ogni giorno?
N: sono stanca - you know- i'm busy - troppo lavoro
C: ma io mi sono portato solo cinque paia di mutande
N: ma non devi stare qui tre mesi??
C: sì
N: you are not so smart, right? (non sei intelligente, vero?)
C: u-huu

C esce di casa per ultimo e si dimentica la porta spalancata
N: in corea non esistono i ladri??
C: what?
N: in america esistono, e ti rubano tutto, e se tu ti dimentichi la porta poi mi ripaghi casa
C: perché?
N: noo tu non sei intelligente, poveretta me.
C: u-huu


Veramente, i coreani meriterebbero uno studio a parte, ne ho anche due in classe e ne so qualcosa. Per prima cosa sono incapaci di dire le bugie. C'è un intero capitolo del nostro libro di scuola che spiega come una bugia di circostanza può salvarti la vita sociale. A proposito, la prossima volta che la mia compagna dice al prof che non ha fatto il compito perché non ne aveva voglia, giuro che le tiro una sveglia sul muso. Copia il compito, svegliati, fai qualcosa. Io sono convinta che il nostro libro sia stato fatto apposta per loro e per i giapponesi, che costituiscono il 50% della fauna studentesca, per insegnargli le differenze culturali oltre al linguaggio. Ad esempio un altro capitolo spiega quanto è dannosa la dipendenza da videogames, e un altro che per avere successo nella vita non bisogna avere paura della propria ombra. Oh, una volta ho fatto BUH a una giapponese che quando parla alla classe ti viene da cercare dov'è la manopola per alzare il volume, e lei ha fatto un salto così alto che ieri volevano mettere la sua foto nei cartoni del latte. Ovviamente scherzo, a nessuno è ancora venuto in mente di esportare il tetrapak. Solo bottiglie di plastica. Puah.

lunedì 26 ottobre 2009

The improper Bostonian

Dopo aver visto a casa una bottiglia di olio d'oliva giallo come l'olio di mais, stavo quasi per scriverci un post. Poi il giorno dopo al supermercato ho visto che quasi tutti gli olii d'oliva sono verdognoli come i nostri, ho realizzato. Il problema non è l'america o gli americani, il problema è che Nancy vuole risparmiare! Alla fine non è così impossibile sfamarsi qua, bisogna solo conoscere i posti giusti. Dopo aver pagato una zucchina ogm un dollaro e mezzo al supermercato mi stavo quasi scoraggiando. Poi ho scoperto l'Haymarket: il mercato delle verdure, appena fuori da Little Italy. Il sangue non è acqua. Con due dollari mi hanno dato 6 pomodori, 3 zucchine e 4 melanzane. Meglio della manna dal cielo. Un'altra informazione molto utile riguardo all'alimentazione, è che qui è pratica comune al ristorante richiedere il sacchetto per portarsi a casa la roba avanzata. Nessuno ti guarda male perché qui lo fanno tutti. Con le porzioni pantagrueliche che ti servono, vorrei anche vedere. Un'altra cosa indispensabile è avere a casa un padre paziente che ti spedisce buste contenenti cose necessarie alla sopravvivenza che non hai pensato di mettere in valigia, tipo la guarnizione di ricambio della macchinetta del caffè o i guanti da neve. Sì perché qui domenica scorsa nevicavano fiocchi grandi come albicocche. L'unico giorno in cui avrei voluto tapparmi in casa, sono stata obbligata a uscire perché avevo comprato i biglietti per il concerto di Amanda Palmer. Vestita di parka e UGG sembravo un eschimese, ma ne è valsa la pena. Lei ha suonato per quasi due ore, ma la cosa veramente wonderful è stato lo spettacolo teatrale che lo precedeva, di cui ho già parlato in un precedente post. Non me lo aspettavo così spiazzante, e imprevedibile. In base agli attori che decidi di inseguire per tutto il palazzo, vedi uno spettacolo diverso. Quasi quasi ci torno. Comunque tornando al tempo, ribadisco che questa città è schizofrenica. Domenica 18 Ottobre neve, Venerdì 23 Ottobre c'erano ben 18 gradi. Non so se rendo l'idea dell'escursione termica. Sabato 24 il diluvio universale, Domenica 25 un sole che spaccava le pietre. I Bostoniani dicono che la loro città è bella perché se non ti piace il clima un giorno, basta aspettare il giorno dopo e sarà completamente diverso. I Bostoniani vedono il bicchiere mezzo pieno. Io che vedo il bicchiere mezzo vuoto, non lo so mica se rimango qui anche per il secondo semestre.

sabato 24 ottobre 2009

You know what?

Gli americani iniziano a piacermi. Specialmente quando nei locali ordino da bere e loro mi chiedono di mostrargli il passaporto per controllare se ho effettivamente 21 anni.

martedì 20 ottobre 2009

Bad morning

Appena arrivata a Boston, sono andata nel negozio T-mobile e ho comprato un cellulare. Qui le compagnie telefoniche per farti diventare loro cliente, praticamente ti regalano il telefono o te lo vendono con forti sconti. Io ho comprato un nokia esteticamente orrendo per soli dieci dollari e c'erano pure compresi il numero e dei minuti di chiamata. Se non fosse che oltre per chiamare si paga pure per ricevere, sarebbe perfetto. Comunque, per quello che devo fare io (avvisare Nancy quando arrivo tardi per cena) va più che bene.
Ieri sera, oltre alla sveglia normale, ho deciso di puntare anche la sveglia di questo cellulare, perché per me è sempre arduo svegliarsi e scendere dal letto. Questa mattina mi sono presa un accidente. Invece del trillo che ti aspetti, dal nulla è spuntata una voce unfriendly che urlava senza sosta in inglese "è ora di alzarsi, sono le sette, è ora di alzarsi sono le sette, è ora di..". No ma ti pare? Ero nel dormiveglia e ho pensato che Nancy fosse improvvisamente impazzita e fosse sopra al mio letto a urlare, e ho fatto un balzo di un metro sul letto.
Iniziare la giornata in questo modo, mi rende nervosa e disattenta.
La colazione è solitamente il mio momento preferito, perché mi faccio il caffè con la moka portata da casa e per me è quasi un rito. Perché questo dannato caffé non esce oggi? Cos'è questa puzza di bruciato?? A causa del brusco risveglio ho dimenticato di mettere l'acqua. Argh. Non ho avuto il tempo di provare a farne un altro e ho trascorso la mattinata in classe a sbadigliare. Coraggio, c'è di peggio. Tipo, se nei negozi non trovo una guarnizione di ricambio.
Proprio ieri sera Nancy mi aveva chiesto:
Simona quando mi fai provare l'espresso italiano?
Domani Nancy.

Probabilmente la macchinetta ha sentito, si è spaventata e ha fatto harakiri.

domenica 18 ottobre 2009

Meccanismi delle interazioni sociali

Scena uno: tre ragazze ieri sera al pub di proprietà dei Dropkick Murphys, quelli della canzone "I'm shipping up to Boston". Come potete vedere cliccando sul link, le due partendo da sinistra non è che sono proprio cessi, anzi. Sulla terza sorvoliamo che è meglio. Ecco insomma, voi che provenite dall'europa uscite e andate a bere qualcosa, magari vi aspettate di fare due chiacchiere con qualcuno. Lungo le pareti del pub sono appesi tanti maxischermi che trasmettono la partita di baseball dei New York Yankees. Tutti i ragazzi sono in fila davanti agli schermi, con la loro birra in mano. Commentano la partita rumorosamente. Le ragazze sono sedute a chiacchierare per i fatti loro. I due gruppi sociali praticamente non si parlano. La mia amica bionda dice che non si è mai sentita così trasparente.

Scena due: la settimana scorsa una kay in jeans e felpone va col suo zaino ricolmo di panni sporchi alla lavanderia a gettone. Nancy, senza offesa, ma se non imposti il tasto del risciaquo, i rigoni di sapone sulle maglie nere non sono esattamente sfoggiabili in pubblico. Non ce l'ho fatta a dirglielo, quindi ho deciso di andare a rilavare tutto. Per la cronaca, la seconda volta i panni erano perfetti, quindi ho fatto bene a non polemizzare. Entro nel negozio, fila di lavatrici bianche, fila di lavatrici alluminio, macchina che cambia i soldi in gettoni, macchinetta che ti vende il detersivo. Sembra facile no? Guardo perplessa una delle lavatrici di alluminio perché non vedo i tasti per impostare il programma, c'è solo un tasto di avvio. Chiedo una info a un ragazzo molto carino che stava infilando i panni dentro a una lavatrice bianca. Quello molto pazientemente mi spiega che le lavatrici alluminio servono per asciugare, e prima devo mettere i panni qua, il detersivo lì, e premere quei due tasti là. Ok. Trenta minuti di lavaggio, e trenta minuti di asciugatura. In sottofondo musica alternative rock. Ci sediamo ad aspettare, e chiacchieriamo per un'ora. Alla fine insiste per darmi il suo numero di telefono.

Morale: in america si intorta di più alla lavanderia a gettone, che nei locali.

Fine della storia: no, il numero di telefono non l'ho usato. No, non lo so perché.

sabato 17 ottobre 2009

Sleep no more

Dicono che l'uomo si abitua a tutto, va a finire che pure io mi abituo al freddo. Ieri mattina alle otto mentre camminavo per andare alla fermata della metro, pioveva neve mista a pioggia, e ho avuto il coraggio di sorridere. 32 gradi fahrenheit, zero gradi centigradi. Ieri sera a cena Nancy e il fidanzato Ron, commentavano che questo freddo di questi tempi non è normale, e che di solito arrivava a metà novembre. Che culo. Però, se mi abituo a queste temperature, questa città non è affatto male, spesso succedono cose imprevedibili. L'altro giorno ero triste perché Amanda Palmer ha dovuto cancellare il suo concerto in città, però poi ha scritto sulla sua pagina di twitter: non vi preoccupate, che mi inventerò qualcosa. Attendiamo fiduciosi. Poi ieri, mi collego a internet dopo la scuola e vedo che annuncia un concerto teatrale a sorpresa, per questa domenica sera, con soli trecento biglietti a disposizione. Tre minuti dopo scrive: affrettatevi, i primi cento sono già andati. Non ho il tempo di capire di cosa si tratta, prima compro il biglietto e poi ci penso. Dopo due ore infatti è tutto esaurito. Bene, a questo punto cerco di capire dov'è, a che ora inizia e come funziona. Leggo tutto e non credo ai miei occhi. Funziona così: c'è uno spettacolo teatrale ambientato in una enorme vecchia scuola in disuso. Non c'è un palco e non c'è una platea con posti a sedere. In ogni aula c'è una scenografia diversa, gli attori sono vestiti come se fossimo nel 1929. Anche gli spettatori sono invitati a mettersi qualcosa a tema. A tutti all'entrata verrà consegnata una maschera. Gli attori e gli spettatori vagheranno da una stanza all'altra e non si sa cosa succederà. La scenografia è sullo stile di David Lynch, Amanda scrive: immaginatevi shining che incontra macbeth che incontra twin peaks. Lo spettacolo si intitola Sleep no more. Tipo: ti cagherai così tanto addosso che non dormirai mai più. Qui c'è una foto sequenza di alcune sceneggiature. Ce lo vedete uno spettacolo di questo tipo in scena nella bigotta Italia? Comunque, dopo un po', ad un certo punto da qualche parte spunterà un piano e lei inizierà a suonare per circa due ore, fino allo scoccare della mezzanotte. Ecco, oggi mi invidio da sola, mi.

giovedì 15 ottobre 2009

Fermi tutti.

Oggi mezza America è stata incollata alla tv per seguire in diretta la storia del bambino che se ne sarebbe volato via su un pallone aerostatico, vedo sui giornali che se ne è parlato anche in Italia.
Questa storia mediatica l'ho già vista. La sceneggiatura l'abbiamo scritta noi. Prima Alfredino nel pozzo e tutti col naso in giù, ora Falcon nel pallone e tutti col naso in su.
Ma qui non si parla della massaia che mentre stira guarda preoccupata la tv, qui sono tutti DAVVERO preoccupati, che diamine, si tratta della vita di un cittadino americano! Mi dispiace per lui, ma non è che gli salvo la vita se sto tre ore a guardare un pallone alla tv. L'interesse alto si percepisce anche guardando Twitter: uno dei trending topic di oggi è #Saveballoonboy. Sempre che ci sia qualcosa da salvare, perché il pallone è appena atterrato vuoto.
Il premio americanità lo darei a questo twit qui:
becca_darling i go to therapy for an hour and suddenly there's a boy in a balloon ?! clearly i shouldn't have left the house.
(Traduzione: vado dallo psicologo per un'ora e improvvisamente c'è un bambino in un pallone? non sarei dovuta uscire di casa, chiaro)
Spero che si tratti di sarcasmo, ma non ci giurerei...
Invece la blogstar americana per eccellenza Perez Hilton, mentre faceva la twit cronaca dell'avvenimento ha postato lo scoop del momento. Il bambino in questione comparirebbe insieme ai fratelli in questo video qui: http://www.youtube.com/watch?v=EBWJXXgaYBo che sarebbe stato girato dai suoi genitori per farli diventare famosi. Nei commenti della gente si possono leggere una serie di "ora capisco tutto". Genitori modello no?
Update: alla fine il bambino è stato trovato, era a casa sua, nascosto nell'attico. Cvd.

Cose che preferiresti non sapere.

Ad esempio, una parola di cui avrei preferito non sapere il significato, è: BLIZZARD.
Ralph, il mio insegnante, di cui vi ho già parlato, è del tipo sadico. Di quelli che entrano in classe sfregandosi le mani e dicendo: chi torturo oggi?? L'altro giorno ci guardava, a noi quattro-cinque visibilmente infreddoliti e sogghignava. Perché ride Ralph?
Già mi fa strano chiamare un insegnante per nome, come se io rivolgendomi al mio prof di Italiano gli avessi detto, hey Giorgio, come ti va? No perché qui tutti i giorni Hi Ralph how are you? Questa familiarità mi è ancora ostica. Ma torniamo a noi. Ralph ci spiega che ride perché si immagina noi a gennaio, noi che di questi tempi abbiamo già tirato fuori berretta e sciarpa di pile.
Ho visto studenti come voi venire a scuola con addosso TUTTO quello che avevano in valigia.

Molto incoraggiante Ralph.
No, seriously.

Ah.
Sapete cos'è un blizzard? No? Ah ah, ve lo spiego subito, ah ah.

Ralph proietta sulla lavagna la schermata di wikipedia. Lunga tempesta di neve e ghiaccio, con forti venti, temperature polari, che solitamente avviene nel nord degli Stati Uniti, in Canada e in SIBERIA. Adesso capisco perché non si lamentano mai, questa mattina c'erano zero gradi, ma per loro è ancora caldo.
Guardate l'omino della foto scattata sul Charles River a Gennaio 2005:

















Che cazzo ridi imbecille? Non ti sei reso conto che vivi in un frigorifero?

mercoledì 14 ottobre 2009

Proud to be.

Glielo leggi in faccia che sono orgogliosi, loro. La bandiera americana è appesa fuori da tantissime case, si sentono i salvatori del mondo. Il senso dell'unità nazionale, è una cosa che noi non abbiamo mai avuto. Anche la concezione di sostenimento della propria squadra preferita è diversa, e trasuda questo aspetto. Qui a Boston tutti vanno pazzi per i Red Sox, una squadra di baseball. Te ne puoi accorgere facilmente a colpo d'occhio per la strada. Tu, andresti mai a fare la spesa con la maglietta dell'Inter?
La seconda settimana che ero qui, ci sono stati non so quali playoff, per cui i Red Sox giocavano tutti i giorni della settimana, per dieci giorni. Io vivo al capolinea della metropolitana, dove c'è un parcheggio enorme. Durante quel periodo, c'era la processione continua di auto di famigliole provenienti dalle campagne circostanti. Scendono dalle auto e poi si dispongono diligentemente in una fila indiana chilometrica alle macchinette per comprare il biglietto della metro. Mi sa che per indurli a lasciare le mega auto a casa, il parcheggio giornaliero vicino allo stadio costi quanto l'affitto mensile di una casa a Canicattì. Dovreste vederli quanto sono pittoreschi. Indossano tutto il merchandising possibile e immaginabile. Sembrano fatti con lo stampo, quasi. Qui non ci sono mica gli ultras brutti e cattivi, solo famigliole del mulino bianco, colorate di rosso e blu. Papà, mamma, bambino e bambina, tutti con maglietta e cappellino, alcuni con i calzettini rossi, altri con il foulard, o la borsetta. Ma la più bella era la bambina che stringeva il pelouche che indossava la maglietta dei Red Sox. Fanno tenerezza per quanto ci credono. Io pensavo che la madre di Vincent Gallo in Buffalo '66, fosse alquanto enfatizzata, ma ora capisco che qui c'è gente DAVVERO così. A volte mi verrebbe da fargli suonare una sveglia davanti al naso chiedendogli quando mai prenderanno coscienza di questo mondo in cui sono costretti a vivere.

martedì 13 ottobre 2009

Complaints? No, thanks.

Una differenza notevole fra i nostri due popoli, consiste che gli italiani si lamentano sempre di qualsiasi cosa, e gli americani no.
L'italiano medio dice almeno una delle due seguenti frasi, una volta al giorno:
- ma che caldo che fa oggi,
- ma che freddo che fa oggi,
- che palle oggi piove,
- guarda che nebbione,
- ma che ventaccio che c'è oggi.
Ieri qui con sette gradi centigradi (senza fiatare al riguardo), chi aveva freddo aveva già inaugurato gli UGG (i Bostoniani sembrano adorare questo tipo di stivali), chi non aveva freddo è andato al lavoro con gli infradito. Io avvolta nella mia sciarpetta di pile guardavo i piedi della gente nella metropolitana e pensavo what the fuck? Che razza di schizofrenia collettiva è? Noi siamo più uniformi nella nostra lamentosità. Diciamo tutti la stessa cosa. Noi siamo cresciuti con la mamma che ci dice "copriti che se prendi freddo ti ammali", siamo un popolo impaurito e previdente. Questo probabilmente è il motivo per cui non ci piace metterci in gioco. Questa è la ragione, per cui tu in questo momento stai pensando che io sono pazza perché mi sono licenziata da un ottimo posto di lavoro a tempo indeterminato, per sottopormi a un salto nel buio di questo genere. Qui tutti mi dicono well done! Hai fatto la cosa giusta. Specialmente il mio insegnante, che a 45 anni ha deciso che il suo lavoro non gli piaceva, si è iscritto all'università e a 48 anni ha iniziato ad insegnare qui, ed ora che ne ha 53 è felicissimo. A proposito, se pensi che la tua vita faccia schifo e non stai facendo niente per tentare di cambiarla, quando ti racconto le mie difficoltà di ambientamento iniziale, risparmiati di chiederti "ma chi gliel'ha fatto fare" perché tanto non mi capirai mai.

Cos'è il sanitizer?

Te lo spiego subito. Tu che sei italiano, ti ricordi quando eri piccolo e tua madre insisteva: prima di mangiare vai in bagno e lavati le mani? Facile no? Sono le basi della sana educazione. Bene. Vieni qua, vai al ristorante e vedi gente che si siede e tira fuori dalla borsa questa cosa qui:

Gli americani paranoici si spruzzano un po' di questo slimer verde sulle mani, strofinano senza risciacquare e poi iniziano a mangiare belli come il sole, con le loro mani inciaccate.
Probabilmente funziona. Forse perché i germi si suicidano a causa della stupidità di chi lo usa.

Crime scene

Prima di continuare a scrivere, vi metto alcune foto di cose descritte nei post precedenti, così rendo meglio l'idea:

- la casa:















- il retro che da sul bosco:















- "l'ufficio" di Nancy:















- il camino nel salotto:


- l'ingresso del seminterrato, dove probabilmente ci sono sepolti i corpi degli studenti precedenti (così se sparisco sapete dove trovarmi):


- la zucchina non organic (vi giuro che quello è un normale cucchiaio da cucina, non un cucchiaino da caffè):


- la cucina con vista sul bosco, da notare in piccolo sulla destra cerchiato in rosso l'apparecchio black & decker che fa uscire la lama rotante con cui affetta gli studenti:


- il suo cibo preferito, al centro l'immancabile peanuts butter, in alto a destra i broccoli surgelati, sotto i biscotti in polvere che si fanno aggiungendo acqua e poi microonde:


- e dulcis in fundo lei, la "famiglia ospitante":


Paura eh???