Chi mi segue su twitter già sa che per lavoro, tra le altre cose sto monitorando la fashion blogosfera. Dopo un paio di mesi di letture non riesco a non fare un'analisi antropologica a confronto con la blogosfera a cui sono sempre stata abituata io.
Nella fashion blogosfera non esistono critiche, nemmeno quelle costruttive. Io sono stata abituata con lettori che se vedono un piccolo errore ortografico dovuto ad una svista me lo segnalano immediatamente, e pensavo che trattandosi comunque di blog, la platea dei lettori non differisse così tanto.
E invece no. Questi fashion blog sono in buona parte ricettacolo di errori-orrori, specialmente quando chi scrive azzarda traduzioni in inglese, e nessuno gli dice niente. Una tizia sta scrivendo "cancellarò" invece di "cancellerò" da più o meno venti post e nessuno gliel'ha ancora fatto notare. Un'altra in occasione di una vacanza a New York continuava a scrivere ogni giorno saluti da new YOK, fino a quando sono sbottata e gliel'ho scritto. Si è offesa. Forse sono io che esagero per quanto riguarda la grammatica (qualcuno ha detto congiuntivo?), ma non è l'unico problema.
A queste fashion blogger sembra che tutto sia concesso. Pare che pubblicare le tue foto su internet ti renda a pieno titolo un'esperta di nuove tendenze. Non riesco a togliermi dalla mente colei che si è fatta fotografare con un paio di pantaloni a vita alta e cavallo basso che pur essendo una bella ragazza la facevano sembrare un'anaconda. Il punto non è lei però, perché a vent'anni le cantonate le abbiamo prese tutti. Il problema sono i suoi commentatori. Su 40 commenti non ce n'era uno realista. Tutti le sbrodolavano addosso dei "coooome staaai beeeene" più falsi dell'ottone. Con quaranta commenti così chi non si convincerebbe di essere veramente cool?? La nuova netiquette sta mettendo in ombra il concetto di critica costruttiva, e questo non va bene. L'unica persona sincera in mezzo a tanti leccaculo che sperano solo in un link o in una citazione, rischia di fare la figura del troll acido. Forse dovrei solo stare zitta davanti a tutto questo, perché costoro sono leve reali dell'economia, fanno girare una quantità di soldi enorme, e se tutto va bene finirà che pagheranno lo stipendio pure a me. Purtroppo per loro però, queste ventenni un giorno diverranno trentenni e si renderanno bruscamente conto che la vita non è tutta rose, fiori, bambagia, e vestitini rosa di chanel.
Ma chi se ne importa di loro fondamentalmente? Tornando a me, che non riesco a non scrivere un post come questo che va totalmente contro ai miei interessi per una pura questione di coerenza e di etica, in questi giorni sono stata veramente combattuta e mi sono chiesta se davvero sarò in grado di fare il lavoro per cui sono stata assunta. Per quanto riguarda l'aspetto di customer care so già che non avrò problemi, perché questo tipo di compito l'ho già svolto ampiamente con successo. Per il resto ci proverò, anche perché sembra abbastanza chiaro che il mio account twitter personale e il mio blog personale sono e resteranno slegati da tutto il resto. Il lavoro è lavoro, e sono sempre stata abituata a prenderlo molto seriamente. Il mio blog invece è fuffa coerente, ma pur sempre fuffa.
Detto questo, ora posso ringraziare Manuel Agnelli per essere andato a Sanremo.
17 commenti:
Conosco bene i tuoi dubbi e ci convivo da oltre 13 anni. In fondo anch'io nella pubblicità e nel marketing vendo 'fumo' (e manco quello buono) e finte emozioni. Nella mia vita privata odio i brand della moda che devo promuovere per lavoro. Tu hai a che fare con le fashion blogger... io con clienti che gestiscono 'fashion brands' e pensano di essere esseri superiori per il solo fatto di far parte del mondo della moda, di guidare la Ferrari, di avere una dozzina di servi con la divisa, di mangiare solo Sushi preparato dallo chef privato, o di passare le vacanze in un super-resort multinazionale a Cambogia senza volersi rendere conto della povertà a 100 m di distanza. Scusa lo sfogo, sono appena tornata da una riunione irritante con un essere molto irritante che mi ha raccontato cose disgustose della mia amata Cambogia.
oh per fortuna al mondo c'è gente che mi capisce.
grazie di cuore!! :)
Totalmente d'accordo. Tutti facciamo errori soprattutto se ci si arrabatta a scrivere in inglese, ma che "shore" invece di "sure" sia la normalità e "click hire" sia anche solo accettabile, mi fa accaponare la pelle, non ci posso fare niente. Pensa le risate che si fanno gli anglofoni quando ci leggono, io mi spanzerei.
Quanto al lavoro e alla coerenza etica...bé sì Grazie Manuel anche da queste parti!
Secondo me fare il lavoro di blogger in modo costruttivo, con senso critico e con proprietà di linguaggio ripaga ampiamente. Il fatto che ce ne siano pochi in giro è un vantaggio per chi vuol fare le cose per bene. Chi fa commenti compiacenti solo per ottenere link è un target poco interessante, passami l'osservazione markettara ;) In giro sul web c'è anche gente istruita a cui leggere notizie di moda ben scritte interessa.
Certo, sicuramente lavoriamo in un settore in cui i gusti sono gusti e non esiste qualcosa di universalmente bello e dove spesso osare ripaga in termini di originalità...ma i pantaloni-anaconda erano davvero troppo!! :)
@joja: hai letto "L'ultima sfilata" di Luca Testoni? dissacrante e fantastico, sputtana tutto il mondo della moda.
blackhair: veramente, quando leggo le traduzioni inglesi rivaluto la ferragni. se non altro è la meno peggio.
claudiamart: allora per stavolta non mi licenzi?? :D :D
.. te l'ho suggerito io col mio commento 'correttivo' su S. Gimignano questo post ???
Nel post c'è un refuso!
:P
Gran post, sai quanto mi deprima il fatto che lo strumento blog è adesso rappresentato da certa gente.
Tifiamo per te. W le divergenze interiori, la fuffa critica e Agnelli a Sanremo :)
vagab: SI! ti giuro sono scoppiata, ho pensato anvedi questi che non mi passano nulla, googlassero scent of obsession e vedessero quanti errori vomita quella e nessuno che gli dice niente. tutta invidia la mia.
beh personalmente -oltre a non avere opinioni in proposito- penso che -semplicemente- aprire un blog che preveda il fotografarsi quotidianamente con un completo diverso E prendersi il tempo di imparare un italiano corretto o un inglese impeccabile siano due cose differenti. un fashion blog funzionante consta di almeno tre persone: una modella, un fotografo, una persona che sappia scrivere e abbia qualche idea. il resto è tutto merda situazionista a costo zero (escluso il costo dei vestiti, che probabilmente comprerebbero comunque) o una specie di circolo ARCI della sfiga travestito da olimpo della coolness. ovviamente sono invidiosissimo anche io in quanto obeso.
(differenti come dire ANTITETICHE)
kekko, ma quale completo, si dice OUTFIT! parla come mangia Giannim... come è adeguato al contsto :)
kekko: non so se ti rendi conto che essere obbligati a leggere "merda situazionista" come la chiami tu è peggio che andare a zappare. io preferisco continuare la mia battaglia per migliorarle!!
@Kay -uhm, non so. tra le due io preferisco leggere la merda situazionista. zappare è fatica. :D
kekko: io invece se continuo così fra due anni apro un agriturismo e zappo felice.
Kay io ci sguazzo allegra e felice in quei blog, sono esilaranti, non hanno il senso del ridicolo e adorano robe che io non userei neanche regalate (italiani ne conosco pochi, però quegli spagnoli sono una cosa T R E M E N D A) :D
bs
"non hanno il senso del ridicolo" è verissimo. beata te che non ti mettono tristezza! :)
lo posso dire? io non sapevo assolutamente che esistessero i fashion blog. l'idea (che esistano dei fashion blogs, non di non conoscerli) mi atterrisce.
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