sabato 30 gennaio 2010

E voi vi lamentate.

Quando i nativi di Boston vedono uno straniero infreddolito di solito dicono la loro frase preferita. "Ma dai, non è ancora QUEL freddo". Siamo ormai a fine Gennaio e io stavo iniziando a pensare che fosse tutto un bluff. Il blizzard (la tempesta di neve) è venuto quando io ero in Italia per natale, e per tutta la settimana scorsa ci sono state temperature intorno ai più cinque gradi centigradi, mentre alcuni autoctoni sfoggiavano magliette di cotone nel vagone della metropolitana. Poi ieri improvvisamente l'aria è cambiata. Oggi è arrivato QUEL freddo e l'ho riconosciuto subito, senza bisogno di presentazioni. Una cosa che ti auguro di non vedere mai in vita tua è un termometro Fahrenheit che segna sottozero. E' INIMMAGINABILE quanto punge. In questo momento ci sono meno ventidue gradi centigradi con un vento gelido che soffia a 40 km/h. Oggi pomeriggio sono dovuta uscire per fare la spesa perché tanto per cambiare mi sono ritrovata con il frigo vuoto. Senza un auto per trasportare le borse pesanti si fa troppa fatica a farsi una scorta di cibo mensile, e mi tocca andare tutte le settimane. L'odierna tenuta da eschimese prevedeva: calzamaglia di lana più calzino di cotone, jeans, stivali ugg, canottiera con la spallina larga, dolcevita di cotone, due maglie di pile, la sciarpa di pile, la fascia copriorecchie, la berretta di lana e il giubbotto north face col cappuccio peloso. Quest'ultimo fino a meno quindici tiene un bel calduccio, ma non l'avevo mai testato a temperature inferiori. La camminata verso il supermercato dura 8 minuti di orologio e ci sono 4 strade da attraversare. Mentre si cammina costeggiando le case si resiste, ma quando bisogna attraversare la strada la raffica di vento ti investe e gli occhi, che sono l'unica parte scoperta, iniziano a lacrimare senza sosta. E' una sensazione fastidiosa, tanto per usare un eufemismo. Hai capito perché un paio di persone che ho incrociato oggi indossavano gli occhiali da sole. Vedi, c'è sempre un motivo. In mezzo a tutto questo ho visto un fantasma. Una ragazza bionda che faceva jogging, con un felpone di pile giallo e i paraorecchi rosa pelosi, ma con i pantaloni corti e le scarpe da ginnastica. Le sue gambe erano bordeaux e i suoi occhi piangevano più dei miei. Andava a scheggia. Forse QUEL freddo mi provoca le allucinazioni?

giovedì 28 gennaio 2010

A proposito di divergenze.

Gli americani sono avanti perché invece di perdere tempo a studiare la storia come noi italiani, si focalizzano sul futuro. Una delle materie più gettonate in una delle più famose università di Boston in questo periodo è "How to create Iphone applications". Quando in Italia verrà introdotta una materia del genere ad ingegneria, qui probabilmente staranno già mettendo in pratica il teletrasporto e gli Iphone saranno esposti nei musei.
Tutto il mondo guarda agli Stati Uniti con ammirazione perché arrivano sempre primi, ma io inizio a pensare che siamo tutti scemi che guardano il dito invece della luna. Ohhh guarda, l'Ipad. Poi se gli chiedi chi è Giulio Cesare ti rispondono che è un tipo di insalata. Io sono sempre stata convinta che studiare la storia sia importante per non ripetere gli stessi errori e le stesse guerre, over and over. Certe volte non basta, altrimenti non si spiega come mai in Italia l'applicazione per Iphone più venduta sia quella che riproduce la voce di Mussolini. Forse visto che l'essere umano è comunque recidivo e persiste per natura a commettere gli stessi sbagli, fanno bene loro a voltare pagina ogni giorno senza mai tornare all'inizio del libro.
Questo mega pippone introduttivo, è necessario per identificare il contesto delle mie ultime osservazioni antropologiche. In un paese così all'avanguardia, sono stupidi riguardo a cose che a noi sembrano ovvie.
Le scatole dei legumi per esempio. Quando una persona è quasi vegetariana come me (ci provo costantemente, però una volta al mese se non mangio una bistecca muoio), le scatolette di fagioli, piselli, ceci, sono necessarie per la sopravvivenza. Per trovare quelle con l'apertura facilitata, devo recarmi nell'unico supermercato che vende prodotti importati. In tutti gli altri la lattina si apre solo se la squarci con l'apriscatole. Perfino il tonno è così. Mentre mi chiedevo come sia possibile che non ci siano ancora arrivati, ho pensato alla lama rotante nella cucina di Nancy. A loro l'apertura facilitata non serve perché in cucina hanno il black & decker di serie. Assurdo.
Un'altra cosa strana è il largo utilizzo quotidiano degli assegni, mentre da noi sono ormai caduti in disuso. I loro blocchetti hanno almeno cinquanta fogli. L'affitto si paga solo con assegno, e se chiedi al padrone di casa se puoi fargli un bonifico ti guarda male. Perché diavolo devi farmi un bonifico? Un assegno è così facile. E se uno vive lontano dal padrone di casa? Spedisce l'assegno per posta. Anche per pagare le bollette vengono spediti assegni per posta. Tutto questo ovviamente succede perché non hanno a che fare con le poste italiane. Quando ho tentato di chiedere come mai, mi è stato detto molti americani medi hanno almeno tre conti correnti in tre banche diverse, tutti con pochi soldi. Perciò capita che quando devono pagare una cosa, scrivono tre assegni diversi, e ci mettono molto meno tempo che a loggarsi in tre internet banking.
Ma la cosa che più di tutte mi fa arrabbiare, è che quasi nessuno ha la lavatrice in casa. Per non pagare 400 dollari di elettrodomestico che ti dura almeno dieci anni ne spendi cinque a settimana per la lavanderia a gettoni? Ah no è vero, la spesa per l'acquisto sarebbe almeno del doppio perché l'uso dell'asciugatrice è d'obbligo. Mai visto un panno steso fuori in cinque mesi. Mi piacerebbe davvero lasciarli senza energia elettrica per una settimana, per vedere come sopravvivono.

Romagna mia

Avevo dimenticato come fosse lavorare senza troppe preoccupazioni per la testa. Oggi durante il mio "stage amministrativo" ho fatto l'archivio tutto il giorno. Ho riordinato documenti in cartelline, ho stampato ed appiccicato etichette, riorganizzato le cartelle dei sospesi, e messo via scatole di documenti dell'anno passato. Sono stanca morta, ma mi sento bene. Johanna, la padrona del ristorante è molto gentile con me. E' una donna con le palle, si capisce subito chi è che comanda in casa. Il marito è completamente ai suoi ordini. Marito, vai a prendere Simona in stazione, Marito porta a scuola i figli, Marito riporta Simona in stazione, Marito vai a prendere i figli, Marito vai in farmacia, eccetera eccetera. Intanto che lui gira come una trottola, Johanna gestisce il suo business via telefono. Esige gli sconti dai fornitori, sgrida la manager del ristorante che poi dovrà sgridare il cameriere che ha sbagliato a fare uno scontrino, ordina i nuovi menù secondo la grafica da lei scelta. Johanna è una creativa, e dice che per lei occuparsi di amministrazione è come stare in galera. Come darle torto. Alle dodici in punto ha ordinato il pranzo per telefono. Chiede ogni volta la stessa cosa: insalata Greca con doppia feta e aggiunta di pollo on top. La gente è strana. Stamattina Johanna mi ha messo davanti una scatola imballata con dentro una stampante per etichette nuova di pacca, e mi ha detto: usala. Guai a chiedere come si fa, c'è il libretto di istruzioni. Ancora una volta l'essere nerd mi è tornato utile. Ho installato il cd nel pc, collegato la porta usb, aperto il software, impostato la misura delle etichette e chi mi fermava più. A momenti presa dall'entusiasmo gli etichettavo anche il mega frigo. Volevo scriverci sopra "un giorno sarai mio". I suoi bambini volevano giocare anche loro con la macchinetta, ma lei glielo ha proibito. Filate in camera a fare i compiti gli ha detto, mentre io li guardavo con la perfida aria di sfida che ha chi possiede il gioco più bello.
Ho realizzato che l'attitude è fondamentale per il modo di affrontare un lavoro. Io sono riconoscente a Johanna perché mi ha dato fiducia in un paese straniero dopo trecento porte sbattute in faccia e quindi mi do da fare volentieri, anche se solo sei mesi fa avrei storto il naso solo a sentire nominare l'archivio.
Questa mattina alle sei ho avuto la telefonata con l'ingegnere italiano, per il lavoro fico. Da buon italiano ha subito provato a mettermi in difficoltà.
I: lei ha un'ottima esperienza in amministrazione e nel campo del web, ma non ha mai fatto il commerciale, come la mettiamo?
k: la mettiamo che le nuove sfide non mi spaventano, e anzi magari seguendo lo slancio dell'entusiamo per la fiducia ricevuta, magari potrei fare meglio di uno con cinque anni di esperienza.
I: se non altro ha la risposta pronta.
k: se non altro.
E insomma, non ho avuto lo stesso riscontro positivo che ho avuto dagli americani. Loro hanno una mentalità molto più aperta, e cercano qualcuno versatile, in grado di focalizzarsi su diversi tipi di lavoro. Non cercano di sicuro l'italiano medio e fossile. Tzè.
Ma veniamo al lato pratico. Purtroppo ho scoperto che il super stipendio che mi hanno strombazzato, è il lordo. Perciò, tolte le tasse e convertito in euro, la musica cambia. Tutto ha un prezzo, ma i miei amici, la mia casa, la mia famiglia, la romagna (vedi cibo/mare/clima), valgono di più. Oggi sono nostalgica, ma domani magari cambio idea.

martedì 26 gennaio 2010

Ciò che non uccide fortifica.

L'aspetto positivo di avere sbalzi di umore, è che dopo i bassi ci sono sempre gli alti, inevitabilmente. Durante questo week end mi sono presa una pausa di riflessione dal mondo per ricaricare le batterie, e direi che ha funzionato. Nel frattempo nessuna grossa novità, solo qualche piccolo evento degno di nota.
Ho finalmente visto Avatar venerdì mattina in "gita scolastica" con la classe, leggendo in giro ho appurato che c'è chi lo ama e chi lo odia. Io personalmente lo amo perché per la prima volta in un film di fantascienza c'è il tema del ritorno alla natura. Ho davvero apprezzato come finisce la storia perché dopo aver letto il "de rerum natura" di Lucrezio e averlo piazzato nella top ten dei libri importanti della vita, io tiferò sempre per il trionfo della natura. Ve lo consiglio. Il libro, non il film.
Su Sherlock Holmes invece non posso darvi un parere poiché mi sono addormentata sul divano a metà della visione. L'old fashioned british english stanca perché richiede il doppio dell'attenzione per capire tutte le parole. Mi sono svegliata appena è finito a causa del rumore dello schiocco dei bacetti fra la mia coinquilina e la sua fidanzata. Fra un po' mi mandano in iperglicemia. Fortunatamente litigano pure spesso e le due cose si bilanciano.
Ieri pomeriggio ho aiutato Liza ad organizzare il viaggio che le due piccioncine faranno in California il mese prossimo. Non conosceva nemmeno booking.com, la principiante. Leggendo varie cose su Los Angeles per capire in quale zona fosse meglio prenotare un albergo, ho scoperto che è stata la capitale degli omicidi negli Stati Uniti. Adoro Boston ogni giorno di più. Ieri c'erano addirittura più dieci gradi centigradi, un evento. E in Italia in questi giorni avete la neve, ahah.
Ma il lavoro figo? Dovevo avere il colloquio con l'ingegnere italiano venerdì, ma mi ha rinviato a domani a mezzogiorno, ora italiana. Questo significa che devo puntare la sveglia alle 5.50 ora di Boston, rovesciarmi un secchio d'acqua in faccia, bermi un caffe, fare la telefonata più brillante della mia vita e tornare a letto fino alle otto. Se mi dà l'idea di essere uno alla mano quasi quasi gli chiedo se mi assume lui per poi fatturare il mio compenso agli americani. Sa, ci ho un età e dieci sudatissimi anni di contributi versati in Italia, signora mia.
Ma il lavoretto di passatempo? Ci devo andare oggi pomeriggio dopo la scuola. Che bellezza, anche io potrò finalmente dire che sono busyyy come Nancy.
Ma Nancy? Mi ha telefonato ieri, mi ha detto che ha il raffreddore e che le manco tantissimo. Mi ha invitato a cena per la fine della settimana. Mi chiedo se il menù comprenderà la patata con la buccia infilata nel microonde e servita in tavola col divieto di buttare via la buccia perché è la parte che fa più bene. Come ai vecchi tempi.

sabato 23 gennaio 2010

The dark passenger

E' sabato sera e io non riesco a fare nient'altro che stare a letto ascoltando i Joy Division. Com'è che una a trent'anni si ritrova ad avere questi ridicoli stati d'animo da quindicenne?
Da quando sono negli Stati Uniti è la prima volta che mi capita di stare così, la distrazione del ritrovarsi in un contesto nuovo effettivamente funziona per un certo periodo. Purtroppo per gli abbonati al mal di vivere non ci sarà mai scampo definitivo, da nessuna parte, nemmeno sulla luna. Questo allegro mood è iniziato ieri, dopo avere visto gli ultimi tre minuti della puntata finale di Dexter. Provo a parlarvene senza spoilerare. Lo sgradito passeggero oscuro che Dexter si porta appresso da quando era piccolo, è il suo male interiore. Questo male deriva da qualcosa di orribile che gli è successo durante l'infanzia, e diventando adulto impara a conviverci, senza l'ipocrisia di mentire a sé stesso, perché lui è consapevole che non sarà mai una persona "normale".
Questa mattina sono uscita per andare al mercato delle verdure, e mentre aspettavo la metro mi si avvicina un signore che mi fa: "ehy, tu sembri così triste, non ti preoccupare, tutto andrà bene". A quanto pare ho scelto il paese sbagliato, in mezzo agli americani entusiasti dei loro iphone e macchinoni, un'italiana pierrot risalta che neanche un marziano con le antennine verdi. Al prossimo giro magari emigro in Burundi.

venerdì 22 gennaio 2010

E lavoro fu.

No, non quel lavoro lì. Per quel lavoro lì domani avrò un ulteriore colloquio telefonico con un ingegnere italiano presidente di una società partner, e poi la settimana prossima mi daranno finalmente una risposta, spero. Nel frattempo non si butta via niente, e come vi ho scritto nella regola numero cinque della guida del perfetto emigrante, mi butto a capofitto in qualsiasi porta che si apre. La proprietaria del ristorante italiano a cui ero andata a supplicare un posto in cucina, oggi mi ha detto che posso aiutarla nell'ufficio del ristorante. Vi racconto come è andata.
Quando ormai non ci pensavo più, la signora mi ha telefonato e mi ha convocato nella fashion Street per il pomeriggio stesso. L'impiegata precedente l'ha abbandonata da un giorno all'altro, e quindi non si poteva perdere tempo.
"Ti va bene fare un giorno di prova Giovedì per vedere se ti piace? Sai, ieri ho messo un annuncio su Craigslists e mi sono arrivate 90 risposte, ma il tuo curriculum era uno dei migliori, e in più la manager del ristorante mi ha detto che le eri sembrata una brava ragazza."
Il mio aspetto ordinario trasmette fiducia a quanto pare. "Certo che mi va bene fare il giorno di prova".
"Allora ti aspetto alla stazione del mio paesello alle otto di mattina, perché l'ufficio è a casa mia".
Me lo devo scrivere in fronte che odio le stazioni e i paeselli? Forse sì. E che cavolo, io volevo lavorare in centro!
Mondo devo farti due annunci:
1) odio i treni dei pendolariiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
2) la mia autostima lavorativa è a posto per sempre. Ora se qualcuno potesse fare qualcosa per la mia autostima personale sarebbe perfetto.
Quindi stamattina mi sono alzata alle fucking sei e trenta e mi sono recata di nuovo alla stazione dei treni. Alle otto il marito della signora mi è passato a prendere e mi ha portato al mega villone di Bel Air. E l'unica cosa con cui lo posso paragonare. Solo il tour della casa valeva l'alzataccia. La cucina è grande come il mio appartamento e in mezzo ha la penisolona grande come camera mia. Con il loro frigorifero ci puoi sfamare tutto il terzo mondo. Il lavoro assomiglia al mio primo mese di apprendistato dalla commercialista nel 1998. Si tratta di noiosissimo data entry in excel, e di smistamento e archiviazione documenti. Quando sarò più familiar, e a quel punto spero di essere già dove dico io, dovrò occuparmi di pagare le fatture. Ho lavorato lì per otto ore, ed è stata una utilissima lezione di business english poichè ho imparato tutti i termini relativi alle fatture e ai documenti di banca. Per le prime 4 ore è filato tutto liscio. Poi la signora mi ha offerto il pranzo. Non sia mai che si metta a cucinare, lei telefona e le portano la roba a casa. Le seconde quattro ore sono state pesanti, perché sono tornati a casa i due terremoti, ovvero i figli di 6 e 7 anni, che hanno scorrazzato per casa rumorosamente per tutto il tempo. Avere un lavoretto temporaneo che mi tiene occupata mi rende comunque contenta. Vai a capire cosa c'è dentro la mia zucca.

giovedì 21 gennaio 2010

Aiuto.

Prima vi racconto cosa mi è successo e poi lascio spazio alle mie paranoie.
Lunedì a sorpresa mi telefona il presidente della company, l'uomo da sette milioni di dollari. Mi chiede di raccontargli tutto dei miei lavori precedenti, e se mi piace vivere a Boston. Conclude la telefonata dicendo "molto bene signorina, mi ha fatto un'ottima impressione, le va di venire a trovarci?". Che domande. Così stamattina mi sono vestita bene, sono andata alla stazione dei treni, e dopo 35 minuti di viaggio in mezzo a boschi innevati sono arrivata al paesello dove ha sede la società. Per la cronaca, i treni dei pendolari sono brutti e vecchi quanto i nostri, costano il doppio, però sono puliti e in orario. Ad attendermi c'era la vicepresident, che mi ha fatto un colloquio di un'ora e mezza, chiedendomi qualsiasi cosa, tipo: parlami dei tuoi lavori precedenti, perché te ne sei andata, com'era il tuo rapporto con i colleghi, quale esperienze ti hanno apportato i tuoi viaggi, ti spaventerebbe cambiare tipo di lavoro periodicamente, saresti disposta a trasferirti qui, e blabla. Se non altro è stato un ottimo esercizio di conversazione. Poi mi ha spiegato il lavoro. La company viene pagata da una rete di aziende specializzate in domotica, cioè nella ultramodernizzazione della casa. La company deve organizzare una mega fiera annuale in Europa, e portare clienti Europei a conoscere le industrie Americane. Il primo di questi eventi, sarà a Milano questo autunno. Siccome è il primo, ci tengono a fare un'ottima figura, perciò ritengono che valga la pena assumere un madrelingua, che possa comprendere a fondo la mentalità del cliente e spiegarla a queste aziende americane in modo che esse possano creare prodotti su misura prima della fiera. Il mio lavoro consisterebbe nel creare una community on-line di riferimento per le aziende del settore, e nel contattare i responsabili per dirgli che c'è un'azienda americana che gli paga il viaggio, l'albergo, pranzi e cene a Milano per x giorni, solo per farsi un giretto alla fiera e conoscere questi nuovi prodotti innovativi. La parte difficile sarà convincere queste persone che alla fine nessuno li costringerà a comprare un'enciclopedia o un set di pentole. Una volta convinte queste persone bisogna prenotargli voli, treni, alberghi e quant'altro. Questa parte è la mia specialità. Poi dovrei tradurre i depliant, fare da interprete all'occorrenza, e presenziare sul posto. In poche parole cercano un antropologo, intortatore, interprete, con personalità versatile. Per il secondo anno la fiera sarà a Parigi, e finito il corso di inglese dovrei iniziarne uno di francese, che dopo averlo studiato per sei anni sarei pure già a buon punto.
n: domande?
k: quante settimane di ferie all'anno ci sono?
n: due settimane
k: in Italia ne avevo cinque...
n: ecco noi ti assumiamo anche per spiegarci queste cose, fa tutto parte della cultura del tuo paese, siamo davvero interessati alla psicologia dei nostri futuri clienti.
k: per il fatto di richiedere il visto lavorativo è un problema se è uno sbattimento che vi dovete prendere in carico voi?
n: no, la burocrazia non è mai stata un problema per noi. L'importante è avere la persona giusta.
k: quanto sarebbe circa la paga? Sa, non ne ho davvero un'idea di quant'è uno stipendio medio qui.
n: xxxxxxxxxxxx dollari l'anno
k: ah. Beh considerato che devo pagarmi l'affitto e l'auto forse possono bastare. Qui non ho la mia famiglia e devo essere indipendente [questo è quello che ho detto]
k: qu qu quantoooo?? datemi il contratto che lo firmo ora col sangue [questo è quello che ho pensato]
n: domani abbiamo il colloquio con l'altro candidato, e poi ti facciamo sapere. Devo però dirti che il tuo entusiasmo mi ha fatto molto piacere, e sono rimasta molto colpita da te.
k: [ditemi chi è quest'altro che gli faccio un lavoretto alla Dexter Morgan]

Questo è quanto. Ve l'ho scritto per due motivi:
1) in America non esiste una traduzione per la parola scaramanzia. Se vuoi davvero una cosa e fai di tutto per averla, alla fine ci riesci.
2) anche se non mi prendono io sono già contentissima così. La mia autostima non avrà più bisogno di ricariche fino al 2037.

Ora, l'angolo della paranoia, solo per i più affezionati. Sono uscita di lì che facevo i salti di gioia, per festeggiare mi sono pure regalata un piatto di gnocchi agli spinaci nel ristorante italiano lì accanto. Poi il mio cervello ha ricominciato a ronzare per i cavoli suoi, tirando fuori le seguenti considerazioni:
- dovrei scegliere fra vivere a Boston e comprarmi un auto guidandola anche con la neve, o vivere in un paesello di ventimila abitanti in mezzo alla foresta siberiana.
- la mia vita professionale sarebbe il top, ma la mia vita personale verrebbe messa da parte.
- sono figlia unica con due genitori anziani che vivono ognuno per conto suo, non è irresponsabile piantarli in asso in questo modo?
- con due settimane di ferie all'anno, se le uso per tornare in Italia a trovare amici e parenti, poi avrei zero opportunità di farmi una vacanza.
- tutti mi dicono che se mi prende male dopo qualche mese posso licenziarmi. None, io non sono il tipo che prende un impegno e poi lascia tutti nella merda due mesi prima della fiera. Se prendo l'impegno vado fino in fondo, altrimenti non lo prendo.
To be or not to be?

mercoledì 20 gennaio 2010

Work in progress

Questo post per il momento non lo scrivo per scaramanzia. In ogni caso oggi è un giorno in cui la luna era girata bene: vi anticipo solo che ieri ho parlato con lui che mi ha chiesto di andarli a trovare domani, e lei mi ha chiamato fissandomi un appuntamento per oggi stesso.

martedì 19 gennaio 2010

No Alpitour? Ahi ahi ahi.

John la settimana scorsa è stato in vacanza a Panama col migliore amico che lavora in una compagnia aerea e che ogni tanto gli elargisce voli gratis. Oggi è venuto a pranzo da me e mi ha raccontato la grossa disavventura che gli è capitata in viaggio. Devo però fare una premessa: nella mia classe ci sono un Brasiliano e un Venezuelano, entrambi parlando di sicurezza in Sudamerica sono concordi su due punti. Punto primo, mai prendere un taxi, perché al 95% o ti rapinano o ti rapiscono. Punto secondo, se mentre guidi una persona ti si butta in mezzo alla strada fallo secco senza pensarci perché altrimenti un minuto dopo ti ritrovi una pistola puntata alla testa. Il Venezuelano vive in una mega villa vicina alla jungla e invece dei cani da guardia ha le gabbie delle tigri. Se suo padre sente un rumore strano, preme il pulsante che apre le gabbie e chi s'è visto s'è visto. Voi vi azzardereste mai ad improvvisare una vacanza fai da te in un ambientino simile? Io no. John e l'amico appena scendono dall'aereo sanno che devono attendere per un'ora un bus che deve portarli al porto dove salperà la barca per la loro isola. Purtroppo sono stanchi e appena vedono un tizio con un cartello di cartone con scritto taxi lo seguono e salgono in macchina. Quando me l'ha detto l'avrei preso a calci. Ovviamente il taxi li ha portati in mezzo alla jungla, e li ha scaricati davanti a una baracca indicando dentro. Loro sono scesi e lui è fuggito via. Dalla baracca sono usciti due tizi molto brutti. Fortunatamente l'amico parla bene spagnolo.
dtmb: dove dovete andare voi due?
a: nell'isoletta di fronte.
dtmb: vi ci portiamo noi con la nostra barca, per soli cento dollari.
a: non esiste, la barca costa quattro dollari, abbiamo controllato su internet.
dtmb: ok, siete liberi di andare e di attraversare la jungla da soli per tornare indietro.
j: ma si sta facendo buio. ok, paghiamo.
a: abbiamo 95 dollari in due, siamo americani e di solito usiamo solo le carte di credito.
dtmb: date qua, vi facciamo lo sconto. Salite in auto che andiamo al porticciolo.
Vanno al porticciolo, dove li aspettano altri due malcapitati, e tutti e quattro vengono fatti salire su una barca che è poco più grande di un guscio di noce. Naturalmente nel frattempo ha iniziato a piovere forte, e il mare è piuttosto mosso. Sembra un film, ma ho visto le foto ed è tutto vero. Il guidatore della barchetta a motore regge in mano una pila per vedere dove sta andando, ma la tempesta in corso rende la navigazione difficile. Impiegano cinque ore a fare un tragitto che normalmente si compie in trenta minuti, perché le onde rischiano di ribaltare la barca, e sono andati fuori rotta. Gli altri due erano argentini molto cattolici e hanno pregato e cantato i salmi tutto il tempo. Dopo tre ore si erano stancati e il guidatore della barca gli ha intimato di continuare perché quello era sicuramente l'unico motivo per cui erano ancora vivi. Alla fine sono arrivati senza farsi male.
k: ma perché cavolo non avete chiamato la polizia quando avete visto quella barchina?
j: perché la polizia assiste solo i locali, se quelli sanno che sei un turista ti arrestano con una scusa e ti chiedono un sacco di soldi per farti uscire di galera.
k: regola numero tre per visitare il sudamerica: evitare la polizia!
j: quali sono le altre due?
k: la prima dice di non prendere mai un taxi.
j: potevi dirmelo prima!

lunedì 18 gennaio 2010

Dramma terzo atto primo scena seconda.

No, voi non vi potete nemmeno immaginare a che punto può arrivare l'intensità del dramma fra due donne che stanno insieme. Olina è la fidanzata di Liza, e la sua foto troneggia nella parete sopra al letto di Liza, in una posa che sembra la madonna incoronata dai capelli biondi. Ieri sera, mentre stavano cenando ho ascoltato il seguente dialogo:
L: io in questo momento ti sento lontana.
O: davvero? anche io ho avuto la stessa sensazione.
(mio pensiero: e meno male, ci sarebbe da preoccuparsi se la senti vicina mentre ti mangi una zuppa di cipolle)
L: ecco vedi, non può andare avanti così.
O: ma cosa dici? smettila subito!
L: tu non mi ami come prima (e scoppia in lacrime).
O: non dire così che mi fai male (e scoppia in lacrime).
Vanno avanti cinque minuti di orologio con singhiozzi vari.
L: ecco, adesso ti sento più vicina.
O: lo sono sempre stata.
L: allora mi ami ancora?
O: certo che ti amo, ogni giorno di più.
Segue un tenero abbraccio, scoppio di risatine e bacetti con lo schiocco. Muah muah.

Una donna afflitta da sindrome premestruale è pericolosa per la salute mentale di entrambi, se non ha accanto un uomo che la riporta bruscamente alla realtà con i suoi modi rozzi. Infatti con un uomo, il dialogo precedente sarebbe stato:
L: io in questo momento ti sento lontano.
Uomo: burp! (ecco una reazione consona alla zuppa di cipolle)
L: vedi, tu non mi ami.
U: cara, dove hai messo i calzini?
L: nel secondo cassetto come sempre caro. Ma mi ascolti?
U: ma sì che ti ascolto. Ah ecco li ho trovati. Oh, i miei preferiti hanno un buco nel pollicione, me li rammendi?
L: certo caro.
E mentre la donna rammenda si dimentica le sue paturnie.

Quale delle due situazioni è peggio?



domenica 17 gennaio 2010

Piange il telefono

Bene, visto che il post precedente vi è piaciuto (600 visitatori in un solo giorno grazie a Phonkmeister), per ringraziarvi di essere passati di qua vi do un altro paio di dritte su un argomento difficile: ovvero come districarvi nella jungla telefonica quando vi trovate negli Stati Uniti. Io ci ho provato ad avvisarvi di lasciare perdere l'America, ma sembra che la destinazione sia ancora tra le più gettonate fra chi cerca di fuggire da nanolandia. Pensateci bene: se rimanete in Europa non avete bisogno di visti, e potete usare il vostro numero di cellulare italiano a costi umani: soli 13 centesimi per un sms! Se nonostante tutto questo siete testardi e sognate la bandiera a stelle e strisce, leggete bene quello che segue:
1) Il cellulare Italiano negli Stati Uniti va usato solo ed esclusivamente per ricevere gli sms, poiché l'invio costa almeno 50 centesimi. Va lasciato spento, e acceso solo un paio di volte al giorno per controllare se arriva qualche messaggio. Nel caso in cui lo lasciate acceso e qualcuno vi chiama, se rispondete pagate la metà della telefonata, se rifiutate la chiamata premendo il tasto rosso spendete un euro. Poi, tanto per farvi un esempio, una volta ho chiamato io mio padre e ho speso 16 euro per 3 minuti. Mai più.
2) Quale gestore di telefonia cellulare scegliere? Qui all'apparenza sembra un caos ma in realtà è facile. Se avete un lavoro, ovvero un social security number dei miei stivali, e prevedete di restare almeno due anni, fate un contratto a bolletta con AT & T e non ci pensate più. Per 50 dollari al mese avete tutto incluso, compreso internet. Attenzione, i loro cellulari non funzionano con la sim card, perciò avrete bisogno anche di un telefono. Gli Iphone abbinati a un contratto sono quasi regalati, qui ce l'hanno anche le donne delle pulizie. Se invece siete sfigati come me, e ancora non esistete perché non avete quello stramaledetto number avete bisogno di una sim prepagata, denominata pay as you go. Vi risparmio la fila di bestemmie per quando scoprirete che si paga a chiamare E a ricevere, e questo vale anche per gli sms, sorry non c'è alternativa. I gestori che la propongono sono due: T-mobile e Virginmobile. Il primo costa un po' di più ma ha un sacco di punti vendita pieni di gente che ti aiuta, il secondo io ancora devo trovarlo. Visto che il cellulare americano ce l'ho solo per emergenze e per inviare sms, ho scelto T-mobile. Tra l'altro mi hanno venduto un pacchetto con telefono, sim e 10 dollari di chiamata, per 20 dollari totali. Il telefono ha le sole funzioni di chiamata e di messaggi. In teoria avrebbe anche la sveglia ma suona con tot ore di anticipo, dipende da come è girata la luna. Va benissimo così.
3) come chiamo casa? Se avete la fortuna di avere genitori e amici alfabetizzati con il pc, Skype è ovviamente la cosa migliore perché è gratis. Io ho comprato 10 euro di credito skype per inviare gli sms ai cellulari italiani, per rispondere quando mi scrivono. Le tariffe di chiamata ai cellulari sono buone, ma meno convenienti rispetto a un gestore voip. Se i vostri genitori non sanno nemmeno accendere il pc e siete sufficientemente smanettoni, per installarvi il software sul vostro portatile, Cheapnet è il servizio migliore perché vi attribuisce un numero col prefisso geografico della vostra città Italiana. Questo significa che se mammate ha una flat con i fissi, parlate gratis.

A questo punto se passate da Boston mi dovete una birra. Come minimo. Ah, se rimanete solo qualche giorno, vi conviene comprare sul posto una scheda telefonica internazionale, di quelle che serve una cabina telefonica e dovete digitare altri 357 numeri prima del numero di telefono. L'uso continuativo di queste schede infernali è sconsigliato per ovvi motivi.

sabato 16 gennaio 2010

Guida del perfetto emigrante

Un lettore del blog mi chiede come si fa ad essere me. Precisando che io non lo augurerei al mio peggior nemico, magari posso darvi qualche suggerimento se avete in testa di fare una pazzia simile.

1) scordatevi gli Stati Uniti. Se io fossi andata in Inghilterra, con tutte le energie che ci ho dedicato avrei trovato già ventisette lavori. Qui il lavoro degli stranieri è illegale, e per trovare uno sponsor disposto ad avviarti le pratiche di visto lavorativo devi essere davvero fortunato in tempi di crisi come questi. Da queste parti senza il social security number nessuno ti da un lavoro, e senza un lavoro lo stato non ti da il social security number.

2) se avete un lavoro a tempo indeterminato, preparatevi a dirgli ciao per sempre. Anche se poi in futuro deciderete di tornare, dovreste essere troppo ottimisti per sperare di trovarne un altro. Volete davvero farlo? Bene, lettera, preavviso e poi via verso la libertà. Questo include l'accantonamento a lungo termine di progetti futuri tipo acquisto della casa e creazione di una famiglia. Libertà non fa rima con radici, e tanto meno con figli. Pensateci bene.

3) mettetevi nell'ottica di investire parte dei vostri risparmi in voi stessi, ovvero nell'approfondimento della lingua del paese scelto. Se parli la lingua come il pakistano laureato che viene a pulirti l'ufficio parla l'italiano, hai il 95% di possibilità di fare la sua stessa fine. C'è chi pensa che dire "io lavo i piatti a Londra" sia enormemente cool, e sono le stesse persone che a casa loro in Italia i piatti li fanno lavare alla madre. Questo genere di lavori non vale lo sbattimento, a meno che non siano a brevissimo termine, in previsione di qualcosa di meglio. Se fai il cameriere in Italia almeno hai il supporto della famiglia e degli amici, all'estero hai solo le tue forze su cui fare affidamento.

4) prima di partire studiate bene i punti strategici e logistici della città. Il dove trovate casa è fondamentale. Dite ciao alla vostra auto, e date il benvenuto all'era del trasporto pubblico quotidiano. Se trovate casa nel posto giusto, questa parte peserà di meno. Per la prima settimana prenotate un ostello, tre giorni prima di partire prendete appuntamenti su internet per visitare case, e non abbiate paura di rimanere senza un tetto, una stanza in una settimana di ricerca 12 ore su 24, si trova. Come prima stanza, evitate di firmare contratti annuali, se ne trovate una per qualche mese è meglio, in modo da valutare se i vostri studi precedenti erano giusti. Prima di dire sì la prendo, guardate bene in faccia i vostri coinquilini, perché da quel momento diventeranno la vostra famiglia. Se non vi sentite sicuri, prenotate per il primo mese l'alloggio fornito dalla scuola di lingua e nel frattempo cercate.

5) buttatevi a capofitto in qualsiasi porta che si apre. Non guardatevi mai indietro.

6) parlate con la gente, e cercate di capire bene le leggi del posto. Siamo abituati a dare per scontato tante cose, e tanto per farvi un esempio, le leggi dei vari stati americani sono diversissime fra loro. In alcuni stati l'aborto è vietato, i cittadini possono comprare e utilizzare pistole e c'è la pena di morte. Fortunatamente il Massachussetts sembra essere lo stato più civile e liberale, e non c'è niente di tutto questo, ma io prima di partire non avevo di certo pensato di andare su wikipedia a controllare se le pistole erano legali.

7) compratevi una sim card per avere un numero di cellulare del posto. Nessun datore di lavoro vi richiamerà su un numero italiano. Quando traducete il vostro curriculum, mettete l'indirizzo dove abitate all'estero, perché se leggono l'indirizzo di residenza italiano lo cestinano automaticamente.

8) non scoraggiatevi dopo le prime difficoltà. Questo punto devo scriverlo su un cartello e appendermelo in camera. Certo che se penso ai primi mesi a casa di Nancy ho già fatto passi da gigante.

9) per coloro che vogliono ignorare il punto uno e sono sicuri di voler provare a passare negli Stati Uniti il resto della loro vita, ho un'altra indicazione che io non ho ancora seguito perché al momento non sono sicura che sia quello che voglio. La prima cosa da fare è dare l'esame della patente americana. Se sai già come guidare, l'esame scritto paragonato al nostro è una cavolata, e per quello pratico bisogna solo fare più attenzione ai semafori che sono posizionati dall'altra parte della strada. L'investimento economico è inferiore ai cento dollari. Perché richiedere la patente anche se non vuoi comprarti un auto? Perché qui è ancora un ottimo documento di identità. Altrimenti ti devi sempre portare in giro il passaporto e pregare di non perderlo mai.

10) Tutto questo vi cambierà la vita e niente sarà mai più come prima. Siatene consapevoli. Fatelo solo se non avete niente da perdere.


venerdì 15 gennaio 2010

A proposito del circo

Ore 9 di sera, sono in casa tranquilla che guardo Dexter. Si spalanca la porta ed entrano Matt, Juliet, e un altro loro amico. Ti informiamo che da adesso avrà luogo un party, dicono. Nascondo il cd di Lady Gaga e propongo i Depeche mode. Fortunatamente gradiscono. Dieci minuti dopo arriva a casa Liza stanca morta dal lavoro, e inconscia di ciò che stava succedendo a casa. Appena entrata ha subito inscenato un dramma urlante poiché non era stata avvisata e doveva dimostrare al (mezzo) uomo di casa chi comanda. E' finita che cinque minuti dopo Juliet e l'altro sono fuggiti, e Matt è scoppiato a piangere come un bambino. Poi lei ha cercato di consolarlo asciugandogli le lacrime con un espressione soddisfatta. Dopodiché si è chiusa in camera al telefono, come al solito. Lui si è messo a lavare i piatti tirando su col naso. Io siccome la tragedia era in lingua russa e non ci capivo niente, durante tutto questo finimondo ho riacceso il pc e ho finito di guardare la mia puntata come se niente fosse. Se la tragedia fosse stata in inglese avrei chiesto i pop corn.

giovedì 14 gennaio 2010

Imparare a valutare le conseguenze.

I miei coinquilini lavorano tutto il giorno all'alimentari russo e fanno turni da sfruttamento. Escono di casa la mattina intorno alle nove, e ritornano per le nove di sera, sei giorni su sette. Il loro datore di lavoro sa che hanno bisogno e se ne approfitta. Ovviamente, dalle nove di sera in poi qui in casa è un circo e non mi annoio, ma nelle ore che vanno dall'una alle nove il discorso cambia. Scusatemi se questo blog sta diventando monotematico sulla ricerca del lavoro, ma io con tutto questo tempo libero ho bisogno di concentrare le mie energie su qualcosa, e al momento non penso ad altro.
John mi ha detto che quando in america vuoi davvero un posto di lavoro "you have to be aggressive", perciò ho seguito il consiglio e ho scritto una mail alla signorina che mi ha chiamato lunedì per l'azienda organizzatrice di eventi che ha clienti in europa, chiedendo se avesse novità per me. Dopo cinque minuti mi arriva una mail con mittente Nancy, e mentre pensavo oddio cosa vuole questa, ho realizzato che la signorina in questione ha lo stesso nome. Magari mi porta bene, chi lo sa. Nancy, come il signore di ieri, occupa la carica di vice president, e mi scrive:
Hi Simona, I would like to schedule a time for you to speak with my President, but he has been out of town all week. I will get back to you with some possible times tomorrow or Monday.
Quindi la telefonata è andata bene. Quindi il mio inglese non suona così ridicolo. Quindi presto avrò un colloquio con un uomo presidente di una società da 7 milioni di dollari di volume d'affari. Si può scrivere 'stigrancazzi sul blog o gli iscritti all'accademia della crusca si alterano? A questo punto ho ballato la tarantella in salotto. Poi però mi sono fermata a pensare seriamente a quello che sto facendo.
Io inizialmente volevo solo trovare un lavoretto tipo stage per tenermi occupata questi quattro mesi, perché spesso mi annoio. Il problema è che trovare un lavoro ora è diventata una questione di principio, e non ho valutato bene le conseguenze. In questo momento là fuori ci sono due persone che mi stanno prendendo sul serio, e che se a uno dei due sto simpatica abbastanza da sostenere lo sbattimento dell'inoltro delle pratiche di visto lavorativo, io rischio di ritrovarmi con un lavoro a tempo indeterminato al polo nord. E' davvero quello che voglio? Forse no. Oddio, non lo so. In Italia al momento ho zero alternative, non ho nulla da mettere sull'altro piatto della bilancia. Dicono che sei davvero libero solo quando non hai niente da perdere. Io adesso sono col culo ben appoggiato sul fondo, e di iniziare a scavare non ne ho voglia. Per caso qualcuno di voi avrebbe un lavoro da offrirmi in una qualsiasi città d'Italia? Lavapiatti e giardiniera included. Inviare mail ore pasti.

mercoledì 13 gennaio 2010

A raccogliere le pesche in campagna

Appena finito di scrivere il post di ieri sera, sono entrati dalla porta Matt e Juliet con un sacchetto di frutta e un'altra bottiglia di vino rosso.
k: cosa state architettando voi due?
j: vogliamo fare il vin brulè!
Juliet non vive qui, ma è culo e camicia con Matt ed è qui un giorno sì e uno no. Ha preso una pentola, ci ha versato il vino rosso, ha tagliato a fette una mela e un'arancia e gliele ha buttate dentro insieme ai chiodi di garofano. Ho scoperto che i chiodi di garofano si chiamano cloves. Ne ho assaggiato solo un mezzo bicchiere, perché come forse avrete notato dal tono del post precedente, il mio livello alcolico era già oltre la soglia consentita. Dopo 40 minuti di telefonata Liza è uscita dalla stanza, e ne ha preso un bicchiere pure lei. Poi Matt ha messo su di nuovo il cd di Lady Gaga, e si è messo a ballare in mezzo al salotto. E' senza speranza. Secondo me i vicini lo odiano. Io potrei iniziare ad odiarlo la prossima volta che mette su quel cd.
La mattinata di oggi invece è filata liscia, escludendo quei cinque minuti in cui sembrava che la pregnant english teacher dovesse partorire sul pavimento seduta stante. Stava parlando e all'improvviso si è accasciata per i dolori. Poi si è tirata su e ha continuato a spiegare la listening skill del toefl, come se niente fosse. Una italiana avrebbe fatto una tragedia e si sarebbe messa in malattia fino alla prima elementare del nascituro.
Quando sono tornata a casa ho iniziato il training autogeno, aspettando la chiamata del viceboss della voip company situata dietro l'angolo.
"Io posso"
"Io se voglio spacco"
"Io parlo inglese senza accento italiano" (la madre di tutte le bugie)
"Io sono sicura di me"
"Io mi cago addos.... ops no questa la tengo per dopo che ha messo giù.
La brutta cosa è che gli avevo detto che poteva chiamare a qualsiasi ora, dalle due in poi. Ho guardato il telefono ogni tre minuti, dalle due alle quattro e trenta. Ok, ormai non telefona più, non devo farmi illusioni, mi sono detta. Metto i ladytron a tutto volume e stacco la spina del cervello per riassorbire l'ansia da prestazione. Quattro e quarantadue: driiiin driiiin. Oh cavolo, spengo la musica, è lui. Mi reimmedesimo in trenta secondi nella spinta euforica dell'alcool di ieri sera, e gli racconto della mia vita lavorativa precedente. Poi mi chiede cosa so della tecnologia Voip, e gli spiego come ho configurato da sola il cordless Voip a casa mia, per permettere a mio padre di ricevere le mie chiamate dal mio portatile senza utilizzare il pc. A volte essere geek può anche avere dei risvolti positivi inaspettati. Mentre glielo racconto ride, mi sembra uno alla mano, e mi ricorda un po' il mio capo di Bologna. Poi mi spiega il lavoro, e anche questo avrebbe a che fare con i clienti e i partner europei, perciò dopo i primi mesi di training, si inizierebbe a viaggiare. Purtroppo però la telefonata si è conclusa con il solito "devo chiamare altre persone, le farò sapere la settimana prossima se verrà convocata per il colloquio di persona". Secondo me questi quando mettono giù si rotolano sul pavimento dal ridere e dicono "ma questa dove vuole andare". Il bello è che non lo so nemmeno io dove voglio andare. O meglio, lo saprei, ma non si può.

E qui comando io.

E no, anche se una frase non si comincia mai con e, io mi sento libera di prendermi una licenza poetica, perché qui comando io.
E no, la signora del post precedente non mi ha ancora risposto, ma io non mi perdo d'animo.
Al posto suo mi ha chiamato una tipa, oggi mentre ero in classe. Io proprio non me l'aspettavo, ma durante la toefl lesson il cellulare ha squillato e io sono uscita fuori per rispondere. So, what was bringing you to the United States, mi ha chiesto lei. Poi mi ha detto che mi stava chiamando per il curriculum che io le ho inviato per scherzo. You know, il lavoro impossibile, quello dei tuoi sogni, il commerciale estero con i clienti italiani, in cui lavori in america e vieni pagato per viaggiare in europa. Mi ha tenuto al telefono trenta minuti e per fortuna che al mattino mi ero bevuta un caffè. Quanto vorresti essere pagata mi ha chiesto. Buhahaha mi scappa da ridere. Le ho risposto che se mi aiutano ad ottenere un work visa la paga non è così importante, in ogni caso le paghe standard negli usa sono il doppio che in Italia. Le faremo sapere, mi ha risposto, deve prima parlare con il suo super capo dell'azienda organizzatrice di eventi. Nel caso sono disponibilissima per un colloquio, le ho detto io prima di chiudere la telefonata. E boh, io lo so che è praticamente impossibile per una comune mortale ottenere il visto lavorativo, e quindi io sto solo giocando per vedere cosa succede, al massimo torno in Italia e faccio domanda per qualsiasi altro lavoro tipo quello che ho sempre invidiato a una ragazza che conosco e per cui mi hanno richiesto un curriculum via e-mail proprio oggi. E se non succede, chi se ne frega. Per la cronaca ieri stavo quasi piangendo perché dopo non aver trovato nessun lavoro nemmeno nel quartiere italiano, mi era scesa la catena del tutto. Durante il pomeriggio mi annoio, e devo assolutamente trovare qualcosa da fare. Oggi un altro tizio mi ha contattato per un colloquio telefonico in una Voip company che ha sede a 15 minuti a piedi dalla casa delle fate ignoranti. Ha fissato per domani. Stasera io ho pulito la cucina e Liza ha pulito il bagno. Come premio abbiamo stappato una bottiglia di merlot. Lei ora è chiusa in camera al tel con la girlfriend e io sono qui che scrivo questo post, e davvero che ci crediate o no, sono contenta di essere in questo limbo in cui non so quale sarà il mio domani. Un brindisi a voi.

domenica 10 gennaio 2010

Fingers crossed

Ieri pomeriggio l'ho passato alla ricerca di un lavoro. Sono entrata in tutti i ristoranti italiani della fashion street. Ho seguito alcuni consigli di amici, per capire come è meglio porsi. Tipo, se entri dicendo "I'm looking for a job" quelli restano fermi tre secondi come per dire "e quindi?". Se lasci una copia del curriculum (che qui si chiama resumè), nessuno lo leggerà e ti richiamerà. La via migliore è chiedere un loro modulo prestampato per compilare la domanda di assunzione: "do you have an application form?"
Quando ti danno il modulo, è sbagliatissimo fermarsi lì da una parte a compilarlo in fretta, ti guardano male perché loro sono lì per lavorare e non per starti dietro. Quindi, prima ho percorso tutta la via chiedendo una copia di questi moduli e ringraziando, poi mi sono fermata a bere un caffè da Starbucks, e li ho compilati tutti. Una volta finito, ho ripetuto il giro per consegnarli indietro. A questo punto è questione di culo. Se li consegni a un cameriere indaffarato, il modulo rischia di finire nel mucchio dei curriculum, se invece ti capita davanti il responsabile del negozio (che loro chiamano il manager), questo se ha tempo ti fa il colloquio e magari ti assume pure. Non sono stata molto fortunata, i manager non ci sono sempre e spesso sono very busy. All'ultimo ristorantino, dove non volevo nemmeno più entrare perché ero stanca e scoraggiata, mi è capitata davanti proprio la manager.
k: salve, volevo lasciare questo modulo compilato.
m: oh bene, dai pure a me, vediamo...
k: lei è la manager?
m: sì. da quanto tempo sei a Boston? Hai un visto? Hai mai lavorato nella ristorazione?
Rispondo a tutte le sue domande.
m: beh, per fare i camerieri di solito preferiamo dei madrelingua, perché qui ci viene un sacco di gente e bisogna essere veloci e poi i giovani parlano spesso in slang.
k: la prego, mi faccia provare almeno a fare la lavapiatti!
m: ma che lavapiatti, una con la tua esperienza... Stavo pensando che la titolare mi ha detto che la sua impiegata in ufficio deve partorire fra due mesi, e non ha ancora trovato nessuno.
k: davvero? Io ho un sacco di anni di esperienza in lavori di ufficio.
m: non si tratta di un lavoro di contabilità, ma di gestione e coordinazione.
k: sarebbe perfetto!
m: senti, ti do la mail della titolare che è italiana, mandale il tuo curriculum e mettimi in copia a me, e poi vediamo cosa dice.
k: grazie mille!
E insomma, magari hanno già trovato qualcuno e magari non mi prendono, però la mia autostima ne aveva bisogno. La mail l'ho mandata, speriamo bene.

sabato 9 gennaio 2010

Fortuna che c'è Dexter

Questa casa è davvero un porto di mare. Ieri ho invitato a pranzo John e il suo nuovo coinquilino Italiano, Mario. Mario ha vinto una borsa di studio per frequentare il secondo semestre accademico nella scuola di John. E' arrivato due giorni fa e il suo viaggio è stato un'odissea, perché gli hanno cancellato il volo causa maltempo, e poi l'hanno messo su un altro volo per New York. A me mi è andata proprio di culo, diciamo. Ascoltarli parlare è divertente, uno incespica in italiano, e l'altro in inglese, e parlano metà e metà. Io cerco di tradurre alla meglio quando capto un misunderstanding. Dopo pranzo, abbiamo fatto una gita al mercato delle verdure, che è il luogo più importante che un italiano deve conoscere a Boston, per sopravvivere in salute. La temperatura da quelle parti era intorno ai meno dieci, e Mario ci ha detto che a dicembre a casa sua al sud, ci sono stati anche ventidue gradi. Il mercato è aperto solo di venerdì e di sabato, però ho notato che se ci si va al sabato verso il tardo pomeriggio ci sono i prezzi più bassi e ti danno più roba, perché altrimenti la buttano via. Torno a casa con due buste piene di patate, pomodori, zucchine, melanzane. Mentre preparo la cena Liza mi racconta la sua storia. Lei proviene da una famiglia benestante, di città. Ha il suo appartamento nuovo intestato a lei, e potrebbe vivere bene là. Non è scappata per i soldi o per noia, è scappata per poter essere sé stessa. Quando aveva dodici anni, se ne andava in giro con i pantaloni corti da maschiaccio. Un paio di teste rasate l'hanno aggredita minacciandola col coltello, perché le donne devono portare le gonne. Se vado in giro mano nella mano con la mia fidanzata mi ammazzano, dice. Poi mi fa vedere un paio di clip su youtube del gay pride che c'è stato quest'anno a Mosca, dove si vedevano diversi scontri violenti. Liza è triste perché ama davvero la sua patria, ma non può fare diversamente. Poi la sua ragazza suona alla porta, e le spunta il sorriso che la compensa del suo lavoro faticoso e della lontananza dalla famiglia. Me la presenta, e resto stupita dalla sua femminilità. Liza è tutto il contrario. Poi mi chiudo in camera a guardare Dexter, con le cuffie nelle orecchie. Non voglio sentire cosa succede nella stanza accanto.

venerdì 8 gennaio 2010

Oblomov

Non si fa in tempo a lamentarsi che non si riesce a socializzare, che ti piove dal nulla una giornata sociale in cui non hai due minuti per te. Ieri appena dopo pranzo è passato John a prendere il caffè. Ci siamo raccontati questi tre giorni in cui non ci siamo visti, come se fossero tre mesi. E' un buon ragazzo, gli voglio bene, ma. Poi quando è andato via stavo preparandomi ad annoiarmi per il resto della giornata, e quando ho aperto facebook Juliet mi ha aperto una finestra di chat per invitarmi fuori a prendere un tè. E' stata molto carina e gentile, mi ha raccontato la sua storia. Juliet, se vi ricordate è la ragazza etero che si è sposata un amico americano gay per potere restare negli stati uniti. Juliet viene da un paesino al confine con la siberia.
J: la temperatura è più bassa rispetto a Boston, ma là soffro meno il freddo perché è molto più secco e meno ventoso.
k: avanti così.
J: il freddo vero a Boston quest'anno deve ancora arrivare.
Inizio a chiedermi se da qualche parte si può noleggiare una pelliccia di orso polare.
k: nel tuo paesino ci ferma la transiberiana?
J: oh, sì l'ho presa un sacco di volte, era il mezzo che usavo per spostarmi abitualmente
k: andare da San Pietroburgo a Pechino con quel treno, facendo tappa in tutti i luoghi di interesse è il mio sogno. In realtà un paio d'anni fa ho detto che l'avrei fatto nel 2010.
J: com'è che una sogna San Pietroburgo e si ritrova a Boston?
k: è una lunga storia. Gliela racconto.
Ora Juliet lavora part time in nero in una farmacia. Sta aspettando i documenti per potere lavorare legalmente, che ci mettono almeno sei mesi dopo il matrimonio.
J: you know, non è facile. Il lavoro part time è l'unico che ho trovato, ma ho un gran bisogno di soldi. Devo finire di pagare il matrimonio, l'avvocato, mio marito.
k: le spese del matrimonio le capisco, immagino che ci sia in mezzo anche l'anello che porti al dito. Ma l'avvocato e il marito?
J: se ti sposi qui, senza tornare a casa e rientrare negli stati uniti col visto fiancé, quello per le fidanzate ufficiali che vengono per sposare il marito, non ti mettono in galera perché "il vero amore che non può aspettare" è un caso contemplato dalla legge. Però devi sostenere un processo per dimostrare questo vero amore, e pagare un avvocato. Il tutto ti viene a costare intorno ai 3500 dollari.
k: oh my god. E perché devi pagare tuo marito?
J: perché qui c'è un business per questa cosa. I ragazzi ti chiedono anche diecimila euro per sposarti. Siccome noi siamo amici mi ha chiesto solo millecinquecento euro per ora.
k: che amicone!
J: è uno stronzo, lo so. Una volta che abbiamo litigato me ne ha chiesti altri 1500 minacciandomi il divorzio. Poi però abbiamo fatto pace. Spero che non lo rifaccia.
k: ma non ti viene da mandarlo a quel paese?
J: non ho altra scelta. In siberia mi annoio. Qui ho una vita e tanti amici, ora sono in ballo e posso solo ballare, affrontando tutto quello che succede giorno per giorno.
Juliet è povera ma lascia 3 dollari di mancia per un tè. Conosce la cameriera e lo fa per solidarietà. La disperazione ti fa diventare più umano.
Poi torno a casa per l'ora di cena, e mi ripreparo ad annoiarmi. Col cavolo. Tre minuti e Liza spalanca la porta super sorridente, ed entra in casa con due amiche di cui non mi ricordo il nome, ma solo la definizione che Liza mi ha dato di loro. Tipo: ciao, loro sono la coppia perfetta. In ogni circolo di amici c'è la coppia perfetta, e anche qui non si fa eccezione. Avevo ragione su Liza ieri, stanotte hanno litigato, stamattina hanno fatto pace e oggi è raggiante e socievole. Mi invita a sedermi al tavolo, tira fuori quattro birre e iniziamo a parlare. Durante le birre abbiamo intavolato una serissima discussione sulla letteratura russa. Dico loro che il maestro e margherita di Bulgakov è fondamentale, perché nelle sue pagine dice quanto è importante leggere il Faust di Goethe o il Don Chisciotte. Alla parola Goethe la coppia perfetta si illumina, si guardano e fanno cenno affermativo col capo. Restano stupite quando oltre agli scontati Dostoevskij e Tolstoj gli tiro fuori la lettera a Tatiana nell'Eugenio Onegin di Puskin, ed esplodono in una standing ovation quando dico che il mio personaggio preferito in assoluto è Oblomov. Loro adorano Oblomov perché è il più russo dei russi. Poi Liza inizia a versare shortini di vUodka. Al secondo giro le dico di cuore che sono stata fortunata a capitare in questa casa, perché se vivevo con americani probabilmente ora sarei stata davanti alla tv a commentare il football mangiando hamburger. Certe volte sono così vuoti.

giovedì 7 gennaio 2010

Vade retro

Come al solito, il mio inizio in una casa nuova richiede un certo periodo di ambientamento. La prima serata e' stata molto divertente perche' Cody e' easy going come tutti gli americani, percio' mi ha invitato ad uscire con loro, e teneva viva la conversazione. Due russi che vivono insieme invece tendono a farsi il piu' possibile i cavoli loro. In un certo senso, non e' un male. Liza mi fa paura. Cioe', non fraintendetemi, e' inoffensiva, non mi da l'idea di nascondere corpi in cantina come Nancy... Pero' insomma, e' parecchio del genere lesbo psyco drama. Ieri ha lavorato tutto il giorno, e quando e' arrivata a casa alle 9 di sera, si e' cucinata la cena mentre parlava al telefono con la fidanzata-quasi ex moglie. Io volevo fare due chiacchiere e tentare di essere sociale, ma alle undici era ancora al telefono e sono andata a dormire. Mi sono svegliata all'una per colpa dei suoi urli di pianto. Al telefono, ancora. Dopo cinque minuti mette giu' urlando. Sono uscita dalla stanza per andare in bagno, lei era in salotto, le ho chiesto se andava tutto bene, ha fatto cenno di no asciugandosi le lacrime e senza dire una parola si e' richiusa in camera e si e' riattaccata al telefono. Urlava il nome della fidanzata che era all'altro capo del telefono, e poi qualcosa tipo pachanka, pachanka e lacrime modello neonato che lasci senza biberon per due giorni. Fortunatamente l'idea di portarmi i tappi per le orecchie e' stata buona. Li metto, mi giro dall'altra parte e risprofondo nel mio sonno. Mi sveglio alle sei, tolgo i tappi e sento che e' tutto tranquillo. Alle sei e trenta prende il telefono di nuovo. Questi contratti telefonici mensili con le chiamate illimitate comprese non sono una cosa buona, evidentemente. Ha messo giu' per fare la doccia, e ha richiamato appena ha finito di asciugarsi i capelli, si e' vestita con una mano ed e' uscita. Quasi sicuramente non e' successo niente di nuovo, e probabilmente hanno solo dato sfogo alla loro sindrome premestruale in contemporanea. Brutta cosa essere cosi' coinvolti in una storia. Non la invidio.

mercoledì 6 gennaio 2010

Sociologia monetaria americana contemporanea

Questo post e' il piu' chiaro esempio di "oddio prima potevo spendere e spandere senza pensarci, e ora che le banche mi hanno chiuso i rubinetti, sono nella merda e non so come uscirne".

New teacher

Ieri la lezione di benvenuto ci è stata fatta da Ralph, che così ha avuto modo di salutarci. Oggi invece è iniziato il corso di preparazione al Toefl, e abbiamo conosciuto Alina, la nuova insegnante. Spero di fare l'abitudine in fretta alla sua voce, perché altrimenti uno di questi giorni io esco correndo dalla classe e vado fuori in strada a urlare basta.
La sua voce, come descriverla.
Prima cosa, lei viene da Londra, e a uno abituato a sentire parlare con l'accento di qui, lei suona come unghie sulla lavagna. Per quelli che guardano Dexter, ha lo stesso accento dell'amante londinese di Dexter. Ecco, awful. Seconda cosa, urla come una pazza. In questa classe siamo in 8, il doppio esatto di quattro gatti, e proprio non ce ne sarebbe bisogno. Non a caso lei la mettono sempre nell'aula imboscata in fondo al corridoio, altrimenti gli altri insegnanti non riescono a fare lezione nelle loro classi. Fortunatamente è incinta almeno al settimo mese, e tutti speriamo che il bambino nasca molto presto.
Mentre pensavo che qualcuno dovrebbe gentilmente dirle di abbassare il volume, ha detto una cosa per cui tutti ci siamo guardati negli occhi, e abbiamo trattenuto le risate che sono scoppiate appena lei è uscita dalla porta. Uno studente le ha porto il dizionario, e lei sorridentissima gli ha detto qualcosa che ha la pronuncia esatta americana di fuck you. No dico, quello gli da il libro e lei sorride e gli dice vaffanculo? Poi la seconda volta che l'ha detto abbiamo capito che quella è la pronuncia londinese di thank you. Siamo messi bene per l'esame, nevvero?? Please Ralph come back!!!

martedì 5 gennaio 2010

A full Monday

Ieri è stata una giornata intensa, piena di eventi, facce vecchie e nuove, e cose. Sono tornata a scuola e ho ritirato la mia pagella del precedente semestre. Qui i voti vanno in percentuale, e il mio 93% è stato il voto più alto della classe. Devo ammettere che l'aiuto che John mi ha dato nella correzione preventiva dei temi, ha influito abbastanza. Grazie John, ora siamo pari, ero un po' invidiosa del tuo A in italiano. La mattinata a scuola è stata divertente, abbiamo fatto qualche ora di conversazione in classe raccontandoci le vacanze, giusto perché era il primo giorno. Da oggi inizierà il semestre di preparazione al TOEFL, e si farà più sul serio. Per la cronaca, mentre vi sto scrivendo sono le sei di mattina, e non dite che non vi penso. Nel pomeriggio ho fatto le valigie e dopo un mega abbraccio di saluto sono salita su un taxi che in cinque minuti mi ha portato davanti a quella che sarà la mia casa per i prossimi mesi. Guardo la porta di casa, giro la testa e guardo la fermata della metropolitana proprio accanto, e godo. Mai più camminate interminabili al buio per raggiungere la Nancy house. Oh yeah.
[premessa: questa volta cambio i nomi che se i miei nuovi personaggi capitano qui, almeno non si rendono immediatamente conto che sto parlando di loro]
Suono il campanello e Cody viene ad aprirmi la porta. Lui è il ragazzo che mi lascia il posto in casa, e sta finendo di mettere in valigia le ultime cose. Ha la mia età, è nativo di Boston, ma andrà a vivere in Arizona qualche mese per frequentare una scuola di body massage. Lo lascio fare con calma, appoggio le mie cose ed esco a fare la spesa. Supermercato a tre minuti a piedi di distanza. Oh yeah.
Quando torno vedo che è tornata Liza, la mia nuova coinquilina. E' russa, venticinquenne, ha gli occhi di ghiaccio, ed è matta come un cavallo. Mi rendo subito conto che qui la vita non sarà noiosa nemmeno per un minuto. Hai venti minuti per prepararti, mi dice. Questa sera andiamo a cena in un pub per salutare Cody che parte, prosegue. Sistemo la spesa, mi fiondo in doccia e sono pronta a tempo di record. Le mie cose possono rimanere in valigia ancora per una mezza giornata. Matt, l'altro coinquilino non viene perché stasera lavora.
Brad, uno della loro combriccola di amici passa a prenderci in auto. Col venticello serale di Boston, avere amici con l'auto è sempre una buona cosa. Juliet, una loro amica, ci raggiunge direttamente al pub. E' la serata "All you can eat wings". Paghi 8 dollari e ti portano ali di pollo straunte in tutte le salse fino a quando non esplodi. Dopo mezz'ora ho capito perché Cody è di almeno venti chili in sovrappeso. Liza invece mangia poco e va avanti e indietro verso il bagno per andare a telefonare. Ha problemi con il ragazzo? Chiedo. No, con la ragazza, mi risponde Brad. Ah, dico io. Qualche birra dopo, si ritorna a casa. Juliet sale con noi e Brad va a casa. Liza lavora in una vineria e spesso porta a casa delle bottiglie, perciò prima di andare a dormire ci sediamo in salotto a fare delle chiacchiere con un buon bicchiere di vino. Improvvisamente la porta si apre ed entra Matt. Lo guardo camminare e capisco tutto di lui in tre secondi. E' un ragazzo adorabile, anche lui viene dalla Russia e ha 22 anni. Mentre chiacchieriamo abbiamo i pc accesi, e do un'occhiata al profilo facebook di Cody. Ecco, di lui non l'avrei mai detto. Ora mi spiego la scuola di body massage. Dopo il secondo bicchiere tiro fuori l'argomento.
k: Cody, mio caro Cody, perché sull'annuncio su internet non ci avete scritto che il nuovo coinquilino doveva essere "gay friendly"? Io sono davvero tranquilla con queste cose, però se vi capitava qualcuno tipo omofobo??
c: negli stati uniti sono tutti friendly, e poi ti abbiamo scelto perché sembri una persona tranquilla
k: in Italia non funziona proprio così
c: Liza, forse dovresti dirle quella cosa del matrimonio
l: ah, sì. La mia ragazza in realtà è mia moglie
c: sai, qui in Massachusetts il matrimonio gay è legale
k: oh
l: solo che purtroppo stiamo divorziando anche se siamo ancora insieme perché le servono i documenti per sposare un americano per ottenere la cittadinanza e stare qui, altrimenti deve ritornare al suo paese
k: è brutto che la gente debba fare queste cose, da questo punto di vista non mi piacciono gli States
J: eh già, vedi l'anello, anche io sono sposata. Sono etero, ma mi sono sposata con un mio amico gay per lo stesso motivo
k: wow
No, di certo qui non mi annoierò neanche per un minuto, penso. Poi c'è il momento in cui l'alcool scende e Cody gira lo schermo del pc e mi fa vedere la foto della persona che gli ha spezzato il cuore qualche anno fa. Giro il mio schermo e rilancio con lo stesso tipo di foto. Liza invece ci mostra le foto del matrimonio e sospira. Matt dice che fino a novembre non aveva mai avuto un ragazzo, e per tirare su la parabola discendente della serata, mette su il cd di Lady Gaga e ci mettiamo tutti a ballare in salotto. Sembra la casa delle fate ignoranti.

domenica 3 gennaio 2010

Habemus room

Ricapitolando: sono arrivata il trenta, il trentuno e l'uno ho mandato e-mail in risposta agli annunci economici, il due mattina ho visto un paio di stanze, il due pomeriggio ho trovato quella perfetta, lunedì quattro mi trasferisco. Easy.
La sensazione claustrofobica dovuta alla convivenza forzata nei primi quattro giorni ha portato ad un dialogo molto breve, ma chiaro e semplice.
- Amici?
- Amici.
Mi sento già meglio.
Per i dettagli sulla nuova stanza e i nuovi coinquilini, vi rimando a lunedì.
Oggi la temperatura percepita è di meno sedici gradi centigradi, e ci sono almeno 35 cm di neve sul marciapiede. In teoria dovrei iniziare a disperarmi. In pratica continua a piacermi. Forse perché fuori fa comunque più caldo che dentro.

sabato 2 gennaio 2010

Back in town

30 dicembre, ore 4 del mattino, la sveglia suona. Mio padre mi da un passaggio per l'aeroporto di Bologna. Vado per tempo, preoccupata per la psicosi dei controlli aeroportuali post tentato attentato. Sono in fila, metto le mie borse, il computer e le scarpe dentro la macchina dei raggi x. Passo dall'altra parte e mi preparo psicologicamente a vedere tutta la mia biancheria sparsa per il tavolo di controllo. "Scusi, lei va a Londra?" mi chiede la guardia. "No, vado ad Amsterdam" rispondo io. "Ok, può andare" ribatte quello, senza nemmeno toccare il mio bagaglio a mano. No dico, se faccio saltare in aria Londra è un problema, invece se esplode Amsterdam chi se ne frega? Se dicevo Stati Uniti probabilmente mi avrebbero controllato, ma non si sono neanche preoccupati di leggere cosa c'era scritto sul mio biglietto. Invece quando sono arrivata ad Amsterdam la situazione era ben diversa. L'aereo è partito con trenta minuti di ritardo perché lo squadrone di persone preposte al controllo del volo era troppo meticoloso. Mi hanno aperto tutto, e messo le mani dappertutto. Fortunatamente niente ispezione anale. Uno di loro si è anche mangiato una liquirizia che avevo in borsa, per controllare che fossero davvero caramelle. Tastavano anche i bambini, in mezzo alle gambe, nonostante gli strilli. Mi domando se abbiano arruolato qualche seminarista per l'occasione. Una signora aveva i capelli tutti tirati su, con la sua bella acconciatura tutta in ordine e gliel'hanno fatta sciogliere per vedere che non nascondesse niente in mezzo. La sicurezza è importante, ma il terrorismo psicologico può essere anche peggio di quello vero. Il volo mi passa in fretta, riesco anche a dormire tre ore. Per la prima volta qualcuno viene a prendermi all'aeroporto all'estero. La città non è cambiata per niente. Mi sento come a casa. Non sento nemmeno il freddo. Dormo 14 ore. Resto ospite per qualche giorno, fino a quando non trovo una stanza mia. Passo dal supermercato. Mi ricordo subito cosa non mi è mancato per niente. Ho passato il capodanno a casa di amici. 8 persone, cibo e alcool, a casa all'una e mezza. Alla mattina del primo gennaio mi sveglio serena. Mando tipo 40 mail, rispondendo agli annunci su Craigslist. Devo andare a vedere 6 stanze in tre giorni. Al pomeriggio del primo gennaio faccio un giro in centro. Ci sono le statue di ghiaccio. Attraverso il parco e vedo che il lago è ghiacciato. La gente ci cammina in mezzo, ci sono i bimbi con gli slittini. Un cartello dice camminate qui a vostro rischio e pericolo. Loro non ti vietano niente, se vuoi rischiare di morire assiderato perché ti si rompe il ghiaccio sotto i piedi sono cavoli tuoi. Ma dove vanno le papere quando il lago ghiaccia?? Cammino ancora e arrivo al mercato delle verdure: è aperto. Esulto e compro tipo 4 chili di frutta e verdura per 4 dollari. Alla sera mi metto sul divano a leggere, dopo una lauta cena. Guardo fuori, inizia a nevicare intensamente. Ho voglia di uscire fuori e lasciare che la neve ricopra alcuni brutti ricordi.