lunedì 28 giugno 2010

Roma

Siccome lo scorso week-end è stato il mio ultimo da donna libera priva di vincoli lavorativi, con la italian society si è deciso di sfruttare l'occasione per andare a Roma. Sulla città eterna non ho niente da dire che non sia già stato detto, e magari lascio parlare le foto.
A proposito di divergenze culturali, voi non avete idea di che cosa può succedere quando la titolare di un buon bed & breakfast che non spiccica una parola di inglese si ritrova di colpo parecchi turisti americani perché per farsi pubblicità si è fatta iscrivere dal figlio a hostelworld.com. La signora Olga, è la classica signora settantenne romana a cui piace fare le cose per bene. Appena entrati ci ha subito snocciolato le regole del posto e dopo averci dato le chiavi della stanza ci ha congedati con un sorriso. Le sue recensioni sul sito sono tutte positive a parte una di un americano che era furioso perché non capiva come mai lei gli avesse nascosto il telecomando del condizionatore. Prima di andare via gliel'ho chiesto e lei mi ha spiegato che lui dormiva con la finestra aperta e il condizionatore acceso e non lo spegneva nemmeno quando usciva. Ad uno statunitense è già difficile spiegargli il concetto di spreco nella sua lingua, figuriamoci in un inglese stentato come quello della signora che quando suonano il campanello legge direttamente dal foglio degli appunti: ueit ai cam daun tu open ze dor.
La scenetta a cui abbiamo assistito durante la colazione però è stata a dir poco esilarante. Nel tavolo accanto al nostro c'erano tre biondine americane ventenni. Sapendo che loro preferiscono fare colazione con cibi salati, la premurosa Olga aveva preparato loro l'uovo alla coque.
O: ecco, milc e coffi
3a: thank you madam
O: ecco bbella tieni anche l'ovo. uonderful egg.
3a: how can I open this without breaking it too much?
O: che ha detto questa?
kay: ha chiesto come può aprirlo senza romperlo, sa nel suo paese glieli servono solo sodi già sgusciati.
Olga prende il cucchiaio e glielo rompe in cima, toccandolo pure con le sue mani. La tipa resta perplessa. Olga pensa che non gli piaccia l'uovo.
O: du iu laik cock?
Le ragazze diventano rosse paonazze e non rispondono. Io capisco cosa in realtà ha chiesto loro e scoppio a ridere.
O: Non capisco, ies?? du iu laik cock?? è bbono l'ovetto alla coque ehhh?
Silenzio e sguardi imbarazzati. Guance rosse.
K: signora Olga mi scusi, ma coque così come lo pronuncia lei in inglese è una brutta parola, si dice in un altro modo.
O: ahahahah è una brutta parola ahahah e che significa cock??
K: ehm è l'attributo maschile...
O: ahahahahah odddio ahahahah cock ahahah!!
Poi indica l'unico maschio presente in sala e continua a ripetere cock cock cock spanciandosi dalle risate. Le tipe se solo avessero il numero chiamerebbero la neuro. Alla fine gli spiego il malinteso e si fanno una risata pure loro. Avrei voluto avere una telecamera, giuro.

lunedì 21 giugno 2010

E casa fu.

Una sera della settimana scorsa ho passato quattro ore a leggere qualsiasi annuncio immobiliare pubblicato sulla zona che mi interessava e dopo essermi fatta una cultura enorme sui paesini limitrofi, sul costo al metro quadro, e sulla rete di trasporti pubblici, ho trovato la stanza che fa per me. Santo google maps mi ha permesso di capire che la fermata dell'autobus che passa anche davanti alla ditta è a trenta passi dal portone. Il supermercato è nella strada parallela. La fermata della tramvia che arriva in centro a Firenze è a cinque minuti. Sulla carta la stanza era praticamente perfetta, perciò sabato sono andata a vederla. Il padrone di casa è il tipico fiorentino con la parlantina sciolta, e invece di imprecare contro il cattivo tempo mi ha fatto i complimenti per il colore viola del mio ombrello, dicendomi che è proprio il colore giusto da queste parti, per omaggiare la squadra di casa. Lui non abita lì, ed è venuto apposta per mostrarmi l'appartamento. Le mie coinquiline saranno due ragazze che fanno le infermiere, e che molto probabilmente avranno turni di lavoro diversi dai miei, perciò non ci si incontrerà molto spesso. Io prenderò il posto di una ragazza cinese che ha studiato al polimoda, e che in un inglese stentato mi ha detto che ha comprato il biglietto aereo per tornare in cina il tredici luglio. Come facesse a seguire le lezioni resta un mistero. Il fatto che proprio lei se ne vada un po' mi solleva, perché da queste parti sappiamo che le condivisioni di spazi abitativi con persone orientali possono essere alquanto "insolite". L'unico difetto dell'appartamento è che si trova al sesto piano. Sì, c'è l'ascensore, ma so già che per questi due mesi sarà un forno. Dopo il frigorifero Bostoniano non mi dispiace nemmeno. Sapere che il prossimo inverno non sperimenterò nuovamente i venti gradi sottozero mi conforta. Mi resta il problema del dove dormire dall'uno al tredici, ma sembra che in zona ci sia un ostello decente. Dopo questo lungo periodo di "vacanza", non vedo letteralmente l'ora di iniziare a lavorare, chi l'avrebbe mai detto!

martedì 15 giugno 2010

Firenze arrivo!

Ve lo dico senza troppi preamboli: mi hanno assunto e si inizia il primo luglio.
Ringrazio tutti voi che mi avete aiutato. Siete stati tantissimi e purtroppo non posso offrire da bere a tutti, ma sappiate che se in futuro avrete bisogno di un click potrete bussare a questa porta.
E ora, il post che speravo di scrivere da un anno a questa parte.
Un anno fa per tutta una serie di congiunzioni astrali e karma negativi, come ben sapete ho messo da parte tutto e tutti e ho deciso di licenziarmi per poi partire per gli stati uniti a settembre. Quando si fa una cosa del genere si sa benissimo cosa si perde, ma non si sa cosa si troverà. Questo è uno dei maggiori motivi per cui tante persone non hanno il coraggio di fare un salto nel buio e preferiscono sopportare situazioni umanamente insostenibili, nascondendosi dietro alle più svariate scuse:
- "la mia vita fa schifo ma ho il gomito che mi fa contatto col ginocchio";
- "il mio lavoro mi uccide. potrei permettermi di stare a casa qualche mese ma non lo faccio perché poi ho paura di annoiarmi" (?!?!?);
- "sono proprietario di casa qui e non mi va di affittarla perché gli inquilini potrebbero rovinarmi il mobile della nonna";
- "l'Italia è un posto di merda però se abbandono la mamma poi nessuno mi cucina le sue tagliatelle";
- "potrei anche arrangiarmi con i 4 salti in padella, ma poi chi stira?";
- "la Svezia sì che è un posto fico, ma poi d'inverno fa freddo e d'estate non si va al mare";
- eccetera, eccetera, eccetera.
Gente, se non ce la fate veramente più, prendetevi una pausa e buttatevi, è un ordine!
Io che non sono di certo superman a poco più di un mese dal mio ritorno ho ricevuto la comunicazione di assunzione: sono la dimostrazione vivente che anche in Italia ci possono ancora essere buone opportunità per chi le sa cogliere. E non sono l'unica, tanto per farvi un esempio anche l'esponente fiorentino della italian society ha trovato lavoro una settimana fa, prima di me.
A quanto pare a posteriori ho avuto ragione su chi mi consigliava di restare a Boston a fare la cameriera perché la situazione politica italiana è sempre più ridicola. A conti fatti i personaggi politici sono persone infami dappertutto (anche se alcuni sono più bravi a nasconderlo), ma il vantaggio che ti dà essere madrelingua quando cerchi un lavoro è incolmabile.
Dette tutte queste belle parole, faccio presente che magari fra cinque anni mi alzerò una mattina e deciderò di aprire una baracchina della piadina alle Fiji. Ormai mi conoscete e non credo che vi stupireste ;)

domenica 13 giugno 2010

Girl geek dinner toscana

Ieri la vostra antropologa da strapazzo ha presenziato alla girl geek dinner a Firenze, dove era presente la crema della "scena" internettiana femminile toscana. C'era lei, la blogstar fiorentina spontanea, sorridente e gentile. Poi lei (la donna che potrebbe cambiare la mia vita lavorativa) ci ha esposto un'ottima presentazione sulle donne e i new media che conteneva fra gli altri anche il link a questo blog. Lei, lei, lei, lei hanno fatto un ottimo lavoro organizzando il tutto insieme ad altre ragazze che ancora non conosco. Il buffet era veramente galattico, e sempre siano lodate le tre bottiglie di vino che ho vinto alla lotteria. Lei è una delle mie concorrenti per quel posto di lavoro e non l'ho uccisa perché ha una faccia super simpatica e spero veramente di potermela ritrovare come collega. Lui è l'uomo più paziente del mondo ed è stato perfetto, anche se mi piacerebbe che iniziasse ad usare twitter. Lui, uno dei pochi esponenti fiorentini del "bloggare alla vecchia maniera" che conosco, è passato a trovarmi.
E qui, sul bloggare alla vecchia maniera, apro la mia parentesi preferita a proposito delle divergenze "culturali" rilevate.
Quando aprii il mio primo blog nel 2004 mi ritrovai in mezzo alla scena blogger bolognese che era nel pieno del suo fermento. Alcuni dei protagonisti di quel periodo sono oggi scrittori, giornalisti, redattori. Io purtroppo ho avuto l'idea di sprecare nove anni della mia vita a fare la contabilità perché lo consideravo un lavoro sicuro, ma se tornassi indietro mi ribellerei molto prima a quel tipo di situazione. Ma torniamo a noi. Le caratteristiche peculiari del blogger bolognese del 2004 erano ascoltare musica alternativa di qualità e scrivere di pancia. Mi ricordo che ci si appassionava veramente al personaggio che raccontava le sue esperienze sulla paginetta internet. Quasi tutti erano privi delle competenze informatiche necessarie e davano sfogo ai loro ego sui blog preconfezionati di splinder. Ieri invece, le blogger toscane del 2010 mi hanno dato un'impressione completamente diversa. Loro di comunicazione e marketing ne sanno a pacchi e si vede anche da come si presentano. Quasi tutte fanno lavori inerenti, e quando utilizzano termini come seo sanno benissimo di che cosa stanno parlando.
Fondamentalmente a mio parere il perfetto blogger sta nel mezzo. Se uno non capisce come uscire primo su google perde tantissime opportunità di essere letto, ma se uno arriva primo e non scrive cose che riescono a fare breccia nel cuore del lettore, costui la volta successiva sul suo sito non ci entra più.
Bene, appurato che rientro in pieno nelle caratteristiche sopracitate, tenete le dita incrociate per me ancora qualche giorno? Oh, se non ci riesco almeno potrò dire di averci provato e non avrò rimpianti. I lavori da ragioniera non scappano di sicuro (purtroppo).



mercoledì 9 giugno 2010

Simona di Vallombrosa

Lo so, da quando sono tornata questo blog sta facendo le ragnatele. Mi dispiace un pochino, ma in questo periodo è come se stessi trattenendo il respiro fino a che non ottengo una risposta definitiva per quel lavoro di cui vi scrissi. Oggi ho ricevuto una bella telefonata e sono stata convocata in sede per un secondo colloquio la settimana prossima. Purtroppo la concorrenza è veramente agguerrita, e gli altri candidati sono fortunati solo perché non conosco i loro nomi, ahahah!
Nel frattempo, per la serie "ohhh come mi piacerebbe vivere da queste parti" la italian society ha continuato l'esplorazione della toscana. Durante lo scorso week-end siamo stati all'abbazia di Vallombrosa. Anche questo è un luogo senza tempo, giunto ai giorni nostri dall'undicesimo secolo. I boschi intorno all'abbazia sono fittissimi e nell'aria c'è qualcosa di magico che traspare perfino da alcune foto. Una volta usciti fuori, se si attraversa la strada e si prosegue per due minuti in salita, si arriva ad un enorme parco dove ci si può sdraiare a prendere il sole per ore. Il parco è recintato da fili elettrici che danno una piccola scossa per proteggere le persone da eventuali cinghiali o lupi. Fortunatamente non ne abbiamo visti. Poco lontano però ci siamo incontrati un capriolo che ci ha attraversato la strada e io ho urlato "guardaaaa bambi!" A noi gente di asettica pianura ci manca decisamente un pezzo di mondo.

martedì 1 giugno 2010

Fiesole

Oggi ho fatto la turista in terra italiana, e sono andata a visitare Fiesole. Se non fosse perché quando lavoravo a boxol vendevamo i biglietti per l'estate fiesolana, io non l'avrei nemmeno mai sentita nominare. La cittadina è stata fondata dagli etruschi prima della vicina Firenze, e come una vecchia guardiana la sovrasta e la domina dall'alto. Camminando su per una salita che parte dalla piazza si arriva a una terrazza dalla quale si può ammirare tutta Firenze, circondata da ulivi e cipressi che mi hanno fatto tornare in mente la poesia del Carducci. Poi continuando per la salita, si arriva al convento francescano che è ancora oggi un luogo senza tempo. Appeso al muro vicino al porticato interno c'è uno scritto di Albert Camus che loda questo luogo di pace. Scendendo dall'altra parte si attraversa un bosco di alberi secolari con vista sulle rovine etrusche. Che paradosso, una si gira l'america in lungo e in largo per poi tornare a casa e realizzare che a meno di cento km da casa sua ci sono bellezze di un livello così alto che gli americani non se le possono nemmeno immaginare. Tanto per fare un esempio, Los Angeles sarà grande tremila volte questo paesello, eppure non è riuscita a trasmettere nulla alla mia interiorità: mi ha sommerso solamente di caos superficiale. A volte è difficile rendersi conto che bastano una chitarra, un cielo soleggiato, una coperta, e un prato per fare pace col mondo. La stanza buia bostoniana è ormai un lontano ricordo.