sabato 26 dicembre 2009

Conto alla rovescia

Fra 4 giorni riparto, o almeno ci provo.
Oggi ho letto sul giornale di un tentativo di attentato, su un aereo che da Amsterdam va negli Stati Uniti. Ovviamente, il biglietto che ho in tasca io fa scalo ad Amsterdam. Non bastava il maltempo per farmi temere ritardi, ora bisogna mettere in conto anche l'aumentata paranoia dei dipendenti aeroportuali. Sarebbe carino arrivare in tempo per festeggiare il capodanno. Fortunatamente, per i controlli ho almeno 4 ore di tempo fra un volo e l'altro, e dovrebbero bastare. Devo ricordarmi di non mettere cose strane nel bagaglio a mano, e niente calzino bucato!

mercoledì 23 dicembre 2009

Diamo un nome al responsabile.

Ieri sono andata in ufficio a Bologna a trovare gli ex colleghi, e ho avuto modo di ricordarmi bene la causa scatenante del mio licenziamento e conseguente inizio dell'avventura Bostoniana: TRENITALIA. Ho lavorato a Bologna 6 anni, e ho resistito così tanto solo perché mi piaceva il mio posto di lavoro, e perché avendo lavorato precedentemente in un altro paio di posti, sapevo bene com'è quando il titolare non viene incontro alle tue esigenze. Insomma, è uno di quei rari posti in cui puoi dire che "si sta bene". Dopo tre anni di pendolarismo, passati trascorrendo fuori casa 11,x ore al giorno (1 ora di viaggio di andata, 8 ore di lavoro, 1 ora di pausa pranzo, 1 ora di viaggio di ritorno, x minuti/ore di ritardo del treno), ho deciso che così non potevo andare avanti e mi sono trasferita a Bologna per due anni. Poi siccome ero riuscita ad ottenere il part time, e siccome gli esseri umani hanno la memoria molto corta, sono tornata all'ovile e ho pendolato un altro anno prima di scoppiare.
Ieri, il mio treno di ritorno, partito in ritardo di 45 minuti, si è fermato per altri 15 minuti alla stazione successiva per raccogliere dei disperati fermi da un'ora su un treno rotto in mezzo alla campagna, senza riscaldamento. Entrambi i treni erano pieni, e dopo aver caricato queste persone si è creato un non proprio piacevole effetto "le sardine in scatola stanno più comode", anche chiamato "scusi, può spostare la sua ascella dal mio naso?".
L'amministratore delegato di trenitalia Mauro Moretti, invece di scusarsi per la manutenzione carente, dà la colpa al tempo. In Russia (che non è proprio una nazione famosa per la sua efficienza come lo è la Finlandia), ieri i vecchi treni della Transiberiana filavano lisci come l'olio alla simpatica temperatura di meno trentadue gradi centigradi.
E poi ha detto quell'altra frase, con cui probabilmente ha segnato il suo destino lavorativo. Qualcosa che a me è suonato come "se hanno freddo che si portino le coperte".
Signor Amministratore, si ricorda cosa è successo a Maria Antonietta quando ha detto "se non hanno il pane che mangino le brioches?".

giovedì 17 dicembre 2009

Per fortuna che riparto presto

Dopo l'assalto a Berlusconi, il nostro presidente del senato ha definito Facebook più pericoloso dei terroristi degli anni '70. In un certo senso ha ragione, ma non nel senso che intende lui. Facebook può istigare alla violenza come qualsiasi muro per la strada, a causa di una scritta spruzzata con vernice spray. Tanto più che l'assalitore del primo ministro, non era nemmeno iscritto. Io credo che internet in generale sia più pericoloso per le loro poltrone, a cui i vecchi politici italiani sono saldamente ancorati e non sembrano intenzionati a mollare la presa. Per la prima volta nella storia del mondo esiste una piazza virtuale dove il popolo si può confrontare, e questo spaventa i potenti mille volte di più di dieci sfigati che piazzano bombe in giro. Il ministro dell'interno vuole predisporre una legge per "mettere ordine nel web" seguendo il brutto esempio di Cina e Iran. Non sono belle cose da leggere nel 2009 in un paese che si definisce "libero". Nei tanto criticati Stati Uniti, nessuno si sarebbe mai sognato anche solo di pensare una cosa del genere. La libertà di parola è espressa alla massima potenza lì. Non sopporti qualcuno? Sei libero di prendere un microfono, andare in tv e lavare i suoi panni sporchi in pubblico, purché tu dica sempre la verità. Santoro, Biagi e Luttazzi non avrebbero avuto nessun problema a svolgere il loro lavoro. In America Dave Chappelle è uno che ne dice di tutti i colori su tutti, le sue comedy su youtube sono imperdibili. Grazie a tutto ciò, tanto per fare un esempio qualsiasi, se Nancy dovesse capitare sul mio blog non mi denuncerebbe mai. Spero. (Non si sa mai, ultimamente il blog ha rilevato diverse visite provenienti da Boston, dopo essere passati dal traduttore automatico di google... Hi folks!)

sabato 12 dicembre 2009

Casa, cara casa.

Sono a casa. Appena scesa dall'aereo intorno a mezzogiorno, ho sentito il calore del sole sul viso, e ho capito che nemmeno questa è una cosa che va mai data per scontata. Ho capito che chi ha scritto "O sole mio" probabilmente era stato via dall'Italia per un po' e quando è tornato si è reso conto che qui è diverso. Dicevamo no more Nancy. Il giorno prima di partire sono andata a vedere un paio di stanze che si liberano dal primo gennaio. "Non ti preoccupare, fino a quando non trovi puoi stare da me", mi ha detto la solita persona disinteressata. La prima stanza era senza mobili, nell'annuncio si erano dimenticati di scriverlo, e quindi l'ho bocciata a priori. Nella seconda, la padrona di casa potrebbe essere una papabile nuova Nancy. Questo blog non può perdere tutti i suoi "personaggi", senza acquisirne di nuovi, che diamine. L'unico problema è che non si sa il suo nome. La signora cinquantenne è un'artista, negli anni d'oro vendeva le sue bizzarre sculture per un sacco di soldi. Ora che il boom è finito, è rimasta a piedi con una mega casa in zona semi-centrale, e per campare oltre a lavorare in biblioteca, affitta le stanze di casa sua. Dicevo, non si sa il nome perché sul suo sito internet c'è scritto A.E. Cognome, e lei mi si è presentata dicendo "piacere, AE" che pronunciato all'americana diventa "piacere, ei i". Questi artisti a volte sono eccentrici. Ho scelto di andare a vedere la casa di ei i perché mi ha colpito il suo annuncio, che conteneva due frasi interessanti:
1) nella mia casa si respira un'atmosfera indipendente, calma, amica, funky e letterata.
2) non rispondete all'annuncio se fascisti o stupidoni invertebrati.
Nancy se fosse cresciuta in Italia sarebbe stata fascista. Quando vede Obama alla tv dice "such a jerk". Ei i sembra molto più rock n' roll. Tipo una ex hippie. Abbiamo parlato molto di arte italiana, dice che ha fatto molti viaggi dalle nostre parti. Anche lei ha un boyfriend come Nancy, che la viene a trovare ogni tanto. Ho cercato di capire perché questa gente alla loro età, non vanno a vivere insieme. Ci ho riflettuto pensando anche a Nancy, e sono giunta alla conclusione che il loro problema più grande è la casa in questione. A Boston i condomini appena esci dal centro non esistono più. Sono tutte mega case indipendenti. Ho guardato i prezzi nella vetrina di un'agenzia immobiliare, e mediamente si aggirano intorno al milione e mezzo di dollari. Nella lussuosa Beacon street a Newton arrivano anche a tre milioni di dollari. Eh, quando hai cinque camere da letto il prezzo sale, non importa se la casa è di legno e non l'hai ridipinta di fresco. Quindi ora questi americani si ritrovano in queste enormi case ereditate (Nancy) o comprate quando erano straricchi (ei i), e devono fare i conti con gli alti costi di manutenzione, rapportati alla loro natura sprecona. Io non ho resistito e gliel'ho chiesto.
k: ma perché lei e il suo fidanzato non vendete entrambi le vostre grandi case e non andate a vivere insieme?
eii: perché il mercato è pieno di case in vendita come questa e non c'è nessuno che le compra, quindi siamo costretti a tenerci le nostre due case e a mandarle avanti come possiamo.
Ecco perché Nancy fa tre lavori per pagare le bollette.
k: nel prezzo dell'affitto della stanza sono comprese anche le spese, giusto?
ei i: sì, c'è l'acqua, la luce, il gas, internet.
k: e non c'è da pagare nient'altro vero?
ei i: veramente ci sarebbe un'altra cosa. Quando compro la carta igienica divido il costo fra me e gli inquilini.
k: ah.
ei i: e poi ci sono alcune regole della casa, che ho scritto qui in questi due fogli.
k: vediamo... fare docce corte per risparmiare energia, no animali domestici, vietato fumare in casa, pulire la cucina e il bagno a turno, ricordarsi sempre di tirare giù la tavoletta del water...
ei i: quella è per gli uomini, è una cosa che proprio non sopporto.
k: lasciare le bici fuori di casa...
ei i: quella è perché una volta ha vissuto qui un tizio che si portava la bici dentro la camera.
k: spalare la neve d'inverno e passare il rastrello d'estate...
ei i: quella è perché io ho mal di schiena e devono farlo gli inquilini.
k: ok, ci penso un paio di giorni e le faccio sapere.
No, non è che mi ha spaventato lo spalare il metro di neve davanti a casa. Però insomma, chiedi un affitto tutto incluso e poi ci aggiungi tipo due dollari al mese di carta igienica? Ma per favore. La tengo in sospeso e vedo se trovo di meglio. Però peccato perché sono convinta che per il blog sarebbe stata interessante.

venerdì 11 dicembre 2009

Goodbye Nancy

Ultima cena con Nancy. Tre mesi passano in fretta. "Domani sera cucino io!" le sue parole del giorno precedente. Sono stata fortunata, era busyyyy e' arrivata a casa tardiiii e non aveva voglia di cucinare. Ha ordinato due pizze. Qualcuno mi deve spiegare perche' se in america ordini una pizza pepperoni ti arriva una pizza con la salsiccia tipo salame. Dovrebbero tipo scrivertelo sul libretto delle istruzioni per l'uso sull'aereo, non so, una cosa tipo "attenzione i pepperoni non sono quello che pensi tu". Per la cronaca, se vuoi la salsiccia di carne devi chiedere sausage, se vuoi i peperoni devi chiedere peppers.
Ieri mattina non sono andata a scuola, mea culpa. Era il penultimo giorno, ed in programma non c'era niente di importante. Mi sono alzata, ho guardato fuori dalla finestra, ho scattato una foto e sono tornata a letto. Questo e' quello che ho visto:
Per la seconda parte del corso alla fine ho confermato Boston. Sto davvero bene qui, non c'e' motivo di cambiare. Alla fine ho pure scoperto che mi piace la neve. O forse mi piace murarmi in casa con un metro di neve fuori. Insomma, domani parto e non sono triste solo perche' so che ritornero'. Pero' no more Nancy house, questo e' sicuro.
Quindi le prossime due settimane saro' in Italia. Per quando ritorno a Boston, sono indecisa fra il riempire la valigia di vestiti pesanti o di cibo buono. Entrambe le cose sono necessarie per la sopravvivenza. Magari il giorno prima di lasciare il paesello mi spedisco un pacco di cibo tipo quelli pro terzo mondo.
Ora forse lo so perche' la gente va a vivere in posti cosi' freddi.

lunedì 7 dicembre 2009

Stai sotto la neve.

Ieri sera. La prima nevicata seria della stagione. Intensa. Guardo fuori dalla finestra con perplessità. E' un eufemismo. Esco fuori per andare a una festa a casa di amici. Ragazzi che passeggiano con i pantaloni corti. Ho sempre immaginato così San Pietroburgo. Dentro la casa fa caldo. Cabernet sauvignon. Si festeggia il ritorno della neve. Mi isolo due minuti, penso a me sei mesi fa. Ora sono qui con gente che proviene da tutto il mondo. Tutti hanno alle spalle una lunga storia da raccontare. Ho imparato a misurare le inches. Ho mangiato l'hummus. Memorie del sottosuolo di Dostoevskij sulla libreria. Un disco di Sibelius. La chitarra e il violino. I saluti. Esco fuori. E' tutto bianco. Per terra ci sono circa 18 cm di neve: 7 inches. E' bellissimo. La mia reazione positiva stupisce anche me. Questa mattina. C'è un sole accecante che si riflette sulla neve bianca. Bevo l'ice coffee come i veri Bostonian. Quelli che Boston la pronunciano Bàshton. Vado in centro. Cammino attraverso il parco da sola. Neve, sole, scoiattoli, alberi, emozioni. A tear was almost rolling down because I was feeling happy. I'm not done with this city. Omg. Torno verso casa. Il paesaggio attorno ai boschi della campagna è perfino più bello di quello autunnale. Il vialetto di casa è innevato. Nancy mi ha lasciato la pala da neve appoggiata alla porta. Tzè.

venerdì 4 dicembre 2009

Non si smentiscono mai

Ogni tanto mi capita di trovare qualcuno di voi in chat. Le vostre domande preferite sono: e Nancy? E Jin? Come stanno? Che combinano?

Ieri mattina l'omino della tv via cavo è venuto a casa di Nancy. Ieri pomeriggio quando sono tornata a casa non funzionava più il wireless.
k: Nancy non mi funziona internet.
n: sul mio pc fisso funziona.
k: strano, deve essere colpa del router.
Nancy si arma di torcia elettrica e va in spedizione fra i cumuli di polvere sotto al tavolo del suo pc. Il contenuto che segue non lo traduco perché è vietato ai minori.
n: I'm busyyyyy, I don't have the time to do this fuckin shit, come on fuckin router, it must be fault of that fuckin jerk of the cable tv, such a pain in the ass. Simona, ora funziona?
k: no, non va ancora.
n: what a jerk. damn. do you know I'm busy, I have to go.
Prende la porta ed esce.
Io nel frattempo mi metto a leggere i fogli lasciati dall'omino e trovo la nuova password del router. Nancy torna a casa un'ora dopo.
k: l'ho sistemato, il tizio aveva scritto la password su un foglio
n: e non me l'ha detto? What a stupid jerk. Che sia parente di Jin?


Oggi ho visto Jin a scuola durante l'intervallo, era triste. Io stavo controllando la mia mail sul pc.
Jin: last day. Ultimo giorno e poi torno in Corea.
k: oh, mi dispiace.
Jin: aspetta ho una cosa per te.
k: ho paura. Fortuna che qui non ci sono fornelli per riscaldare le lattine.
Corre nella sua classe e poi torna tenendo in mano un bombolone al cioccolato (senza reggerlo con un fazzoletto) e me lo deposita sulla pulitissima tastiera del pc.
k: e questo cos'è?
Jin: mia compagna di classe al pomeriggio lavora da Dunkin Donuts e la mattina ci porta le paste del giorno prima. Tu mangiare.
k: ah. Grazie. Fai buon viaggio.
Ecco io anche se mi concentro non riesco ad immaginare nulla al mondo meno sano dei bomboloni di Dunkin Donuts. Forse l'unica cosa peggiore sono i bomboloni di Dunkin Donuts del giorno prima, lasciati fuori frigo, trasportati a mano e depositati sulla tastiera.

Strategia della tensione

Alcuni annunci che vengono trasmessi con l'altoparlante nelle stazioni della metropolitana sono degni di nota.

C'è quello che ricorda "gentilmente" alle persone di comprare il biglietto:
- gentili clienti, è il direttore dell'azienda dei trasporti di Boston che vi parla. Il mancato acquisto del biglietto è una violazione della legge generale del Massachusetts. Se non lo acquistate siete dei criminali brutti e cattivi e vi possiamo appendere al muro e vi meritate di essere presi a pomodorate in pubblico. (Non dice proprio così, ma il tono è esattamente quello)

C'è quello che fa presente la stramba iniziativa popolare di turno:
- gentili clienti, vi ricordiamo che domani 14 novembre è la giornata nazionale della sicurezza sulla scala mobile. Vi preghiamo di utilizzare le scale mobili domani stando particolarmente attenti. (Chiaramente gli altri giorni anche se qualcuno si ammazza perché inciampa non gliene importa niente a nessuno).

C'è quello contenente il messaggio subliminale compreso nel kit del bravo cittadino:
- gentile cliente, è lo sceriffo capo che ti parla. La sicurezza della città dipende anche da te. Tieni gli occhi aperti e comunicaci gli avvenimenti insoliti allo 617-xxx-xxxx. If you see something, say something! (Se vedi qualcosa, dì qualcosa).
Qui se penso all'italianissimo "io non c'ero e se c'ero dormivo", mi scappa da ridere. Poi invece se penso che l'altro giorno una mia compagna di classe sentendo pronunciare la parola something durante la lezione è uscita fuori come ipnotizzata dicendo ad alta volce "if you see something, say something", ecco non rido più.

Infine c'è quello per i fan di Chuck Palahniuk:
- 123 prova addetti alle tubature, 47, 15, 27, 95, 123 prova, pronti, 35, 22, 63.
Quando l'ho sentito ho pensato a lui che diceva che quando in luoghi pubblici devono allertare le guardie per attentati, catastrofi, incendi, alluvioni, madonne, trasmettono messaggi in codice per non spaventare la gente. Il mio secondo pensiero è stato "bullshit". Un minuto dopo ho sentito scattare l'allarme incendio e ho cambiato idea. Ho camminato fino alla fermata successiva, che non si sa mai. Nei romanzi c'è sempre un fondo di verità.

giovedì 3 dicembre 2009

vuoi un kabob?

Ho visto questa scritta "kabob" su diverse insegne giu' in Downtown. Sulle prime non ci ho nemmeno fatto caso, ho pensato che fosse tipo una marca di qualcosa. Che ne so, tipo: caffe' kabob.
k: ti piace il kebab?
j: si, certo adoro il kebab
k: ma esiste qui a Boston? non ne ho ancora visto uno.
j: come no, e' pieno, ce n'e' uno anche li'
k: il kabob?? ma non esiste che gli cambiano le vocali, tu mi hai appena detto kebab.
j: -_- prova a pronunciare kabob con accento americano...
k: ops.