martedì 28 settembre 2010

Le ultime parole famose

Proprio ieri scrivevo qui che gli abitanti del mio stabile non erano ancora pervenuti, e mentre rientravo a casa dopo il lavoro ho fatto uno strano incontro.
Stavo camminando nella mia via, e ho visto da lontano il portone di casa richiudersi. Quando l'ho aperto per entrare ho visto una strana tizia che prendeva a calci la porta dell'ascensore imprecando contro "quegli imbecilli e quegli stronzi". Non me l'aspettavo e perciò sono rimasta ferma davanti all'entrata per tre/quattro secondi a fissarla con la bocca aperta fino a quando non ha specificato "quegli imbecilli e quegli stronzi che si dimenticano la porta dell'ascensore aperta, che quando lo chiamo non viene giù". Poi quella che d'ora in poi su questo blog sarà chiamata la VicinaPazzoide si è incamminata a piedi su per le scale, e io non potendo fare altro l'ho seguita. Dopo tre piani di silenzi miei e di imprecazioni sue, si è fermata davanti alla porta di casa sua e io ho cercato di proseguire mentre lei mi ha rivolto la parola. 
VicinaPazzoide: AH!! Lei va pure di sopra!! Dove è rimasto fermo l'ascensore!!
Kay: sì, ma io sono uscita di casa stamattina presto e quindi non può essere colpa mia, oltretutto vivo da sola.
VicinaPazzoide: allora è colpa di quegli imbecilli, quegli stronzi suoi dirimpettai a cui gliel'ho già detto due volte che la porta va richiusa.
Kay: boh. Probabilmente sì.
VP: scusi ma lei chi è che non l'ho mai vista??
K: vivo qui da poco più di una settimana.
VP: ma si ferma poco per turismo o ha intenzione di stare qui?
K: lavoro a Firenze, avrei in previsione di stare finché dura.
VP: allora un giorno mi farà entrare in casa sua. Sa, io vivo in questo palazzo da tanti anni e ho visitato quasi tutti gli appartamenti. Il suo ancora mi manca.
K: ah, ok, vedremo, mi scusi ma ora devo proprio andare perché devo fare una telefonata urgente...
VP: davvero sa, lì accanto una volta ci abitavano due ragazze messicane così gentili, il loro appartamento era arredato come una favola. Andavo spesso a trovarle per prendere un te.
K pensa: oddio questo suona come una minaccia. 
K dice: lei è molto fortunata a vivere nel centro di questa bella città da così tanto tempo sa?
VP: insomma, non vedo mai gli alberi e i prati, solo palazzi cemento e case, capito? niente verde! solo cemento!
K pensa: eh forse una gita in campagna non le farebbe male...
K dice: ora devo andare, buona serata!
VP: a presto!
K pensa: anche no.

lunedì 27 settembre 2010

Sopra ai tetti come i gatti.

Utilizzando principalmente il blog come valvola di sfogo, può verificarsi l'effetto collaterale per cui quando si sta bene non si scrive nulla. La mia microcasa fortunatamente non ha rivelato difetti insostenibili. In america ho imparato che abitando vicino ad una buona lavanderia a gettoni si può vivere anche senza lavatrice. Quando penso che sarebbe stato meglio disporre di un armadio più grande, poi ripenso a tutti quei mesi vissuti con una sola (enorme) valigia, ma pur sempre una sola.
In casa mi ritrovo a passare ore affacciata alla finestra guardando i tetti. E' la prima volta nella mia vita che vivo ai piani alti di un centro storico e ciò che vedo dal terrazzino è pura bellezza, sia la casa scalcinata dei primi novecento dove vivono gli studenti con i loro vestiti ammassati, sia la casa recentemente ristrutturata ed  arredata con antiquariato doc. Nei primi giorni ho subito realizzato che avere una tenda è di vitale importanza. La famiglia della finestra di fronte invece dev'essere di origine olandese. Non ho mai visto quella finestra chiusa, nemmeno durante le giornate di pioggia. Da quello che vedo si tratta di un salotto che viene utilizzato anche come sala da pranzo. La famiglia cena alle otto tutte le sere quando madre, padre, figlio e le due figlie si riuniscono. Alle sette di mattina allo stesso tavolo c'è il padre che legge il giornale. Alle sette e mezza si affaccia una delle figlie per fumare una  sigaretta. Una notte mi sono svegliata alle quattro e c'era il figlio al buio, con il volto illuminato dalla luce del pc portatile. No, non sto tutto il tempo a guardare loro, però insomma, sono lì davanti e se guardo fuori sono la prima cosa che vedo. Gli abitanti del mio condominio invece non risultano pervenuti. Non ne ho ancora incontrato nemmeno uno, però ho appurato che esistono perché l'ascensore si muove. Davanti ad una porta del secondo piano ogni tanto c'è una bicicletta, che scompare quando il proprietario la usa. Al primo piano invece c'è un cagnolino che piange sempre, lo sento quando passo per le scale. Fortunatamente i suoi guaiti non giungono fino all'ultimo piano, altrimenti avrei sicuramente conosciuto il proprietario. 
Queste giornate le ho passate a localizzare i negozi di prima necessità nelle vicinanze. Ho già individuato il forno, il supermercato, il frutta e verdura, il ferramenta e come vi dicevo prima, la lavanderia a gettoni. Avere un ipercoop a portata di tramvia poi fa sempre comodo, nel caso la persona che dovrebbe offrirsi volontaria per accompagnarvi all'ikea manifestasse la sua ritrosia nei confronti del ciarpame svedese (cit.). 
Insomma, come si può capire, in questo periodo vorrei fermare il tempo. I primi giorni in questa casa nuova avevo, come dire, "paura di sentirmi troppo sola", ed invece è tutto il contrario. Forse per questo devo ringraziare il fatto di essere figlia unica.  Quando arrivo lì dentro e mi chiudo la porta alle spalle dopo una luuunga giornata di lavoro, mi sento al sicuro. Indosso le mie pantofole, accendo lo stereo, mi cucino le cose che mi piacciono e ancora non ho sentito nemmeno la mancanza di internet, visto che comunque ce l'ho a disposizione tutto il giorno in ufficio. Ogni tanto un po' di disintossicazione ci vuole.

lunedì 13 settembre 2010

Casa dolce casa

A causa di un imprevisto, la visione del bilocalino in centro è stata rimandata a domenica. 
Domenica, ieri, era il dodici. Questo significa che mancavano solo tre giorni alla data di scadenza delle chiavi di quella che ormai sarà tramandata ai posteri come la casa del karma negativo. Vi potete immaginare tutta l'ansia e la paura di non trovare un posto in tempo. E poi invece tutto è bene quel che finisce bene, chiusa una porta si apre un portone, la crisi ha generato l'opportunità, e altre trentasette di queste ovvietà.
Alla veneranda età di trentun anni posso finalmente dire che vivo da sola. Considerato che avrei avuto questa esigenza dai venticinque, posso solo aggiungere un'altra scontatezza: meglio tardi che mai.
Appena sono entrata ho avuto un colpo di fulmine, per me era più che perfetto. Il bagno la camera e il cucinotto sono microscopici, però ho il parquet e le travi a vista.
Ho detto solo due parole: lo voglio. 
Uscire da lì e ritrovarsi in centro nel flusso dei turisti è stato poi straniante, niente più periferia desolata e palazzoni popolari. Di sicuro non mi mancheranno, perché ci passerò davanti con la tramvia ogni giorno per andare al lavoro, ma va benissimo così. 
Due ore dopo mi ci ero già trasferita. Io e il socio abbiamo fatto una spedizione in versione muli da soma con zaini e valigie, e quell'appartamento psycoforno si è subito trasformato in un brutto ricordo.
Quando siamo ritornati, mi sono seduta sul divano e ho realizzato. "Io vivo qui, ho uno spazio tutto mio".
Un bel momento, decisamente.
Dopo essere tornata dall'america facevo fatica a trovare una ragione per andare in ufficio ogni giorno. Avendo passato nove mesi senza lavorare, mi si era instillata un inusuale vocazione alla libertà, e in questi ultimi tempi mi sono davvero dovuta costringere per portare il mio culone sull'autobus.
Siore e siori, da oggi ho un motivo.


giovedì 9 settembre 2010

Packing

Vi aggiorno, altrimenti state in pensiero. Pdc ieri sera ha cambiato idea e invece di venire di persona le ha telefonato. Per il momento ha vinto lei, che continua ad impestare la cucina con i suoi odori di fritto e non accenna a mettere in valigia nulla. Io invece inizierò a fare le valigie stasera, felice di farlo. Vivere in centro sarà sicuramente meglio, di sicuro ci saranno meno facce tristi in giro. L'altra ragazza invece è sparita da tre giorni, e a casa c'è ancora tutta la sua roba. Che gente strana. Uno di voi ieri mi ha detto che dovrei rimanere lì, perché il mio blog così ritornerebbe ad essere interessante. Ma stiamo scherzando? La vita ti presenta da sola grandi difficoltà anche senza andarsele a cercare. Potrei capire l'idea di fare un viaggio per arricchire i contenuti, ma per il resto... anche no. Il blog può sopravvivere anche senza coinquilini psicopatici. A proposito, non vedo l'ora che sia sabato.

mercoledì 8 settembre 2010

Addio. Non è stato bello.

Al 99% dovrei aver trovato una nuova sistemazione. Un santo mi salverebbe dal dormire sotto a uno dei tanti ponti fiorentini, affittandomi il suo appartamento sfitto in centro a un buon prezzo. Uno dei miei ex-coinquilini bolognesi di cui mi fido ciecamente, c'è stato e dice che il posto è molto bello. Purtroppo potrò vederlo solo sabato.
Nel frattempo, suspance.
pdc: pronto? ti chiamavo per dirti che mi sono rotto le palle di quelle due.
kay: che coincidenza, anch'io.
pdc: no, forse non mi sono spiegato. lo so che tu non hai nessuna colpa, ma io avevo deciso di sbatterle fuori entrambe.
kay: bene. avevi?
pdc: sì, solo che una delle due si è barricata nella stanza e dice che di lì non se ne va. per stanarla ho deciso che dal quindici staccherò le utenze, così vediamo quanto ci resiste senza luce e gas.
kay: che soggettino.
pdc: già, perciò anche tu dal quindici sei fuori casa.
kay: ma oggi è il sette.
pdc: infatti ti restituisco metà dell'affitto.
kay: bene, tanto avevo già deciso di andarmene. se mio padre viene a sapere di quella situazione, tre minuti dopo arriva sotto casa e mi riporta al paesello senza passare dal via. Non avrebbe tutti i torti.
pdc: perfetto, allora siamo tutti contenti. stasera comunque torno lì e faccio un casino.
kay: ancora?? 
Quasi quasi stasera invece di stare fuori tutto il tempo passo dal supermercato e compro i pop corn. Però ascolto da dentro la stanza con la porta chiusa a chiave.


martedì 7 settembre 2010

Si salvi chi può

Padronedicasa: pronto? che è successo sabato?
kay: eh?? che è successo sabato? io ero al mio paesello, non so nulla.
pdc: ah non c'eri? e quindi non sai chi ha cominciato?
kay: no ma...
pdc: non le hai nemmeno incontrate in corridoio? non hanno dei segni sulla faccia?
kay: ohmadonna fermati. mi spieghi cosa cavolo è successo?
pdc: eh presente che le tue coinquiline non andavano d'accordo fra di loro perché una aveva fatto la spia per quella faccenda scomoda e l'altra non gliel'ha mai perdonata?
kay: e chi se lo dimentica, ogni volta che si incrociano in cucina si mandano a quel paese.
pdc: ecco, pare che sabato siano venute alle mani.
kay: oddio.
pdc: oddio lo dico io, perché una ha denunciato l'altra e io non voglio problemi. stasera vengo lì e faccio un casino.
kay: ok, stasera sto fuori di casa, addio.

Già da un paio di settimane visto il clima praticamente tornavo a casa soltanto per dormire, ma mi sa che ora è giunto il momento di cercarsi un'altra sistemazione con urgenza. In questi giorni vedo case, faccio cose, vedo stanze, vedo gente. Vi aggiorno.