sabato 13 febbraio 2010

Into the wild

Ieri dopo la scuola sono andata alla stazione degli autobus e sono partita per Washington. Essendo il venerdì che precede un week end lungo, la stazione era affollatissima e non si capiva niente. Ho chiesto informazioni a un tizio che mi ha risposto che c'era ancora posto sul bus precedente, e che visto il traffico mi conveniva saltare su. Dovendo cambiare bus a New York, quella mezz'ora di anticipo è stata preziosissima. Mi sono seduta davanti e ho ammirato il paesaggio che si vedeva attraversando il Connecticut, che era leggermente imbiancato come Boston. Le regole di guida sono diverse, perché in autostrada i veicoli lenti sono quasi tutti nella corsia al centro, e vengono sorpassati da destra e da sinistra. Quando siamo usciti dalla interstate 95 ho visto i primi cartelli che indicavano New York. Il bus è passato sopra a un cavalcavia che sovrasta la 140 strada, ovvero il Bronx. Sopra al cavalcavia ci sono indicati i numeri delle strade sotto, per capire dove ci si trova. Devo dire che me lo immaginavo peggio, il Bronx. Sulla tangenziale c'era un traffico impossibile, ed era anche l'ora di punta. Dovevamo arrivare alla 40 strada e davanti a me c'era un lungo unico serpentone di auto del quale non vedevo la fine. L'autista dopo venti minuti ha sclerato, ed è uscito all'altezza della 138, ha svoltato a sinistra e si è fatto tutta la quinta avenue. Harlem è proprio come me lo ricordavo: non c'è un bianco a pagarlo, e i bimbi neri giocano a pallate di neve sul marciapiede. Se ripenso a quelle due bionde pazze che ci si sono avventurate nel 2005, mi scappa da ridere. Dalla 80 alla 40 è stato un calvario, ad ogni incrocio c'era un semaforo e orde di taxi gialli impazziti ci tagliavano la strada. Siamo arrivati con un'ora di ritardo, e sono riuscita a prendere il secondo bus al volo. Mi sono rilassata cinque minuti, e mentre il bus ha girato l'angolo per uscire dalla stazione, si è sentito uno strano rumore e il motore si è spento. Ho acceso il portatile e mi sono connessa a una rete wireless qualsiasi per lamentarmi su google buzz, e scrivere una mail all'ostello, annunciandogli un probabile ritardo. Sette tentativi di accensione e venti minuti dopo, l'autobus è ripartito. Mi sono addormentata in tre minuti. Tre ore dopo ho riaperto gli occhi e non ci potevo credere. O il bus aveva sbagliato direzione ed eravamo nel mezzo dell'Alaska, o quello che hanno detto in televisione a proposito dello Snowmageddon o Snowcalypse è tutto vero. Gli alberi al bordo dell'autostrada sembravano cespugli senza tronco. Tutto intorno era un muro bianco. Ho pensato che se il bus si rompeva di nuovo, avremmo potuto fare il remake di "Into the wild", soprattutto del finale. A mezzanotte siamo arrivati a destinazione. In giro non si vedevano taxi, e quando stavo per disperarmi ne è spuntato fuori uno scarcassatissimo guidato dal sosia di Denzel Washington. Sono entrata dallo sportello di sinistra, mentre dallo sportello di destra è entrato il sosia di Eddie Murphy, che mi ha detto "o ce lo dividiamo o scendi perché l'ho visto prima io". Molta gente probabilmente si sarebbe spaventata, ma io ero talmente stanca che ho detto va bene. Io ho parlato del freddo di Boston, Eddie della neve di New York, e Denzel della neve di Washington. Ha vinto lui. Dieci minuti e dieci dollari dopo siamo arrivati al mio ostello, rapido e indolore. Ora ho appena fatto colazione, e vado fuori ad esplorare.

3 commenti:

emiliogelosi ha detto...

Col culo che c'hai puoi essere solo di Faenza... :-)

Simona ha detto...

Perché, i faentini sono fortunati? Io sapevo che di solito fanno sempre senza :)

susanna ha detto...

queste si che so cose da racconta' a li nipotini!!
:D