giovedì 21 gennaio 2010

Aiuto.

Prima vi racconto cosa mi è successo e poi lascio spazio alle mie paranoie.
Lunedì a sorpresa mi telefona il presidente della company, l'uomo da sette milioni di dollari. Mi chiede di raccontargli tutto dei miei lavori precedenti, e se mi piace vivere a Boston. Conclude la telefonata dicendo "molto bene signorina, mi ha fatto un'ottima impressione, le va di venire a trovarci?". Che domande. Così stamattina mi sono vestita bene, sono andata alla stazione dei treni, e dopo 35 minuti di viaggio in mezzo a boschi innevati sono arrivata al paesello dove ha sede la società. Per la cronaca, i treni dei pendolari sono brutti e vecchi quanto i nostri, costano il doppio, però sono puliti e in orario. Ad attendermi c'era la vicepresident, che mi ha fatto un colloquio di un'ora e mezza, chiedendomi qualsiasi cosa, tipo: parlami dei tuoi lavori precedenti, perché te ne sei andata, com'era il tuo rapporto con i colleghi, quale esperienze ti hanno apportato i tuoi viaggi, ti spaventerebbe cambiare tipo di lavoro periodicamente, saresti disposta a trasferirti qui, e blabla. Se non altro è stato un ottimo esercizio di conversazione. Poi mi ha spiegato il lavoro. La company viene pagata da una rete di aziende specializzate in domotica, cioè nella ultramodernizzazione della casa. La company deve organizzare una mega fiera annuale in Europa, e portare clienti Europei a conoscere le industrie Americane. Il primo di questi eventi, sarà a Milano questo autunno. Siccome è il primo, ci tengono a fare un'ottima figura, perciò ritengono che valga la pena assumere un madrelingua, che possa comprendere a fondo la mentalità del cliente e spiegarla a queste aziende americane in modo che esse possano creare prodotti su misura prima della fiera. Il mio lavoro consisterebbe nel creare una community on-line di riferimento per le aziende del settore, e nel contattare i responsabili per dirgli che c'è un'azienda americana che gli paga il viaggio, l'albergo, pranzi e cene a Milano per x giorni, solo per farsi un giretto alla fiera e conoscere questi nuovi prodotti innovativi. La parte difficile sarà convincere queste persone che alla fine nessuno li costringerà a comprare un'enciclopedia o un set di pentole. Una volta convinte queste persone bisogna prenotargli voli, treni, alberghi e quant'altro. Questa parte è la mia specialità. Poi dovrei tradurre i depliant, fare da interprete all'occorrenza, e presenziare sul posto. In poche parole cercano un antropologo, intortatore, interprete, con personalità versatile. Per il secondo anno la fiera sarà a Parigi, e finito il corso di inglese dovrei iniziarne uno di francese, che dopo averlo studiato per sei anni sarei pure già a buon punto.
n: domande?
k: quante settimane di ferie all'anno ci sono?
n: due settimane
k: in Italia ne avevo cinque...
n: ecco noi ti assumiamo anche per spiegarci queste cose, fa tutto parte della cultura del tuo paese, siamo davvero interessati alla psicologia dei nostri futuri clienti.
k: per il fatto di richiedere il visto lavorativo è un problema se è uno sbattimento che vi dovete prendere in carico voi?
n: no, la burocrazia non è mai stata un problema per noi. L'importante è avere la persona giusta.
k: quanto sarebbe circa la paga? Sa, non ne ho davvero un'idea di quant'è uno stipendio medio qui.
n: xxxxxxxxxxxx dollari l'anno
k: ah. Beh considerato che devo pagarmi l'affitto e l'auto forse possono bastare. Qui non ho la mia famiglia e devo essere indipendente [questo è quello che ho detto]
k: qu qu quantoooo?? datemi il contratto che lo firmo ora col sangue [questo è quello che ho pensato]
n: domani abbiamo il colloquio con l'altro candidato, e poi ti facciamo sapere. Devo però dirti che il tuo entusiasmo mi ha fatto molto piacere, e sono rimasta molto colpita da te.
k: [ditemi chi è quest'altro che gli faccio un lavoretto alla Dexter Morgan]

Questo è quanto. Ve l'ho scritto per due motivi:
1) in America non esiste una traduzione per la parola scaramanzia. Se vuoi davvero una cosa e fai di tutto per averla, alla fine ci riesci.
2) anche se non mi prendono io sono già contentissima così. La mia autostima non avrà più bisogno di ricariche fino al 2037.

Ora, l'angolo della paranoia, solo per i più affezionati. Sono uscita di lì che facevo i salti di gioia, per festeggiare mi sono pure regalata un piatto di gnocchi agli spinaci nel ristorante italiano lì accanto. Poi il mio cervello ha ricominciato a ronzare per i cavoli suoi, tirando fuori le seguenti considerazioni:
- dovrei scegliere fra vivere a Boston e comprarmi un auto guidandola anche con la neve, o vivere in un paesello di ventimila abitanti in mezzo alla foresta siberiana.
- la mia vita professionale sarebbe il top, ma la mia vita personale verrebbe messa da parte.
- sono figlia unica con due genitori anziani che vivono ognuno per conto suo, non è irresponsabile piantarli in asso in questo modo?
- con due settimane di ferie all'anno, se le uso per tornare in Italia a trovare amici e parenti, poi avrei zero opportunità di farmi una vacanza.
- tutti mi dicono che se mi prende male dopo qualche mese posso licenziarmi. None, io non sono il tipo che prende un impegno e poi lascia tutti nella merda due mesi prima della fiera. Se prendo l'impegno vado fino in fondo, altrimenti non lo prendo.
To be or not to be?

8 commenti:

il bocia ha detto...

Mah, guarda, per me sono appunto PARANOIE.
io sono venuto ad abitare in FINLANDIA (per questo quando parli di freddo ti capisco) per ammmore.
Finito l'ammmore mi ritrovai nel bel mezzo di un Helsinki a meno 20 gradi (oggi meno 18, lusso!), solo, senza amici coi genitori che mi rivolevano a casa (giustamente).

Avevo trovato lavoro da POCHISSIMO.

Dopo 1 anno ho messo da parte qualche soldo, ho una social network invidiabile e non mi sono mai sentito cosí realizzato: personalmente e lavorativamente.

Poi:
-stai a Boston. La VITA viene prima del lavoro. piuttosto guida 'na mezz'oretta, hai tempo di ascoltare music&news.

-i genitori han vissuto e ti han cresciuto per farTI vivere e crescere. QUESTO é ció per cui vivi, non per vivere a 20 metri da casa loro.

L'unico punto é le vacanze.
Anche io le passo spesso in Italia e penso che INSTEAD potrei essere in Giappone.
Ma questi sono problemi futuri.
Ora pensa all'ADESSO.

E ADESSO: TAKE THAT JOB!! :)



p.s: e cmq ti puoi licenziare dopo la fiera di Milano se non ti gusta. 1 annetto VOLAA

DS ha detto...

Finalmente un post ottimista! Sto valutando se abbandonare l'Italia almeno per un periodo, per lavorare negli USA, ma gli ultimi post farciti di difficoltà mi avevano decisamente buttato giù... Questo invece cambia tutto.
Se fossi in te valuterei anche altre eventuali proposte (presenti o future) e rimarrei lì, magari non definitivamente ma per un paio d'anni almeno, e poi vedrei se tornare in Italia. Da come si stanno mettendo le cose non è il posto ideale dove cercare lavoro.
Per curiosità, tu ti sei proposta a loro avendo il visto turistico di 90gg e quindi loro ti propongono di cambiarlo in visto lavorativo o hai un visto studente?
in bocca al lupo!

Anonimo ha detto...

sono un'affezionata dell'angolo paranoie... :P
magari non è richiesto, ma ti do il mio consiglio:
1. se accetti il lavoro, vivi a boston, non nel paesello nei boschi, che tempo pochi gg e ci faresti leggere post intrisi di depressione...
2. anch'io ho 2 genitori non proprio giovanissimi che, contenti loro, ora vivono separati.... sai cosa? pazienza, è una loro scelta, non puoi rinunciare ad una opportunità del genere (se davvero la desideri) per questo motivo...
3. concordo pienamente con bocia!: se non ti dovessi trovar bene, dopo un anno, conclusa la prima fiera, grazie tante e arrivederci! l'impegno l'hai portato a termine e non lasci nessuno nella merda..

ma queste sono solo parole, la decisione è tua!
in bocca al lupo kay!

f.

Simona ha detto...

DS ho il visto studente, è la cosa migliore. In tre mesi è quasi impossibile trovare uno sponsor, e anche se lo trovi questo deve avere il tempo di farti le pratiche di visto lavorativo prima che tu sia obbligato a rientrare in italia
Inoltre se ti hanno concesso il visto studente sei quasi a metà strada per l'altro visto, perché l'ambasciata ti ha già considerato vistabile una volta.
Gente, tenete presente che questi mi stanno prendendo in considerazione solo perché il lavoro è un tipo di lavoro che un americano non può fare al mio livello, e quindi c'è qualche remota possibilità di ottenere il visto lavorativo. Quindi se siete cuochi, architetti, stilisti è molto più facile, ma se siete persone normali, o trovate qualcosa tipo insegnante di italiano se avete una laurea oppure serve un santo in paradiso.

Anonimo ha detto...

Kay!! quoto Bocia!!! in bocca al lupo!!! I like this!
bss

Anonimo ha detto...

to be, absolutely!

Anonimo ha detto...

To be!!!!
assolutamente!
Non era in fondo un po' questo il motivo per cui sei partita? Dare uno "schiaffo" alla tua vita, no?
Ok, è un salto enorme ma... "Don't be afraid to take a big step if one is indicated; you can't cross a chasm in two little jumps"... dico bene?
Well, ti lascio con questa perla di saggezza.
Il mio voto va al "to be", senza ombra di dubbio.
I genitori, come ha detto Bocia, ti hanno cresciuta e capiranno. A mio parere sono più contenti a sentirti felice lì piuttosto che "triste" qui.
in ogni caso faccio il tifo per te!

susanna ha detto...

quoto Bocia!

e poi, onestamente: ripensandoci un domani, dopo aver rifiutato, ti morderesti i gomiti... o no? meglio non avere rimpianti!

ovviamente fai quello che senti, e comunque dopo Milano fai sempre in tempo a salutare :D