sabato 23 gennaio 2010

The dark passenger

E' sabato sera e io non riesco a fare nient'altro che stare a letto ascoltando i Joy Division. Com'è che una a trent'anni si ritrova ad avere questi ridicoli stati d'animo da quindicenne?
Da quando sono negli Stati Uniti è la prima volta che mi capita di stare così, la distrazione del ritrovarsi in un contesto nuovo effettivamente funziona per un certo periodo. Purtroppo per gli abbonati al mal di vivere non ci sarà mai scampo definitivo, da nessuna parte, nemmeno sulla luna. Questo allegro mood è iniziato ieri, dopo avere visto gli ultimi tre minuti della puntata finale di Dexter. Provo a parlarvene senza spoilerare. Lo sgradito passeggero oscuro che Dexter si porta appresso da quando era piccolo, è il suo male interiore. Questo male deriva da qualcosa di orribile che gli è successo durante l'infanzia, e diventando adulto impara a conviverci, senza l'ipocrisia di mentire a sé stesso, perché lui è consapevole che non sarà mai una persona "normale".
Questa mattina sono uscita per andare al mercato delle verdure, e mentre aspettavo la metro mi si avvicina un signore che mi fa: "ehy, tu sembri così triste, non ti preoccupare, tutto andrà bene". A quanto pare ho scelto il paese sbagliato, in mezzo agli americani entusiasti dei loro iphone e macchinoni, un'italiana pierrot risalta che neanche un marziano con le antennine verdi. Al prossimo giro magari emigro in Burundi.