martedì 28 settembre 2010

Le ultime parole famose

Proprio ieri scrivevo qui che gli abitanti del mio stabile non erano ancora pervenuti, e mentre rientravo a casa dopo il lavoro ho fatto uno strano incontro.
Stavo camminando nella mia via, e ho visto da lontano il portone di casa richiudersi. Quando l'ho aperto per entrare ho visto una strana tizia che prendeva a calci la porta dell'ascensore imprecando contro "quegli imbecilli e quegli stronzi". Non me l'aspettavo e perciò sono rimasta ferma davanti all'entrata per tre/quattro secondi a fissarla con la bocca aperta fino a quando non ha specificato "quegli imbecilli e quegli stronzi che si dimenticano la porta dell'ascensore aperta, che quando lo chiamo non viene giù". Poi quella che d'ora in poi su questo blog sarà chiamata la VicinaPazzoide si è incamminata a piedi su per le scale, e io non potendo fare altro l'ho seguita. Dopo tre piani di silenzi miei e di imprecazioni sue, si è fermata davanti alla porta di casa sua e io ho cercato di proseguire mentre lei mi ha rivolto la parola. 
VicinaPazzoide: AH!! Lei va pure di sopra!! Dove è rimasto fermo l'ascensore!!
Kay: sì, ma io sono uscita di casa stamattina presto e quindi non può essere colpa mia, oltretutto vivo da sola.
VicinaPazzoide: allora è colpa di quegli imbecilli, quegli stronzi suoi dirimpettai a cui gliel'ho già detto due volte che la porta va richiusa.
Kay: boh. Probabilmente sì.
VP: scusi ma lei chi è che non l'ho mai vista??
K: vivo qui da poco più di una settimana.
VP: ma si ferma poco per turismo o ha intenzione di stare qui?
K: lavoro a Firenze, avrei in previsione di stare finché dura.
VP: allora un giorno mi farà entrare in casa sua. Sa, io vivo in questo palazzo da tanti anni e ho visitato quasi tutti gli appartamenti. Il suo ancora mi manca.
K: ah, ok, vedremo, mi scusi ma ora devo proprio andare perché devo fare una telefonata urgente...
VP: davvero sa, lì accanto una volta ci abitavano due ragazze messicane così gentili, il loro appartamento era arredato come una favola. Andavo spesso a trovarle per prendere un te.
K pensa: oddio questo suona come una minaccia. 
K dice: lei è molto fortunata a vivere nel centro di questa bella città da così tanto tempo sa?
VP: insomma, non vedo mai gli alberi e i prati, solo palazzi cemento e case, capito? niente verde! solo cemento!
K pensa: eh forse una gita in campagna non le farebbe male...
K dice: ora devo andare, buona serata!
VP: a presto!
K pensa: anche no.

lunedì 27 settembre 2010

Sopra ai tetti come i gatti.

Utilizzando principalmente il blog come valvola di sfogo, può verificarsi l'effetto collaterale per cui quando si sta bene non si scrive nulla. La mia microcasa fortunatamente non ha rivelato difetti insostenibili. In america ho imparato che abitando vicino ad una buona lavanderia a gettoni si può vivere anche senza lavatrice. Quando penso che sarebbe stato meglio disporre di un armadio più grande, poi ripenso a tutti quei mesi vissuti con una sola (enorme) valigia, ma pur sempre una sola.
In casa mi ritrovo a passare ore affacciata alla finestra guardando i tetti. E' la prima volta nella mia vita che vivo ai piani alti di un centro storico e ciò che vedo dal terrazzino è pura bellezza, sia la casa scalcinata dei primi novecento dove vivono gli studenti con i loro vestiti ammassati, sia la casa recentemente ristrutturata ed  arredata con antiquariato doc. Nei primi giorni ho subito realizzato che avere una tenda è di vitale importanza. La famiglia della finestra di fronte invece dev'essere di origine olandese. Non ho mai visto quella finestra chiusa, nemmeno durante le giornate di pioggia. Da quello che vedo si tratta di un salotto che viene utilizzato anche come sala da pranzo. La famiglia cena alle otto tutte le sere quando madre, padre, figlio e le due figlie si riuniscono. Alle sette di mattina allo stesso tavolo c'è il padre che legge il giornale. Alle sette e mezza si affaccia una delle figlie per fumare una  sigaretta. Una notte mi sono svegliata alle quattro e c'era il figlio al buio, con il volto illuminato dalla luce del pc portatile. No, non sto tutto il tempo a guardare loro, però insomma, sono lì davanti e se guardo fuori sono la prima cosa che vedo. Gli abitanti del mio condominio invece non risultano pervenuti. Non ne ho ancora incontrato nemmeno uno, però ho appurato che esistono perché l'ascensore si muove. Davanti ad una porta del secondo piano ogni tanto c'è una bicicletta, che scompare quando il proprietario la usa. Al primo piano invece c'è un cagnolino che piange sempre, lo sento quando passo per le scale. Fortunatamente i suoi guaiti non giungono fino all'ultimo piano, altrimenti avrei sicuramente conosciuto il proprietario. 
Queste giornate le ho passate a localizzare i negozi di prima necessità nelle vicinanze. Ho già individuato il forno, il supermercato, il frutta e verdura, il ferramenta e come vi dicevo prima, la lavanderia a gettoni. Avere un ipercoop a portata di tramvia poi fa sempre comodo, nel caso la persona che dovrebbe offrirsi volontaria per accompagnarvi all'ikea manifestasse la sua ritrosia nei confronti del ciarpame svedese (cit.). 
Insomma, come si può capire, in questo periodo vorrei fermare il tempo. I primi giorni in questa casa nuova avevo, come dire, "paura di sentirmi troppo sola", ed invece è tutto il contrario. Forse per questo devo ringraziare il fatto di essere figlia unica.  Quando arrivo lì dentro e mi chiudo la porta alle spalle dopo una luuunga giornata di lavoro, mi sento al sicuro. Indosso le mie pantofole, accendo lo stereo, mi cucino le cose che mi piacciono e ancora non ho sentito nemmeno la mancanza di internet, visto che comunque ce l'ho a disposizione tutto il giorno in ufficio. Ogni tanto un po' di disintossicazione ci vuole.

lunedì 13 settembre 2010

Casa dolce casa

A causa di un imprevisto, la visione del bilocalino in centro è stata rimandata a domenica. 
Domenica, ieri, era il dodici. Questo significa che mancavano solo tre giorni alla data di scadenza delle chiavi di quella che ormai sarà tramandata ai posteri come la casa del karma negativo. Vi potete immaginare tutta l'ansia e la paura di non trovare un posto in tempo. E poi invece tutto è bene quel che finisce bene, chiusa una porta si apre un portone, la crisi ha generato l'opportunità, e altre trentasette di queste ovvietà.
Alla veneranda età di trentun anni posso finalmente dire che vivo da sola. Considerato che avrei avuto questa esigenza dai venticinque, posso solo aggiungere un'altra scontatezza: meglio tardi che mai.
Appena sono entrata ho avuto un colpo di fulmine, per me era più che perfetto. Il bagno la camera e il cucinotto sono microscopici, però ho il parquet e le travi a vista.
Ho detto solo due parole: lo voglio. 
Uscire da lì e ritrovarsi in centro nel flusso dei turisti è stato poi straniante, niente più periferia desolata e palazzoni popolari. Di sicuro non mi mancheranno, perché ci passerò davanti con la tramvia ogni giorno per andare al lavoro, ma va benissimo così. 
Due ore dopo mi ci ero già trasferita. Io e il socio abbiamo fatto una spedizione in versione muli da soma con zaini e valigie, e quell'appartamento psycoforno si è subito trasformato in un brutto ricordo.
Quando siamo ritornati, mi sono seduta sul divano e ho realizzato. "Io vivo qui, ho uno spazio tutto mio".
Un bel momento, decisamente.
Dopo essere tornata dall'america facevo fatica a trovare una ragione per andare in ufficio ogni giorno. Avendo passato nove mesi senza lavorare, mi si era instillata un inusuale vocazione alla libertà, e in questi ultimi tempi mi sono davvero dovuta costringere per portare il mio culone sull'autobus.
Siore e siori, da oggi ho un motivo.


giovedì 9 settembre 2010

Packing

Vi aggiorno, altrimenti state in pensiero. Pdc ieri sera ha cambiato idea e invece di venire di persona le ha telefonato. Per il momento ha vinto lei, che continua ad impestare la cucina con i suoi odori di fritto e non accenna a mettere in valigia nulla. Io invece inizierò a fare le valigie stasera, felice di farlo. Vivere in centro sarà sicuramente meglio, di sicuro ci saranno meno facce tristi in giro. L'altra ragazza invece è sparita da tre giorni, e a casa c'è ancora tutta la sua roba. Che gente strana. Uno di voi ieri mi ha detto che dovrei rimanere lì, perché il mio blog così ritornerebbe ad essere interessante. Ma stiamo scherzando? La vita ti presenta da sola grandi difficoltà anche senza andarsele a cercare. Potrei capire l'idea di fare un viaggio per arricchire i contenuti, ma per il resto... anche no. Il blog può sopravvivere anche senza coinquilini psicopatici. A proposito, non vedo l'ora che sia sabato.

mercoledì 8 settembre 2010

Addio. Non è stato bello.

Al 99% dovrei aver trovato una nuova sistemazione. Un santo mi salverebbe dal dormire sotto a uno dei tanti ponti fiorentini, affittandomi il suo appartamento sfitto in centro a un buon prezzo. Uno dei miei ex-coinquilini bolognesi di cui mi fido ciecamente, c'è stato e dice che il posto è molto bello. Purtroppo potrò vederlo solo sabato.
Nel frattempo, suspance.
pdc: pronto? ti chiamavo per dirti che mi sono rotto le palle di quelle due.
kay: che coincidenza, anch'io.
pdc: no, forse non mi sono spiegato. lo so che tu non hai nessuna colpa, ma io avevo deciso di sbatterle fuori entrambe.
kay: bene. avevi?
pdc: sì, solo che una delle due si è barricata nella stanza e dice che di lì non se ne va. per stanarla ho deciso che dal quindici staccherò le utenze, così vediamo quanto ci resiste senza luce e gas.
kay: che soggettino.
pdc: già, perciò anche tu dal quindici sei fuori casa.
kay: ma oggi è il sette.
pdc: infatti ti restituisco metà dell'affitto.
kay: bene, tanto avevo già deciso di andarmene. se mio padre viene a sapere di quella situazione, tre minuti dopo arriva sotto casa e mi riporta al paesello senza passare dal via. Non avrebbe tutti i torti.
pdc: perfetto, allora siamo tutti contenti. stasera comunque torno lì e faccio un casino.
kay: ancora?? 
Quasi quasi stasera invece di stare fuori tutto il tempo passo dal supermercato e compro i pop corn. Però ascolto da dentro la stanza con la porta chiusa a chiave.


martedì 7 settembre 2010

Si salvi chi può

Padronedicasa: pronto? che è successo sabato?
kay: eh?? che è successo sabato? io ero al mio paesello, non so nulla.
pdc: ah non c'eri? e quindi non sai chi ha cominciato?
kay: no ma...
pdc: non le hai nemmeno incontrate in corridoio? non hanno dei segni sulla faccia?
kay: ohmadonna fermati. mi spieghi cosa cavolo è successo?
pdc: eh presente che le tue coinquiline non andavano d'accordo fra di loro perché una aveva fatto la spia per quella faccenda scomoda e l'altra non gliel'ha mai perdonata?
kay: e chi se lo dimentica, ogni volta che si incrociano in cucina si mandano a quel paese.
pdc: ecco, pare che sabato siano venute alle mani.
kay: oddio.
pdc: oddio lo dico io, perché una ha denunciato l'altra e io non voglio problemi. stasera vengo lì e faccio un casino.
kay: ok, stasera sto fuori di casa, addio.

Già da un paio di settimane visto il clima praticamente tornavo a casa soltanto per dormire, ma mi sa che ora è giunto il momento di cercarsi un'altra sistemazione con urgenza. In questi giorni vedo case, faccio cose, vedo stanze, vedo gente. Vi aggiorno.

venerdì 27 agosto 2010

Social asocial

In questi ultimi tempi ho rilevato che l'immaginario collettivo per quanto riguarda chi fa il mio genere di lavoro spesso commette un grande errore di valutazione.
Più o meno l'iter dell'aspettativa che si crea è questo: lavori nel marketing = in sostanza fai la pr di qualcosa = sei sicuramente una persona più che socievole nella vita reale. Questo è indubbiamente vero per chi si occupa di marketing tradizionale. Quando invece l'effettiva occupazione è il social media marketing le cose cambiano, eccome.
Elena Franco su BuzzTrainers giusto ieri sottolineava che non si diventa esperti di promozione on-line in due giorni: è infatti necessario un lungo tempo di studio e monitoraggio delle dinamiche sociali sul web.
Da qui, applicando la logica si arriva alla conclusione.
Salvo rari casi, chi si è ritrovato a fare questo lavoro, lo fa anche perché negli ultimi 5 o più anni, ha trascorso davanti al pc dalle 8 alle 12 ore quotidiane, ogni singolo giorno (periodi di ferie esclusi). Ora, se fate due più due, potrete anche voi capire che una persona che dopo aver lavorato otto ore in ufficio davanti a un pc, molto spesso torna a casa e ci passa contenta le successive quattro ore a chiacchierare con le persone attraverso un monitor, non è esattamente ciò che definirei un party animal. Poi ovviamente ci sono i giorni in cui la luna gira bene, e anche gli orsi escono dalle tane e danno il meglio di sé, ma ciò avviene di rado. Tipo ieri sera alla cena aziendale c'è chi giura di avermi visto ridere e scherzare, ma non esistono foto e non ci sono prove, a parte una bottiglia vuota di amaro del capo che ora probabilmente si trova dentro a un cassonetto di fronte a uno dei tanti pizzaman fiorentini.

mercoledì 25 agosto 2010

Critiche costruttive

Chi mi segue su twitter già sa che per lavoro, tra le altre cose sto monitorando la fashion blogosfera. Dopo un paio di mesi di letture non riesco a non fare un'analisi antropologica a confronto con la blogosfera a cui sono sempre stata abituata io.
Nella fashion blogosfera non esistono critiche, nemmeno quelle costruttive. Io sono stata abituata con lettori che se vedono un piccolo errore ortografico dovuto ad una svista me lo segnalano immediatamente, e pensavo che trattandosi comunque di blog, la platea dei lettori non differisse così tanto.
E invece no. Questi fashion blog sono in buona parte ricettacolo di errori-orrori, specialmente quando chi scrive azzarda traduzioni in inglese, e nessuno gli dice niente. Una tizia sta scrivendo "cancellarò" invece di "cancellerò" da più o meno venti post e nessuno gliel'ha ancora fatto notare. Un'altra in occasione di una vacanza a New York continuava a scrivere ogni giorno saluti da new YOK, fino a quando sono sbottata e gliel'ho scritto. Si è offesa. Forse sono io che esagero per quanto riguarda la grammatica (qualcuno ha detto congiuntivo?), ma non è l'unico problema.
A queste fashion blogger sembra che tutto sia concesso. Pare che pubblicare le tue foto su internet ti renda a pieno titolo un'esperta di nuove tendenze. Non riesco a togliermi dalla mente colei che si è fatta fotografare con un paio di pantaloni a vita alta e cavallo basso che pur essendo una bella ragazza la facevano sembrare un'anaconda. Il punto non è lei però, perché a vent'anni le cantonate le abbiamo prese tutti. Il problema sono i suoi commentatori. Su 40 commenti non ce n'era uno realista. Tutti le sbrodolavano addosso dei "coooome staaai beeeene" più falsi dell'ottone. Con quaranta commenti così chi non si convincerebbe di essere veramente cool?? La nuova netiquette sta mettendo in ombra il concetto di critica costruttiva, e questo non va bene. L'unica persona sincera in mezzo a tanti leccaculo che sperano solo in un link o in una citazione, rischia di fare la figura del troll acido. Forse dovrei solo stare zitta davanti a tutto questo, perché costoro sono leve reali dell'economia, fanno girare una quantità di soldi enorme, e se tutto va bene finirà che pagheranno lo stipendio pure a me. Purtroppo per loro però, queste ventenni un giorno diverranno trentenni e si renderanno bruscamente conto che la vita non è tutta rose, fiori, bambagia, e vestitini rosa di chanel. 
Ma chi se ne importa di loro fondamentalmente? Tornando a me, che non riesco a non scrivere un post come questo che va totalmente contro ai miei interessi per una pura questione di coerenza e di etica, in questi giorni sono stata veramente combattuta e mi sono chiesta se davvero sarò in grado di fare il lavoro per cui sono stata assunta. Per quanto riguarda l'aspetto di customer care so già che non avrò problemi, perché questo tipo di compito l'ho già svolto ampiamente con successo. Per il resto ci proverò, anche perché sembra abbastanza chiaro che il mio account twitter personale e il mio blog personale sono e resteranno slegati da tutto il resto. Il lavoro è lavoro, e sono sempre stata abituata a prenderlo molto seriamente. Il mio blog invece è fuffa coerente, ma pur sempre fuffa.
Detto questo, ora posso ringraziare Manuel Agnelli per essere andato a Sanremo.

martedì 24 agosto 2010

Itinerario toscano

Forse i miei post in stile national geographic non vi sono mancati, ma vi posso assicurare che a me invece sono mancati tanto. Anche se cerco di riabituarmi gradualmente alla staticità, vedere posti nuovi è sempre stimolante. La italian society è partita in gita sabato mattina, per dimostrare alla sottoscritta che la toscana non è solo Firenze, e ci è riuscita benissimo.
Sabato l'abbiamo dedicato tutto all'esplorazione di Siena. Piazza del campo toglie veramente il fiato. Perdersi in tutti i vicoletti con la macchina fotografica è stato davvero bello. La serata è stata invece dedicata ad omaggiare un vino locale. Le foto della giornata sono qui
Domenica mattina ci siamo alzati di buon ora con lo scopo di visitare Pitigliano, un antico borgo etrusco. Purtroppo (o per fortuna) abbiamo mancato l'uscita della superstrada, e siamo arrivati fino ad Orvieto, che abbiamo deciso di visitare anche se non era in programma. La cittadina è stata costruita arroccata su una rupe, e vista da sotto è veramente spettacolare. Anche il borghetto è molto ben conservato. Le foto qui.
Da lì siamo ripartiti quasi all'ora di pranzo. Poco dopo ci siamo fermati in un ristorantino le cui pappardelle al cinghiale resteranno per sempre nella storia. A Pitigliano il tempo sembrava essersi fermato, e valeva la pena tutta la fatica fatta per arrivarci. La tappa successiva dopo avere attraversato tutta la maremma con Suburbs nell'autoradio era la vetta del monte Amiata. Durante questi giorni caldissimi un po' di fresco era veramente necessario. Poi siamo passati da Chianciano, dove siamo rimasti dieci minuti giusto per renderci conto che non c'era molto da vedere, e poco dopo abbiamo parcheggiato l'auto a Montepulciano che io credevo essere famosa solo per le rane dei Baustelle, e invece ho scoperto che lo è perché ci hanno girato un episodio di Twilight. In effetti non ci abbiamo trovato nessuna rana. La cittadina, nonostante twilight e Bianconi, è molto bella e caratteristica. Sulla via del ritorno siamo passati da Pienza, città nota per il famoso pecorino, ma non ci siamo fermati a scattare foto perché dovevamo rientrare a Siena per il concerto di Brunori Sas alla festa dell'umidità. Il concerto ha soddisfatto le aspettative, la pizzeria della festa no. Un'ora e mezza per una pizza cattiva è davvero troppo.
Lunedì mattina siamo ci siamo diretti subito all'abbazia di San Galgano, che è quel posto per cui è stata sicuramente creata la definizione di "cattedrale nel deserto". Questa costruzione imponente in mezzo al niente lascia veramente senza parole. Tutto intorno solo girasoli e cipressi. Sulla collina accanto c'è un'altra chiesa più piccola dove c'è conficcata una spada nella roccia dal 1180. Dopo essere sopravvissuti alla temperatura infernale raggiunta all'interno dell'auto parcheggiata al sole, abbiamo percorso una strada lunghissima dove in tutto abbiamo visto meno di venti case, colline di terra rossa e uno zilione di alberi, siamo giunti a Monteriggioni. In questo luogo dove pure il tempo si è fermato, c'è una cittadina chiusa dentro mura inespugnabili. Lì davanti c'è l'indicazione per percorrere la via Francigena, così se un giorno impazzisco e decido di andare a piedi in Inghilterra, so anche da dove partire. Dopo un ghiacciolo salvavita ci siamo diretti verso San Gimignano, che è stata l'ultima degna tappa della gita. Il borgo medioevale è un vero gioiellino, ed è invaso dai turisti da ogni parte del mondo. Ad un certo punto volevo prendere un muro a testate perché pur avendo visitato mezzo mondo, non ero mai stata in questo posto meraviglioso a sole tre ore da casa. Tutte le foto residue sono qui. Sospiro.

mercoledì 18 agosto 2010

Twittiquette

In questo grande minestrone a crescita esponenziale che sta diventando twitter, ognuno fa quello che gli pare, ed inizia ad emergere fortemente il bisogno di una netiquette personalizzata, una twittiquette scritta nero su bianco.

I sette comandamenti di twitter

- Regola n.1 (Valida per tutti i sn)
Non linkare i feed di un altro social network su twitter. Se lo fate infastidirete tutti. Chi è interessato e vi segue su entrambi i siti sarà costretto a leggere due volte il contenuto, chi non vi segue sull'altro social non è evidentemente  interessato a quel tipo di contenuti.
Traduzione: in particolare avete rotto le scatole con foursquare, gowalla, blip, e la madonna. 

- Regola n.2
Twitter non è una chat. Alla gente non importa di leggere le vostre conversazioni private.
Traduzione: se dovete fare più di tre reply a una persona, scrivetegli una mail o contattatelo in gtalk, messenger, facebook e sticazzi.

- Regola n.3
Non twittate in quantità industriali. Cercate di non invadere le timeline altrui. 
Traduzione: va bene le manie di protagonismo, ma superare i 30-40 twit al giorno è eccessivo. Se hai così tante cose da dire apriti un tumblr e vomita lì.

- Regola n.4
Bestemmiare è consentito.
Traduzione: questa è per i veneti, altrimenti non scriverebbero più niente.

- Regola n.5 
Non postate il link a ogni singolo post del vostro blog. Se lo fate sistematicamente la gente smetterà di cliccarci. Fatelo solo quando lo ritenete veramente interessante.
Traduzione: il feed automatico del blog su twitter ha logorato il logorabile.

- Regola n.6
Non abusare del follow friday. 
Traduzione: se ogni venerdì consigli di followare ogni singolo tuo contatto, non ti stupire se questi si dimezzeranno nel giro di tre settimane.

- Regola n.7
Defolloware senza pietà chi se ne sbatte e non rispetta le precedenti sei regole è sacrosanto.
Traduzione: se non capisci che rompi, puoi andartene a quel paese senza passare dal via.

Ps. se non siete ancora iscritti a twitter non fa niente. Se siete iscritti e non mi followate, non avete capito nulla.


martedì 17 agosto 2010

Luoghi comuni da sfatare

Quando sento dire certe cose mi si impenna la divergenza che poi non resisto più e da qualche parte devo sfogarmi.
Questa volta parlo di un paio di risposte relative a una domanda facente parte di un sondaggio sul commercio elettronico.
Domanda: compreresti mai on-line?
Risposta1: no perché non mi fido a usare la carta di credito su internet.
Risposta2: no perché gli oggetti li voglio toccare con mano.
Mia divergenza su risposta1:
ma porcaccia la miseriaccia o popolo stolto e ignorante, lo volete capire che sono mille milioni di volte più sicure le transazioni su internet che avvengono attraverso server sicuro, rispetto alle transazioni che avvengono in negozio col pos??? Lo sapete che i vostri stramaledetti numerini viaggiano cifrati e che nessun operatore del sito può vederli??? Lo sapete che in negozio il commesso può invece trascriversi i numeri?? Allargate un po' i vostri orizzonti e lo potrete comprendere meglio anche voi. Se un sito dovesse per ipotesi "rubare" i numeri di una carta (precisato che è impossibile) smetterebbe di lavorare il giorno dopo perché la notizia si diffonderebbe in tre secondi. Siti aperti da anni sono più sicuri dei soldi sul conto corrente ormai.
Mia divergenza su risposta2:
è dagli anni sessanta che milioni di casalinghe comprano da catalogo sul postalmarket, su dmail e sulla bottega verde e nel duemiladieci all'improvviso gli prende voglia di toccare le cose con mano?? Lo so io cosa dovrebbero toccare con mano più spesso costoro!
Perdonatemi lo sfogo, ma ci stava tutto.

mercoledì 11 agosto 2010

Dualismi.

No, non scrivo niente sulle mie coinquiline perché sarebbe come sparare sulla crocerossa e non farebbe nemmeno ridere. La coinquilina "cacciata" alla fine ha supplicato padronedicasa che le ha concesso di rimanere purché faccia la brava. Vedremo quanto dura. Nel frattempo a tempo perso continuo a leggere gli annunci di affitti in preda a un tumulto interiore. Sento le due vocine che si scontrano.
voce1: monolocale! monolocale!
voce2: pagare un affitto alto è come buttare i soldi dalla finestra.
v1: privacy! privacy!
v2: ma se sei sempre fuori casa. quando sei in casa chiudi la porta della stanza e buonanotte.
v1: niente più lavatrici fatte partire dalla coinquilina alle sei del mattino!
v2: beh sai che non hai tutti i torti?
v1: niente più odori forti di fritto in cucina!
v2: ok, mi hai convinto. è da pazzi accendere un mutuo di questi tempi avendo un contratto precario?
v1: però forse la tua sistemazione attuale non è così male... è una casa pulita, è vicina al lavoro...
v2: eh lo so!
v1: certo che però l'indipendenza...
v2: ti odio.

giovedì 5 agosto 2010

Curriculum 2.0, aka tu non sai chi sono io.

Mi rendo perfettamente conto che arrivando in una azienda nuova sia necessario rifare la gavetta da capo, nonostante l'età. In effetti avevo già messo in preventivo di tutto, perché si sa, le persone necessitano di tempo per imparare a conoscersi a vicenda.
Poco tempo fa, sia io che la mia collega, abbiamo avuto un paio di problemi con il pc che ci era stato fornito nuovo di pacca. Niente di che, capita, ma forse ci è scappato un commento di troppo in merito, e la risposta è stata "cosa gli fate a quei poveri pc".
Questo giovincello non mi conosce, e non posso colpevolizzarlo più di tanto, però per prevenire ulteriori divergenze future, vorrei rovesciare su questo post un po' di orgoglio ombelicale che dalla chiusura del precedente blog è andato perduto.
Ho iniziato ad usare il pc ed il relativo pacchetto office nel lontano 1997. Nel 1999 ho insegnato alle mie colleghe di lavoro come si faceva ad inviare un allegato in una mail. A fine 2001 ho installato da sola a casa il modem adsl. Nel 2003 quei pazzi dei miei colleghi della web agency mi incaricarono di aiutarli a moderare la chat ufficiale irc di vasco rossi (ognuno ha i suoi scheletri nell'armadio). Nel 2004 ho aperto il mio vecchio blog, il cui picco di visitatori unici giornalieri in un paio di occasioni superò quota mille (grazie a link da blog illustri), e nei due anni più attivi faceva intorno alle 350 pagine viste al giorno (che per un blog diaristico non sono così poche). Durante le prime settimane di vita di blogbabel (la classifica italiana dei blog) il mio si piazzava nei primi cento, poi quando gli smanettatori capirono come fare per salire in classifica scivolai più indietro perché ancora non avevo la dimestichezza necessaria con alexa e feedburner. Nel 2005 ho pubblicato un post da un boeing 737 in volo da New York a Francoforte, dopo aver fatto il live blogging della vacanza americana postando quotidianamente tutte le foto sulla mia gallery online (sono cose che oggi fanno tutti, ma nel 2005 no). Nel 2006 ho rifatto la stessa cosa per il viaggio in Giappone. Sempre nel 2006 venni contattata dalla redazione di splinder per curare il blog vitadablogger, dal quale poi è stato tratto un libro. A fine 2006 il mio capo viste le mie skill decise di propormi lo spostamento dall'amministrazione alla gestione web di boxol.it. Nel 2007 grazie a un post su uno dei tanti miei viaggi solitari venni contattata dalla redazione della Tui (leader mondiale dei tour operator) per collaborare alla realizzazione di una guida viaggi online. Nel 2009 sono partita da sola per l'america e ho documentato tutto in questo blog e su picasa. Non mi sono volutamente sbattuta per promuovere questo blog a dovere, perché preferisco dedicare più tempo alla mia vita privata. Nel 2010 ho trovato il mio attuale lavoro grazie a un link su twitter.
Non sono grandi cose, ma spero che almeno tolgano qualsiasi dubbio sulla mia capacità di accendere un pc ;)




sabato 31 luglio 2010

Vivi ancora in provincia, ci pensi ogni tanto ai prezzi fuori?

Oggi al paesello ho incontrato una conoscente coetanea che in vita sua è raramente uscita dalla provincia di Ravenna.
cc: ehi ciao, mi hanno detto che sei a Firenze, com'è?
k: eh è una città molto bella, di sera ci vado spesso.
cc: ma non vivi in centro?
k: eh no, ho scelto di affittare una stanza vicino a dove lavoro.
cc: una stanza?? e nell'appartamento ci vivono altre persone??
k: sì due ragazze (sorvolo sulla nazionalità altrimenti costei inizia a correre scandalizzata)
cc: io proprio non ti capisco, alla tua età non hai voglia di vivere da sola?
k: no guarda sono masochista e sto bene solo se aspetto un'ora alla mattina per andare in bagno.
cc: io invece sto così bene nel mio bilocale...
k: ma certo che piacerebbe anche a me il bilocale, che ti credi, mica ho bisogno che me lo dici tu.
cc: e quindi? cosa aspetti?
k: quanto paghi di affitto nel tuo bilocale in centro al paesello?
cc: eh abbastanza, 400 euro
k: "abbastanza", te possino. Sai che in centro a firenze un bilocale costa anche mille euro? Dove vivo io magari si può pure trovare con 700, ma insomma è tanto comunque.
cc: che cifre folli, non capisco tutta questa differenza.
k: non lo capisci eh? sai, le città d'arte, i turisti, quando c'è molta domanda il prezzo aumenta...
cc: ah già. Ma sai che a Firenze non ci sono mai stata? Sono stata solo a Roma e a Venezia.
k: avevo questo sospetto... Ma almeno le vedi ogni tanto le rane?
cc: ehhh?
k: niente :p

venerdì 30 luglio 2010

Se si gioca, io sto in porta.

Negli ultimi mesi ho bramato una routine e ora è arrivata. Le giornate scorrono velocissime, oggi è già un mese che lavoro qui, e davvero mi sembra di aver suonato il campanello ieri per venire al colloquio. Mi dispiace molto non potere parlare più di tanto di questo lavoro (almeno per il momento) ma quando l'altro giorno una di voi mi ha chiesto "ma l'azienda è di quella ragazza che ti ha fatto il colloquio" ho capito che forse qui sul blog non ho descritto molto bene le dimensioni di questo posto. Vi metto un paio di foto per rendere l'idea. Nonostante si sia deciso di scendere in campo su internet soltanto adesso, l'ambaradan è in piedi da trent'anni. Oggi ci hanno chiamato fuori per fare la foto aziendale di gruppo, e con l'occasione ho scoperto che proprio qui accanto abbiamo un campo da calcio privato, che abbiamo calpestato in massa per lo scatto. Purtroppo non ci avevano avvisato prima, e casualmente ce l'hanno fatta proprio l'unico giorno in cui ho azzardato le converse ai piedi. In ogni caso mi sono messa dietro, così non esistono prove. Finalmente le temperature fiorentine sono in calo e così questa settimana sono uscita soltanto Mercoledì per presenziare al concerto del teatro degli orrori. Musicalmente mi sono piaciuti proprio tanto, voto otto. Voto quattro ai discorsi gggiovanilistici del cantante (sà ormai ho una certa età), voto zero ai tecnici della fortezza che quando è saltata la luce all'inizio dei bis non sono stati in grado di ripristinarla prima di venti minuti. Voto nove al cantante che non sapendo più cosa fare per ammazzare il tempo sul palco buio si è buttato all'improvviso sul pubblico per fare crowd surfing. Voto cinque a me che dopo dieci minuti di black out mi sono stufata e sono tornata a prendere la tramvia.

lunedì 26 luglio 2010

Piovono rane?

La settimana scorsa ho voluto provare groupon, un sito già molto diffuso negli Stati Uniti, e che sta muovendo i primi passi in Italia. Praticamente costoro vendono un buono sconto al giorno, usufruibile nella città selezionata. Per la maggioranza i buoni riguardano ristoranti e centri benessere. Siccome una delle mie colleghe l'aveva già provato, mi ha incuriosito e ho voluto provare pure io. Ho comprato due coupon validi 20 euro di spesa ciascuno, da spendere in un ristorante giapponese in zona san frediano, e li ho pagati dieci euro ognuno. Sabato siamo andati a sperimentare. Dopo essere stata in Giappone non sono più riuscita ad andare a mangiare giapponese perché mi sembrava tutto cattivo, praticamente è come passare dai tortellini fatti in casa dalla nonna a quelli di giovanni rana. Questa volta invece sono rimasta contenta, forse perché è passato abbastanza tempo per farmi dimenticare certi particolari sapori. Il mangiare con le bacchette invece è come l'andare in bicicletta, una volta imparato per necessità, non si dimentica più.
Domenica invece siamo andati in gita ad Arezzo in occasione del Play Festival. La città è molto bella e mi ha ricordato parecchio Urbino (forse anche perché ci ero andata in una circostanza simile). La pioggia sembrava voler fare dei brutti scherzi, ma poi alla fine è stata clemente. Vedere Bianconi dei Baustelle che canta "vivi ancora in provincia ci pensi ogni tanto alle rane?" è qualcosa di esilarante, ma quando canta i pezzi dei primi due album io a quell'uomo riesco ancora a perdonargli tutto, perfino quei baffi orrendi. Un quarto del pubblico cantava i pezzi dei primi tre album, le ragazzine quegli degli ultimi due saltando e pogando, e l'altra metà li ha pressoché ignorati perché erano lì per i Belle and Sebastian, musicisti di tutt'altro spessore.
La toscana mi piace sempre di più.

venerdì 23 luglio 2010

Vivere Firenze

Sto continuando ad uscire tutte le sere e probabilmente non è solo colpa del caldo. Dopo avere passato 7 mesi in libertà, quando di sera esco dall'ufficio dopo 9 ore, il mio fisico grida vendetta. Addirittura pretende che io mi faccia i malefici sei piani a piedi, senza l'ascensore. Ogni centimetro di muscolo grida muo-vi-mi. Così salgo in casa, mi doccio, mangio e ritorno giù, rigorosamente scendendo ogni gradino a piedi. La tramvia con la sua aria condizionata è come un'oasi nel deserto, e non mi dispiace per niente passarci una ventina di minuti per arrivare in centro. Mercoledì siamo tornati alla fortezza a vedere il concerto di Benvegnù con tutta la band al seguito, in aggiunta ai soliti c'erano pure i fiati. Tutti dei signori musicisti. L'arena era pienotta e lui si è pure tirato fuori una voce che oserei definire quasi da stadio. Niente a che vedere con questo massacro della sua canzone più bella. Ieri invece ho costretto il socio ad un improvvisato tour gelato-fotografico per le stradine più nascoste del centro. Gente, musica e artisti di strada, ovunque e a qualsiasi ora. E' veramente viva questa città. Peccato che io avessi dimenticato la mia macchina fotografica, ma voglio rifarmi presto, con tanto di cartina alla mano. I giapponesi mi fanno un baffo quando mi ci metto.


giovedì 22 luglio 2010

Antropologia internettiana spicciola.

Amanda Palmer ha pubblicato un disco istantaneo su internet. Il disco fa schifo. Il disco e il relativo merchandising hanno venduto per quindicimila dollari in tre minuti. Come è possibile? Ci siamo rincretiniti tutti?
Ho scritto "ci siamo", perché anche io che non regalo mai niente a nessuno le ho dato un dollaro, dopo aver letto questo post sul suo blog.
Nel post non scrive niente di particolarmente nuovo (se siete ricchi regalatemi uno zilione così mi compro un isola per fare festa con gli amici o se non avete soldi scaricatelo gratis ma non ignoratelo), però ciò che scrive lo confeziona in un modo che chi legge (capendo cosa legge, senza essere prevenuto a prescindere) fatica a trattenersi dall'aderire all'iniziativa. Personalmente il dollaro gliel'ho dato perché ha incitato le persone a scaricarlo gratis, alla faccia delle case discografiche che passano tutto il loro tempo a contrastare gli m-blog. Mi andava di sostenere la sua causa.
Gli altri suoi dischi mi piacciono, qui il massacro di canzoni dei Radiohead con stridolii e ukulele non si può sentire. Nonostante questo non rimpiango di averle dato il dollaro.
Il mio obiettivo lavorativo è imparare a scrivere come lei. L'obiettivo di questo blog invece è di non cambiare di una virgola. Viste le mie personalità contrastanti non dovrebbe essere difficile.


mercoledì 21 luglio 2010

Passeggiata serale.

Ieri sera dopo cena, sono andata in centro con la tramvia. Dopo una lunga passeggiata per sgranchirmi dopo la lunga giornata a sedere davanti al pc, mi sono premiata con un bel gelato.
L'atmosfera era uguale a quelle già vissute tante volte durante le vacanze estive nelle capitali europee. In giro c'erano tanti stranieri e artisti di strada, e per un attimo mi è sembrato di essere veramente in vacanza.
Poi sono entrata da Mel Bookstore a curiosare fra i libri usati. Toh, quello lì assieme a quella tizia assomiglia a Federico Fiumani, mi dico. Poi vado alla cassa e i due sono davanti a me. La cassiera ride, lui la fulmina.
c: no scusi, sorrido perché l'ho riconosciuta.
f: ah, ok. ci speravo.
Non ci sono dubbi, era lui. Firenze è un paesone, dove ti incontri dappertutto i personaggi locali. Due anni fa avevo Piero Pelù accanto alla Flog per il concerto dei Dinosaur Jr, e c'è chi si è incontrato Paolo Vallesi a fare la spesa. D'altra parte è così dappertutto, a Bologna c'erano Dalla e Guccini e a Boston ti potevi incontrare Matt Damon, la Palmer e Steven Tyler. Alla fine non è importante dove sei, quello che conta è come ti senti. Io, adesso, mi sento bene.


martedì 20 luglio 2010

Si viene e si va

pdc: pronto ciao, sono padronedicasa
k: oh ciao, buongiorno, dimmi tutto
pdc: niente, ti volevo informare che "quella" l'ho cacciata di casa.
k: chi?
pdc: la tua coinquilina rumorosa.
k: ah!
pdc: ho provato a parlarle ma lei ha detto che avrebbe continuato a fare i suoi comodi, e allora le ho dato dieci giorni di tempo per sloggiare.
k: maremma, non si scherza mica con te ehhh?
pdc: no ma tu non ne hai idea di che cosa è quella.
k: cioè???
pdc: il vicino di sotto ha protestato con una lettera scritta all'assemblea condominiale, perché tutte le notti verso l'una doveva sorbirsi un'ora di pesanti scricchiolii del letto e urla senza ritegno.
k: apperò...
pdc: e l'altra coinquilina un paio di volte mi ha detto che l'ha vista entrare in stanza con un collega di lavoro 45enne che non era il suo fidanzato.
k: olè!
pdc: insomma, te lo volevo dire, perché se la vedi che distrugge mezza casa perché è arrabbiata che la mando via, vorrei che mi avvertissi.
k: annàmo bene. Buono a sapersi, la mia stanza quando esco la chiudo a chiave allora!

L'altra ragazza invece per fortuna è a posto. Ci ho fatto una lunga chiacchierata ieri commentando l'accaduto e mi ha raccontato la sua vita. Mi ha detto che è felice perché lavorando sodo come infermiera ha ottenuto il permesso di soggiorno per due anni. Ha tre sorelle in Albania che saluta tutte le sere collegandosi con skype e facendo ciao con la manina. Il suo fidanzato è qui in Italia da sedici anni e il suo sogno è di sposarlo presto. Mi guarda mentre cucino la pasta perché dice che non è brava a fare il sugo e vuole imparare. Le chiedo come sono organizzate per le pulizie e mi spiega che ci sono turni di una volta alla settimana. Poi mi racconta che una volta la rumorosa ha preso la scopa alla ragazza che ho sostituito io e gliel'ha sbattuta in terra gridandole che non si pulisce così. Oh, come mi dispiace che se ne vada.