mercoledì 21 aprile 2010

On the road.

Dopo un discreto zoo di persone che sono passate da casa a vedere la mia stanza, abbiamo finalmente trovato una tizia che prenderà il mio posto. La ragazza è brasiliana, studia alla harvard medical school e ha passato l'esame più difficile: non si è spaventata quando il generale Liza gli ha elencato le regole della casa: pulire sempre e non fare party. In realtà l'atmosfera è più chill, ma a lei gode a spaventare tutti, perché così poi la prendono di più sul serio. La tizia subentrerà il quindici maggio, così io avrò un tetto fino alla mia partenza (vulcani islandesi permettendo). Questi giorni stanno scorrendo velocissimi e per la prima volta intravedo la fine di questa avventura. La settimana scorsa ho fatto un mega pacco con i vestiti invernali più pesanti e me lo sono spedito in Italia per "soli" 80 dollari. Forse visto il contenuto ci risparmiavo se li lasciavo qua, ma sono una sentimentalona e sono affezionata alle mie cose. Come abbandonare gli scarponi fidati che mi hanno salvato più di una volta dalle bufere di neve?? Impossibile. Fra due giorni parto per l'ultimo viaggetto in terra statunitense, e sto cercando di preparare uno zaino che mi permetta di sopravvivere. Purtroppo le compagnie aeree americane fanno tutte pagare il bagaglio imbarcato, dai 25 ai 40 dollari per tratta, e siccome di aerei ne dovrò prendere tre, mi sono imposta che io questi soldi li devo risparmiare per forza, anche perché non vado a raccoglierli sugli alberi. Perciò la grande impresa sarà stare in viaggio dieci giorni con il solo bagaglio a mano, mettendo in previsione il passaggio da un paio di lavanderie a gettoni. La prima tappa è Dallas, in Texas. Perché non Austin o Houston? Perché vicino a Dallas c'è Fort Worth, che sembra essere la cittadina del vecchio far west meglio conservata ai giorni nostri. Lì ci sono ancora i saloon e i rodei. Bisogna stare attenti ai pazzi che sparano in aria, ma credo che ne valga la pena. Poi da lì si va a San Francisco per cinque giorni, e dire che non vedo l'ora è poco. Per non perdere le buone abitudini americane, abbiamo deciso che da lì si riparte per Los Angeles in autobus. Sette ore di bus panoramico attraverso la California. C'è chi dice che il paesaggio se le merita tutte, ma io spero che il wi-fi ci sia e funzioni. Poi a Los Angeles ci ospita un'amica che ha promesso di portarci in giro nei dintorni. Dopodiché si ritorna a Boston, si chiudono in valigia gli ultimi sette mesi e si ritorna a casa. Cosa succederà dopo non ci è dato saperlo, ma sembrano esserci buone prospettive all'orizzonte. Everything is gonna be alright, dicono sempre da queste parti.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

good luck ;)
f.

Nk ha detto...

Dai che quì si sta già organizzando la festa :-D

h.s. ha detto...

Non so che temperatura c'e' ora a Boston, ma metti un maglione di lana nel bagaglio a mano perchè a San Francisco potresti trovare qualsiasi temperatura...Ciao Gabriele

sus ha detto...

Ma, dunque, ecco. Dato che parli al plurale, ma viaggi con gli altri ragazzi italiani che sono lì a boston? Mica ho capito.

Ah, buon viaggio!! (Vogliamo la cronaca minuto per minuto!)

susanna ha detto...

(per la cronaca, sus era susanna, cioè io. m'è partito il messaggio -.-)

Simona ha detto...

susanna: sì, la italian society è ormai inseparabile :)

stefano ha detto...

t'invidio questi viaggi nel viaggio devono essere fantastici, non contando che in questo modo avrai visto tutta (o gran parte dell'america) Sono contento per le buone prospettive italiane :-)

MG ha detto...

mi raccomando qualche foto, che sono sempre ottime. (stupenda marblehead)