lunedì 16 novembre 2009

This is america, baby

Ora che il coreano è andato via, si spera che questo blog tornerà ad avere una connotazione più o meno seria.
Dieci giorni fa la scuola mi ha assegnato un language partner: uno studente americano che studia italiano. Praticamente ci si incontra e si parla per metà del tempo in italiano, e per l'altra metà in inglese, e ci si correggono gli errori a vicenda. Ovviamente è del tutto gratuito. Purtroppo durante le lezioni a scuola scrivi e ascolti, ma esercitare il parlato è difficile perché in classe siamo 15 e non ci sarebbe tempo per tutti. Con il language partner si acquisisce fluenza rapidamente, e si impara come portare avanti una conversazione con un native speaker. Eh già, perché parlare con un giapponese lento, non è di certo uguale a parlare in slang velocemente con un giovane americano. Il mio language partner si chiama John, e volendo dirlo in slang italiano "spacca", in slang inglese "he rocks". Il ragazzo è intelligente e abbiamo subito raggiunto un accordo all'italiana: io lo aiuto nel suo compito, e lui mi aiuta nei miei assignments. I suoi nonni erano italiani, e quindi parte avvantaggiato. Dopo questa full immersion di conversazione, ho iniziato a pensare in inglese. Fa stranissimo. John mi ha spiegato un sacco di cose relative alla cultura americana, ed è riuscito a correggermi la parte peggiore del mio accento italiano. Gran parte degli inglesi non riesce a capire perché gli italiani, quando parlano la loro lingua ogni tanto "cantano". Io non riuscivo a capire dove sbagliavo, eppure ci stavo attenta. Lui che conosce entrambe le lingue mi ha spiegato che assolutamente quando faccio una domanda non devo dare il tono interrogativo che darei in italiano, perché a loro suona come uno che canta. E allora come capiscono che è una domanda? Esclusivamente dall'inversione del soggetto col verbo. Easy. Peccato che a scuola non te lo dice nessuno che devi mantenere il tono di un elettroencefalogramma piatto. Anche quando ti scusi con qualcuno, non è che puoi dire soooorryy come diresti scuuuusi in italiano. Un sorry secco e imperturbabile è più che sufficiente, they don't care. Non gliene importa niente se ti hanno pestato un piede e ti hanno fatto male.
Ieri John ha ricevuto l'invito a google wave, e quando si è collegato aveva solo 4 amici che ce l'avevano già. A questo punto io ho iniziato a bullarmi che ce l'ho già da tre settimane, e che ho almeno 30 amici che ce l'hanno e che l'Italia è più avanti dell'America. Mi ha zittito subito, dicendo che probabilmente hanno iniziato a testarlo prima lì perché sia perfetto quando gli americani iniziano a usarlo, come fanno con le medicine. Ah. Ok. Wow.
Poi l'altro giorno John mi ha portato a visitare il Boston College, e in questo momento proprio non mi viene una parola che calzi meglio di amazing. Se un domani vinco alla lotteria giuro che mi ci iscrivo. Architettura gotica, statue, biblioteca aperta 24 ore su 24, enormi aule dotate di innumerevoli Mac nuovissimi. Tutti studiano seriamente, giorno e notte. Gli ho spiegato che in Italia la scuola non funziona esattamente così, purtroppo. Un'altra cosa che funziona in maniera opposta è il sistema bancario. Gli ho chiesto come mai gli studenti squattrinati hanno tutti la carta di credito platino, che in Italia molta gente ricca arriva solo fino alla oro e non me ne capacitavo. Qui danno la carta platino gratis e con plafond pressoché illimitato a tutti gli studenti che la richiedono, per responsabilizzarli. Ho pensato che mi prendesse in giro, poi ho verificato sul sito della bank of america ed è verissimo. This is America baby, mi ha detto. "Et capì?" direbbe mia nonna. Qui se vuoi aprire un'attività la apri facilmente, e poi restituisci i soldi alla banca quando ce li hai. Noi non abbiamo la vostra burocracia. Burocrazia, John, burocrazia. Inizio a capirci qualcosa di questo paese. Incuriosita dall'argomento ci ho studiato un po' sopra. Per saldare il conto della carta di credito hai tipo 15 mesi di tempo, e ti applicano un tasso del 14% circa. Non importa se non hai i soldi, tu compra tutto quello che vuoi, fai girare l'economia e poi se alla fine non ce li hai richiedi un'altra carta ad un'altra banca e con quella saldi la prima e giochi alle scatole cinesi fino alla fine dei tuoi giorni. Dal loro punto di vista questa vita non è affatto male. Quello che mi chiedo è: ma se tutti ragionano così, chi paga questi debiti che crescono in maniera esponenziale? Tu. Voi. Gli stronzi che vivono in altre nazioni che hanno la cultura del risparmio. Cercando su google ho trovato questo post che spiega molto bene la situazione. Quando il debito cresce troppo, impacchettano tutto e vendono sui mercati finanziari esteri i famosi pacchetti strutturati che suonano come la donna di picche quando giochi a hearts sul computer. Tu stronzo italiano che lavori e ti fai un culo così dalla mattina alla sera per vivere una vita modesta, vai in banca e chiedi che ti aiutino a mantenere i tuoi risparmi, e quelli te li buttano là per coprire le perdite di quegli altri stronzi americani che si fanno il culo anche loro, ma almeno vivono nella grande casa con camino, vanno al lavoro in suv e tagliano il prato con una motofalciatrice che consuma come una ferrari. Chiamali scemi.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Continuo a passare di qua ogni santa mattina per leggere i nuovi post.
Riconfermo il mio amore per questo blog.

Questo post poi era davvero davvero interessante e di grandissima utilità.
Grazie.
ciao

Emanuele.

P.S.: vabbè, però Jin un po' mi manca.
ma anche no.

Anonimo ha detto...

P.P.S.: posso chiederti cosa ti ha spinto a mettere i commenti?

Simona ha detto...

Ho messo i commenti perché una delle mie lettrici più affezionate di un tempo mi ha detto che l'unica cosa che non gli piaceva di questo blog era la mancanza di commenti.
Ovvio che se fra un po' mi stufo li ritolgo ;)