sabato 13 marzo 2010

Ottimismo.

Perdonate l'assenza. Questa settimana ho avuto molte cose da fare e ho pensato di lasciarvi in stand by su uno dei migliori post partoriti dalla sottoscritta, se non nella forma, almeno nel contenuto. Questa è stata la penultima settimana di scuola, e venerdì ho sostenuto l'esame TOEFL, che se dio vuole certificherà la mia fluenza nella lingua inglese. Purtroppo verrò a conoscenza del risultato solo fra due settimane. In ogni caso ho studiato tantissimo e mi sento ottimista. In questi giorni ho deciso di iscrivermi al partito del karma positivo. Comunque questi signori del toefl ci credono veramente, e mi chiedo se quando li istruiscono gli dicono di fare la faccia cattiva apposta. Alle sette e trenta di mattina noi studenti eravamo tutti davanti alla porta, in fila indiana da bravi scolaretti. Io ero la prima, con gli occhi spalancati a causa della red bull bevuta trenta minuti prima. Fortunatamente le analisi del doping non sono previste. Mi hanno chiamato, mi hanno chiesto il passaporto e dopo aver guardato la foto con i capelli biondi mi hanno detto che non erano sicuri che fossi io. Poi gli ho fatto vedere che cinque pagine dopo c'era la foto recente del visto (in cui avevo una faccia molto incazzata), e non hanno avuto più dubbi sulla mia identità. Mi hanno fatto svuotare le tasche e mettere tutto dentro un armadietto, e mi hanno anche chiesto di rivoltarle per mostrargli che effettivamente fossero vuote. Avete mai provato a rivoltare le tasche dietro dei jeans? Poi mi hanno fatto firmare accanto all'orario di entrata e mi hanno assegnato una postazione al pc con le cuffie. Sono rimasta lì davanti ben quattro ore, con una sola pausa di dieci minuti per andare in bagno. Un'ora di reading, una di listening, una di speaking e una di writing. Roba da spegnere il cervello per i successivi due mesi come minimo. Dopo pranzo invece ho fatto da guida per un tour fotografico di Boston a un ragazzo italiano nuovo della scuola. Un po' l'ho invidiato perché aveva negli occhi lo sguardo curioso che avevo io sei mesi fa, mentre mi aggiravo le prime volte per questa bellissima città. Mentre eravamo sulla metropolitana stavamo parlando in italiano, e ci siamo fatti riconoscere subito. Dovete sapere che tutti gli altri popoli presenti su questo pianeta, quando prendono un mezzo pubblico parlano sottovoce, e gli italiani no. Su facebook hanno anche creato un gruppo per prenderci in giro, e che si chiama tipo "I'm not yelling I'm Italian that's the way we talk" (non sto urlando, sono italiano, noi parliamo così). Ecco, dopo cinque minuti una tipa dall'altra parte del vagone ci strilla "ma quanto urlano gli italiani?" Ci siamo zittiti immediatamente, e abbiamo tenuto la testa bassa fino alla fine della corsa. Che figure. Però è stato divertente. Oggi invece per premiarmi della faticaccia dell'esame sono tornata a New York a trovare un'amica italiana che è venuta in tour con gli A classic education. Purtroppo il tempo è orrendo, e piove a dirotto. Per fortuna il Pianos, il locale del concerto, è vicino alla metropolitana.

7 commenti:

susanna ha detto...

ma quei tipi dell'esame sono lì per verificare che tu sappia l'inglese o per verificare che tu non sia una terrorista? ilmetal detector dove l'hanno lasciato? :P
comunque, per quella storia dell'autobus sarà, ma io parlo sempre a un volume moderato, mentre dietro di me si piazza sempre un -perdire- filippino o una -chesso- ucraina che urlano al telefono per 40 minuti ininterrottamente, quindi no, non tutti i popoli del pianeta parlano piano su un mezzo pubblico -.- Però è vero, anche alcuni italiani sono maestri in questo.
Mi insegni a rivoltare le tasche dietro dei jeans? sia mai torna utile :D

Anonimo ha detto...

Faccio il tifo per te. Spero che tu riesca a passare l'esame, altrimenti ci toccherà una serie di post in stato di afflizione ;)
Detto ciò. Le tasche dei jeans sono una roba che mi ha dato da pensare...ci ho provato per dieci minuti buoni, ma senza risultati.

Seba

disorder ha detto...

ho ricordi di treno al mattino con gruppi di comari cinesi o di nigeriane al telefono che strillano a volumi improponibili, quindi confermo che non siamo gli unici :)

Simona ha detto...

susanna e disorder: vabbè, gli americani non lo fanno e ci guardano malissimo!!

seba: bah afflizione no, alla fine l'inglese l'ho imparato comunque, però qualche madonna sì :p

arPegaso ha detto...

Foto di quando eri bionda?
Quel massacro di esame so che e' andato strabene.

Kekule ha detto...

Mah, da quando il mondo è mondo, sono le amerinde (le americanine n trasferta) a spaccare ogni muro del suono. Al pub che frequentiamo, io ormai le prendo a scòppole sul collo, per zittirle. Povera Kim.

Simona ha detto...

arpegaso, tiè oggi mi sento buona: http://picasaweb.google.it/kay979/NewYork#5085303555138385042