martedì 30 marzo 2010

Welcome to Miami!

Ieri mattina verso le sette, la italian society si trovava al Logan airport di Boston, e cercava di imbarcarsi su un aereo per Miami. Alle nove dopo un paio di comunicazioni di ritardi è stata comunicata la cancellazione ufficiale del volo. Ci mettiamo in fila, e l'operatore ci mette su un nuovo volo con cambio a Baltimora. Nel frattempo lo schermo della CNN mostra un allegro tornado in Florida e nelle Caroline. Alle undici l'operatrice prende il microfono e comunica l'annullamento del volo per Baltimora. Per l'aereoporto iniziano ad aggirarsi un centinaio di persone molto incazzate, fra cui una certa kay che se in quel momento avesse avuto fra le mani chi le ha scritto "la storia del paese col più bel clima e cibo del mondo è una cazzata colossale degna del più provinciale e bigotto degli italiani" lo avrebbe come minimo condannato ad un inverno in una gabbia a Boston farcito di snowstorm, blizzard, meno venti gradi centigradi, tornadi, cibandosi delle patate di Nancy ficcate nel microonde e costretto a mangiarsele con la buccia. Questa suddetta kay, si è messa in fila per tutti, e quando dopo venti minuti è arrivata davanti all'operatrice che doveva cambiarle il volo, è venuta a sapere che c'era un volo per Fort Lauderdale con scalo ad Atlanta in partenza dopo cinque minuti, e che il volo successivo per Miami era in via di cancellazione pure quello.
k: mi metta subito su quel volo per Atlanta.
o: ci sto provando...
k: cosa succede?
o: mi si è rotta la stampante...
k: adesso?
o: adesso. e il gate ha già iniziato l'imbarco.
k: non mi interessa, se li faccia stampare dalla collega. uno dei miei amici è già lì davanti e gli sta dicendo di aspettarci.
o: ci provo.
Ho preso i biglietti e dopo una corsa sono arrivata al gate. L'operatore dice al microfono che si è appena verificato un overbooking, e i passeggeri che possono viaggiare flessibilmente sarebbero pregati di tornare al banco. Noi ci facciamo piccoli piccoli e ci siamo messi in coda facendo gli indiani. Qualche santo è uscito dalla coda ed è tornato al banco. Dopo tre ore di volo siamo arrivati ad Atlanda, dove abbiamo aspettato un'ora e siamo saliti sul volo per Fort Lauderdale che si trova a 45 minuti di treno da Miami. Fortunatamente con le coincidenze volo, bus per la stazione, treno, siamo stati fortunati. Alle otto di sera ci siamo ritrovati in una stazione deserta a Miami. L'aspetto positivo dell'arrivare con così tanto ritardo è che la pioggia era cessata un paio d'ore prima. In quella stazione però non c'era nemmeno l'ombra di un taxi. Fortunatamente insieme a noi era sceso un altro passeggero a cui abbiamo chiesto informazioni per la fermata dell'autobus, e lui, il mitico Frank si è offerto di darci un passaggio. Frank è un uomo d'affari che vive da vent'anni a Miami, e che trent'anni fa si è recato in Italia con la moglie. Il cambio era così tanto a loro favore che sono tornati a casa con tredici valigie di gucci, stracolme di vestiti. Ieri sera Frank salvandoci dal nulla con le valigie ha ripagato il suo debito con l'Italia. Le strade della città con le palme e i grattacieli ci hanno fatto dimenticare subito la brutta giornata. Il programma della giornata è uscire fuori per le strade in pantaloni corti e maglietta, cantando la canzone di Will Smith che dice weeelcome to miiiiami. (Sì, Miami è proprio come nel video).

2 commenti:

porgy ha detto...

Scopro adesso questo blog. Niente male davvero. Quanto avrei voluto fare un'esperienza così. Ma non è detta l'ultima parola. Adesso sbircio un po' nei vecchi post :)

susanna ha detto...

fortuna che esistono i Frank XD