mercoledì 23 dicembre 2009

Diamo un nome al responsabile.

Ieri sono andata in ufficio a Bologna a trovare gli ex colleghi, e ho avuto modo di ricordarmi bene la causa scatenante del mio licenziamento e conseguente inizio dell'avventura Bostoniana: TRENITALIA. Ho lavorato a Bologna 6 anni, e ho resistito così tanto solo perché mi piaceva il mio posto di lavoro, e perché avendo lavorato precedentemente in un altro paio di posti, sapevo bene com'è quando il titolare non viene incontro alle tue esigenze. Insomma, è uno di quei rari posti in cui puoi dire che "si sta bene". Dopo tre anni di pendolarismo, passati trascorrendo fuori casa 11,x ore al giorno (1 ora di viaggio di andata, 8 ore di lavoro, 1 ora di pausa pranzo, 1 ora di viaggio di ritorno, x minuti/ore di ritardo del treno), ho deciso che così non potevo andare avanti e mi sono trasferita a Bologna per due anni. Poi siccome ero riuscita ad ottenere il part time, e siccome gli esseri umani hanno la memoria molto corta, sono tornata all'ovile e ho pendolato un altro anno prima di scoppiare.
Ieri, il mio treno di ritorno, partito in ritardo di 45 minuti, si è fermato per altri 15 minuti alla stazione successiva per raccogliere dei disperati fermi da un'ora su un treno rotto in mezzo alla campagna, senza riscaldamento. Entrambi i treni erano pieni, e dopo aver caricato queste persone si è creato un non proprio piacevole effetto "le sardine in scatola stanno più comode", anche chiamato "scusi, può spostare la sua ascella dal mio naso?".
L'amministratore delegato di trenitalia Mauro Moretti, invece di scusarsi per la manutenzione carente, dà la colpa al tempo. In Russia (che non è proprio una nazione famosa per la sua efficienza come lo è la Finlandia), ieri i vecchi treni della Transiberiana filavano lisci come l'olio alla simpatica temperatura di meno trentadue gradi centigradi.
E poi ha detto quell'altra frase, con cui probabilmente ha segnato il suo destino lavorativo. Qualcosa che a me è suonato come "se hanno freddo che si portino le coperte".
Signor Amministratore, si ricorda cosa è successo a Maria Antonietta quando ha detto "se non hanno il pane che mangino le brioches?".

4 commenti:

Ragno ha detto...

La colpa è tua che non abiti in Russia.

Però prova ad immaginare lo stesso scenario con tutte quelle persone che, invece del treno, avessero preso la macchina (te compresa).
Fine del mondo...

Simona ha detto...

Scommetterei quasi che tu sei uno che lavora tipo o in ferrovia o alle poste :p

Paolo ha detto...

beh però sfido i treni Russi o Finlandesi a funzionare altrettanto bene su monti e valli dello stivale, con 1 paesetto/fermata per km, milioni di passeggeri frettolosi e irascibili.. o anche solo con i 40°C di qualsiasi agosto italiano :) si, mi immagino anche i passeggeri russi che sarebbero rimasti indifferenti e appiedati in mezzo alla campagna, con i loro tiepidi -25°C, senza protestare

non lavoro alle ferrovie, gran bel blog!

Anonimo ha detto...

sei anni di vita fuorisede bologna-lecce mi hanno reso una persona forte, resistente a qualsiasi tortura. non c'è niente di più piacevolo che farsi 10-12 ore di treno notturno al freddo, al gelo, su un sedile scomodissimo, in un treno affollatissimo, sempre in ritardo, con servizi igienici non igienici.
odio profondamente Trenitalia.
Giusto ieri tornavo da un fine settimana al sud della Spagna in un treno pulito, puntuale, con hostess che ti regalavano le cuffiette per la radio all'entrata, e un prezzo economico.
E parlo della Spagna, non della Svezia.
Son cose


besos