lunedì 22 novembre 2010

Il precariato è una piaga sociale

Vi racconto una storia inventata. C'era una volta una persona che quando è rientrata dagli Stati Uniti si è ritrovata alla ricerca urgentissima di un lavoro, e avendo pure avuto il lusso di trovarne uno che le piaceva e pure dove voleva, si è accontentata del contratto che le è stato proposto, anche se la retribuzione è inferiore alle sue reali capacità.
All'inizio credeva che sarebbe bastato farsi conoscere, e che se lo stipendio era basso poteva comunque lavorare meno rispetto ai suoi standard e prenderla alla leggera. Addirittura per farsi andare bene il famigerato contratto a progetto, ha pure pensato che un po' di elasticità in più le avrebbe dato l'opportunità di fare più cose e con meno pensieri.
Invece no. Il demone della frustrazione per una carriera decennale mandata a puttane ha iniziato ad insinuarsi nel suo cervello, ponendole come unico obiettivo l'agognato riconoscimento professionale. 
La paura che questo contratto precario non le venga rinnovato quando scadrà a Giugno prossimo l'ha spinta a lavorare fino a dodici ore al giorno, passando ogni singola pausa pranzo davanti al pc. Questo lavoro le sta succhiando l'anima, sta assorbendo ogni sua più piccola parte perché disgraziatamente quello che fa le piace tantissimo. Oggi non si sentiva bene di salute, e ha passato l'intera giornata a rispondere a mail di clienti direttamente dal letto. Tutti i suoi colleghi e capi continuano a dirle che è brava e che fa bene il suo lavoro, ma tutto finisce lì. Generazioni di persone sono morte per le lotte sindacali e tutto è stato cancellato da un colpo di spugna. La persona guarda le foto dei suoi viaggi e si chiede se ritornerà un giorno in cui avrà 5 settimane all'anno retribuite da utilizzare come ferie. Ormai ci ha perso le speranze. Anche il sogno di avere un giorno una casa sua, sta lentamente evaporando. Pensa al santo che la sopporta che dopo essere tornato dagli Stati Uniti si è licenziato da due lavori, prima di trovare quello giusto per lui con un contratto degno di questo nome, e si sente una codarda se non trova il coraggio di fare lo stesso. A volte spera di poter realizzare qualcosa di suo e mettersi in proprio, ma in quel caso poi la controindicazione è che non potrebbe mai prendere e andarsene, perché lei è fatta così, si alza una mattina e decide di andare a vedere com'è il Giappone, un'altra si trasferisce in America e chissà cosa combinerà domani. Lavorare intensamente e viaggiare spesso per ricaricarsi costituiscono la sua ricetta personale di antidepressivo contro quel mal di vivere che ormai è radicato nel profondo. La prossima meta per la cronaca sarà Valencia a Gennaio. Natale invece lo trascorrerà lavorando. Su ciò che verrà dopo ci sta ancora riflettendo, perché ha una morale che rema contro tutto questo. Ha un tarlo in testa che non capisce perché quasi tutte le aziende italiane devono far fare la fame a persone interne che si fanno il culo ogni giorno, per poi dare tutti quei soldi che li farebbero stare meglio a pochi stronzi vestiti bene, che differiscono dagli altri solo perché hanno avuto il coraggio di aprire una partita iva, e sanno parlare bene in pubblico. Riguardo alle effettive capacità della gran parte di questi signora mia non mi faccia parlare che è meglio, e la mia in realtà è tutta invidia perché vorrei essere come loro ma madre natura non mi l'ha fatta abbastanza falsa. Fine della storia.


12 commenti:

Anonimo ha detto...

cristo quanto sento sulla mia pelle ogni singola parola di questo post!

un abbraccio
Atta

Ragno ha detto...

Fottuta meritocrazia inesistente!

Hai tutta la mia comprensione, te lo dico dall'alto della mia laurea che serve quanto il quarto velo della carta igienica (tutti sanno che ne bastano 3).

phoebe ha detto...

Cara Kay, come ti capisco!!!
Io ho un contratto a tempo determinato, ma percepisco lo stosse stipendio da 10 anni. Lo ritieni possibile?
Eppure, sto qui. M ene dovrei andare, sbattermene e cercare di emglio, e inevce sono codarda e mi vedo passare avanti gli incravattati che sanno melgio sorridere al potere, pure se sono incapaci.

phoebe ha detto...

Cara Kay, come ti capisco!!!
Io ho un contratto a tempo determinato, ma percepisco lo stosse stipendio da 10 anni. Lo ritieni possibile?
Eppure, sto qui. M ene dovrei andare, sbattermene e cercare di emglio, e inevce sono codarda e mi vedo passare avanti gli incravattati che sanno melgio sorridere al potere, pure se sono incapaci.

Anonimo ha detto...

Quanto ti capisco, hai decisamente e tristemente ragione :-(

Luciano F ha detto...

Cara Kay,
io credo ci siano alternative al sistema quasi-schiavistico italiano.
Prima di tutto, uno se ne può sempre andare. Tu lo hai fatto, hai visto come funziona e hai deciso di rientrare. Avrai avuto le tue ragioni, l'America non attrae neanche me.
Poi, il passo di mettersi in proprio non implica a tutti i costi di essere prigioniera della propria creatura.
Considerata la tua esperienza, immagino che avresti a che fare con il "mondo di Internet". Internet è ovunque, poi lavorare su quasi ogni progetto da casa tua come da una spiaggia in Vietnam. Fidati.
Personalmente, credo che non ci sia momento migliore come adesso per mettersi in proprio e diventare un famigerato "enterpreneur".
Forse l'Italia non è il paese più accessibile ma soffre di un ritardo tecnologico pauroso e le possibilità, sempre a mio avviso, sono infinite. Per non parlare dell'Europa...
Sviluppare e mettere online un'applicazione ha ormai costi ridicolamente bassi e tu hai dalla tua un'esperienza invidiabile sul campo che sarebbe un peccato sprecare (non sto suggerendo che quello che fai ora sia sprecato, ma mi collego a quello che scrivi nel tuo post).
Insomma, metti a lavorare quel tarlo!

L

Simona ha detto...

eh hai ragione a pacchi Luciano, potrei aprire un e-commerce domani ed essere un anno luce avanti a tutti gli altri. vabbè, ci penso.

h.s. ha detto...

"ho una morale che rema contro tutto questo" con questo hai detto tutto. Onestamente non so se con un ecommerce fai da te uno ci campa. Difficilmente puoi spuntare le stesse condizioni di trasporto di chi ha mezzi e giri d'affari di gran lunga superiori ai tuoi. Secondo me sono al momento ancora più redditizi i negozi su ebay, se sai dare il giusto valore agli oggetti.

Simona ha detto...

i negozi su ebay non ti pagano i contributi ed è dura pagarcisi l'affitto perché c'è una concorrenza enorme lì sopra. mumble mumble.

h.s. ha detto...

Scusa Kay, ma sull'ecommerce non c'è concorrenza enorme? Perchè questo era il termine di paragone...la vera discriminante è il tipo di prodotto che vendi. Poi il portale dove sei conta poco. Tanto per dirti della concorrenza, io avevo pensato di aprire un eccomerce di prodotti di lana islandese...ho scoperto subito che sono già distribuiti pressochè ovunque...e probabilmente io mai e poi mai sarei riuscito a venderli allo stesso prezzo del portale del produttore o anche solo del distributore. A meno che tu abbia una buona idea su qualcosa di nicchia da proporre, ma facendo solo l'intermediario secondo me lo scontro con i grandi portali è impari...

Simona ha detto...

Gabriele: il fatto è che su ebay compare un tuo prodotto se cerchi una parola, un altro se ne cerchi un altra, il tutto raffrontato una riga dopo l'altra coi prezzi della concorrenza. se hai un tuo negozio fatto bene e gestito bene dai più idea di fiducia al cliente, un po' come succede nei negozi fisici, c'è anche chi vende di più solo perché in negozio ha un bell'arredamento accogliente.
per quanto riguarda il prodotto da vendere avrei anche una mia idea, però non è ancora tempo per tutto questo perché un prodotto implica un magazzino e tutto ciò non è fattibile a firenze e con i suoi prezzi al metro quadro, e il ritorno al paesello per il momento non è contemplato.
sono stata sveglia tutta la notte a pensare e alla fine ho deciso che fino al viaggio a Valencia sto qui a vedere che succede.

Anonimo ha detto...

25 anni,assunto a tempo indeterminato, retribuzione minima tabellare + super SUPER minimo riassorbibile. Crisi aziendale, chiusura ufficio Firenze e conseguente cassa integrazione fino alla, spero, mobilità.
Io vivo da solo e non ho dove tornare però almeno la cassa integrazione o il sussidio, per quanto poco ce li ho. Approfitterò, se riesco, per tornare all'uni.