Questa casa è davvero un porto di mare. Ieri ho invitato a pranzo John e il suo nuovo coinquilino Italiano, Mario. Mario ha vinto una borsa di studio per frequentare il secondo semestre accademico nella scuola di John. E' arrivato due giorni fa e il suo viaggio è stato un'odissea, perché gli hanno cancellato il volo causa maltempo, e poi l'hanno messo su un altro volo per New York. A me mi è andata proprio di culo, diciamo. Ascoltarli parlare è divertente, uno incespica in italiano, e l'altro in inglese, e parlano metà e metà. Io cerco di tradurre alla meglio quando capto un misunderstanding. Dopo pranzo, abbiamo fatto una gita al mercato delle verdure, che è il luogo più importante che un italiano deve conoscere a Boston, per sopravvivere in salute. La temperatura da quelle parti era intorno ai meno dieci, e Mario ci ha detto che a dicembre a casa sua al sud, ci sono stati anche ventidue gradi. Il mercato è aperto solo di venerdì e di sabato, però ho notato che se ci si va al sabato verso il tardo pomeriggio ci sono i prezzi più bassi e ti danno più roba, perché altrimenti la buttano via. Torno a casa con due buste piene di patate, pomodori, zucchine, melanzane. Mentre preparo la cena Liza mi racconta la sua storia. Lei proviene da una famiglia benestante, di città. Ha il suo appartamento nuovo intestato a lei, e potrebbe vivere bene là. Non è scappata per i soldi o per noia, è scappata per poter essere sé stessa. Quando aveva dodici anni, se ne andava in giro con i pantaloni corti da maschiaccio. Un paio di teste rasate l'hanno aggredita minacciandola col coltello, perché le donne devono portare le gonne. Se vado in giro mano nella mano con la mia fidanzata mi ammazzano, dice. Poi mi fa vedere un paio di clip su youtube del gay pride che c'è stato quest'anno a Mosca, dove si vedevano diversi scontri violenti. Liza è triste perché ama davvero la sua patria, ma non può fare diversamente. Poi la sua ragazza suona alla porta, e le spunta il sorriso che la compensa del suo lavoro faticoso e della lontananza dalla famiglia. Me la presenta, e resto stupita dalla sua femminilità. Liza è tutto il contrario. Poi mi chiudo in camera a guardare Dexter, con le cuffie nelle orecchie. Non voglio sentire cosa succede nella stanza accanto.
sabato 9 gennaio 2010
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6 commenti:
Questo blog è sempre più bello e interessante. Viva le divergenze.
Questo blog è molto interessante e utile. Però forse è il caso di non "vanagloriarsi" troppo delle proprie letture russe («oh come siamo profondi noi che discutiamo serissimamente in inglese di letteratura russa»), e leggere un po' più di letteratura italiana. Perchè ho notato degli errori da far accapponare la pelle.
Quel "a me mi", per esempio, è un pugno in un occhio.
Un abbraccio. Continuerò a seguirti.
:-)
Alexis
prima di venire qua non commettevo errori, purtroppo parlando sempre in inglese e' normale iniziare a commettere errori o a scrivere inglesismi. in ogni caso, se pensi che scrivo per vantarmi e non per raccontare quello che succede, puoi premere quella X la' in alto anche subito.
"prima di venire qua non commettevo errori"
...
Ipso facto!
senti, sinceramente non me ne frega un cazzo delle tue frustrazioni grammaticali. get a life.
kay ignora i commentatori invidiosi!!! (tranne me, obviously!)
io al contrario sono molto orgogliosa di te, perché conosci la letteratura russa (per esempio) meglio di me e ne puoi parlare con conoscimento di causa, non per vantartene. uno che se ne vuole solo vanagloriare nominerebbe tolstoy, dostoievski, non lo so) al massimo puskin. punto.
tanti italiani non li hanno mai sentiti nominare e tanto meno li hanno letti. e coi compagni russi parlerebbero solo di vodka.
ah, quella cosa che quando uno sta all'estero e completamente immerso in un'altra lingua e fa degli errori ortografici (senza rendersene conto) è normalissima. a me e tanta gente che conosco succede. ma non è nulla di preoccupante
forza Kay!!!!!
besos
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