Scena uno: tre ragazze ieri sera al pub di proprietà dei Dropkick Murphys, quelli della canzone "I'm shipping up to Boston". Come potete vedere cliccando sul link, le due partendo da sinistra non è che sono proprio cessi, anzi. Sulla terza sorvoliamo che è meglio. Ecco insomma, voi che provenite dall'europa uscite e andate a bere qualcosa, magari vi aspettate di fare due chiacchiere con qualcuno. Lungo le pareti del pub sono appesi tanti maxischermi che trasmettono la partita di baseball dei New York Yankees. Tutti i ragazzi sono in fila davanti agli schermi, con la loro birra in mano. Commentano la partita rumorosamente. Le ragazze sono sedute a chiacchierare per i fatti loro. I due gruppi sociali praticamente non si parlano. La mia amica bionda dice che non si è mai sentita così trasparente.
Scena due: la settimana scorsa una kay in jeans e felpone va col suo zaino ricolmo di panni sporchi alla lavanderia a gettone. Nancy, senza offesa, ma se non imposti il tasto del risciaquo, i rigoni di sapone sulle maglie nere non sono esattamente sfoggiabili in pubblico. Non ce l'ho fatta a dirglielo, quindi ho deciso di andare a rilavare tutto. Per la cronaca, la seconda volta i panni erano perfetti, quindi ho fatto bene a non polemizzare. Entro nel negozio, fila di lavatrici bianche, fila di lavatrici alluminio, macchina che cambia i soldi in gettoni, macchinetta che ti vende il detersivo. Sembra facile no? Guardo perplessa una delle lavatrici di alluminio perché non vedo i tasti per impostare il programma, c'è solo un tasto di avvio. Chiedo una info a un ragazzo molto carino che stava infilando i panni dentro a una lavatrice bianca. Quello molto pazientemente mi spiega che le lavatrici alluminio servono per asciugare, e prima devo mettere i panni qua, il detersivo lì, e premere quei due tasti là. Ok. Trenta minuti di lavaggio, e trenta minuti di asciugatura. In sottofondo musica alternative rock. Ci sediamo ad aspettare, e chiacchieriamo per un'ora. Alla fine insiste per darmi il suo numero di telefono.
Morale: in america si intorta di più alla lavanderia a gettone, che nei locali.
Fine della storia: no, il numero di telefono non l'ho usato. No, non lo so perché.
Scena due: la settimana scorsa una kay in jeans e felpone va col suo zaino ricolmo di panni sporchi alla lavanderia a gettone. Nancy, senza offesa, ma se non imposti il tasto del risciaquo, i rigoni di sapone sulle maglie nere non sono esattamente sfoggiabili in pubblico. Non ce l'ho fatta a dirglielo, quindi ho deciso di andare a rilavare tutto. Per la cronaca, la seconda volta i panni erano perfetti, quindi ho fatto bene a non polemizzare. Entro nel negozio, fila di lavatrici bianche, fila di lavatrici alluminio, macchina che cambia i soldi in gettoni, macchinetta che ti vende il detersivo. Sembra facile no? Guardo perplessa una delle lavatrici di alluminio perché non vedo i tasti per impostare il programma, c'è solo un tasto di avvio. Chiedo una info a un ragazzo molto carino che stava infilando i panni dentro a una lavatrice bianca. Quello molto pazientemente mi spiega che le lavatrici alluminio servono per asciugare, e prima devo mettere i panni qua, il detersivo lì, e premere quei due tasti là. Ok. Trenta minuti di lavaggio, e trenta minuti di asciugatura. In sottofondo musica alternative rock. Ci sediamo ad aspettare, e chiacchieriamo per un'ora. Alla fine insiste per darmi il suo numero di telefono.
Morale: in america si intorta di più alla lavanderia a gettone, che nei locali.
Fine della storia: no, il numero di telefono non l'ho usato. No, non lo so perché.
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