...senza passare dal via. Per la verità non è stata una scelta ragionata, mi sono semplicemente lasciata trasportare dagli eventi. Avevo bisogno di un cambiamento e il destino mi ha portato qui.
Ho deciso di scrivere questo blog per raccontarvi l'america dal mio punto di vista.
Per prima cosa, bisogna mettersi in testa che l'America non è New York. Molti europei vanno in vacanza lì e pensano che negli Stati Uniti sia così dappertutto. Assolutamente no. A parte quelle cinque-sei mega metropoli, nel resto del paese la vita è molto diversa. Io sono qui per frequentare un corso di inglese per qualche mese, ancora non ho deciso quanto rimanere esattamente. E' inutile tentare di fare piani, perché nel frattempo succede sempre qualcosa che non ti aspetti. Intanto mi cimento nel mio sport preferito, l'analisi dell'antropologia sociale. Per la precisione ritengo sia molto interessante l'osservazione delle differenze culturali fra i due popoli.
Inizialmente, per quanto riguarda la mia sistemazione cercavo una stanza in un appartamento condiviso, ma visti i prezzi ho deciso di servirmi della accomodation della scuola: la stanza in una famiglia di english native speakers.
E così, due settimane fa sono arrivata qui, in una villetta di periferia. Una enorme casa di legno, tipo quella di Clint Eastwood in Gran Torino, per capirci. La mia famiglia ospitante è una insegnante probabilmente sessantenne. Dico probabilmente perché quando le ho chiesto l'età si è offesa, e mi ha detto che lei è giovane dentro. Infatti non si è sposata, nonostante sia fidanzata da 24 anni. Dice che qui è normale che ognuno stia a casa sua. Si vedono nel week end, proprio come due ventenni qualunque. La settimana scorsa sono andati a fare il bagno nell'oceano. Come potete già intuire, le differenze culturali a prima vista sono abissali. Ce la vedete vostra nonna con la panza cadente mettersi il costumino mentre fuori ci sono quindici gradi e tuffarsi nell'acqua gelata col boyfriend? Come on! Il suo nome è Nancy. Il suo intercalare preferito è: you know. L'altro giorno neanche a farlo apposta a Fox News hanno trasmesso un servizio sulle parole più abusate nello slang abituale. Al primo posto, se avete visto tutte le puntate di sex & the city, magari potete indovinare che c'è "whatever...". Al secondo c'è Nancy e il suo "you know". Al terzo "it is what it is", ma questa è un altra storia. Quando qualcuno gli sta antipatico, e lei decide di raccontarti il perché, l'intercalare subisce una modifica e diventa "you know, he/she is a jerk". Ci ho messo un po' a capire l'esatto significato della parola, più o meno dovrebbe essere una via di mezzo fra sfigato e coglione. Hai capito, miss finezza. La prima volta che ho messo piede in casa sua, ho pensato che gli americani non hanno il senso della misura. Per questo, tutto è enorme. Ogni volta che fa la spesa, torna a casa con la mega auto familiare murata di provviste per l'intero inverno. Ci va ogni settimana. Ogni domenica per la precisione, perché qui tutto è aperto 7 giorni su 7. Il governo, avendo a che fare con gente sprecona molto simile a lei, ha pensato bene di introdurre una tassa sulla spazzatura. Ogni settimana può buttare un solo sacco, se deve buttare di più deve pagare una tassa. "You know, they are jerks", mi ha detto mentre me lo spiegava. Questo è il motivo per cui questa casa un giorno esploderà. Dentro c'è qualsiasi cosa. I metri cubi di aria libera sono nelle due stanze in cui ospita gli studenti della scuola, in cucina e nel bagno. Tutto il resto è invaso di cose inutili e superflue. Credo che da qualche parte ci sia sepolta una cyclette. La cantina sembra presa da uno di quei film in cui il mondo viene devastato da un uragano e tu ti salvi perchè lì sotto hai un Mac Gyver imbalsamato con tutta l'attrezzatura e pronto all'uso in caso di bisogno. Cosa se ne fa di due mega lavatrici? Una è per lavare e una è per asciugare. Perché dopo aver fatto la doccia devo accendere il ventilatore che butta fuori l'aria calda? Non posso semplicemente aprire la finestra e risparmiare l'energia elettrica? Questa donna, a sessantanni lavora dodici ore al giorno. Sul suo biglietto da visita c'è scritto "creative resources". Oltre a ospitare studenti, da lezioni private di inglese a domicilio, ai figli degli immigrati ricchi. Lavora così tanto per pagare quattromila dollari di riscaldamento ogni inverno. La casa è enorme, ed essendo fatta di legno è tutta uno spiffero. Trasferirsi in un appartamento, comprarsi un'utilitaria e lavorare meno, no? Questo è il punto. Non ci si può sentire poveri, l'ostentazione è d'obbligo. That's America, baby.
Ho deciso di scrivere questo blog per raccontarvi l'america dal mio punto di vista.
Per prima cosa, bisogna mettersi in testa che l'America non è New York. Molti europei vanno in vacanza lì e pensano che negli Stati Uniti sia così dappertutto. Assolutamente no. A parte quelle cinque-sei mega metropoli, nel resto del paese la vita è molto diversa. Io sono qui per frequentare un corso di inglese per qualche mese, ancora non ho deciso quanto rimanere esattamente. E' inutile tentare di fare piani, perché nel frattempo succede sempre qualcosa che non ti aspetti. Intanto mi cimento nel mio sport preferito, l'analisi dell'antropologia sociale. Per la precisione ritengo sia molto interessante l'osservazione delle differenze culturali fra i due popoli.
Inizialmente, per quanto riguarda la mia sistemazione cercavo una stanza in un appartamento condiviso, ma visti i prezzi ho deciso di servirmi della accomodation della scuola: la stanza in una famiglia di english native speakers.
E così, due settimane fa sono arrivata qui, in una villetta di periferia. Una enorme casa di legno, tipo quella di Clint Eastwood in Gran Torino, per capirci. La mia famiglia ospitante è una insegnante probabilmente sessantenne. Dico probabilmente perché quando le ho chiesto l'età si è offesa, e mi ha detto che lei è giovane dentro. Infatti non si è sposata, nonostante sia fidanzata da 24 anni. Dice che qui è normale che ognuno stia a casa sua. Si vedono nel week end, proprio come due ventenni qualunque. La settimana scorsa sono andati a fare il bagno nell'oceano. Come potete già intuire, le differenze culturali a prima vista sono abissali. Ce la vedete vostra nonna con la panza cadente mettersi il costumino mentre fuori ci sono quindici gradi e tuffarsi nell'acqua gelata col boyfriend? Come on! Il suo nome è Nancy. Il suo intercalare preferito è: you know. L'altro giorno neanche a farlo apposta a Fox News hanno trasmesso un servizio sulle parole più abusate nello slang abituale. Al primo posto, se avete visto tutte le puntate di sex & the city, magari potete indovinare che c'è "whatever...". Al secondo c'è Nancy e il suo "you know". Al terzo "it is what it is", ma questa è un altra storia. Quando qualcuno gli sta antipatico, e lei decide di raccontarti il perché, l'intercalare subisce una modifica e diventa "you know, he/she is a jerk". Ci ho messo un po' a capire l'esatto significato della parola, più o meno dovrebbe essere una via di mezzo fra sfigato e coglione. Hai capito, miss finezza. La prima volta che ho messo piede in casa sua, ho pensato che gli americani non hanno il senso della misura. Per questo, tutto è enorme. Ogni volta che fa la spesa, torna a casa con la mega auto familiare murata di provviste per l'intero inverno. Ci va ogni settimana. Ogni domenica per la precisione, perché qui tutto è aperto 7 giorni su 7. Il governo, avendo a che fare con gente sprecona molto simile a lei, ha pensato bene di introdurre una tassa sulla spazzatura. Ogni settimana può buttare un solo sacco, se deve buttare di più deve pagare una tassa. "You know, they are jerks", mi ha detto mentre me lo spiegava. Questo è il motivo per cui questa casa un giorno esploderà. Dentro c'è qualsiasi cosa. I metri cubi di aria libera sono nelle due stanze in cui ospita gli studenti della scuola, in cucina e nel bagno. Tutto il resto è invaso di cose inutili e superflue. Credo che da qualche parte ci sia sepolta una cyclette. La cantina sembra presa da uno di quei film in cui il mondo viene devastato da un uragano e tu ti salvi perchè lì sotto hai un Mac Gyver imbalsamato con tutta l'attrezzatura e pronto all'uso in caso di bisogno. Cosa se ne fa di due mega lavatrici? Una è per lavare e una è per asciugare. Perché dopo aver fatto la doccia devo accendere il ventilatore che butta fuori l'aria calda? Non posso semplicemente aprire la finestra e risparmiare l'energia elettrica? Questa donna, a sessantanni lavora dodici ore al giorno. Sul suo biglietto da visita c'è scritto "creative resources". Oltre a ospitare studenti, da lezioni private di inglese a domicilio, ai figli degli immigrati ricchi. Lavora così tanto per pagare quattromila dollari di riscaldamento ogni inverno. La casa è enorme, ed essendo fatta di legno è tutta uno spiffero. Trasferirsi in un appartamento, comprarsi un'utilitaria e lavorare meno, no? Questo è il punto. Non ci si può sentire poveri, l'ostentazione è d'obbligo. That's America, baby.
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